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08 agosto 2021

Costruire la gioia su Cristo 2° parte - Il Libro di Filippesi | 8 Agosto 2021 |

Dove stai cercando la gioia? Nella Legge, o nella Luce? Nelle regole o nelle ruote che servono per portarle? Le indicazioni di Paolo servono a aumentare la gioia, ma la gioia, quella vera, proviene solo da Cristo.
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Stiamo parlando da un po' del libro di Filippesi, che è uno dei libri più “gioisi nella Bibbia”

Come definiresti la gioia? Ho trovato incoraggiante una etimologia che fa derivare la parola “gioia” non dal latino “gaudium”, godimento (soprattutto fisico), ma dal sanscrito  "gai, gāyati ", ovvero "cantare",  nonché la radice indoeuropea "gaud" (formata da gā = alto + ud = canto). 

Da questa ricostruzione etimologica,  la parola gioia ha in se  l'idea di elevare un alto canto (di gioia, appunto)  come  reazione ad una forte emozione positiva di esultanza,  di benessere, di appagamento, di felicità...

Quando proviamo gioia perciò stiamo cantando con tutta la nostra voce verso ciò che ce la fa provare.

Tre settimane fa abbiamo visto  i primi  cinque motivi per cui cantare (che potete leggere / ascoltare / vedere QUI) oggi vediamo gli altri cinque.

6. La gioia è negli altri: l'egoismo uccide la gioia

“Ma anche se dovrò aggiungere il sacrificio della mia vita a quello che la vostra fede offre a Dio, ne sarò contento e mi rallegrerò insieme con tutti voi.  E anche voi dovete esserne felici e gioire con me.” (Filippesi 2:17-18 PV)

Paolo ne aveva già parlato in precedenza quando richiamava i credenti all'unità per annunciare il Vangelo di Gesù al mondo. Ma qui Paolo dice che non basta essere uniti per avere gioia  ma che la mia gioia arriva quando tu provi gioia.

In pratica Paolo dice che se io mi adopero perché tu abbia gioia, allora la tua gioia diventerà la mia gioia. Questo è uno dei principi fondamentali per essere veri servitori in una comunità di credenti.

Essere un buon servitore, essere una buona servitrice, non è aver ricevuto un incarico nella chiesa,  una sorta di promozione, uno status simbol: “io sono un responsabile di chiesa”. Ma è capire che il mio servire, sarà efficace quando quello che faccio farà sorridere, darà consolazione libererà, salverà qualcuno; allora io sarò nella gioia.

Sapete, molti “pastori” si sentono a posto solo perché guidano, predicano, battezzano, fanno matrimoni e funerali; Paolo  dice in 1 Corinzi:

“Non che noi vogliamo dirigere la vostra fede, ma desideriamo collaborare alla vostra gioia, perché è per fede che voi rimanete saldi.” (1 Corinzi 1:24 PV)

Un vero pastore, dice Paolo,  non dirige, ma collabora; non ti impone di quello che devi fare, pensare e pregare, non ti da delle regole e basta, me ti aiuta ad applicarle  affinché tu possa cantare di gioia nella tua vita di credente.

Ah... dimenticavo... questo non vale SOLO per i pastori, o per i diaconi, o per i responsabili di qualche cosa in chiesa, ma per tutti coloro che hanno creduto! Pietro dice nella sua lettera che i credenti sono “... un sacerdozio regale...” ( 1 Pietro 2:9). Questo è ciò che chiamiamo “il sacerdozio universale dei credenti”.

Come sacerdote di Cristo sei tenuto, sei tenuta non solo a desiderare la gioia degli altri, ma anche a collaborare affinché gli altri abbiano gioia. Se pecchi di egoismo, stai uccidendo la tua gioia.

Ora, puoi essere di aiuto ad altri credenti se te ne stai a casa, magari guardi i culti online, preghi da solo, da sola e vivi la tua vita di credente in perfetto isolamento?

La risposta, ovviamente, è: “No!”: ti serve una chiesa dove aiutare altri ed altre ad avere gioia.

Sesta istruzione del foglietto Ikea:  sforzati di portare gioia agli altri.

7. La gioia è nella riunione - la separazione uccide la gioia

“Perciò ci tengo molto che (Epafròdito)  ritorni da voi, perché so quanto vi farà piacere rivederlo, e questo alleggerirà anche le mie preoccupazioni. Accoglietelo dunque con grande gioia per piacere al Signore, ed abbiate stima di uomini così.” (Filippesi 2:28-29 PV)

Se avete letto la lettera di Filippesi, saprete che Eparfòdito era stato lì lì per morire; ora Paolo lo rimanda da loro per gioire assieme.

Certo, non è che dobbiamo per forza avere un fratello o una sorella che sono stati vicini alla morte per gioire. Ma il concetto è questo: rincontrarsi con vecchi amici credenti, persone con cui abbiamo condiviso  una parte della nostra vita nella fede, ci reca gioia.

All'epoca di Paolo l'unica maniera per incontrasi era andare a piedi. Se c'è una sola cosa buona che ci ha insegnato il lockdown è che abbiamo la tecnologia per incontrarci stando a casa propria.

Chi sono le persone che sono state importanti  nella tua vita di credente? Ci sono ancora? Se si, da quanto non le vedi e non le senti? Fai una lista di tre o quattro persone (se sono di più, meglio) e programma di “incontrarle”, sia di persona (meglio) che in modo virtuale.

Se pensi di non andare in vacanza quest'anno, sappi che Charles Spurgeon (predicatore battista inglese dell'800) una volta disse  “Quando incontro qualche vecchio amico nella fede è come essere in vacanza di una settimana.”

Può essere una gran vacanza spirituale e una gran medicina per l'anima cantare di gioia assieme ad altri credenti  Se invece decidi di fare l'eremita, l'asociale, quello o quella che tiene il muso guarda quello che dice Proverbi:

“Tutti i giorni sono brutti per l’afflitto, ma per il cuore contento è sempre allegria.” (Proverbi 15:15)

Non ti conviene; starai uccidendo la tua gioia.

Settima istruzione: pianifica di incontrarti con altri credenti.

8. La gioia è avere piani per il futuro -  la mancanza di uno scopo uccide la gioia

“Perciò, restate fermamente uniti al Signore! Ho tanta voglia di rivedervi, cari fratelli! Voi siete la mia gioia e la ricompensa del mio lavoro.” (Filippesi 4:1 PV)

Paolo, incatenato ad un soldato romano, sapendo che Nerone lo avrebbe mandato a morte... faceva ancora piani!

Una delle cose per cui mia madre Maria è vissuta quasi novanta anni è che non aveva mai smesso di fare piani per il futuro, e questo le dava gioia... fino a quando non ha incominciato a preoccuparsi per la sua salute che era sempre più malmessa!

Era credente,  e conosceva bene questo passo, ma...

"E chi di voi può, con la propria ansietà, aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita? …  Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.” (Matteo 6:27, 34)

Ma spesso noi ci crediamo qui (nella testa) ma non ci crediamo qui (nel cuore)... e smettiamo di cantare di gioia. Paolo ci credeva...e basta! Non si preoccupava, e continuava a cantare!

Gesù a detto “Dacci OGGI” il nostro pane QUOTIDIANO” (Matteo 6:11) ovvero:“Occupati, non preoccupati dell'oggi,  perché all'oggi ci penso io.Qualsiasi cosa sia il tuo oggi,  dal raffreddore in su, dallo a me perché voglio che tu sia concentrato sul futuro... così che tu possa occuparti, non preoccuparti dell'oggi, mentre pianifichi il domani, per avere gioia.”

Mia madre Maria ha vissuto nella gioia  gran parte della sua vita... poi ha smesso di fare piani.. e si è preoccupata, e la gioia negli ultimi tempi è svanita, e lo sapeva; è per quello che diceva che era ora che Dio la chiamasse a se.

La mancanza di scopo  rende la vita e tutti i suoi problemi  più difficili da sopportare.

Ottava istruzione: occupati di oggi e fai piani per domani.

9. La gioia  è  apprezzare ogni momento - gli avvenimenti della vita proveranno a uccidere la gioia

"Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.” (Filippesi 4:4)

Paolo non  specifica quando dobbiamo rallegrarci né per cosa dobbiamo rallegrarci... tanto dobbiamo SEMPRE rallegrarci. E lo ripete due volte... perché di solito lo dimentichiamo!

“Anche se ho un familiare ammalato?" Si! “Anche se i soldi non bastano per arrivare a fine mese?” Si! “Anche se sono stato licenziato?” Si!

Vi ricordate la differenza tra felicità e gioia che abbiamo visto nel primo di questi due messaggi?

La a felicità è legata all'adesso, a cosa mi accade, (cose belle, cose brutte); la gioia è legata al passato cosa è accaduto (sono stato salvato da Gesù).

La felicità è legata al come sono (sano, malato, libero, in carcere), la gioia è legata al chi sono (sono un figlio/figlia di Dio, sono perdonato/perdonata).

La felicità è legata a quello che ho (sono ricco, sono povero), la gioia è legata a quello che avrò (sono erede del cielo).

Ve lo metto in un modo differente. Una delle cose che mi dà gioia la mattina, è svegliarmi e vedere il sole che spunta dietro al Monte Cimino. Per cui la mia gioia risiede nei mille colori che il sole proietta nel cielo e sulle nuvole.

Supponiamo che una mattina mi svegli col mal di  schiena: (capita spesso da un po' a questa parte): sarò felice del mal di schiena? Di sicuro no!

Questo significa che, poiché ho il mal di schiena, l'alba è sospesa a data da destinarsi, vero? Detto volgarmente, al sole, al monte, alle nuvole e all'atmosfera, del mio mal di schiena non glie ne importa un fico secco!

I colori dell'alba non  sono legati al come mi sento quella mattina, e neppure la gioia di vederli lo è, anche se non sono felice col mio mal di schiena!

Ve la metto ancora in un'altra maniera... anzi, lascio che sia Gesù a mettervela in un'altra maniera:

"Beati voi, quando gli uomini vi odieranno, e quando vi scacceranno, vi insulteranno e metteranno al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figlio dell’uomo. Rallegratevi(= chairo – la stessa parola che usa Paolo) in quel giorno e saltate di gioia, perché, ecco, il vostro premio è grande in cielo; perché i loro padri facevano lo stesso ai profeti.“ (Luca 6:22-23)

Gesù afferma che, i colori stupendi dell'alba ci sono anche quando stai dentro ad un pozzo profondo; e che nessuno potrà mai portarteli via, che puoi continuare a cantare a tutta voce!

Attenzione,  perché se non riesci a vedere i colori stupendi che hanno dipinto la tua vita da quando hai creduto in Cristo, allora finirai per concentrarti  sui mal di schiena, sugli intoppi, sulle pareti del pozzo dove stai ora,  finiranno per uccidere la tua gioia e per spegnere il tuo canto.

