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24 luglio 2022

Salmo 1: la strada verso la felicità - 1° parte: Camminare con gli altri | 24 Luglio 2022 |

Il segreto della felicità non è estraniarsi dal camminare assieme agli altri, ma camminare in un modo tale che piaccia a Dio e che porti testimonianza di Lui agli altri.
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Oggi iniziami una serie di mini messaggi, per spronarci a mantenere accese le nostre capacità di continuare ad apprendere dalla Parola di Dio. Lo faremo studiando il Salmo 1 che dice così:

SALMO 1

1 Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori, né si siede in compagnia degli schernitori,
2 ma il cui diletto è nella legge del Signore e su quella legge medita giorno e notte.
3 Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa prospererà.
4 Non così gli empi, anzi sono come pula che il vento disperde.
5 Perciò gli empi non reggeranno davanti al giudizio, né i peccatori nell’assemblea dei giusti.
6 Poiché il Signore conosce la via dei giusti, ma la via degli empi conduce alla rovina.

Abbiamo più volte detto che “beato” significa semplicemente “felice: per cui il salmo è una sorta di libretto di istruzioni per essere felici.

Il salmo comincia con tre istruzioni per la felicita: la prima è:

che non cammina secondo il consiglio degli empi,

La parola usata nel salmo per empi è רְשָׁ֫עִ֥ים - rešā‘îm‘;  che significa, molto semplicemente “qualcuno che sbaglia”.

La seconda istruzione è:

che non si ferma nella via dei peccatori

La parola usata per peccatori è  חַ֭טָּאִים - ḥaṭṭā’îm’  che è un intensificativo di חָטָא  - ḥâṭâ che significa “mancare, perdere”  (sottinteso il bersaglio) per cui qualcuno che manca di molto.

La terza istruzione è:

né si siede in compagnia degli schernitori

La parola usata per schernitori è לֵ֝צִ֗ים – lêṣîm, che significa “fare le boccacce a qualcuno”.

Facciamo il solito gioco e trasformiamo il versetto con i significati che abbiamo trovato:

E' felice l’uomo che non cammina secondo il consiglio di quelli che sbagliano, che non si ferma nella via di chi manca il bersaglio  né si siede in compagnia di coloro che fanno le boccacce agli altri.

Sapete perché ho fatto questo? Perché quando leggiamo la Bibbia, e soprattutto leggiamo parole da “addetti ai lavori” come in questo caso “empi, peccatori, schernitori” facciamo difficoltà a capire chi siano  tra le persone che frequentiamo di solito nella vita. Il più delle volte li associamo a esempi estremi; Nerone, o Hitler erano “empi”, la personificazione del male.

E invece la Bibbia non era scritta per “addetti ai lavori”, ma per pastori, commercianti, massaie che spesso non sapevano neppure leggere; le parole e le illustrazioni che venivano usate, anche se poetiche, dovevano utilizzare termini e riferimenti che ciascun ebreo sapesse riconoscere e comprendere.

Vedete che la Parola vola molto più in basso, tra le persone che ci vivono a fianco, e le persone a cui si riferisce non sono la somma del male nel mondo, ma persone che sbagliano,  che mancano il bersaglio, che pendono tutto per scherzo  e per le quali non c'è niente di serio e di sacro.

Vedete come il numero di persone di cui parla si amplia? E come ANCHE noi stessi possiamo finire in quel numero? Chi è che non conosce persone simili? Tutti noi abbiamo amici e conoscenti che sbagliano,  mancano il bersaglio,  prendono tutto alla leggera. Ma anche noi possiamo sbagliare, mancare il bersaglio, essere superficiali...

Allora, il consiglio del salmista è dunque di stare alla larga da tutti questi, vero? Beh, se lo facessimo, saremmo destinati all'isolamento sociale staremmo davvero soli per gran parte della nostra vita.

Guadate l'inizio del versetto :

Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi...

Il salmista avrebbe potuto semplicemente dire: “Beato l'uomo che non cammina con gli empi... “ecc. … ma non lo fa!

Non lo fa perché sa che viviamo fianco a fianco con “empi” ovvero, con persone che sbagliano,

con peccatori, ovvero con persone che sbagliano ii bersaglio, con schernitori, ovvero persone che non prendono nulla sul serio...

Con queste persone noi siamo obbligati a camminare insieme, ma siamo anche chiamati a non “camminare secondo”, a fare passi differenti e strade differenti. Pietro sintetizza il concetto così:

“Basta già il tempo trascorso a soddisfare la volontà dei pagani vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle ubriachezze, nelle orge, nelle gozzoviglie e nelle illecite pratiche idolatriche. Per questo trovano strano che voi non corriate con loro agli stessi eccessi di dissolutezza e parlano male di voi.” (1 Pietro 4:3-4)

Vedete allora che correre “in un modo differente” da come corre il resto del mondo ci metta sotto una lente di ingrandimento, e ci dia possibilità di testimoniare del perché corriamo in quel modo.

Attenzione però alla tentazione di sentirsi “eletti”, differenti, sopra le parti: Gesù disse questo a coloro che avevano una simile tendenza:

“Ed egli disse loro: «Voi vi proclamate giusti davanti agli uomini; ma Dio conosce i vostri cuori; perché quello che è eccelso tra gli uomini, è abominevole davanti a Dio.” (Luca 16:15)

E Paolo rincara la dose:

“Non c’è nessun giusto, neppure uno. Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio.” (Romani 3:10-11)

Quale è l'antidoto alla nostra voglia di sentirci superiori?

 ma il cui diletto è nella legge del Signore 

Diletto in ebraico è חֶ֫פְצ֥וֹ - ḥep̄ṣōw, che significa avere una “inclinazione”, essere portato in qualcosa; per cui, se una cosa ci riesce bene,  allora saremo portati a fare più spesso quella che le altre cose.

Ad esempio, io sono naturalmente portato a cucinare; per cui non mi è di nessuna fatica quando chiamo a casa mia moglie e gli chiedo se abbia già preparato o debba pensare io al pranzo o alla cena. Cosa completamente differente succede per lo stirare; non ho una “naturale inclinazione”  verso di esso...e in realtà non mi interessa neppure di sperimentarlo.

Allo stesso modo tu potresti dirmi. “A posto, Marco, io non sono portato a studiare la Bibbia, non mi riesce bene e non sono come te, per cui mi tiro fuori. Farò qualche altra cosa, come pregare, fare la carità,  ma non chiedermi di applicarmi a studiare la Bibbia!”

Se pensi così, possiamo andare a cena assieme... perché è esattamente quello che dissi io ad un amico che voleva predicassi in chiesa circa una trentina di anni fa.

Era più o meno la stessa cosa che il popolo di Israele stava pensando dopo essere giunto nella Terra promessa; Giosuè, vecchio e stanco, convocò allora i capi delle tribù e disse lori questo:

“Applicatevi dunque risolutamente a osservare e a mettere in pratica tutto quel che è scritto nel libro della legge di Mosè, senza sviarvene né a destra né a sinistra...  ma tenetevi stretti al Signore, che è il vostro Dio, come avete fatto fino a oggi.” (Giosuè 23:6,8)

Quello che stava dicendo Giosuè ai capi del popolo, e che il mio amico stava dicendo a me, era che la conoscenza avviene attraverso la frequenza; la stessa cosa che Paolo avrebbe detto a Timoteo:

“Ma rifiuta le favole profane e da vecchie; esèrcitati invece alla pietà, perché l’esercizio fisico è utile a poca cosa, mentre la pietà è utile a ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella futura.” (1 Timoteo 4:7-8)

Come esercitarsi, allora?

e su quella legge medita giorno e notte.

Il salmista lo spiega dicendo che dobbiamo “meditare” la Parola giorno e notte: la parola meditare in ebraico è יֶהְגֶּ֗ה – yehgeh, che letteralmente significa “mormorare”. L'immagine è di qualcuno che gira per le strade e, a bassa voce ripete tra se e se delle parole.

Ora, non prendetemi alla lettera, ma cercate di capire il concetto che vuole esprimere il salmista; non è che dobbiamo andare per strada e borbottare Salmi e versetti  tra noi e noi...saremmo un bel po' strani!

Ma il concetto è quello che, se continuiamo a far girare nella nostra testa come “rumore di fondo” la Parola di Dio, alla fine entrerà così a fondo nella nostra natura che non dovremo più faticare ad applicarla, perché sarà parte di noi.

La prossima volta  vedremo gli effetti di tutto ciò sulla nostra vita di tutti i giorni.

In conclusione, cosa possiamo portare a casa da questi primi due versetti?

  • Devo camminare assieme a chi sbaglia, ma non devo camminare come loro.
  • Devo leggere la Parola ogni giorno.
  • Devo pensare ogni giorno a ciò che leggo. 
Preghiamo.