Nona istruzione: impara ad avere gioia per chi sei non per come stai.

10. La gioia è nel dare - L'avarizia uccide la gioia

“Mi ha fatto immenso piacere che avete pensato di nuovo a me, e ringrazio per questo il Signore. So che mi avete ricordato sempre, ma vi era mancata l'opportunità di dimostrarmelo.” (Filippesi 4:10 PV)

Vi ricordate cosa avevano fatto i Filippesi per Paolo come pensiero? Una cartolina? Una e.card? Un “GIF” animato? Certo che no! I pensieri per Paolo dei Filippesi erano: preghiere,  soldi,  cibi,  vestiti, erano persone che da Filippi andavano a piedi fino a dove Paolo era in carcere  per stare assieme a lui.

I Filippesi non erano ricchi, anzi, tutt'altro, ma DAVANO abbondantemente, e con gioia. E quella gioia nel dare provocava in Paolo la gioia nel ricevere; gioia vedere che non si erano dimenticati, che erano generosi, che erano pronti a dare, anche se non avrebbero potuto permetterselo.

Da chi avevano appreso questo? Lo avevano sentito dire più e più volte  proprio da Paolo:

“In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando così, e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”».” (Atti 20:35)

Paolo descrive due gioie : quella di chi riceve, ed è una gioia “standard”, “S” e quella di chi da che è una gioia “maxi”,  “XXL”

Per provare la gioia standard, “S” basta che tu sia connesso ad una chiesa sana dove i membri prendono sul serio quello che dice Paolo, e sono generosi, e ti danno.

Ma se  cerchi la gioia “XXL” allora sei tu quello che deve dare, che deve impegnarsi a renderla sana,  osservando i comandamenti di Gesù.

Attenzione,  se tu hai il “braccino corto” se sei avaro nel dare, allora stai impedendoti anche di ricevere. Non avrai gioia, “S” e non avrai più gioia “XXL”

Decima istruzione: dai più di quello che ricevi.

Abbiamo concluso le dieci istruzioni del foglietto Ikea, e tu potresti dirmi: “OK Marco, ho capito, farò come dice Paolo per avere gioia nella vita”.

Se ti ho portato a pensare questo sin qui significa che ti devo chiedere scusa perché non sono un buon predicatore.

Queste due predicazioni si intitolano “Come costruire la mia gioia SU CRISTO” non “su quello che dice Paolo”! Queste istruzioni fanno parte di una strategia  per AUMENTARE la nostra gioia, non sono la fonte VERA della gioia.

Senza la VERA fonte della gioia, tutte queste istruzioni sono assolutamente inutili. E' come se avessimo il foglietto, ma non le parti del mobile.

Quale è la VERA fonte della gioia? E' seguire la Legge? Conoscere a menadito  tutte le regole per essere cristiano?

Sapete, se vi predicassi  SOLO la Legge, se vi insegnassi SOLO  i buoni principi contenuti nella Bibbia è come se vi dicessi: “vai al piano di sopra, buttati dal balcone, e VOLA!

NON PUOI FARLO!  Ci vuole qualcosa, o qualcuno  che mi dia le ali ...

Qualcuno che conosca chi ha scritto la Legge, e che lo faccia conoscere anche a te, e che è la fonte VERA della gioia.

LO CONOSCI?

“In lei (nella Parola) era la vita, e la vita era la luce degli uomini... Poiché la Legge è stata data per mezzo di Mosè; la Grazia e la Verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo..” (Giovanni 1:4,17)

La Legge era un sasso, la Grazia e la Verità sono una luce. La Legge era un peso, la Grazia e della Verità sono le ruote con cui trasportarla: e il non avere più pesi da portare è questo che produce la gioia.

“Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia completa.” (Giovanni 15:11)

Dove stai cercando la gioia? Nella Legge, o nella Luce? Nelle regole o nelle ruote che servono per portarle?

A chi stai cantando con tutta la tua voce?

Costruisci la tua gioia su Cristo, perché...

“Tu m’insegni la via della vita; ci sono gioie a sazietà in tua presenza; alla tua destra vi sono delizie in eterno.” (Salmo 16:11)

Preghiamo.

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11 luglio 2021

La Teologia dell'Unità - Filippesi 2 | 11 Luglio 2021 |

La nostra unità  è ciò che mostra al mondo il volto di Gesù; come credenti  dobbiamo essere uniti avendo altruismo e umiltà. Posso essere altruista senza essere umile, o essere umile ed essere ancora egoista. Ma se non amo disinteressatamente e non mi rendo umile, non posso essere veramente unito ai miei fratelli e alle mie sorelle in Cristo: e il mondo non riuscirà a vederlo.
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Predicatrice: Celeste Allen
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Benvenuti a questo secondo appuntamenti della nostra serie sulla lettera di Paolo ai Filippesi.

Amo il libro di Filippesi.  Qualche anno fa ho deciso di leggere Filippesi per intero, ogni giorno per un mese. E nonostante ciò, trovo ancora nuove intuizioni quando lo leggo. Questa mattina vorrei condividere con voi alcune cose in cui mi sono imbattuta solo un paio di settimane fa mentre studiavo il secondo capitolo di Filippesi. 

La regola d'oro

"Tratta gli altri come vorresti che gli altri trattassero te."  È solo un piccolo diamante che Gesù ha lasciato cadere nel mezzo del discorso della montagna. 

“Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché  questa è la legge e i profeti.. " (Matteo 7:12)  

In tutto il mondo ogni grande religione insegna  in un modo o nell'altro la regola d'oro. e la maggior parte delle persone - indipendentemente da ciò che il loro comportamento indicherebbe - dicono di credere in essa. 

La realtà è che la maggior parte delle persone ci credono anche se con alcuni limiti. Limiti come: 

  • dovrei trattare gli altri nel modo in cui voglio essere trattato... a meno che non mi abbiano trattato male.

Oppure:

  • dovrei trattare gli altri nel modo in cui voglio essere trattato... a meno che non sia davvero scomodo per me (o vagamente scomodo, o un po' scomodo) . 

O anche:

  • dovrei trattare gli altri nel modo in cui voglio essere trattato... a meno che non mi costi più di quanto sono disposto a dare. 

Ma in generale, dovrei trattare gli altri nel modo in cui voglio essere trattato.

Se tutto il mondo è d'accordo che , entro certi limiti, si dovrebbe seguire la Regola d'Oro , allora cosa c'è di diverso per i credenti?

Nella lettera di Paolo ai cristiani di Filippi, li esorta a vivere secondo l'insegnamento di Gesù. Dice, 

“Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma {anche} quello degli altri.”.( Filippesi 2: 3-4)   

Qui Paolo riassume ciò che Gesù insegnava nella Regola d'oro :

L'altruismo

“Non concentratevi solo su voi stessi, ma pensate piuttosto agli altri. Considerate gli altri più importanti di voi stessi. Trattateli nel modo in cui vorresti essere trattati.”

Noi umani siamo piuttosto bravi a badare ai nostri interessi. In inglese diciamo: " Gotta look out for numero uno!” “Devo fare attenzione al numero uno!" (In realtà diciamo proprio" numero uno", non "number one"). 

Siamo intrinsecamente egoisti. Quando sei al supermercato, diretto alla cassa, e vedi qualcun altro con un carrello pieno che va alla cassa, cosa fai? Acceleri per arrivare prima! L'egoismo è la realtà della nostra natura caduta . Nasciamo egoisti. Hai mai visto un bambino piccolo dire (o far capire): "Dormi bene la notte, mamma, e dammi da mangiare quando ti sei riposata"? Mai. Dal momento in cui siamo nati, siamo governati dagli interessi personali. Vogliamo quello che vogliamo, e lo vogliamo subito, indipendentemente da chiunque altro . 

Ma prima di iniziare a rimproverarti per essere egoista, nota ciò che dice Paolo nei versetti 19-21 

“Ora spero nel Signore Gesù  di mandarvi prestoTimoteo per essere io pure incoraggiato nel ricevere vostre notizie. Infatti non ho nessuno di animo pari al suo che abbia sinceramente a cuore quel che vi concerne. Poiché  tutti cercano i loro propri interessi, e non quelli di Cristo Gesù .” (Filippesi 2:19-21)

Anche quei discepoli che viaggiavano come missionari con Paolo non vivevano secondo l'insegnamento dell'altruismo di Gesù . Quindi tu ed io non siamo i soli credenti che soffrono di interessi personali.

Quindi, quando Paolo dice: "Non fate nulla per spirito di parte", sta già andando contro la natura umana. Ma quando aggiunge: "ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso", sappiamo che questo richiede un intervento di Dio.

Al momento opportuno, Dio ha agito . La notte prima di essere crocifisso, Gesù disse:

“...e io pregherò  il Padre, ed egli vi darà  un altro Consolatore perché  sia con voi per sempre: lo Spirito della verità , che il mondo non può  ricevere perché  non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché  dimora con voi, e sarà  in voi.” (Giovanni 14:16-17)  

Per grazia di Dio, i credenti hanno lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo ci dà la capacità di fare ciò che non possiamo fare da soli. È solo grazie allo Spirito Santo che vive in noi che possiamo scegliere di occuparci degli interessi degli altri, prima che dei nostri. E dico “scegliere” perché non è automatico. Dobbiamo ancora fare quella scelta.

Quindi dovrei chiedere, ma non lo chiedo... perché mentiamo a noi stessi e giustifichiamo le nostre azioni. Devo chiedere a Dio: “Mostrami dove sto scegliendo di non badare agli interessi degli altri? Dove sto agendo per egoismo?”

E quando Dio mi mostra quelle aree, devo chiedere allo Spirito Santo di aiutarmi a cambiare.

C'è un'altra cosa che Paolo fa notare . Nei versetti da  5 a 8 dice,

“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è  stato anche in Cristo Gesù , il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò  l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente,  ma svuotò  se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;  trovato esteriormente come un uomo, umiliò  se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.” (Filippesi 2:5-8)

L'Umiltà

L'umiltà è ciò che ci permette di riconoscere che non siamo le persone più importanti del pianeta. Come sottolinea Paolo nel versetto 3, l'umiltà è il passo che mi permette di vedere gli altri come più importanti di me stesso.

“Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà , stimi gli altri superiori a se stesso.” (Filippesi 2:3)

Pietro riprende la stessa idea nella sua prima lettera. 

“Infine, siate tutti concordi, compassionevoli, pieni di amore fraterno, misericordiosi e umili; 9 non rendete male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite; poiché  a questo siete stati chiamati affinché  ereditiate la benedizione”.( 1 Pietro 3:8-9)

L'umiltà ci aiuta anche a riconoscere che il nostro modo di vedere le cose non è l'unico modo, e così possiamo essere in amorevole comunione con credenti che hanno un punto di vista diverso. Questa amicizia amorevole può aiutarci a vedere le aree dentro di noi he hanno bisogno di essere cambiate. Per citare Tom Ashbrook, un noto autore e che si occupa di formazione spirituale:

“E'  in presenza di rapporti di fiducia che possiamo guardare onestamente a noi stessi, senza vergogna o condanna, e cercare il Signore perché  il Suo potere cresca e cambi.”  

(Esplorare i Sette Stadi della Crescita Spirituale -  R. Thomas Ashbrook)

Posso veramente avere rapporti di fiducia, la comunione dello Spirito Paolo menziona in precedenza , se solo sono umile. Devo credere di non sapere tutto ed essere disposto ad ascoltare quando un fratello o una sorella mi mostra qualcosa di me che non vedo.

Ma certamente  abbiamo bisogno di aiuto per essere umili , e l'unico che può aiutarci è Dio . Quindi devo chiedere a Dio: “Dove nella mia vita e nei miei atteggiamenti ho bisogno di più umiltà?” E ancora, quando Dio mi mostra quelle aree, devo chiedere allo Spirito Santo di aiutarmi a cambiare.

Ultimo punto: se sei credente anche da poco tempo, avrai di sicuro ascoltato una predicazione  o partecipato a un seminario o letto un libro o un articolo circa il condividere la fede, sul parlare di Gesù alla gente. Non mantenere segreta la nostra fede è una parte piuttosto basilare dell'essere cristiani. Lo scrittore di Romani dice:

“...perché , se con la bocca avrai confessato Gesù  come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato...” (Romani 10:9)

Se sei come me, almeno una parte di te rabbrividisce quando senti questo perché viviamo in società post-cristiane dove c'è così tanta disinformazione, così tanti malintesi su cosa significhi essere un credente.

Per esempio, negli Stati Uniti , il termine “evangelico” è stato politicizzato e trasformato in qualcosa che non ha praticamente nulla a che fare con Gesù. Ho un ottimo amico che non è cristiano che si lamentava con me di "quegli orribili evangelici". Si sentiva perfettamente a suo agio di dirmelo perché sa che  la mia fede si basa un un rapporto con Gesù - non con la destra politica associata con il termine “evangelico”.

Quando vivevo in Inghilterra, ho sentito ripetutamente nuovi credenti dire che avevano sempre pensato che i cristiani fossero pazzi , fuori di testa , e sono rimasti davvero sorpresi quando hanno scoperto che una persona che conoscevano perfettamente normale era cristiana.

E, naturalmente, c'è il problema se la chiesa perde il suo scopo e diventa  una struttura di potere, piuttosto che un gruppo di persone che amano Gesù . Quando ciò accade , la gente pensa che il cristianesimo riguardi solo l'ottenimento e il mantenimento del potere .

Ci sono tutte queste idee sbagliate nel mondo. Così allora come può sapere il mondo che Gesù era chi diceva di essere? Come possiamo mostrare Gesù al mondo che ci circonda?

Prima della sua morte e resurrezione, Gesù pregò per i suoi discepoli. Quella preghiera è annotata in Giovanni 17 . In quella preghiera Gesù dice: 

“Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dati, affinché  siano uno, come noi... io in loro e tu in me, affinché  siano perfetti nell’unità  e affinché  il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li hai amati come hai amato me. (Giovanni 17:17, 23)

L'Unità

L'unità è l' unico modo con in quale Gesù ha detto che il mondo avrebbe saputo che Egli è stato inviato dal Padre, che Gesù era chi aveva detto di essere. Filippesi 2 ci mostra cosa significhi:

“Se dunque v’è  qualche consolazione in Cristo, se vi è qualche conforto d’amore, se vi è  qualche comunione di Spirito, se vi  è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento.” (Filippesi 2:1-2)

Abbiamo sentito dire che noi nella chiesa siamo le mani e i piedi di Gesù nel mondo. E questo è vero. Ma la nostra unità è il volto di Gesù al mondo. Il mondo può riconoscere chi è Gesù solo quando vede come i credenti si amano gli uni gli altri perché l'unità nasce dall'amore e dall'umiltà . Possiamo evangelizzare fino alla nausea, ma se i non credenti non vedono l'amore in noi, allora non possono vedere Cristo.

1 Giovanni 4:20 dice:

“Se uno dice:  Io amo Dio , ma odia suo fratello,  è bugiardo; perché  chi non ama suo fratello che ha visto, non può  amare Dio che non ha visto. ” (1 Giovanni 4:20)

Non ci vuole la laurea per capirlo, e i non credenti non sono sciocchi . Se non c'è unità , il mondo lo vedrà. Il motivo numero uno per cui i missionari lasciano il campo sono i problemi interpersonali con altri missionari. E sappiamo tutti che l'incapacità dei cristiani di andare d'accordo non è confinata al campo di missione. Pettegolezzi, maldicenze, spaccature in chiesa ( e l'orgoglio che le provoca ) . È tutta disunità, e questo distrugge la nostra capacità di mostrare Gesù al mondo.

Quindi come lo affrontiamo? Torniamo allo Spirito Santo. Non solo abbiamo bisogno dello Spirito Santo per curare gli interessi degli altri, non solo abbiamo bisogno dello Spirito Santo per essere umili, abbiamo bisogno dello Spirito Santo per avere l'unità che mostrerà al mondo chi è Gesù.

Così, ancora una volta, devo chiedere a Dio : “Come sto promuovendo l'unità  del Corpo di Cristo? Cosa sto facendo che ferisce l'unità  del Corpo? E, ancora una volta, quando Dio mi mostra quelle aree, devo chiedere allo Spirito Santo di aiutarmi a cambiare.

Altruismo - Umiltà - Unità

Posso essere altruista senza essere umile. Posso anche essere umile ed essere ancora egoista . Ma se non vi amo disinteressatamente e non mi rendo umile , non posso essere veramente unito a voi, miei fratelli e sorelle in Cristo . 

E la nostra unità è ciò che mostra al mondo il volto di Gesù.

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04 ottobre 2020

La misericordia: amore in azione in un mondo sottosopra | 4 Ottobre 2020 |


Cristo ci chiama a vivere un mondo "sottosopra", dove i valori che contano sono opposti a quelli che il mondo acclama, e a praticare la vera misericordia, piuttosto che parlarne.

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Sono alcune settimane che sitiamo parlando di come costruire la nostra felicità per vivere felici.

Uno dei suggerimenti che Paolo da  ai Filippesi  è quello di applicare alcune “buone abitudini” alla vita di tutti i giorni.

Quando parliamo di “buone abitudini” in ambito cristiano queste vengono definite “virtù” Uno dei risultati dell'applicazione   delle virtù cristiane alla propria vita  è  appunto la felicità.

Sino ad ora abbiamo visto cinque virtù: quella della gratitudine (ringraziare gli altri per quello che hanno fatto nella nostra vita), quella dell'intercessione (essere in preghiera un ponte tra il trono di Dio e le persone), quella della fede/fiducia (aspettarsi il meglio dalle persone on cui viviamo), quella dell'incoraggiamento (incoraggiare le persone nel loro cammino con Cristo), e quella della pazienza (non aspettarsi cambiamenti tutti e subito dagli altri).

Però, sapete, va tutto bene nel praticare le virtù con le persone “amabili”... Con quelle è facile: ci piacciono, le amiamo,  non ci è difficile praticare la pazienza, la gratitudine ecc.

Poi ci sono quelle persone “neutre”: non ci piacciono più di tanto, ma alla fin fine non ci dispiacciono nemmeno tanto.

Il problema arriva quando le virtù dobbiamo praticarle verso persone “abrasive” che sono morbide come che ci massaggi con  una manciata di sabbia sulla schiena dopo la prima uscita al mare  senza aver messo la crema protettiva.

Sono quelle persone che chiedono troppo,  che non danno nulla, persone che ci hanno fatto del male (poco o tanto che sia), persone naturalmente e perennemente depresse, persone che vorrebbero manipolarci per trarne vantaggio.

In questi casi, come credenti dobbiamo attingere ad un'altra virtù.

Mentre le prime cinque (gratitudine, intercessione, fede, incoraggiamento e pazienza) tendevano a cambiare l'altro, con quel tipo di persone  che non sono proprio intenzionate a cambiare l'unico modo è.. cambiare me stesso!

Nel Sermone sul Monte Gesù parla di questa virtù, e di chi la pratica:

“Beati i misericordiosi, perché riceveranno misericordia.” (Matteo 5:7 PV)

E' la quinta  delle Beatitudini che Gesù ci consegna nel suo Sermone sul Monte 

Cosa significa “misericordia”?

La parola misericordia in greco è ἐλεέω eleeō; la parola “misericordiosi” è ἐλεήμων eleēmōn (è da essa che deriva la parola “elemosina”)  è composta da “eleeō” = misericordia,  + suffisso “mon” che indica un azione: fare, praticare; “eleemon” significa “colui che pratica la misericordia”. 

Quante volte mi avete sentito dire che l'amore non è un sentimento, ma un'azione?Sapete come si chiama quest'azione? Misericordia!

La misericordia è “amore in azione”

La misericordia non è farci venire i lucciconi se vediamo un bambino denutrito in TV. La misericordia non è piangere perché qualcuno ha subito un lutto. Il Salmo 145 dice:

“Il SIGNORE è misericordioso e pieno di compassione, lento all'ira e di gran bontà.” (Salmo 145:8) 

Qui c'è una parola in ebraico per “misercordia: רַחוּם  raḥûm  che è un derivato di רָחַם râḥam  che significa letteralmente “accarezzare”.

Sapete quando Davide ha scritto questo salmo? E' l'ultimo salmo che ha scritto: una lunga vita dove Davide non è stato sempre obbediente a Dio, dove Dio avrebbe potuto a ragione punirlo... Ma Davide afferma, alla fine dei suoi giorni, che Dio, nonostante i sui sbagli, lo ha “accarezzato”.

La misericordia è la mano di Dio che si allunga per accarezzare i suoi figli, piuttosto che percuoterli, è fare qualcosa;   Dio è un Dio di misericordia:  è “amore in azione” sin dal principio del mondo.

Se dico di credere in quel Dio e di seguire le istruzioni di suo Figlio devo praticare la virtù della misericordia.

Come praticare la virtù della misericordia?

1. La misericordia è essere paziente con le persone

Della pazienza avevamo parlato anche la volta scorsa. Vedete come le virtù cristiane non siano “isole” regola 1 + regola 2 + regola 3, ma siano interconnesse tra di loro.

Ah, non sto manco a specificare che la pazienza va esercitata verso TUTTE le persone... anche e soprattutto con quelle “particolari”.

La vita è fatta di persone “particolari”, “strane”,  di persone che stimolano il peggio di noi stessi! 

Guardate quello che dice Paolo ai Tessalonicesi:

“Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti”. (1 Tessalonicesi 5:14)

Paolo non dice di essere pazienti con gli educati, coi savi, con i simpatici... ma con TUTTI, per cui, con i maleducati coi pazzi, con gli antipatici... E'  una sfida alla normalità della mia vita! E' un mondo sottosopra!