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08 agosto 2021

Costruire la gioia su Cristo 2° parte - Il Libro di Filippesi | 8 Agosto 2021 |

Dove stai cercando la gioia? Nella Legge, o nella Luce? Nelle regole o nelle ruote che servono per portarle? Le indicazioni di Paolo servono a aumentare la gioia, ma la gioia, quella vera, proviene solo da Cristo.
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Stiamo parlando da un po' del libro di Filippesi, che è uno dei libri più “gioisi nella Bibbia”

Come definiresti la gioia? Ho trovato incoraggiante una etimologia che fa derivare la parola “gioia” non dal latino “gaudium”, godimento (soprattutto fisico), ma dal sanscrito  "gai, gāyati ", ovvero "cantare",  nonché la radice indoeuropea "gaud" (formata da gā = alto + ud = canto). 

Da questa ricostruzione etimologica,  la parola gioia ha in se  l'idea di elevare un alto canto (di gioia, appunto)  come  reazione ad una forte emozione positiva di esultanza,  di benessere, di appagamento, di felicità...

Quando proviamo gioia perciò stiamo cantando con tutta la nostra voce verso ciò che ce la fa provare.

Tre settimane fa abbiamo visto  i primi  cinque motivi per cui cantare (che potete leggere / ascoltare / vedere QUI) oggi vediamo gli altri cinque.

6. La gioia è negli altri: l'egoismo uccide la gioia

“Ma anche se dovrò aggiungere il sacrificio della mia vita a quello che la vostra fede offre a Dio, ne sarò contento e mi rallegrerò insieme con tutti voi.  E anche voi dovete esserne felici e gioire con me.” (Filippesi 2:17-18 PV)

Paolo ne aveva già parlato in precedenza quando richiamava i credenti all'unità per annunciare il Vangelo di Gesù al mondo. Ma qui Paolo dice che non basta essere uniti per avere gioia  ma che la mia gioia arriva quando tu provi gioia.

In pratica Paolo dice che se io mi adopero perché tu abbia gioia, allora la tua gioia diventerà la mia gioia. Questo è uno dei principi fondamentali per essere veri servitori in una comunità di credenti.

Essere un buon servitore, essere una buona servitrice, non è aver ricevuto un incarico nella chiesa,  una sorta di promozione, uno status simbol: “io sono un responsabile di chiesa”. Ma è capire che il mio servire, sarà efficace quando quello che faccio farà sorridere, darà consolazione libererà, salverà qualcuno; allora io sarò nella gioia.

Sapete, molti “pastori” si sentono a posto solo perché guidano, predicano, battezzano, fanno matrimoni e funerali; Paolo  dice in 1 Corinzi:

“Non che noi vogliamo dirigere la vostra fede, ma desideriamo collaborare alla vostra gioia, perché è per fede che voi rimanete saldi.” (1 Corinzi 1:24 PV)

Un vero pastore, dice Paolo,  non dirige, ma collabora; non ti impone di quello che devi fare, pensare e pregare, non ti da delle regole e basta, me ti aiuta ad applicarle  affinché tu possa cantare di gioia nella tua vita di credente.

Ah... dimenticavo... questo non vale SOLO per i pastori, o per i diaconi, o per i responsabili di qualche cosa in chiesa, ma per tutti coloro che hanno creduto! Pietro dice nella sua lettera che i credenti sono “... un sacerdozio regale...” ( 1 Pietro 2:9). Questo è ciò che chiamiamo “il sacerdozio universale dei credenti”.

Come sacerdote di Cristo sei tenuto, sei tenuta non solo a desiderare la gioia degli altri, ma anche a collaborare affinché gli altri abbiano gioia. Se pecchi di egoismo, stai uccidendo la tua gioia.

Ora, puoi essere di aiuto ad altri credenti se te ne stai a casa, magari guardi i culti online, preghi da solo, da sola e vivi la tua vita di credente in perfetto isolamento?

La risposta, ovviamente, è: “No!”: ti serve una chiesa dove aiutare altri ed altre ad avere gioia.

Sesta istruzione del foglietto Ikea:  sforzati di portare gioia agli altri.

7. La gioia è nella riunione - la separazione uccide la gioia

“Perciò ci tengo molto che (Epafròdito)  ritorni da voi, perché so quanto vi farà piacere rivederlo, e questo alleggerirà anche le mie preoccupazioni. Accoglietelo dunque con grande gioia per piacere al Signore, ed abbiate stima di uomini così.” (Filippesi 2:28-29 PV)

Se avete letto la lettera di Filippesi, saprete che Eparfòdito era stato lì lì per morire; ora Paolo lo rimanda da loro per gioire assieme.

Certo, non è che dobbiamo per forza avere un fratello o una sorella che sono stati vicini alla morte per gioire. Ma il concetto è questo: rincontrarsi con vecchi amici credenti, persone con cui abbiamo condiviso  una parte della nostra vita nella fede, ci reca gioia.

All'epoca di Paolo l'unica maniera per incontrasi era andare a piedi. Se c'è una sola cosa buona che ci ha insegnato il lockdown è che abbiamo la tecnologia per incontrarci stando a casa propria.

Chi sono le persone che sono state importanti  nella tua vita di credente? Ci sono ancora? Se si, da quanto non le vedi e non le senti? Fai una lista di tre o quattro persone (se sono di più, meglio) e programma di “incontrarle”, sia di persona (meglio) che in modo virtuale.

Se pensi di non andare in vacanza quest'anno, sappi che Charles Spurgeon (predicatore battista inglese dell'800) una volta disse  “Quando incontro qualche vecchio amico nella fede è come essere in vacanza di una settimana.”

Può essere una gran vacanza spirituale e una gran medicina per l'anima cantare di gioia assieme ad altri credenti  Se invece decidi di fare l'eremita, l'asociale, quello o quella che tiene il muso guarda quello che dice Proverbi:

“Tutti i giorni sono brutti per l’afflitto, ma per il cuore contento è sempre allegria.” (Proverbi 15:15)

Non ti conviene; starai uccidendo la tua gioia.

Settima istruzione: pianifica di incontrarti con altri credenti.

8. La gioia è avere piani per il futuro -  la mancanza di uno scopo uccide la gioia

“Perciò, restate fermamente uniti al Signore! Ho tanta voglia di rivedervi, cari fratelli! Voi siete la mia gioia e la ricompensa del mio lavoro.” (Filippesi 4:1 PV)

Paolo, incatenato ad un soldato romano, sapendo che Nerone lo avrebbe mandato a morte... faceva ancora piani!

Una delle cose per cui mia madre Maria è vissuta quasi novanta anni è che non aveva mai smesso di fare piani per il futuro, e questo le dava gioia... fino a quando non ha incominciato a preoccuparsi per la sua salute che era sempre più malmessa!

Era credente,  e conosceva bene questo passo, ma...

"E chi di voi può, con la propria ansietà, aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita? …  Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.” (Matteo 6:27, 34)

Ma spesso noi ci crediamo qui (nella testa) ma non ci crediamo qui (nel cuore)... e smettiamo di cantare di gioia. Paolo ci credeva...e basta! Non si preoccupava, e continuava a cantare!

Gesù a detto “Dacci OGGI” il nostro pane QUOTIDIANO” (Matteo 6:11) ovvero:“Occupati, non preoccupati dell'oggi,  perché all'oggi ci penso io.Qualsiasi cosa sia il tuo oggi,  dal raffreddore in su, dallo a me perché voglio che tu sia concentrato sul futuro... così che tu possa occuparti, non preoccuparti dell'oggi, mentre pianifichi il domani, per avere gioia.”

Mia madre Maria ha vissuto nella gioia  gran parte della sua vita... poi ha smesso di fare piani.. e si è preoccupata, e la gioia negli ultimi tempi è svanita, e lo sapeva; è per quello che diceva che era ora che Dio la chiamasse a se.

La mancanza di scopo  rende la vita e tutti i suoi problemi  più difficili da sopportare.

Ottava istruzione: occupati di oggi e fai piani per domani.

9. La gioia  è  apprezzare ogni momento - gli avvenimenti della vita proveranno a uccidere la gioia

"Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.” (Filippesi 4:4)

Paolo non  specifica quando dobbiamo rallegrarci né per cosa dobbiamo rallegrarci... tanto dobbiamo SEMPRE rallegrarci. E lo ripete due volte... perché di solito lo dimentichiamo!

“Anche se ho un familiare ammalato?" Si! “Anche se i soldi non bastano per arrivare a fine mese?” Si! “Anche se sono stato licenziato?” Si!

Vi ricordate la differenza tra felicità e gioia che abbiamo visto nel primo di questi due messaggi?

La a felicità è legata all'adesso, a cosa mi accade, (cose belle, cose brutte); la gioia è legata al passato cosa è accaduto (sono stato salvato da Gesù).

La felicità è legata al come sono (sano, malato, libero, in carcere), la gioia è legata al chi sono (sono un figlio/figlia di Dio, sono perdonato/perdonata).

La felicità è legata a quello che ho (sono ricco, sono povero), la gioia è legata a quello che avrò (sono erede del cielo).