Io non sono famoso per la mia pazienza. Magari voglio che gli altri lo siano con me;  ed è una mancanza su cui lavoro da anni... qualche volta va bene... altre volte ho una miccia “troppo corta”.. ed esplodo!

Una cosa che ho trovato utile per “allungare” la mia “miccia”, per evitare di “esplodere”, è, semplicemente, stare zitto io e cercare di ascoltare l'altro, cercare di capire attraverso le sue parole perché è così “difficile”.

Stress? Situazioni di lavoro? Situazioni familiari? Certamente non posso capire tutto in cinque minuti, ma posso evitare di giudicare senza ascoltare.

Paolo in Romani dice che dovremmo accoglierci a vicenda, perché siamo stati per primi accolti da Cristo.

“Perciò, accoglietevi a vicenda con amore, proprio come Cristo ha accolto voi; fatelo per la gloria di Dio” (Romani 15:7 PV)

Tu potresti pensare:  “Beh, io in fondo non avevo fatto un gran che di male nella vita. Perché Gesù non avrebbe dovuto accogliermi?”

Te lo spiega Paolo perché:

“Una volta voi eravate morti per sempre a causa dei vostri peccati.” (Efesini 2:1 PV)

Perché Gesù mi ha accolto quando anche io ero “particolare”:  perché Gesù mi ha accolto quando io ero suo nemico. 

Tu potresti ancora dirmi: “ Si, va bene, ma io che beneficio ne traggo oltre farmi un fegato tanto ad “accogliere”  quelli che mi risultano “difficili”?

Tu, nessuno... Dio tutto: il versetto di Romani dice:

 “fatelo per la gloria di Dio”  (v.7b)

Perché voglio che Dio venga glorificato attraverso la mia accoglienza.

2. La misericordia è perdonare coloro che sbagliano

Sei uno, o una che sottolinea o che cancella? 

Quando qualcuno sbaglia contro di te, prendi la matita rossa e blu, e sottolinei oppure prendi il bianchetto, e cancelli?

Nel mondo sottosopra di Dio, la misericordia dimentica,  la misericordia cancella!

“Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi”. (Colossesi 3:13)

Le parole “sopportatevi”, “perdonatevi” sembrano così giuste quando siamo noi che dobbiamo riceverle, vero? Ma sono così difficili c'è da applicarle agli altri: “Io non voglio perdonare, voglio giustizia!”

Dio come è stato con te?  Ha “sottolineato”  o ha “cancellato” i tuoi peccati? Rileggi il versetto di Colossesi per trovare la risposta.

3. La misericordia è  aiutare chi soffre

Ti ricordi? In greco “essere misericordiosi” si dice ἐλεήμων eleēmōn è fare la misericordia è una azione:

“Non negare il bene a quelli a cui è dovuto, quando è in tuo potere di farlo” (Proverbi 3:27) 

E qui, in molti, interpretano quel “bene” in una maniera “creativa”, “estensiva”: adoperasi per i diritti dei più poveri, visitare gli infermi, essere vicini agli emarginati...

Tutte cose molto belle e molto giuste... che escono direttamente dal cuore...

Gesù ha una chiave di lettura forse meno “nobile”, meno da premio Nobel per la pace, ma tremendamente più pratica: infatti Giovanni dice: 

“Ma se uno, che dice di essere cristiano, ha denaro a sufficienza e vede un fratello bisognoso, ma non vuole aiutarlo, come si può dire che in lui c’è l’amore di Dio?  Figli miei, dimostriamo il nostro amore, non a parole, con dei bei discorsi, ma con i fatti, concretamente. “(1 Giovanni 3:17-18 PV)

Giovanni, seguendo gli insegnamenti di Gesù, dice: “piuttosto che far uscire la tua misericordia dal tuo cuore falla uscire dal tuo portafoglio.”

Vi ricordate la storia del buon samaritano?  Un uomo era stato picchiato, derubato, e buttato a lato di una strada.  Arrivano due persone in due momenti differenti, ma ambedue dicono guardandolo: “Non è affare mio, non mi riguarda.” Mi spiace per quello che ti è accaduto, ma non voglio essere coinvolto”.  È solo il terzo uomo che decide di agire, che lo porta all'Urbano V (il miglior albergo di Montefiascone), gli lascia la sua MasterCard, e dice al titolare: “Dagli tutto quello che chiede, tanto pago io! “ 

Secondo te, chi di questi tre si comporto da "prossimo" verso quell'uomo, vittima dei banditi?"  Il dottore della legge rispose: "Quello che ha avuto compassione di lui".Allora Gesù gli disse: "Ora va', e comportati così anche tu!" (Luca 10:36-37 PV)

Nel mondo sottosopra  dove i valori disprezzati sono quelli che valgono di più Gesù sta dicendo : felici coloro che si lasciano coinvolgere! Felici coloro che AGISCONO con misericordia”.

4. La misericordia è fare del bene ai miei nemici

Suona male, vero? La nostra natura e la nostra cultura ci dice che noi dobbiamo FARE MALE a chi ci fa del male magari incrementando un po' il male ricevuto  così da essere in vantaggio!

Quello che propone Gesù, invece, è ancora una volta,  un mondo sottosopra:

“E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori fanno lo stesso. ...Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; poiché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro.”(Luca 6:33, 35-36)

La società ti dice: “ diffama i tuoi nemici, distruggili con qualsiasi mezzo  tu possa.”  Dio invece ti dice: “io non voglio che tu reagisca, ma voglio che tu agisca!”.  E questo è così difficile da fare!  Ma è quello che farebbe Gesù. 

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Allora, abbiamo capito che, nel mondo sottosopra di Dio essere misericordiosi non significa avere la “lacrima facile”, ma AGIRE:

1. La misericordia è essere paziente con le persone

2. La misericordia è perdonare coloro che sbagliano 

3. La misericordia è aiutare (anche economicamente) chi soffre 

4. La misericordia è fare del bene ai miei nemici


E' facile? Assolutamente no! Significa dove girare  il  mondo dove viviamo sottosopra, fare l'opposto di quello che il mondo fa, vivere “a penzoloni” in un mondo dove gli altri sono in piedi per essere simili a Cristo, aggrappandoci a lui per non cadere  e ricevere il suo premio.

Personalmente sono sempre più convinto che l'unica maniera per cambiare la natura umana che c'è in ognuno di noi, non viene né dal leggere la Bibbia, né dall'ascoltare una predica, e nemmeno dal pregare... ma viene dall'applicare a se stessi quelle regole di vita sottosopra che Dio ha scritto attraverso le virtù cristiane.

Conclusione

“Il SIGNORE è misericordioso e pieno di compassione, lento all'ira e di gran bontà.”(Salmo 145:8)

La misericordia è la mano di Di che si allunga per accarezzare i suoi figli, piuttosto che percuoterli, è fare qualcosa.

Dio è un dio di misericordia:  Dio vuole che tu assomigli a sui figlio Gesù, che in questo mondo sottosopra pagò essendo innocente, morì essendo immortale, ed amò essendo odiato.

Preghiamo

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22 giugno 2014

Liberare i bambini dalla povertà nel nome di Gesù: le testimonianze. | 22 Giugno 2014 |

Che cosa significa adottare un bambino a distanza? Massimiliano Rosania spiega alcuni aspetti di quello che Compassion fa, e i membri della nostra chiesa testimoniano di cosa abbia significato per loro l'adozione.
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Ognuno di coloro che ha adottato a distanza un bambino o una bambina ha da raccontate una storia stupenda, fatta di amore, preghiera, gioia... compassione...












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15 giugno 2014

Liberare i bambini dalla povertà nel nome di Gesù. | 15 Giugno 2014 |

Sono moltissime le persone nel mondo che sono tenute schiave dalla povertà; di queste moltissime sono bambini. Massimiliano Rosania ci illustra in che modo Compassion spezza le catene che legano la crescita e lo sviluppo dei bambini nel mondo.

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Che cosa è la compassione? E' un sentimento che Gesù provava spesso per le persone che incontrava:

 “Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore.” (Matteo 9:36)

“Gesù, smontato dalla barca, vide una gran folla; ne ebbe compassione e ne guarì gli ammalati.” (Matteo 14:14)

Ma cosa significa avere compassione?

Compassione;

  • greco splagchnizomai =sentire nella pancia qualcosa che manca 
  • latino cumpatire = soffrire assieme

Nel 1952 Everett Swanson lesse questo versetto nella Bibbia:

“Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino».” (Matteo 15: 32 CEI)

Davanti a lui c'erano trentacinque bambini sud Coreani... bambini che la guerra aveva reso orfani... E qualcosa si mosse nella sua pancia sentì la stessa sofferenza dei bambini come se fosse la sua;
così nacque Compassion.

Come credenti siamo tenuti ad avere cura degli orfani:

“Imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova!” (Isaia 1:17)

E' Gesù stesso che ce lo dice:

“E preso un bambino, lo mise in mezzo a loro; poi lo prese in braccio e disse loro:  «Chiunque riceve uno di questi bambini nel nome mio, riceve me; e chiunque riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato».” (Marco 9:36-37)

La Bibbia ci assicura che la nostra generosità porterà la generosità di Dio vero di noi, così da non farci mancare mai nulla:

Clicca qui per maggiori informazioni


"Chi è benefico sarà nell’abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato." (Proverbi 11:25)

Il dovere di chi crede in Dio è quello espresso dal profeta Isaia:



"Il digiuno che io gradisco non è forse questo: che si spezzino le catene della malvagità, che si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi gli oppressi e che si spezzi ogni tipo di giogo? "(Isaia 58:6)






Compassion si occupa di spezzare le catene della povertà che legano i bambini nel mondo. La nostra comunità è orgogliosa di collaborare in qualche modo a tutto ciò.

(Quella scritta qui sopra è l'introduzione del Pastore all'intervento di Massimiliano Rosania che potrete ascoltare cliccando sul titolo).
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25 dicembre 2013

Gioire per Cristo che viene | 25 Dicembre 2013 |

La gioia del Natale è : un dono da qualcuno che non ti aspetti, di qualcosa che non ti aspetti, e più grande di quanto non ti aspetti: Gesù!
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E finalmente ci siamo. Dopo aver tanto parlato di come testimoniare Cristo, oggi possiamo gioire per
il Cristo che viene.

 "Io vi porto una meravigliosa notizia, che darà grande gioia a tutti!” (Luca 2:10)

Non è per caso che ho scelto di usare il nome “Cristo” piuttosto che Gesù. E' un “attributo di Gesù, non un nome, che significa “unto”, “scelto”; Gesù è stato “scelto” come dono per noi.