Ve lo metto in un modo differente. Una delle cose che mi dà gioia la mattina, è svegliarmi e vedere il sole che spunta dietro al Monte Cimino. Per cui la mia gioia risiede nei mille colori che il sole proietta nel cielo e sulle nuvole.

Supponiamo che una mattina mi svegli col mal di  schiena: (capita spesso da un po' a questa parte): sarò felice del mal di schiena? Di sicuro no!

Questo significa che, poiché ho il mal di schiena, l'alba è sospesa a data da destinarsi, vero? Detto volgarmente, al sole, al monte, alle nuvole e all'atmosfera, del mio mal di schiena non glie ne importa un fico secco!

I colori dell'alba non  sono legati al come mi sento quella mattina, e neppure la gioia di vederli lo è, anche se non sono felice col mio mal di schiena!

Ve la metto ancora in un'altra maniera... anzi, lascio che sia Gesù a mettervela in un'altra maniera:

"Beati voi, quando gli uomini vi odieranno, e quando vi scacceranno, vi insulteranno e metteranno al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figlio dell’uomo. Rallegratevi(= chairo – la stessa parola che usa Paolo) in quel giorno e saltate di gioia, perché, ecco, il vostro premio è grande in cielo; perché i loro padri facevano lo stesso ai profeti.“ (Luca 6:22-23)

Gesù afferma che, i colori stupendi dell'alba ci sono anche quando stai dentro ad un pozzo profondo; e che nessuno potrà mai portarteli via, che puoi continuare a cantare a tutta voce!

Attenzione,  perché se non riesci a vedere i colori stupendi che hanno dipinto la tua vita da quando hai creduto in Cristo, allora finirai per concentrarti  sui mal di schiena, sugli intoppi, sulle pareti del pozzo dove stai ora,  finiranno per uccidere la tua gioia e per spegnere il tuo canto.

Nona istruzione: impara ad avere gioia per chi sei non per come stai.

10. La gioia è nel dare - L'avarizia uccide la gioia

“Mi ha fatto immenso piacere che avete pensato di nuovo a me, e ringrazio per questo il Signore. So che mi avete ricordato sempre, ma vi era mancata l'opportunità di dimostrarmelo.” (Filippesi 4:10 PV)

Vi ricordate cosa avevano fatto i Filippesi per Paolo come pensiero? Una cartolina? Una e.card? Un “GIF” animato? Certo che no! I pensieri per Paolo dei Filippesi erano: preghiere,  soldi,  cibi,  vestiti, erano persone che da Filippi andavano a piedi fino a dove Paolo era in carcere  per stare assieme a lui.

I Filippesi non erano ricchi, anzi, tutt'altro, ma DAVANO abbondantemente, e con gioia. E quella gioia nel dare provocava in Paolo la gioia nel ricevere; gioia vedere che non si erano dimenticati, che erano generosi, che erano pronti a dare, anche se non avrebbero potuto permetterselo.

Da chi avevano appreso questo? Lo avevano sentito dire più e più volte  proprio da Paolo:

“In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando così, e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”».” (Atti 20:35)

Paolo descrive due gioie : quella di chi riceve, ed è una gioia “standard”, “S” e quella di chi da che è una gioia “maxi”,  “XXL”

Per provare la gioia standard, “S” basta che tu sia connesso ad una chiesa sana dove i membri prendono sul serio quello che dice Paolo, e sono generosi, e ti danno.

Ma se  cerchi la gioia “XXL” allora sei tu quello che deve dare, che deve impegnarsi a renderla sana,  osservando i comandamenti di Gesù.

Attenzione,  se tu hai il “braccino corto” se sei avaro nel dare, allora stai impedendoti anche di ricevere. Non avrai gioia, “S” e non avrai più gioia “XXL”

Decima istruzione: dai più di quello che ricevi.

Abbiamo concluso le dieci istruzioni del foglietto Ikea, e tu potresti dirmi: “OK Marco, ho capito, farò come dice Paolo per avere gioia nella vita”.

Se ti ho portato a pensare questo sin qui significa che ti devo chiedere scusa perché non sono un buon predicatore.

Queste due predicazioni si intitolano “Come costruire la mia gioia SU CRISTO” non “su quello che dice Paolo”! Queste istruzioni fanno parte di una strategia  per AUMENTARE la nostra gioia, non sono la fonte VERA della gioia.

Senza la VERA fonte della gioia, tutte queste istruzioni sono assolutamente inutili. E' come se avessimo il foglietto, ma non le parti del mobile.

Quale è la VERA fonte della gioia? E' seguire la Legge? Conoscere a menadito  tutte le regole per essere cristiano?

Sapete, se vi predicassi  SOLO la Legge, se vi insegnassi SOLO  i buoni principi contenuti nella Bibbia è come se vi dicessi: “vai al piano di sopra, buttati dal balcone, e VOLA!

NON PUOI FARLO!  Ci vuole qualcosa, o qualcuno  che mi dia le ali ...

Qualcuno che conosca chi ha scritto la Legge, e che lo faccia conoscere anche a te, e che è la fonte VERA della gioia.

LO CONOSCI?

“In lei (nella Parola) era la vita, e la vita era la luce degli uomini... Poiché la Legge è stata data per mezzo di Mosè; la Grazia e la Verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo..” (Giovanni 1:4,17)

La Legge era un sasso, la Grazia e la Verità sono una luce. La Legge era un peso, la Grazia e della Verità sono le ruote con cui trasportarla: e il non avere più pesi da portare è questo che produce la gioia.

“Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia completa.” (Giovanni 15:11)

Dove stai cercando la gioia? Nella Legge, o nella Luce? Nelle regole o nelle ruote che servono per portarle?

A chi stai cantando con tutta la tua voce?

Costruisci la tua gioia su Cristo, perché...

“Tu m’insegni la via della vita; ci sono gioie a sazietà in tua presenza; alla tua destra vi sono delizie in eterno.” (Salmo 16:11)

Preghiamo.

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18 luglio 2021

Costruire la gioia su Cristo 1° parte - Il Libro di Filippesi | 18 Luglio 2021|

C'è differenza tra felicità e gioia.  La felicità è legata al come sono, la gioia è legata al chi sono. La felicità è legata a quello che ho, la gioia è legata a quello che avrò. Se ho creduto in Gesù sono salvo, erede di Cristo, figlio di Dio. E posso avere gioia anche quando la felicità non c'è nella mia vita.
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Mentre Jean e Celeste continuano ad illustraci  la teologia della gioia e dell'unità presente nel libro di Filippesi, vorrei parlare con voi stasera di un versetto che spesso ci sentiamo ripetere, e che anche noi talvolta ripetiamo agli altri: il versetto è questo:

“Trova la tua gioia nel Signore, ed egli appagherà i desideri del tuo cuore.” (Salmo 37:4)

Davide sembra quasi dire che l'unica gioia possibile la puoi trovare nel Signore... Per cui, inutile cercarla in altri posti e in questa vita.

Spesso, se siamo davvero in vena di dare consigli biblici, aggiungiamo a questo versetto anche un altro: questo:

“Nel mondo avete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16:33 b)

In pratica stiamo affermando anche noi “Lo so, la vita fa schifo... ma tanto c'è Gesù!”

Come si accoppia allora il Libro di Filippesi e la teologia della gioia di Paolo con quello che spesso affermiamo (prove bibliche alla mano) che la terra è un posto per patire e il Paradiso quello dove gioire?

Vi voglio rassicurare innanzi tutto; non sono qui stasera per insegnare la “teologia della depressione”; perché, vedete, molte volte noi credenti veniamo visti come brave persone, ma  fondamentalmente depressi e pessimisti rispetto alla vita. Persone un po' tristi che aspettano di morire per godere.

Il cristianesimo non è assolutamente questo; è anzi tutt'altro, è un modo di vivere attivo e pro-attivo.

Gesù non era depresso, viveva nel mondo, a contatto con le persone, lo invitavano a pranzo e a cena perché era un maestro ma era anche divertente, e sapeva stare bene assieme agli altri.

Se il nostro modello era così,  allora perché gira questa “favola”  che i credenti sono depressi e noiosi e che gli è vietato vivere godendosi anche questa vita?

Questo si deve ad un “corto circuito”  nell'esposizione del Vangelo che, nei secoli ha creato una teologia differente da quella che descrive Paolo, che va sotto il nome di “teologia della povertà”, che afferma che, se siamo credenti, allora è ovvio che soffriremo  che saremo MENO felici degli altri, saremo perseguitati, avremo limitazioni morali che altri non avranno, eccetera. 

Sapete perché è successo? Perché molti bravi teologi non hanno compreso la differenza che c'è tra felicità e gioia; Paolo parla proprio di questo in Filippesi.

La prima (la felicità) è legata all'adesso, a cosa mi accade, (cose belle, cose brutte); la seconda (la gioia) è legata al passato cosa è accaduto (sono stato salvato da Gesù).