Come avete “scelto” i vostri doni per Natale? Li avete scelti in base a specifiche richieste,
oppure in base alla vostra esperienza, sapendo che quella determinata persona aveva bisogno di qualcosa?

Vorrei vedere assieme a voi un breve video.


(Video 1)

Voglio fare con voi alcune brevi considerazioni su ciò che abbiamo visto.

1. La gioia viene da qualcosa che non ti aspetti

Nessuno dei passeggeri si aspettava di ricevere doni al loro arrivo all'aeroporto. Se gli avessero annunciato alla partenza che invece di valige avrebbero ricevuto in dono i loro desideri, nessuno ci avrebbe creduto.

Dio è solito sorprenderci,  Dio spesso ci annuncia ciò che farà... ma noi non ci crediamo!

Ricordate la storia di come è nato Isacco da Abraamo e Sara ormai vecchi?

“Poi (gli angeli) gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?» Ed egli rispose: «È là nella tenda». 10 E l’altro: «Tornerò certamente da te fra un anno; allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Sara intanto stava ad ascoltare all’ingresso della tenda, che era dietro di lui.  Abraamo e Sara erano vecchi, ben avanti negli anni, e Sara non aveva più i corsi ordinari delle donne.  Sara rise dentro di sé, dicendo: «Vecchia come sono, dovrei avere tali piaceri? Anche il mio signore è vecchio!»” (Genesi 18: 9-12)

Il figlio si chiamerà “Isacco”, che significa “risata”.

“Sara concepì e partorì un figlio ad Abraamo, quando egli era vecchio, al tempo che Dio gli aveva fissato.  Sara disse: «Dio mi ha dato di che ridere; chiunque l’udrà riderà con me». 7 E aggiunse: «Chi avrebbe mai detto ad Abraamo che Sara avrebbe allattato figli? Eppure io gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia». (Genesi 21:2, 6-7)

La gioia di Sara viene da qualcosa che non ti aspetti, anche se annunciata. Per Gesù Cristo, il nostro Vero dono dai Natale, è accaduto lo stesso

“Maria dovrà partorire un figlio al quale metterai nome Gesù perché è lui che salverà il popolo dai suoi peccati. Questo accadrà affinché si realizzi ciò che il Signore ha detto tramite il suo profeta:  "Ascoltate: la vergine sarà incinta! Partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele che significa 'Dio è con noi'".” (Matteo 1:21-23 PV)

Non ci saremmo mai aspettati che Dio scendesse in Terra, eppure...

“La Parola divenne uomo e visse qui fra noi, e noi abbiamo visto la sua gloria, la gloria dell'unico Figlio del Padre pieno di grazia e di verità.” (Giovanni 1:14 PV)

La vera gioia del Natale è un dono che non ti aspetti,  è Dio che scende e si fa uomo.

2. La gioia viene da qualcuno che non ti aspetti.

I passeggeri di certo non si aspettavano doni da una compagnia aerea. La compagnia aerea non è loro “nemica”, ma in fondo è solo un “fornitore” ben pagato,e i passeggeri non avevano fatto nulla per meritare i doni, tranne salire sul loro aereo.

Dio ama comportarsi in modo inaspettato verso di noi, Dio non aveva alcun motivo per farci dei doni, anzi, tutt'altro,  sin dall'inizio avevamo cominciato ad abusare a piene mani della sua pazienza.

“Dio il Signore chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?»  Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto».  Dio disse: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero che ti avevo comandato di non mangiare?»  L’uomo rispose: «La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato».  Dio il Signore disse alla donna: «Perché hai fatto questo?» La donna rispose: «Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato».” (Genesi 3:9-13)

E da lì in poi, noi siamo diventati “nemici” di Dio. Paolo afferma:

“Una volta voi eravate estranei e nemici (di Dio), a causa delle vostre menti pervertite dal vostro malvagio modo di vivere.” (Colossesi 1:21 PV)

Non potevamo aspettarci che colui al quale ci eravamo ribellati, ci facesse un dono! Ma Dio lo ha fatto,  ci ha dato  un dono che non ci aspettavamo,  ci ha mandato qualcuno che non ci saremmo mai aspettati.

“Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.” (Isaia 9:5)

La vera gioia del Natale è qualcuno che che ti fa un dono,  nonostante tu lo abbia deluso e ferito.

3. La gioia viene dalla grandezza del dono

Si fa un bel dire “basta il pensiero”! Si, in parte... è anche vero, ma se il regalo è bello, se il regalo è grosso,  se il regalo è quello che avevamo da sempre aspettato... allora è meglio.

Ne volete la prova? Riguardiamo le facce di tre protagonisti del filmato...





(Video 2)

Chi, tra i tre ha avuto la reazione più forte? Quelli che hanno ricevuto il regalo più grande!

Un grande regalo, ti porta una grande gioia, una grande gioia ti porta una grande emozione, una grande emozione ti porta a gridare, a esultare, a piangere.

"Ad un tratto, al primo angelo se ne aggiunsero molti altri, un esercito celeste, che lodavano Dio, dicendo: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra a quelli che egli gradisce!".  Quando gli angeli se ne furono tornati di nuovo in cielo, i pastori cominciarono a dirsi l'un l'altro: "Venite! Andiamo a Betlemme, andiamo a vedere quello che è successo e che il Signore ci ha fatto sapere!" Si precipitarono al villaggio, e là trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia. I pastori annunciavano ciò che l'angelo aveva detto loro del bambino.   E tutti quelli che sentivano il messaggio dei pastori rimanevano meravigliati. 19 Maria, intanto, serbava queste cose nel suo cuore e spesso ci ripensava.  I pastori tornarono lodando Dio per tutto quello che avevano visto e sentito, proprio come l'angelo aveva annunciato loro. (Luca 2:13-20 PV)

La vera gioia del Natale è sapere che abbiamo ricevuto il dono più grande che fosse mai possibile immaginare.

Conclusione

Come uomini e donne possiamo avere piena gioia perché non ci aspettavamo di ricevere in dono la salvezza per grazia, accettando Gesù.

Come uomini e donne possiamo avere piena gioia perché non ci aspettavamo di ricevere un dono da colui al quale avevamo disobbedito e che avevamo ripudiato come padre.

Come uomini e donne possiamo avere piena gioia perché il dono del Natale è il più grande che potessimo mai immaginare,
(Slide 12)

"Ascoltate: la vergine sarà incinta! Partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele che significa 'Dio è con noi'".” (Matteo 1:21-23 PV)

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22 dicembre 2013

Offrire Cristo a Natale | 22 Dicembre 2013 |

In Natale ha tutto a che fare con il "dare": Gesù si è dato, noi dobbiamo fare altrettanto.


Le scorse tre  settimane avevamo parlato di come usare il Natale per portare il Vangelo: abbiamo cambiato il nostro linguaggio, rendendolo semplice e comprensibile, ci siamo avvicinati alle persone mostrandoci attenti alle loro esigenze,, gli abbiamo parlato di Gesù come unica via, unico autorevole, e vero servo...

Ma, come possiamo fare il passo successivo? Perché parlare, ascoltare ed informare, è molto... ma l'amore non è un sentimento, ma un'azione!

Cosa ha fatto Gesù per noi?

1. Gesù ci è stato dato

“Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.” (Isaia 9:5)

Dio non aveva l'obbligo di darci Gesù non aveva l'obbligo di venirci a riparare il motore della nostra vita

Guardate due degli attributi con cui Isaia descrive Gesù:

a) Consigliere ammirabile      

Da chi prendiamo i “consigli” nella nostra vita reale? Talvolta da persone sagge, altre volte (per alcuni moltissime volte), da quelli che ti dicono “Fatti furbo! Fatti raccomandare, passa davanti alla graduatoria per le case popolari, non pagare le tasse, ecc."

Il termine che usa Isaia in ebraico è “colui che risolve miracolosamente” Per molti di noi, ci voleva un miracolo per poter continuare nelle nostre vite, poi, è arrivato Gesù.

Molti di quelli che abbiamo a fianco, a Natale ma non solo, sono nelle stesse condizioni nostre;
hanno bisogno di “colui che risolve miracolosamente” la loro vita.

“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16)

Eccolo, il messaggio che dobbiamo dare come credenti, a Natale e non solo, eccolo “colui che risolve miracolosamente” le nostre vite, perché, gira gira, il vero e irrisolvibile problema di chi abbiamo a fianco, non sono le tasse, non sono i rapporti di coppia, non sono la mancanza di danaro...

Anche, ma il VERO problema, è la morte!

“L’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte.” (1 Corinzi 15:26)

b) Principe della pace.

Debbo aggiungere qualcosa? Da quando Adamo ed Eva sono stati cacciati dall'Eden, la terra non ha visto un solo giorno senza guerra; lottiamo tra nazioni (con le armi, con la finanza); lottiamo tra regioni, lottiamo tra paese e paese, lottiamo tra quartiere e quartiere, tra pianerottolo e pianerottolo, lottiamo al lavoro, lottiamo in famiglia, lottiamo con noi stessi...

"Venite da me, voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò riposo.” (Matteo 11:28 PV) 

Se vogliamo “amare in azione” dobbiamo imparare a dare i consigli di “colui che risolve miracolosamente” Se vogliamo “amare in azione”, dobbiamo anche noi imparare a dare pace,

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace! Io non do come il mondo dà.” (Giovanni 14:27)

2. Gesù si è dato

“Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.” (Matteo 20:28)

Gesù, la seconda persona della Trinità, non era obbligato a scendere, ha deciso di scendere, di essere umiliato, di soffrire,  di morire... per me!

Quella che festeggiamo a Natale, non è un lieto evento per Gesù, il suo scendere ha significato spogliarsi della sua natura divina, e incarnarsi in un uomo di carne ed ossa, che soffre di acidità di stomaco, che è nervoso se non dorme bene, che se lo buchi sanguina, che messo su una croce...
muore!

Secondo il mio punto di vista, umano, c'è poco da festeggiare a Natale! Ma invece...

“Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio.” (Ebrei 12:2b)

Di quale gioia parla lo scrittore di Ebrei? Ce lo dice Gesù stesso in una parabola:

"Prendete un altro esempio: una donna ha dieci monete d'argento di un certo valore e ne perde una. Bene, che cosa farà? Accenderà una lampada e spazzerà la casa, cercando dappertutto, finché non l'avrà ritrovata. Poi, ritrovandola chiamerà amiche e vicine, dicendo: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perso!" Allo stesso modo c'è gioia alla presenza degli angeli di Dio, quando un peccatore si pente!" (Luca 15:8-10)

Noi spesso diciamo che gli angeli fanno festa quando un peccatore si ravvede... Niente di più inesatto! Perché gli angeli sono semplicemente “spettatori” della gioia... Di chi, secondo voi? Chi siede in cielo “seduto alla destra del trono di Dio”? E' Gesù che gioisce!

3. La fonte della gioia è il dare

 “Vi ho mostrato continuamente che si deve lavorare per aiutare i deboli, perché ricordavo le parole del Signore Gesù: c'è più felicità nel dare che nel ricevere”. (Atti 20:35)

Grazie a Paolo sappiamo uno dei motti di Gesù che non erano presenti (non in questa forma diretta) nei Vangeli.

Avete mai visto un avaro felice? Io mai! Sono sempre assillati dall'accumulare, dal risparmiare, dal non perdere... sino a quando scopriranno che...

«Un uomo ricco aveva una campagna che produceva abbondanti raccolti. Perciò si chiedeva: "Cosa faccio? Non ho più posto per il raccolto! Ecco cosa faro: demolirò i vecchi granai e ne costruirò altri più grandi dove metterò il mio grano e le altre cose.  Poi, finalmente, mi siederò e dirò a me stesso: 'Vecchio mio, hai immagazzinato abbastanza per molti anni. Ora prenditela comoda! Mangia, bevi e godi!'" "Ma Dio gli disse: "Sciocco, stanotte stessa tu morirai e a chi andranno tutte queste cose che tu hai preparato?" "Questo è quello che succede a chi accumula tesori per sé, e non è ricco davanti a Dio» (Luca 12:16:21 PV)

Dare, non avere è la chiave della gioia

Come dare per ricevere gioia?

“Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma {anche} quello degli altri”. (Filippesi 2:3-4)

Gesù, per riceve gioia, ha dato se stesso,

  • senza condizioni,
  • senza se e senza ma,
  • completamente,
  • senza salvare nulla per se
  • con un azione d' amore, 
  • il nascere a Natale come un uomo qualsiasi,
  • senza amarci “a distanza”.


E' questo il Cristo che vogliamo offrire a Natale... e non solo a Natale.

“Se sapete queste cose, siete beati se le fate.” (Giovanni 13:17)


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08 dicembre 2013

Agire come Cristo | 8 Dicembre 2013 |

La testimonianza più grande che io possa dare ai miei amici del Gesù che festeggiamo a natale è il
mio interesse verso le loro vite...così, come faceva Gesù!
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La scorsa settimana abbiamo parlato del tipo di “lingua” che usiamo per parlare agli altri di Gesù.

Avevamo detto che dovevamo “decrittare” i messaggi,  renderli semplici usando un linguaggio più “moderno” e meno da “addetti ai lavori per testimoniare al meglio il Vangelo, anche in vista del periodo natalizio,  scegliendo il tipo di linguaggio a seconda della persona che abbiamo davanti,
scegliendo accuratamente gli argomenti che possano risultare comprensibili ai nostri ascoltatori,
e trasmettendo gioia a chi ci ascolta, non depressione.

Oggi vogliamo fare un passo ulteriore per saper parlare meglio del Cristo che viene a Natale.

Se da una parte la comunicazione è gran parte,  dall'altra il contatto personale fa la differenza.

Nessuno vuole ascoltare e basta,  ma molti sono disposti ad ascoltare se capiscono che l'altro è interessato a lui. Gesù attirava folle enormi, ma le folle enormi erano persone reali, di cui Gesù si interessava.

Come sappiamo che Gesù era interessato non alle folle, ma ai singoli che le componevano? Perché Gesù AGIVA in maniera pratica nelle vite delle persone che incontrava. Le innumerevoli guarigioni miracolose lo stanno a dimostrare

Nei Vangeli sono moltissime le guarigioni, ma solo di 27 abbiamo la storia dettagliata Tramite esse possiamo vedere come agiva Gesù, e cercare di imparare qualcosa per noi e per la nostra testimonianza...non solo a Natale!

Questa tabella le riassume.



1. Gesù è attento alle necessità delle persone

"Nella città, vicino alla "Porta delle Pecore", c'è una vasca con il nome ebraico di Betesda, circondata da cinque portici. Molti malati, zoppi, ciechi e paralitici si mettevano sotto questi portici,  {aspettando che l'acqua della vasca si muovesse. Di tanto in tanto, infatti, un angelo del Signore veniva a smuovere l'acqua e la prima persona che vi entrava guariva.}  Fra quelli che aspettavano c'era un uomo invalido da trentotto anni. Quando Gesù lo vide lì sdraiato, sapendo da quanto tempo era malato, gli chiese: "Vuoi guarire?" "Signore," rispose l'uomo, "non ho nessuno che mi porti nella vasca, quando l'acqua si muove. Ogni volta che cerco di entrarci, c'è sempre qualcun altro che vi scende prima di me". 8 Allora Gesù gli disse: "Alzati, prendi la tua branda e cammina!" (Giovanni 5:2-7 PV)

Delle 27 guarigioni descritte in dettaglio, solamente 6 sono su specifica richiesta dell'ammalato. Per ben 10 volte Gesù AGISCE, senza che gli sia stato richiesto di farlo. Gesù vede la necessità, e agisce.

Per fare questo: Gesù viveva “fisicamente” a contatto con le persone,  camminava con loro e in mezzo a loro,  faceva quello che gli altri facevano, frequentava i posti che gli altri frequentavano. Ma non era lì per “passere il tempo, era lì con un proposito: VEDERE di cosa avevano bisogno le persone, era ATTENTO a cercare le opportunità per dimostrare amore...piuttosto che parlarne.

Noi dovremmo, come credenti, fare lo stesso.

2. Gesù è pronto a rispondere alle necessità delle persone

“Quando Gesù arrivo a Cafàrnao, un centurione romano venne a lui e lo supplico: "Il mio giovane servo è stato colpito da una paralisi, e soffre terribilmente!" Gesù disse: "Verrò a guarirlo". “ (Matteo 8:5-7 PV)

Gesù non dilaziona,  non prende tempo,  non dice :”Aspetta  che finisca quello che devo fare e poi vengo”. Ma AGISCE subito, interrompendo quello che stava facendo, di fronte alla necessità del prossimo.

3. Per Gesù ogni bisogno è il più importante

Tutte le guarigioni miracolose di Gesù non sono “programmate” ma avvengono come “interruzione”.

“Quando Gesù ebbe attraversato il lago in barca e fu giunto sull'altra riva, una gran folla si radunò intorno a lui.  Ed ecco che uno dei capi della sinagoga, un certo Iairo, gli si avvicinò e si gettò ai suoi piedi,  implorandolo di guarire la sua figlioletta....  Gesù andò con l'uomo, mentre la folla lo seguiva e lo stringeva da tutte le parti. Fra la gente c'era una donna che da dodici anni soffriva di perdite di sangue  e aveva sofferto molto; si era affidata alle cure di diversi medici, che le erano costati tutto il suo denaro, ma non aveva avuto miglioramenti, anzi, stava sempre peggio.  Questa donna ... pensava: "Se riesco anche solo a toccare il suo vestito, sarò guarita!"  E fu proprio così: non appena lo toccò, l'emorragia si fermò, e la donna sentì di essere guarita. Gesù s'accorse subito che una forza gli era uscita, perciò si rivolse alla folla, chiedendo: "Chi mi ha toccato i vestiti?"... Fu allora che la donna, tremante e impaurita per quello che le era successo, si fece avanti e si getto ai suoi piedi spiegando tutta la verità. Allora Gesù le disse: "Figliola, la tua fede ti ha salvata; vai in pace, guarita dalla tua sofferenza!" (Marco 5:21-34 PV)

Era importante guarire la figlia di Iairo? Certamente si,  ma anche la guarigione della donna era importante! E' per quello che si ferma, la cerca, per confermarle che quello che aveva sentito non era una sua speranza, ma che era realmente guarita.

Allo stesso modo noi dovremmo reputare ogni bisogno degli altri come importante.

4. Gesù ascolta le persone che gli portano i problemi degli altri

Delle 27 guarigioni, 11 le si devono a persone che hanno presentato i problemi di un altro

“Ed ecco che si presentarono alcuni uomini che portavano un paralitico in barella e cercavano di farsi largo tra la folla per portarlo davanti a Gesù, ma non ci riuscivano. Allora salirono sul tetto sopra di lui, tolsero delle tegole e calarono la barella con l'invalido giù tra la folla, proprio davanti a Gesù. Vedendo la loro fede, Gesù disse a quell'uomo: "Amico, i tuoi peccati ti sono perdonati!"... Poi, rivolto al paralitico, gli comando: "Alzati, raccogli la tua barella e vattene a casa tua!" Immediatamente, sotto gli occhi dei presenti, l'uomo balzo in piedi, raccolse la barella, e se ne andò a casa sua lodando Dio.” (Luca 5:18-25 PV)

Spesso le persone che conoscono meglio i problemi del prossimo, sono gli amici più stretti di colui che ha il problema. Gesù li ascoltava.
Questo ci insegna due cose:

a) per conoscere i bisogni di chi ci sta vicino, dovremo spesso ascoltare i suoi amici.
b) se portiamo a Gesù i problemi dei nostri amici, Gesù ci ascolta.

5. Gesù non ha timore di toccare chi ha bisogno.

“Ed ecco che un lebbroso si avvicinò, s'inginocchiò davanti a lui e lo implorò: "Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi!"  Gesù lo toccò con la mano e disse: "Sì, lo voglio. Sii guarito!" E subito la lebbra scomparve.” (Matteo 8:2-3 PV)

Gesù non aveva bisogno di toccare il lebbroso per guarirlo, ma stava modellando per noi come dovremmo comportarci.

Dobbiamo superare lo “schifo” e la paura, per poter essere efficaci, L'amore “a distanza”, è mezzo amore... e il mezzo amore non è amore affatto.

6. Gesù è emotivamente coinvolto con i problemi delle persone

“Mentre si avvicinava alla porta del villaggio, ecco che stava arrivando un funerale: il morto era l'unico figlio di una vedova, e molte persone della città l'accompagnavano.  Quando il Signore la vide, ebbe pietà di lei. "Non piangere", le disse. 14 Poi si avvicino alla bara e la tocco.I portatori si fermarono. "Ragazzo", comando Gesù, "alzati!"  Il ragazzo si mise a sedere e comincio a parlare. Così Gesù lo restituì a sua madre.” (Luca 7:12-14 PV)

“Quando Gesù vide Maria e i Giudei che piangevano, si sentì profondamente turbato: "Dov'è sepolto?" domandò."Vieni a vedere", risposero.  Gesù pianse.” (Giovanni 11:33-35 PV)

Gesù è Dio, e Dio è un dio “emotivo”: la Bibbia dice che Dio piange, Dio ride, Dio si adira, Dio, è triste, Dio cambia idea... Non è un dio assente e abulico, ma un Dio presente e volitivo.

Conclusione

Per testimoniare del Cristo che viene, non basta cambiare il nostro linguaggio ma dobbiamo cambiare la nostra agenda personale; per dimostrare amore, dobbiamo agire in amore.