La felicità è legata al come sono (sano, malato, libero, in carcere), la gioia è legata al chi sono (sono un figlio/figlia di Dio, sono perdonato/perdonata). La felicità è legata a quello che ho (sono ricco, sono povero), la gioia è legata a quello che avrò (sono erede del cielo).

E' per questo che, come credente posso soffrire e essere nella gioia allo stesso tempo.

Come molti sanno ho giocato a rugby per una decina di anni; Fare una partita comporta sempre  provare una certa quantità di dolore soprattutto per uno come me che pesava all'epoca  68 chili contro i miei avversari che ne pesavano oltre 100.

Ero felice di essere placcato e sbattuto a terra? Certamente no! Faceva male? Si! Ma  provavo gioia quando la mia squadra vinceva!

Era felice Paolo, scrivendo Filippesi, incatenato come era ad un soldato Romano aspettando di morire? Penso di no. Eppure aveva gioia,  tanto da dire:  

“Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno.” (Filippesi 1:21)

La Bibbia non solo ci dà permesso di essere pieni di gioia,   ma più di questo, ci comanda di essere pieni di gioia. Paolo scrive in Filippesi:

"Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.” (Filippesi 4:4)

Lo ripete due volte: questo significa che Paolo era cosciente che, come credenti, i Filippesi (e noi) abbiamo spesso difficoltà a vivere nella gioia.

I credenti della chiesa di Filippi  non avevano vita facile: la città dove vivevano era la stessa dove Paolo e Sila  erano stati messi in carcere per aver guarito una donna scacciando un demone.

Paolo gli rammenta (a loro come a noi) che possiamo avere gioia nel bel mezzo delle prove, e quando non siamo felici.

Come faccio ad avere gioia nella sofferenza, allora? Esiste un “foglietto di istruzioni”?

Il tuo foglietto di istruzioni

Come fai, quando hai comperato un tavolo all'Ikea per costruirlo? Io normalmente faccio “a tentativi”: di solito mi riesce, ma non sempre, e spreco un bel po' di tempo.

Mia moglie, invece, non muove vite se prima non ha letto le istruzioni... tutte, da cima a fondo.

Come credenti ci comportiamo più spesso come faccio io: andiamo “a tentativi”; e qualche rara volta riusciamo a provare gioia nella nostra vita piena di problemi.

Ma è molto più semplice fare come fa mia moglie Janet: e il “foglietto di istruzioni” ce lo ha provveduto Paolo 

nella lettera ai Filippesi, contenente dieci passi per costruire bene il mobile e avere gioia.

Ma, attenzione! Devi seguire TUTTE le dieci istruzioni; per avere il “tavolo” della gioia  correttamente assemblato, altrimenti, se qualche passaggio lo eviti, tutto si monta e invece di aiutarti a costruirlo finisce che tutto cade a terra, anche i pezzi ben montati.

Oggi vedremo i primi cinque, fra due settimane gli altri cinque.

1. La gioia è nel lavorare assieme - La solitudine uccide la gioia

”Quando prego per voi, il mio cuore si riempie sempre di gioia per tutto l'aiuto che mi avete dato nel diffondere il Vangelo dal giorno in cui l'avete conosciuto fino ad ora.” (Filippesi 1:4-5)

L'abbiamo visto la scorsa settimana con Celeste: La gioia si costruisce lavorando assieme, attraverso l'unità su una  missione e uno scopo condivisi. 

Paolo avrebbe avuto tutto il diritto di vantarsi di ciò che aveva fatto... e invece loda i Filippesi per l'impegno costante. Dice che una piccola chiesa, popolata da neo credenti  (non studiosi della Bibbia , non dottori della Legge, non predicatori) erano il SUO aiuto nel diffondere il Vangelo!

Più avanti dirà loro così:

“Non fate niente per motivi egoistici, non fate niente per esaltare voi stessi. Siate invece umili, considerando gli altri con riguardo, come se fossero migliori di voi.” (Filippesi 2:3 PV)

La vera gioia è quando la squadra, tutta la squadra ha successo, non quando uno solo della squadra ha successo. E il successo della squadri ti Cristo che è la chiesa sta nella capacità di testimoniare il suo amore agli altri.

Ma attenzione,  se lavori da solo, se fai il lupo solitario, se nessuna chiesa ti soddisfa e pensi di poterne fare a meno se affermi (come molti fanno)  che non ti serve una chiesa per adorare e servire Gesù, allora stai distruggendo la tua gioia.


Prima istruzione del tuo foglietto: frequenta una sola chiesa locale, e impegnati a lavorare nei suoi ministeri assieme ad altri con cui stai assieme regolarmente. NON SOLO A “FREQUENTARE”!

2. La gioia è annunciare il Vangelo -  Il peccato uccide la gioia

“Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunciato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora.” (Filippesi 1:18)

Cosa significa annunciare il Vangelo? Significa proclamare la “buona novella” ovvero “una bella notizia”: quale? “ I tuoi peccati sono stati perdonati se hai creduto in Cristo.”

E' questo che reca gioia a Paolo, il sapere che, in un modo o nell'altro, in molti hanno ricevuto il Vangelo del perdono di Cristo.

La gioia nasce non dal come sei adesso, oggi ma dal come sei in eterno: salvato, perdonato; e non puoi tenerlo per te solo, per te sola!

Ma è difficile annunciarlo se il peccato ancora ti domina: il peccato  è un guastafeste, e uccide la gioia.

Davide, dopo aver peccato,  facendo sesso fuori dal matrimonio con Bat-Seeba, scrive nel Salmo 51 queste parole:

Rendimi la gioia della tua salvezza, e uno spirito volenteroso mi sostenga” (Salmo 51:12).

Davide afferma che la gioia prima c'era... e adesso Dio se la è presa indietro... “Ridammela! La voglio di nuovo!”

La riavrai, se confessi, come Davide... Ma se ti giustifichi dicendo che tutti lo fanno, se minimizzi :”non è un gran peccato”... e non chiedi scusa, tu stai uccidendo da solo la tua gioia.

Seconda istruzione sul tuo foglietto: impegnati ad evitare il peccato per quanto possibile (siamo peccatori perdonati... ma peccatori!).

3. La gioia è nella speranza - La disperazione uccide la gioia

“So infatti che come risultato io sarò liberato, perché voi pregate per me e lo Spirito di Gesù Cristo mi aiuta.” (Filippesi 1:19a)

Paolo fu liberato (probabilmente era prigioniero a Efeso o a Cesarea o a Roma) ma la sua speranza era legata a un compito specifico  a cui Paolo si sentiva chiamato da Dio: giungere fino a Nerone

per testimoniare dinanzi a lui di Cristo. (ricordate, Dio vuole che TUTTI ascoltino almeno una volta il Vangelo, anche Nerone, anche Hitler, anche Kim Jong Hun).

Per Paolo la speranza si estrinseca in tre certezze:  “Io sarò liberato.  Io so che voi pregate.  Io so che lo Spirito Santo è al mio fianco”:

Ma, attenti, perché per avere gioia  ti serve la certezza e perciò ti serve chi prega per te e ti serve lo Spirito Santo... Tu solo, e le tue certezze non bastano per avere la gioia.

Terza istruzione sul tuo foglietto: chiedi lo Spirito Santo e chiedi ad altri credenti di pregare per te. E, anche qui, è ovvio che devi avere una chiesa per farlo.

4. La gioia è nella fede - L'immaturità uccide la gioia

“Perciò sono certo che resterò sulla terra ancora per aiutarvi a progredire e perché abbiate gioia nella vostra fede.” (Filippesi 1:25 PV)

Paolo lega la gioia alla crescita della conoscenza di Cristo; più progredisci nella conoscenza più gioia troverai nella fede.

In sostanza afferma che se la tua fede rimane ai blocchi di partenza, se resta la stessa di quando hai accettato Gesù la tua gioia sarà limitata. più conosci di Gesù, più la tua fede diventa forte, più gioia avrai.

Ma, attenzione, se per te un'oretta qua dentro la chiesa ti basta … e non fai nulla di altro, la tua fede rimarrà quella di un bambino, e anche questo ucciderà la tua gioia.

Quarta istruzione sul tuo foglietto: studia la Parola di Dio  e ascolta  gli insegnamenti dei tuoi leader.

5. La gioia è nell'unità – La divisione uccide la gioia

“Rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento. (Filippesi 2:2)

Anche questo lo abbiamo ascoltato una settimana fa: la gioia per Paolo nasce e cresce  attraverso l'unità dei credenti.

Questo non significa che dobbiamo pensare tutti allo stesso modo, che ci debbono piacere le medesime cose e che dobbiamo avere tutti gli stessi gusti.

Paolo non dice questo: e infatti spiega più sotto:

“Affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra,  e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.” (Filippesi 2:10-11)

Paolo sta dicendo:  “Qualsiasi siano le vostre opinioni, ricordatevi che il progetto è quello di far conoscere Gesù a più persone possibili.”

Se vogliamo essere efficaci, allora dobbiamo abituarci a lavorare assieme, a mettere da parte qualche volta le nostre idee  e accettare quelle degli altri... come? Essendo “altruisti”:

“Cercando ciascuno non il proprio interesse, ma {anche} quello degli altri. “ (Filippesi 2:4)

Ma, attenzione, se  invece di coltivare l'unità, coltiviamo l'egoismo che genera la divisione se la vogliamo sempre vinta noi, se non arretriamo di un millimetro, stiamo uccidendo la gioia.

Quinta istruzione sul nostro foglietto: abituati a discutere ascoltando l'altro, piuttosto che ascoltare te stesso.

Conclusione

Cosa stai cercando nella tua vita? La felicità che è legata al come sono, o la gioia che è legata al chi sono in Cristo?

La felicità legata al cosa posso ottenere, o la gioia legata a cosa ho già ottenuto in Cristo?

La soluzione non è solo nell'avere gli strumenti e i materiali per costruire il mobile della nostra gioia,  ma soprattutto nel seguire le istruzioni.

Nella tua vita avrai momenti felici e momenti infelici, ma la tua gioia non dipende da come sei ma da chi sei in Cristo e da quello che fai per far crescere la tua gioia in Cristo.

Preghiamo.

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10 gennaio 2021

Quale è il tuo piano? | 10 Gennaio 2021 |

Quale è il tuo piano per il 2021? Ne hai uno? E comprende solo te stesso, o anche le persone che ti vivono attorno? Cristo vuole che tu sia il suo "altoparlante" in questo nuovo anno... ma devi avere un piano perché accada.
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Tempo di lettura: 9 minuti 
Tempo di ascolto audio/visione video: 38 minuti

La scorsa settimana vi ho chiesto con quale mano stai accogliendo il 2021; con una mano che blocca la Grazia di Cristo, che la schiaccia assieme a tutto quanto il resto, che la rifiuta, oppure che la accoglie.

E' importante, perché siamo a quasi un anno di “lockdown”, questa parola che abbiamo imparato che significa grandi sacrifici, anche se a fin di bene.

Ma, nonostante tutto, siamo sopravvissuti, anzi, ci siamo “abituati”, abbiamo mutato le nostre abitudini, abbiamo scoperto nuovi modi di comunicare.

Chi aveva mai sentito parlare di Zoom prima? A casa mia forse mia moglie che insegna all'università, e Matteo che studia in Inghilterra.

Siamo stati comunque capaci  di mantenere contatti con le persone che amiamo, anzi, forse per via del Covid, del tempo da passare a casa  e grazie ai social abbiamo ripreso contatto con persone che non sentivamo da molto.

Questo ci è successo come persone, a livello individuale. Ma tu ed io, non siamo solo “noi”.. Il tuo corpo e il mio non si limitano a quello di cui sono “composti, ossa carne e cartillagini” come diceva Totò.

C'è qualcosa che va ben oltre noi stessi; se sei credente tu sei solamente la parte di un “corpo” enormemente più grande.

“Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito...Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua.” (1 Corinzi 12:13, 27)

Cosa abbiamo fatto del “corpo di Cristo” nel 2021? Chi mi conosce sa che, nel mese di gennaio, una delle mie prime predicazioni è dedicata al riassunto di quello che abbiamo fatto durante l'anno passato.

Di norma vi faccio vedere foto di tutti gli  eventi, di chi abbiamo ospitato in chiesa, degli eventi pubblici all'aperto, dei pranzi assieme, dei ritiri, eccetera.

Quest'anno, per ovvie ragioni, non ho da mostrarvi nulla. Non ci sono stati eventi speciali, né agapi, né battesimi, né ritiri... nulla!

Dal 15 marzo al 24 maggio, per due mesi e mezzo  non siamo neppure venuti qua in sala, ma abbiamo fatto “dirette web”.

Potrebbe sembrare che “abbiamo perso un anno”... ed il timore è che, con il continuare della pandemia, potremmo perderne un altro!

Ma, vorrei vedere con voi alcune tabelle 










Siamo proprio sicuri che è stato un “anno perduto”? I dati ci dicono di no! Ci dicono anzi che per 13.294 volte, anche se per un minuto, siamo entrati nella casa di qualcuno vicino o lontano. La nostra piccola chiesa è arrivata in Italia, negli Stati Uniti, in Romania, in Svizzera,  in Basile, nel Regno Unito, in Venezuela. 

Per 13.294 volte qualcuno ha ascoltato  anche una sola parola del Vangelo. Qualcuno si è inginocchiato, qualcuno a pregato, forse qualcuno ha dato la sua vita a Cristo o ha riaffermato il suo patto personale con Lui senza che noi ne sapessimo nulla.

Ve lo sareste immaginato? Perché è successo? Perché siamo bravi? No, non perché siamo bravi... ma, per due motivi principali.

Il primo è perché c'è una chiesa "fisica, reale, che si incontra e prega, che dà la decima e con quella decima siamo capaci di pagare la tecnologia che ci permette di stare online. Senza chiesa fisica, non ci sarebbe stata la chiesa "virtuale",

Il secondo, e più importante, è semplicemente, perché invece di vedere il Covid come un disturbo lo abbiamo visto come una opportunità.

Invece di farci spaventare dal virus abbiamo cercato le persone che erano spaventate e che cercavano conforto, spiegazioni,  qualcosa che le aiutasse a “non dare di matto.

Abbiamo fatto qualcosa di nuovo? Assolutamente no! Questo è quello che i credenti di ogni epoca hanno da sempre fatto per aggiungerne uno in più a Cristo.

I grandi risvegli spirituali sono sempre avvenuti nei momenti più difficili attraverso persone che hanno visto i problemi non come un muro per il Vangelo, ma come una opportunità per Cristo.

Pensate a Paolo quando venne arrestato; fu portato in tribunale e gli fu offerto un “occhio di riguardo” dal governatore Festo:

“Ma Festo, volendo fare cosa gradita ai Giudei, disse a Paolo: «Vuoi salire a Gerusalemme ed essere giudicato in mia presenza intorno a queste cose?» Ma Paolo rispose: «Io sto qui davanti al tribunale di Cesare, dove debbo essere giudicato...Agrippa disse a Festo: «Quest’uomo poteva essere liberato, se non si fosse appellato a Cesare» ” (Atti 25:9-10, 26:32).

Paolo vedeva il suo arresto non come un ostacolo al vangelo, ma come una opportunità per portarlo oltre Gerusalemme, oltre la Giudea, oltre il medio Oriente, per portarlo al centro del mondo di allora, a Roma!

Quando Paolo scrisse la sua lettera ai Filippesi, era incatenato ad un soldato romano notte e giorno; invece di lamentarsi esprimeva  gratitudine per il fatto  che il Vangelo stava avanzando  a motivo della sua prigionia: 

“Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo; al punto che a tutti quelli del pretorio e a tutti gli altri è divenuto noto che sono in catene per Cristo; e la maggioranza dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno avuto più ardire nell’annunciare senza paura la parola di Dio.". (Filippesi 1: 12-4)

Paolo aveva pianificato di finire in catene, ma  era in grado di vedere oltre le catene,  guardarle come una opportunità piuttosto che come un limite.

In che modo siamo disposti  a vedere le opportunità che il 2021 ci offre non come un limite ma come una opportunità?

Nel 2021 vogliamo vedere la pandemia come una limitazione, o come una opportunità?

Il 2020 ci ha dimostrato nei numeri che quello che credevamo un limite si è risolto in un megafono verso il mondo.

Siamo pronti, ciascuno per parte sua, ciascuno come “membra”, pezzi importanti, mani, braccia, occhi, voci del corpo di Cristo a vedere oltre le limitazioni? A portare Cristo oltre le zone rosse, arancio, gialle rinforzate?

Vogliamo piangerci addosso, perché siamo pochi, perché i nostri mezzi sono pochi, perché le occasioni di incontro sono poche?

Oppure vogliamo vedere il valore di essere pionieri come lo erano le chiese primitive, quelle di Atti, quelle “fatte in casa” tra un bimbo sul vasetto da notte e un soffritto sul fuoco?

Sapete, io negli anni ho imparato che se voglio che le cose accadano devo avere un piano  che guardi al futuro, ai prossimi 365 giorni, altrimenti le cose non accadranno, perché me ne dimentico  o perché ci sono cose che rubano spazio ad altre.

Questo ad esempio è il foglio dove scriviamo ciò che vogliamo accada in chiesa durante l'anno. Non tutto si concretizza sempre, ma molto viene fatto.

Quale è il tuo progetto per il 2021? Vorrei darti quattro suggerimenti per poter trasformare il 2021 in un anno di opportunità per Cristo.

1. Pregare

La parte che tutti possiamo fare, quella più facile … in apparenza, più difficile nella realtà, è pregare per la conversione di persone che neppure conosciamo.