Dobbiamo essere attenti alle necessità di chi ci sta a fianco, dobbiamo rispondere con velocità ai bisogni, perché ogni bisogno è importante. Dobbiamo ascoltare chi intercede per altre persone,
senza avere paura di “contaminarci” né di farci coinvolgere emotivamente.

Per testimoniare Cristo che viene tra i nostri amici, non dobbiamo solo parlare diversamente, ma dobbiamo soprattutto agire in modo diverso, così, come il  Cristo che viene e che annunciamo è diverso.
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10 novembre 2013

La gentilezza: il ponte di Cristo verso gli altri | 10 Novembre 2013 |

Lo sai, esiste un modo semplice per dimostrare che ami il tuo prossimo... 

"Siate sempre gentili gli uni verso gli altri" (Efesini 4:32)
---

Stiamo parlando da qualche settimana dell'abitudine alla felicità.

La felicità è una scelta: io decido di essere felice
e l'abitudine n° 1 per essere felice è

I. DEVO COLTIVARE RELAZIONI SANE!

Se non ho relazioni sane non posso essere felice. Devo:

1. ESSERE GRATO PER LE PERSONE NELLA MIA VITA!
2. PREGARE CON GIOIA PER LE PERSONE NELLA MIA VITA
3. ASPETTARMI IL MEGLIO DALLE PERSONE NELLA MIA VITA
4. AMARE LE PERSONE NELLA MIA VITA COME LE AMA GESU'

Non solo devo coltivare relazioni sane ma devo anche:

II. DEVO CONSERVARE RELAZIONI SANE!

Il metodo:  la misericordia

La misericordia è “amore in azione”


Per avere relazioni con gli altri io mi devo avvicinare all'altro, comprendere chi è e da dove viene, accettare l'atro così come è senza cercare di modificarlo, amarlo in azione, usando misericordia.

Ho detto “mi devo avvicinare”; quando ci sono due lembi di terra divisi da uno spazio, cosa si fa?
Si costruisce un ponte! E il ponte che ci avvicina all'altro, a qualsiasi altro, sia che lo conosciamo sia che non lo conosciamo ha un nome: gentilezza.

Vorrei vedere con voi un breve video




Abbiamo detto che la misericordia è “amore in azione” Esistono delle azioni semplici per mettere in moto l'amore...

Attenzione: ho detto “semplici”, non “facili”

“La persona che ama è gentile, non fa niente d'indecoroso, non cerca il proprio interesse,” (1 Corinzi 5a PV)

Vi ricordate che avevamo detto che la misericordia è come un boomerang: torna sempre indietro.. se lo sai lanciare bene! E per saperlo lanciare bene, devo seguire le istruzioni del “costruttore”, di Dio! Allo stesso modo la gentilezza è come un boomerang: se voglio che gli altri siano gentili con me, io devo essere gentile per primo.

La gentilezza è al primo posto tra tutte le azioni possibili che posso fare per stabilire un ponte.
La gentilezza è la prima faccia che gli altri vedono di me, prima vedono se sono gentile, poi giudicano quello che dico e che faccio e sono disposti ad ascoltare le mie parole.

Ma se la mia prima faccia non è la gentilezza, ma l'arroganza, l'ignoranza, nessuna delle mie parole o delle mie azioni arriverà a destinazione. Il ponte è crollato ancor prima di essere stato costruito.

Quando dovrei essere gentile?

C'è un elenco nella Parola di Dio delle situazioni quando devo essere gentile e un elenco delle persone con cui devo essere gentile?

Certamente che c'è! Si trova in Efesini 4:32 e in 1 Tessalonicesi 5:15)

“Siate, invece sempre gentili gli uni verso gli altri” (Efesini 4:32a PV)

Quando devo essere gentile? Sempre! Con chi devo essere gentile? Con coloro che ruotano attorno alla mia vita.

Tu potresti dirmi:

“OK, Marco, ho capito: devo essere gentile verso quello che ho intorno, ovvero: la mia famiglia, i miei amici, i miei fratelli e sorelle in Cristo, ma con gli altri posso fare un po' come mi viene, vero?”

Sbagliato... perché ti ho letto solo uno dei due versetti che ho citato!

“Badate che nessuno ripaghi il male col male, ma cercate sempre di fare del bene, sia fra voi che a tutti gli altri.” (1 Tessalonicesi 5:15 PV)

La gentilezza non è esclusiva per le persone che ruotano nella cerchia più stretta della tua vita, “fra voi” ma va estesa e condivisa ben oltre quella ristretta cerchia, “tutti gli altri

Perché dovrei essere gentile?

Quale beneficio mi deriva dall'essere gentile? E' esclusivamente a mio beneficio, così da avere una più larga scala di amicizie, e una più bassa conflittualità, oppure la mia gentilezza va oltre a tutto ciò.

Come uomini e donne di Cristo, dobbiamo abituarci a pensare SEMPRE biblicamente, a riflettere sulle nostre azioni così che possano portare il massimo frutto per Colui che ci ha chiamati ad essere suoi figli, facendo esclusivamente le azioni che recano gloria a Gesù.

Se da un lato la gentilezza ha l'effetto di ampliare la nostra popolarità, cosa non disprezzabile, il vero motivo di essa ce la spiega Pietro:

“Comportatevi bene fra i non credenti, così... vedranno quanto bene fate e dovranno lodare Dio nel giorno in cui egli si avvicinerà. (1 Pietro 2:12 PV)

Abbiamo parlato all'inizio che la gentilezza è un “ponte” verso l'altro, un ponte che serve a collegare l'altro non tanto con te, ma con Cristo!

Tu sei l'ambasciatore di Cristo nel mondo!

“Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa; voi, che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia.” (1 Pietro 2:9)

Tu, che hai ottenuto misericordia, la misericordia di Dio  devi bramare che  gli altri, i non credenti, ottengano quella stessa misericordia che  ti è piovuta dall'alto.

Tu sei il ponte tramite cui quella misericordia può arrivare all'altro, tu sei “il giorno in cui egli si avvicinerà” e le tue azioni gentili e disinteressate sono i pilastri che sorreggono quel ponte.

Vorrei vedere assieme a voi un secondo video:



Se il primo video era un'invenzione, una stiri moto bella, ma un falso, queste azioni di gentilezza sono reali. No so se ci siano stati credenti tra quelli che le hanno compiute, perché la gentilezza non è prerogativa di chi crede... ma dovrebbe esserlo!

Tu, che sei stato salvato dall'amore di Cristo, devi essere il ponte di Cristo verso gli altri, attraverso la tua gentilezza verso gli altri...

Preghiamo.
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03 novembre 2013

Come conservare le relazioni con gli altri – 2° parte | 3 Novembre 2013 |

Perché dovrei avere "misericordia" verso gli altri? Serve solo a migliorare i miei rapporti... oppure serve a migliorare me stesso?
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Stiamo parlando da qualche settimana dell'abitudine alla felicità.
La felicità è una scelta: io decido di essere felice e l'abitudine n° 1 per essere felice è

1° ABITUDINE: DEVO COLTIVARE RELAZIONI SANE!

Se non ho relazioni sane non posso essere felice . Non solo dobbiamo coltivarle, ma anche (e soprattutto) mantenerle! Facile da farsi con le persone “facili”, difficile da farsi con le persone “difficili”, quelle persone che ci “mandano in bestia” per vari motivi: persone che chiedono troppo persone che non danno nulla, persone che ci hanno fatto del male (poco o tanto che sia), persone depresse, persone che vorrebbero manipolarci Il metodo che Dio ha scelto per mantenere le relazioni con le persone “difficili” ha un nome: misericordia!

Il significato di  di misericordia

Eleemon” significa “colui che pratica la misericordia”.  La misericordia è “amore in azione”.

I quattro segni della misericordia

1. Se sono misericordioso sono paziente con le persone “particolari”
2. Se sono misericordioso perdono coloro che sbagliano
3. Se sono misericordioso aiuto chi soffre
4. Se sono misericordioso faccio del bene ai miei nemici
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Abbiamo parlato fino ad ora del significato della misericordia,  dei segni della misericordia. Ma perché dovrei essere misericordioso verso gli altri? E' esclusivamente a motivo del conservare le relazioni?

Si, e no. Si, perché è abbiamo detto che sarò felice se ho relazioni sane. E no, perché il fine della misericordia non è esclusivamente questo ora voglio darti tre motivi del perché devi essere
misericordioso verso gli altri.

Tre motivi per avere misericordia

1. Perché Dio ha avuto misericordia di me

Un giorno Pietro fece una domanda a Gesù:

“Allora Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?»  E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.” (Matteo 18:21-22)

Nella legge ebraica era scritto che bisognava perdonare 5 volte; Pietro ne aggiunge una di suo, e una extra per fare bella figura con Gesù. Si aspetta che Gesù gli dica “Bravo, Pietro!” Gesù lo gela: "Devi perdonare 70x7 = 490 volte..."

… e forse leggo male il brano, ma sapendo che Gesù sapeva che Pietro aveva aggiunto 2 alle 5 volte, Gesù sta dicendo a Pietro : “aggiungi alla legge quello che pensi ti faccia fare bella figura con me, e quindi moltiplica per quello che ne viene. E visto che più aggiungi per fare bella figura con me, più dovrai moltiplicare... significa che devi perdonare SEMPRE!” Perché dico questo? Perché la parabola che segue dice che a chi è stato perdonato il molto, molto deve perdonare.

“Perciò il regno dei cieli può essere paragonato ad un re che volle fare i conti con i suoi servi.  Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti.  E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato.  Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: “Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto”.  Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito.  Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: “Paga quello che devi!”  Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava, dicendo: “Abbi pazienza con me e ti pagherò”.  Ma l’altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito.  I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l’accaduto.  Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu me ne supplicasti;  non dovevi anche tu avere pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?” (Matteo18:23-33)

La parola che qui è tradotta con “pietà”, in originale è “eleemon” ...misericordia! Gesù sta raccontando una storia  a Pietro, ma  nel contempo sta palando a te, e a me, e ci dice: “Non avresti dovuto a tua volta avere MISERICORDIA come io ho avuto MISERICORDIA di te?”

Dio si aspetta che tu faccia ad altri quello che lui ha già fatto per te.  Dio si aspetta che tu abbia misericordia verso gli altri, Dio si aspetta che tu abbia “amore in azione” verso gli altri, esattamente come lui ha avuto “amore in azione”, misericordia verso te, e me!

Quando pensi alle persone che ti rendono nervoso, che ti fanno perdere la pazienza, che non sopporti, hai mai pensato che stai descrivendo te stesso? Tu avresti potuto essere così agli occhi di Dio, tu eri qualcuno che avrebbe potuto fargli perdere la pazienza,  con i tuoi peccati e con la tua disobbedienza!
Ma sai qual'è la differenza? Lui non ti ha mai guardato con quel tipo di occhio!  Nel momento in cui lo hai accettato, lui ha potuto dimostrare a te tutta la misericordia che ha avuto da sempre verso di te.

Il motivo perché possiamo mantenere dei rapporti sani con le persone e possiamo gestire quelli con le persone difficili è perché tu sei stato una persona difficile,  forse lo sei ancora...di sicuro lo sei ancora!  Ma Dio ha avuto misericordia di te. Guarda come Paolo, il grande Paolo, descrive se stesso, e e me!

“Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in lui per avere vita eterna.” (1 Timoteo 1:15-16)

Vi ricordate l'episodio nel quale gli ipocriti farisei portarono davanti a Gesù una donna colta in flagrante  adulterio?

“Allora gli scribi e i farisei condussero una donna còlta in adulterio; e fattala stare in mezzo,  gli dissero: «Maestro, questa donna è stata còlta in flagrante adulterio.  Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?»” (Giovanni 8:3.5)

Cosa fece Gesù? Cercò forse di giustificare il peccato della donna? O forse disse che quella legge era una legge sbagliata?  Niente di tutto questo: Gesù disse:

“«Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».” (Giovanni 8:7)

Gesù stava affermando: “ Avete ragione, questa è  la legge; allora, colui che non ha mai violato la legge, tiri la  prima pietra.”.

Silenzio: nessuno parlò più.  Tutti quanti silenziosamente se ne andarono,  nessuno tirò nemmeno un sassolino.

Gesù non stava autorizzando l'adulterio, stava mostrando misericordia,  la stessa misericordia che ha mostrato verso di te,  la stessa misericordia che vuole tu mostri verso gli altri. La misericordia è amore in azione.

2. Perché avrò bisogno di più misericordia in futuro

Dio non è stato soltanto misericordioso nel passato verso di te;  infatti egli non si aspetta che tu sarai perfetto dal momento in cui lo accetti fino alla fine dei tuoi giorni qua in terra!  Ricordati che avrai bisogno di misericordia anche nel futuro.

“perché il giudizio sarà senza misericordia per chi non ha usato misericordia: la misericordia trionfa sul giudizio”(Giacomo 2:13 PV)

Soltanto coloro che daranno misericordia riceveranno misericordia.

Ma tu potresti dirmi: “ma tu non capisci quanto questa o quella persona mi ha fatto del male! Io non potrò mai perdonarlo!”  Se è questo quel che pensi, mi auguro tu non abbia mai peccato.  Giacomo dice chiaramente che coloro che non avranno usato misericordia, non riceveranno misericordia. Mi auguro davvero tu non abbia  mai peccato!

Il perdono e la misericordia sono una strada a doppio senso;  se ti rifiuti di perdonare gli altri e ti rifiuti di avere misericordia verso gli altri, è come se stessi segando il ramo su cui stai seduto.

Io ho bisogno di essere misericordioso perché ho bisogno della misericordia di Dio per ciò che farò nel futuro.  Perché il mio futuro sarà pieno di errori, e devo stare attento nel chiedere giustizia per coloro che sbagliano contro di me, perché verrò giudicato con lo stesso metro!  Se sarò stato misericordioso, sarà giudicato con misericordia;  se ho chiesto giustizia sarò giudicato con giustizia!

Ebrei dice:

“Noi conosciamo, infatti, colui che ha detto: «A me appartiene la vendetta! Io darò la retribuzione!» E ancora: «Il Signore giudicherà il suo popolo».” (Ebrei 10:30)

Lascia che sia Dio a stabilire la pena per colui che ti ha offeso, umiliato, maltrattato, fato del male. Non cercare la tua giustizia Ma se vuoi giustizia, preparati a non peccare mai più.  Altrimenti, per giustizia, sarai punito! Ma se avrai usato misericordia, riceverai misericordia.

3. Perché mi rende felice

La misericordia rende felici;  non lo dico io, è Gesù che lo dice!  Lo abbiamo letto nel versetto iniziale, in Matteo 5:7

“Beati i misericordiosi, perché riceveranno misericordia” (Matteo 5:7)

Un altro modo per tradurre “beati” è appunto “felici”.  Personalmente non ho mai trovato una persona piena di risentimento,  che non vuole perdonare gli altri,  che cerca il male per il suo prossimo,  che è pure felice.  Persone del genere sono amare, arrabbiate, non sono mai felici. E chi è così, sapete a chi fa veramente male? A se stesso!

“L'uomo buono fa del bene a sé stesso, ma il crudele tortura la sua propria carne.” (Proverbi 11:17)

Dare misericordia sposta il fuoco del mio interesse da me stesso agli altri;  e siccome siamo fatti a immagine di Dio, sai che cosa c'è?  A Dio piace donare, è felice nel momento che vede gli altri felici,  sorride quando vede sorridere!  Se fai il bene, se dai un sorriso, se vedi l'altro felice, stai provando,  anche se in minima parte, quello che prova Dio ogni giorno; sei un po' come lui. La misericordia è un boomerang;  torna sempre indietro... se lo sai lanciare bene!

Come diventare misericordiosi

Come posso diventare una persona misericordiosa allora?  Il punto d'inizio di tutto quanto, la prima cosa in assoluto  è che devo sperimentare per me stesso la misericordia di Dio;  non la posso offrire a nessun altro se io per primo non ho ricevuto misericordia.

Allo stesso modo non posso offrire perdono a nessuno se per primo non sono stato perdonato.  Uno dei maggiori motivi perché non offriamo misericordia e  perdono, è perché non ci sentiamo perdonati e non proviamo per noi stessi la misericordia di Dio.

Fai attenzione, sto dicendo “non sentiamo”, “non proviamo”;  siamo esseri “emozionali”, Dio ci ha fatti così!  Ma non dobbiamo affidarci solo alle emozioni.  E, quando parliamo del nostro Creatore, dobbiamo cercare la concretezza dei fatti, piuttosto che la vaghezza dei sentimenti.

Ed i fatti dicono che il mondo è pieno di persone che sono state perdonate da Dio:  si chiamano “credenti”.  Ma, allo stesso modo, il mondo è pieno di credenti che non si “sentono” perdonati da Dio.  Ed è per questo che non riescono da sperimentare la misericordia, e a dare perdono. Perché non si sentono perdonati!

Dio è un dio di perdono,  è un Dio di misericordia:  se tu credi in lui, sei  stato (o sei stata) perdonato, hai ricevuto misericordia.  Su queste basi puoi perdonare, e puoi dare misericordia.  Una volta che hai capito questo, tutto il resto facile;  mantenere rapporti con le persone difficili diventa l' esercizio quotidiano di applicare lo stesso metro che Dio applica verso di te.

Inizia a guardare le persone nella stessa maniera con cui le guarda Dio;  egli non è eternamente imbronciato, non guarda il mondo e le sue creature con gli occhi di un tiranno,  ma con gli occhi di un padre,  con gli occhi d'amore di un padre.

Inizia guardare le persone che passano nella tua vita,  i tuoi colleghi di lavoro,  i tuoi compagni di scuola,  la tua famiglia,  nella stessa maniera con cui le guarderebbe Gesù.

Gesù è l'immagine stessa della misericordia: ha risollevato gli oppressi,  accettato i reietti,  sollevato coloro che erano addolorati,  amato quelli che nessuno voleva amare,  aiutato coloro che erano senza speranza e addolorati.

Gesù si è interessato di loro;  non ha vissuto questi momenti come uno stress,  non ha visto negli altri qualcuno con cui lottare giorno dopo giorno,  ma li ha visti come lo strumento con il quale dimostrar che Dio è amore,  non risentimento,  non odio,  ma amore! Tratta le persone con la stessa misericordia con cui sei stato trattato;  ricordati che la misericordia è amore in azione!

Voglio lanciarti una sfida:  oggi non andare a casa senza aver deciso nel tuo cuore chi è la persona a cui vuoi dimostrare che Dio è amore.  Sappi che tutte le volte che tu dimostri misericordia, Gesù, colui che è morto e resuscitato per te e per me, verrà glorificato.

Forse sarà una persona “particolare” con cui ti trovi a vivere fianco a fianco,  o forse qualcuno che ha commesso degli errori della sua vita,  forse anche contro di te.  Potrebbe essere qualcuno addolorato,
o potrebbe essere persino un tuo nemico, una persona a cui tu non augureresti alcun bene,  se non sapessi che col metro con cui tu giudichi verrai giudicato.

Chi sarà la tua persona? Io non posso saperlo, tu si!  Scrivi il suo nome sul foglio che hai tra le mani.
Forse ti servirà di pregare (e molto!) per mettere in moto la misericordia; ma ricordati che la misericordia è “amore in azione”,  che l'amore non è un sentimento, ma è un “movimento”!  Prega prima,  ma poi agisci!

Sta qui il segreto del conservare relazioni sane con le persone che ci circondano;  non posso cambiare loro, ma posso cambiare me stesso,  posso cambiare il mio atteggiamento.  E tramite il mio atteggiamento, testimoniando Gesù, posso lasciare che lo Spirito Santo operi negli altri, perché anch'essi vengano a Cristo e abbiano le loro vite trasformate da Cristo.

Preghiamo.

Hai mai sperimentato la misericordia di Dio? Questa è la cosa più grande che tu possa mai sperimentare; la misericordia è l'amore di Dio in azione. Gesù Cristo è così interessato a te da morire sulla croce perché i tuoi peccati passati, presenti e futuri, potessero essere perdonati. Ma, per poter usufruire di questo perdono, ci sono tre passi  che devi fare:  ammettere,  chiedere, lasciare.

1. Ammettere i tuoi peccati, 
2. chiedere perdono a Gesù, 
3. lasciare che egli ti purifichi da essi. 

Non c'è alcun motivo perché tu debba lasciare questo posto con un sentimento di colpevolezza. E quando avrai fatto questo, quando avrai capito che sei stato perdonato, che sei stato lavato, che hai ricevuto misericordia, sarai capace di mantenere i rapporti anche con le persone difficili che ruotano attorno alla tua vita. Sarà un nuovo inizio per te. Prega questo nel tuo cuore:

Signore, io voglio sperimentare la tua grazia e la tua misericordia.  Ti prego, perdona tutto ciò che di sbagliato io ho commesso.  Puoi aiutarmi a sentirmi perdonato così che possa perdonare gli altri?  Ti prego di aiutarmi durante questa settimana ad agire con misericordia verso gli altri, verso le persone difficili che incontro.  Signore tu hai mostrato misericordia verso di me nel passato, ma io ti chiedo di dimostrare la tua misericordia anche per il futuro, perché ne avrò bisogno.  Aiutami ad essere paziente verso coloro che sono particolari, verso coloro che mi irritano, che mi deridono; aiutami ad usare misericordia verso di loro.  Aiutami a dimenticare le ferite del passato; io le lascio a te, non mi appartengono più.  Da oggi io voglio iniziare a vedere le persone che mi passano a fianco così come le vede il mio Signore Gesù. Prego tutto questo nel suo santissimo nome. Amen

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