E' facile pregare per la conversione di un amico, di un familiare di qualcuno che conosciamo  ed al quale siamo legati... Ma farlo per uno sconosciuto, o forse per qualcuno che conosciamo e poco (o niente) apprezziamo... beh, quello è un altro paro di maniche!

Paolo si preoccupava profondamente  per i suoi compagni ebrei  ed era addolorato perché molti di loro  non erano riusciti a ricevere Gesù  come il Messia promesso e il Salvatore del mondo.  In Romani 10: 1 dice: 

"Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro è che siano salvati.". (Romani 10:1)

Ognuno di noi entra quotidianamente in contatto con non credenti.  La domanda da porsi è; "Chi è che Dio mi mette davanti perché vuole che sia salvato/salvata?"

Pensa a qualcuno che conosci di vista,  e che sta male... o anche che sta bene, ma senza Gesù! Hai un  peso per lui o per lei? Paolo lo aveva.  Noi dovremmo averlo allo stesso modo.

2. Parlare

Spesso il Vangelo non arriva semplicemente perché non ne parliamo mai. Magari aspettiamo il momento opportuno, quello dove c'è un tempo calmo, un incontro rilassato, una discussione che non va da nessuna parte per metterci dentro Cristo... e quel momento non arriva mai!

Paolo ha scritto In Romani: 

“Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunci?”   (Romani 10:14)

Il mio sogno  è di vedere una chiesa di  predicatori! Intendetemi bene,  non di persone che predicano  la domenica mattina,  ma di credenti che attivamente e intenzionalmente  proclamano il Vangelo ai non credenti nella vita quotidiana  attraverso normali conversazioni.  Di persone che non sono timide riguardo alla loro fede di persone come Paolo:

“Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede..." (Romani 1:16 a)

Ricorda una cosa: il punto più vicino  tra un non credente e Dio sei tu. 

Non presumere che prima o poi qualcuno  meglio di te evangelizzerà quella persona... perché potrebbe non accadere!

3. Condividere

La vita moderna è tanto veloce, le persone normalmente  non hanno tempo di sedere,  di vedere,  di ascoltare... Il Covid ha cambiato questa regola! Abbiamo miliardi di persone al mondo che purtroppo (o finalmente) hanno tempo! Tutto quello che vogliono!  Sono a casa in zona rossa!

I diagrammi che vi ho fatto vedere all'inizio dimostrano che le persone sono AFFAMATE di sapere! Tutto dipende da cosa troveranno.

Possono trovare cose che non li aiutano, mettersi su Facebook a polemizzare su vaccino si, vaccino no, solamente perché non hanno altro da fare.

Oppure possono ricevere qualcosa attraverso quello che noi condividiamo sui social. Quanti di voi condividono sulla propria pagina FB, Twitter, Whatsapp i messaggi della nostra chiesa? (Non dovete alzare le mani!)

Condividere sulla vostra pagina, o inviare a qualcuno che conoscete le predicazioni domenicali è un modo per fornire alle persone una condotta di acqua pulita a cui dissetarsi; potranno rifiutare di bere, ma se sono realmente assetati berranno!

Magari Mario ed io non saremo i migliori predicatori, se ne trovate di altri in rete, utilizzateli pure (non siamo gelosi e conosciamo i nostri limiti!), ma l'importante è condividere il vangelo.

Oppure potete offrire un libro (ce ne sono a decine nella nostra biblioteca).

4. Invitare

Anche se siamo in periodo di Covid, al momento ci è data la possibilità di incontrarci. Come chiesa stiamo appositamente rispettando tutti i protocolli che ci vengono dati, e questa sala è sufficientemente sicura.

Invitare persone è un atto di amore verso quelli che invitiamo; possono rifiutare, ma non scoraggiamoci! Io conosco bene uno a cui ci sono voluti dieci anni per arrendersi al Signore... a adesso vi sta parlando dal pulpito!

Tuttavia devo avvisarvi che questi quattro metodi possono essere totalmente inutili a causa nostra.

Perché? In che modo possiamo annientarli? Semplicemente se non siamo innamorati della Parola di Dio, se non ci cambia dentro, se non ci da gioia nella sofferenza,  se ci dimentichiamo che la nostra gioia non dipende da come stiamo ma da chi siamo in Cristo.

Possiamo annientare tutto il piano semplicemente essendo tristi, arrabbiati, impauriti, depressi, piuttosto che felici

Vorrei vedere un video assieme a voi...



Voglio rileggervi parte di ciò che Benigni dice:

"Se non vi innamorate è tutto morto. Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto. Dilapidate la gioia, sperperate l’allegria. Siate tristi e taciturni con esuberanza. Fate soffiare in faccia alla gente la felicità. Per trasmettere la felicità, bisogna essere felici e per trasmettere il dolore bisogna essere felici. Siate felici. Dovete patire, stare male, soffrire. Non abbiate paura a soffrire. Tutto il mondo soffre."(Roberto Benigni -”La poesia” - da “La Tigre e la Neve”)

5. Essere felici

Dobbiamo annunciare Cristo "soffiando in faccia la felicità" di essere in Cristo.

“... siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera...” (Romani 12:12)

Preghiamo.

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11 ottobre 2020

Essere misericordiosi perché abbiamo ricevuto misericordia | 11 Ottobre 2020 |


Non cercare la tua giustizia. E se proprio la vuoi, preparati a non peccare mai più.  Ma se usi misericordia, riceverai misericordia.

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Tempo di lettura: 9 minuti 
Tempo di ascolto audio/visione video: 30 min.

La scorsa settimana abbiamo iniziato a parlare di una virtù cristiana speciale, definendola “amore in azione”: “eleemon” ovvero la misericordia.

Abbiamo visto che la misericordia non va pensata né parlata, ma va praticata: e abbiamo visto quattro modi per praticare la misericordia


1. La misericordia è essere paziente con le persone

2. La misericordia è perdonare coloro che sbagliano

3. La misericordia è  aiutare chi soffre

4. La misericordia è fare del bene ai miei nemici


Tu potresti dirmi: “Ok Marco, ho capito che devo praticare la misericordia... che è amore in azione,  ma non ho capito PERCHE', il motivo che mi deve spingere ad esserlo! Non potrei vivere in pace, senza dover praticare tutte queste cose che sono l'opposto di quello che il mondo pratica? E' Dio che mi ha fatto nascere in questo mondo! Perché vuole che agisca come se vivessi un mondo sottosopra?”

Io ti rispondo che i sono almeno tre buoni motivi-

I motivi per avere misericordia

1. Perché Dio ha avuto misericordia di me

Un giorno Pietro fece una domanda a Gesù:

“Allora Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?»  E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.” (Matteo 18:21-22)

Sappiate che nella legge ebraica era scritto che bisognava perdonare 5 volte. Cosa gli viene pensato al buon Pietro? “Ma si! Aggiungiamone una... anzi due, così,  per fare bella figura con Gesù.”

Si aspetta che Gesù gli dica “Bravo, Pietro!”: a risposta di Gesù lo gela: 

«Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.” (v.22)

Ovvero, devi perdonare 70x7 = 490 volte... Ma non è nemmeno quello il numero giusto: Gesù sta dicendo a Pietro: “Aggiungi alla legge quello che vuoi... tanto io ne aggiungerò sempre un po' di più. Significa che devi perdonare SEMPRE!”

Perché dico questo? Perché la parabola che segue dice che a chi è stato perdonato il molto, molto deve perdonare.

“Perciò il regno dei cieli può essere paragonato ad un re che volle fare i conti con i suoi servi.  Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti.  E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato.  Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: “Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto”.  Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito."  (Matteo18:23-27)

La scena che dipinge Gesù è quella di una situazione disperata: diecimila talenti fanno circa 8.600.000 Euro!   Dato che la paga di un servo era di qualche euro al giorno, ci sarebbero volute più vite per ripagare il debito.

Ma succede l'incredibile: il signore, “mosso a compassione” (in greco: σπλαγχνίζομαι splagchnizomai = sentire qualcosa che si muove nella pancia) lo lascia andare.

Ma la storia di Gesù non finisce qui

"Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: “Paga quello che devi!”  Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava, dicendo: “Abbi pazienza con me e ti pagherò”.  Ma l’altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito.  I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l’accaduto.  Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu me ne supplicasti;  non dovevi anche tu avere pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?” (Matteo18:28-33)

La parola che qui è tradotta con “pietà”, in originale è “eleemon” ...misericordia! Proviamo a sostituirlo nel versetto: 

“Non avresti dovuto a tua volta avere MISERICORDIA come io ho avuto MISERICORDIA di te?” (v.23)

Ovviamente nella storia, il Signore è Dio e il servo malvagio sono io... e te.

Dio si aspetta che tu tratti gli altri con la stessa misericordia con la quale lui ha trattato te;  che tu abbia “amore in azione” verso gli altri, esattamente come lui ha avuto “amore in azione”, verso te, e me!

Abbiamo parlato la scorsa settimana, delle persone che ti rendono nervoso, che ti fanno perdere la pazienza, che non sopporti... hai mai pensato che stai descrivendo te stesso dinanzi a Dio?

Paolo afferma in Efesini:

“Una volta voi eravate morti per sempre a causa dei vostri peccati.” (Efesini 2:1 PV)

Dio avrebbe potuto guardarti con occhio malevolo...ma non lo ha fatto, perché Lui è misericordia!

“Perché, se mentre eravamo ancora suoi nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte di suo Figlio, tanto più ora saremo salvati, perché egli vive!” (Romani 5:10 PV)

Tu ed io, eravamo persone difficili...e forse lo siamo ancora! Anzi, di sicuro lo siamo! 

Ma Dio ha avuto misericordia di te e di me.Persino un campione di fede come Paolo, parla di se stesso come di un “peccatore incallito”a cui è stata offerta misericordia:

“Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in lui per avere vita eterna.” (1 Timoteo 1:15-16)

Nell'episodio della donna adultera che abbiamo visto la scorsa domenica Gesù afferma una cosa precisa:

“«Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».” (Giovanni 8:7)

La legge IMPONEVA di lapidare la donna, la misericordia di risparmiarla... Romani 6:14 dice:

“...infatti il peccato non avrà più potere su di voi, perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia.” (Romani 6:14)

Grazia = χάρις charis da χαίρω chairō, che significa felicità contentezza, gioia.

Noi siamo nella gioia,  perché abbiamo ricevuto misericordia... e misericordia dobbiamo dare agli altri, se vogliamo essere felici nella nostra vita.

2. Perché avrò bisogno di più misericordia in futuro

Dio non è stato misericordioso solo al passato  ma lo sarà anche nel futuro con te... E questa è una buonissima notizia, perché, non so voi, ma  io continuo a sbagliare e peccare:

“...perché il giudizio sarà senza misericordia per chi non ha usato misericordia: la misericordia trionfa sul giudizio.”(Giacomo 2:13 PV)

La misericordia mi serve, ma Dio la userà verso di me solamente se io la uso verso gli altri... altrimenti non ci sarà misericordia, ma ci sarà la legge... non mi conviene...

Il mio futuro sarà pieno di errori,  e se chiedo giustizia  devo stare attento ad essere giusto per primo io  (che è impossibile) perché sarò giudicato attraverso la legge e non attraverso la misericordia.

Ebrei dice:

“Noi conosciamo, infatti, colui che ha detto: «A me appartiene la vendetta! Io darò la retribuzione!» E ancora: «Il Signore giudicherà il suo popolo».” (Ebrei 10:30)

Non sta a te, né a me, stabilire la pena; lascia che sia Dio a stabilirla  per colui che ti ha offeso,  umiliato,  maltrattato,  fatto del male.


Non cercare la tua giustizia. E se proprio la vuoi, preparati a non peccare mai più.  Ma se usi misericordia, riceverai misericordia.

3. Perché mi rende felice

La serie di messaggi si intitola “Costruisci la tua felicità per vivere felice”. La misericordia è una delle maniere più potenti per costruire la tua felicità.

 Non lo dico io, è Gesù che lo dice! 

“Beati i misericordiosi, perché riceveranno misericordia” (Matteo 5:7)

Sappiamo che “beati”  significa, semplicemente, “felici”. 

Nella mia esperienza non ho mai incontrato una persona che fosse felice  e nel contempo arrabbiata contro qualcun altro. Persone del genere sono amare, arrabbiate, non sono mai felici.

Sapete chi paga il conto della rabbia? Non chi la riceve, ma chi la prova

“L'uomo buono fa del bene a sé stesso, ma il crudele tortura la sua propria carne.” (Proverbi 11:17)

L'odio è un boomerang... torna sempre indietro. Ma anche la misericordia è un boomerang;  torna sempre indietro...  se lo sai lanciare bene!

 Come diventare misericordiosi

La prima cosa è: sei stato perdonato? Sei stata perdonata? Hai accettato che attraverso Gesù i tuoi peccati sono stati perdonati ed hai ricevuto misericordia da Dio? Questo è il primo passo, fondamentale. 

Il secondo è: hai ricevuto il perdono? CI CREDI che Gesù ha coperto tutti i tuoi peccati passati, presenti e futuri? Uno dei maggiori motivi  perché non offriamo misericordia   è perché non ci sentiamo perdonati.

Non basarti sulle tue sensazioni, ma sul sacrificio di Cristo: sulla croce. Su queste basi puoi perdonare,  e puoi dare misericordia.

Inizia a guardare le persone  nella stessa maniera con cui le guarda Dio.

Inizia guardare le persone che passano nella tua vita,  i tuoi colleghi di lavoro,  i tuoi compagni di scuola,  la tua famiglia,  nella stessa maniera con cui le guarderebbe Gesù

Gesù è l'immagine stessa della misericordia:  ha risollevato gli oppressi, 

accettato i reietti,  sollevato coloro che erano addolorati,  amato quelli che nessuno voleva amare,  aiutato coloro che erano senza speranza e addolorati. 

Gesù si è interessato di loro;  non ha vissuto questi momenti come uno stress,  non ha visto negli altri qualcuno con cui lottare giorno dopo giorno,  ma li ha visti come lo strumento con il quale dimostrare che Dio è amore,  non risentimento,  non odio,  ma amore!

Tratta le persone con la stessa misericordia con cui sei stato trattato;   ricordati che la misericordia è amore in azione!

Voglio lanciarti una sfida:  oggi non andare a casa  senza aver deciso nel tuo cuore  chi è la persona a cui vuoi dimostrare che Dio è amore. 

Sappi che tutte le volte che tu dimostri misericordia,  Gesù, colui che è morto e resuscitato per te e per me,  verrà glorificato.

Potrebbe essere qualcuno che ti ha fatto del male, o che non sopporti... sono quelle le persone  che hanno più bisogno di misericordia!

Forse ti servirà di pregare (e molto!)  per mettere in moto la misericordia;  ma ricordati che la misericordia è “amore in azione”,  che l'amore non è un sentimento,  ma è un “movimento”! 

Prega prima, ma poi agisci!

Preghiamo.

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06 settembre 2020

Costruisci la tua felicità per vivere felice - Parte 2 | 6 Settembre 2020 |

Tu sei lo strumento che il Signore ha deciso di usare per pregare con gioia per le persone che incontri nella tua vita, per mettere una mano sul di Dio trono e l'altra sulla spalla di uomini e donne che cercano la felicità, e non la trovano...
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La scorsa settimana abbiamo iniziato a parlare della ricerca della felicità

E abbiamo anche detto che, come credenti abbiamo il vantaggio di poter prendere la nostra felicità indipendentemente da quello che ci accade attorno e seguiamo le leggi della Felicità che sono contenute nella Parola di Dio

Avevamo visto le 5 leggi della Felicità per i credenti:

5  Leggi della Felicità

  1. Non ricercare la felicità: creala!

Sarò tanto felice quanto decido di essere felice.

2. La felicità non è un obiettivo:  è il risultato di pensieri e di azioni giuste.

La felicità non è una spiaggia, un castello, una montagna,  ma l'effetto di un mio modo di pensare e di agire.

3. Le mie abitudini creano la mia felicità. 

… oppure la mia “infelicità” se sono abitudini sbagliate.

4. La felicità basata sugli eventi è temporanea ma la felicità basata sulle abitudini è duratura.

Le abitudini sono un abito che mi porto addosso, se sono giuste avrò addosso il motivo della mia felicità.

5. Le abitudini che creano felicità danno dipendenza come le cattive abitudini.

Posso essere dipendente da una sostanza che mi rende infeliceoppure dipendente da una abitudine che mi rende felice: sta a me la scelta.

Abbiamo letto di Paolo che  incoraggia i Filippesi ad applicarsi su alcune caratteristiche della vita cristiana che creano la felicità.

Paolo non lo dice, ma quelle caratteristiche per i credenti si chiamano “virtù cristiane”, e uno dei risultati dell'applicazione  delle virtù cristiane alla propria vita è la felicità.

Paolo comincia dalla dalla cosa più vicina che avevano i Filippesi per poter cominciare a cambiare le loro vite in vite piene di felicità, e la raccomandazione è: coltiva relazioni sane.

Questo era il brano che abbiamo visto assieme che dimostra tutta la positività do Paolo nei confronti di chi lo aveva accolto  in una città dove era stato bastonato, imprigionato e messo alla porta.

La prima virtù di cui Paolo parla ai Filippesi è quella della gratitudine; egli dice: “Devi ringraziare e ricordare il meglio degli altri.”

La seconda caratteristica ( o virtù)  che Paolo indica ai Filippesi è questa:

Per essere felice devo...

2. PREGARE CON GIOIA PER LE PERSONE NELLA MIA VITA

La preghiera è in se una virtù cristiana, ma esistono più modi di pregare: Paolo sta parlando di un tipo di preghiera specifica che è la preghiera di “intercessione”.

Chi “intercede” è come se colmasse la distanza,  tra Dio e gli uomini,  per mettere una mano sul trono di Dio  e l'altra sulla spalla di uomini e donne.

Ti piacerebbe sapere che Paolo prega per te? Lui non può, ovviamente, perché è morto... ma ti piacerebbe sapere che uno dei tuoi leader spirituali preferiti stesse pregando per te? Non ti senti incoraggiato, incoraggiata nel sapere che qualcuno prega per te?

Personalmente,  il fatto di sapere che molti di voi pregano per me  è il motore che mi fa andare avanti  da quasi trenta anni nel ministero nell'Alto Lazio  e da quasi venti come pastore di questa chiesa.

Paolo afferma:

e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia  ” (Filippesi 1:4a)

E qui casca l'asino (o il credente): per chi devo pregare? Perché, sapete, spesso quando io prego mi faccio un progetto di preghiera “a modo mio”.

“Allora, preghiamo per:  mia moglie, i miei figli,  babbo, mamma,  fratelli, le persone in chiesa, quell'amica tanto simpatica ma non credente affinché accetti Gesù...”

E così posso andare avanti, facendo tutto un elenco pieno delle persone che amo di più che sono piacevoli, e che vorrei venissero con me in Paradiso.

Facile vero? Ma è questo quello che stava facendo Paolo? Rileggiamo il versetto:

“e sempre, in ogni mia preghiera per tutti quelli che mi stanno simpatici, prego con gioia  ”

Ho letto bene? O forse ho aggiunto una parte che “mi fa comodo”?

Paolo dice “tutti”... e di sicuro tra quei tutti, c'era pure qualcuno  che non era il massimo della simpatia... magari qualcuno di quelli che al capitolo 16 di Atti aveva bastonato in piazza lui e Sila...

Pensa a qualcuno che ti irrita,  o con il quale hai un rapporto teso.

Quel tuo parente che ti abbraccia e bacia ma poi dice peste e corna di te con tutti.

Quel vicino di casa che continua a parcheggiare la sua auto nel tuo posto macchina riservato.

Il tuo capo al lavoro che gratifica la tua collega perché ha la minigonna e tacco dodici ma non fa nulla mentre tu porti avanti l'ufficio tutto sulle tue spalle.

Hai mai pregato per queste persone?? Oppure  ti sei solo lamentato,  hai mugugnato,  cercato il pelo nell'uovo  in ogni suo comportamento?

Forse lo hai fatto... Ma lo hai fatto con gioia... o lo hai fatto con rabbia?

Ti dico segreto:  pregare positivo  è più potente di pensare positivo! Può cambiare le persone!!!

 Il modo più semplice per cambiare una relazione: è  iniziare a pregare con gioia per lui/lei.

Cosa pregare?? Quello che ha pregato Paolo!

“E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento,  perché possiate apprezzare le cose migliori , affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo,  ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.” (Filippesi 1:9-11)

Prega  per loro affinché...

1.  Crescano nell'amore

 “che il vostro amore abbondi sempre piú”  v. 9

Molte di quelle persone che non sono amabili lo sono perché non si sentono amate. Prega che possano ricevere amore.

2. Prendano decisioni sagge

 “in conoscenza e in ogni discernimento,  perché possiate apprezzare le cose migliori” vv. 9b-10a

Molte di loro sono prigioniere di decisioni sbagliate che si trascinano dal passato. Prega che possano prendere decisioni giuste da ora in poi.

3. Vivano con integrità

“affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo” v.10b

Molte di loro non vivono una vita integra, ma una vita di eccessi e di peccato. Prega che possano essere spezzate le catene che le legano.

4. Diventino come Gesù

“ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio” v.11 

Di quali frutti sta parlando Paolo?

“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo;  contro queste cose non c'è legge.” (Galati 5:22-23)

Paolo sta pregando quattro caratteristiche che vuole che i Filippesi sperimentino che sono quattro delle virtù cristiane.

E le prega per un semplice motivo: perché sa che lui non può trasformare la vita dei Filippesi! Non li ha trasformati attraverso le predicazioni quando era con loro, non li può modificare adesso attraverso una lettera... Ma Dio si!

Personalmente, sono sempre più convinto che né un pastore, né un predicatore, né un missionario, possiamo cambiare le vostre vite semplicemente raccontandovi le istruzioni alla vita cristiana contenute nella Bibbia, se poi quelle istruzioni non diventano “virtù” modi di agire, abiti in cui voi vivete  per il resto della vostra vita.

Paolo ricorda le parole di Gesù:

“...quello che chiederete nel mio nome, lo farò... Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto...” (Giovanni 14:13a, 15:7)

Sa che la sua preghiera può agire nelle vite degli altri, e spingere le persone per cui prega ad applicare la sola cosa che possa trasformare quelle vite: applicare le virtù cristiane alla propria vita.

Ma sa bene che tutto è condizionato da quel “Se dimorate in me”:  "se la mattina vi mettete l'abito delle virtù cristiane e ve lo togliete la sera quando andate a letto".

Paolo non li vuole  solo salvi, li vuole felici, e la felicità è il risultato dell'applicazione delle virtù  alla propria vita

Se pensi che il campo sia un po' stretto su quello che puoi pregare per  le persone che hai attorno, ti mostro la tabella (sicuramente incompleta) delle virtù che emergono dalla lettura della Bibbia.



Sono 139...  di sicuro ne manca qualcuna... Non dirmi che non sai cosa pregare per le persone che hai attorno!

Conclusione

Tu sei lo strumento che Dio ha deciso di usare  per per colmare la distanza,  per mettere una mano sul trono di Dio  e l'altra sulla spalla di uomini e donne  che cercano la felicità, e non la trovano, perché non hanno compreso che la felicità è qualcosa si crea attraverso  l'abito di virtù cristiane che decidi di indossare ogni giorno.i

Prega queste cose per i figli,  per il tuo sposo o la tua sposa,  per i colleghi...  e guarda quello che accade!

Preghiamo.



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31 agosto 2020

Costruisci la tua felicità per vivere felice 1° Parte | 31 Agosto 2020 |

Se vuoi vivere felicemente, devi CREARE la tua felicità, attraverso pensieri ed azioni giuste abituandoti e divenendo dipendente da quelle azioni giuste.
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Il titolo del messaggio di oggi sembra un po' uno scioglilingua. E sembra anche un po' assurdo:
sto affermando che, per vivere felice, io debbo costruire DA ME la felicità che vivrò.

Tu potresti dirmi. “Marco, è assurdo! Io non posso fare in modo di essere felice! La felicità dipende da quello che mi accade,  da dove vivo, da come vivo, dalle persone che ho attorno, che non posso modificare perché io sia felice!”

OK. Dobbiamo allora metterci d'accordo su cosa intendiamo per “essere felici”.

La mattina, quando ti svegli per andare al lavoro, a scuola, in ufficio, nel tuo negozio, o a casa tua, ti senti felice?

La tua risposta varierà da “spesso”, a “qualche volta” , a “raramente”... mi auguro per te che la tua risposta non sia “mai”!

E' difficile essere pienamente felici ogni mattina se ti svegli alle quattro e fai il camionista e fuori nevica, o se vai in un reparto di malati terminali e sai che quella mattina un tuo paziente morirà, o se, semplicemente, hai un matrimonio in bilico un figlio ammalato, un lavoro che potresti perdere.

La ricerca della felicità è un tema vecchio quanto il mondo; hanno provato a spiegarla scrittori filosofi, scienziati.

Nel 2006 un regista italiano (Gabriele Muccino) decise di fare un film  con Will Smith come protagonista attualizzando una pellicola italiana del 1963 (si chiama “remake”) ambientandola in America e prendendo a spunto un fatto realmente accaduto; il film si intitolava “La ricerca della felicità”.

Vorrei vedere assieme a voi il trailer di quel film... Fate attenzione all'ultima frase.




Le parole di Will Smith erano  “Se vuoi qualcosa, vai e prenditela; punto.” E quello che si prefiggeva Smith nel film, era, appunto, la felicità.

E noi? Come credenti, come ci dobbiamo comportare? Dobbiamo “prendere” anche noi la nostra felicità, come dice Will Smith?

Sapete, come credenti abbiamo il vantaggio di poter prendere la nostra felicità indipendentemente da quello che ci accade attorno.

Come? Se seguiamo le leggi della Felicità che sono contenute nella Parola di Dio

5  Leggi della Felicità 

  1. Non ricercare la felicità: creala!

“Trova la tua gioia nel Signore ed egli appagherà i desideri del tuo cuore. (Salmo 37:4)

La felicità non è un prodotto su uno scaffale, ma è una scelta della tua volontà. Sarai tanto felice  quanto decidi di essere felice.

2. La felicità non è un obiettivo:  è il risultato di pensieri e di azioni giuste.

“Va’, mangia il tuo pane con gioia e bevi il tuo vino con cuore allegro, perché Dio ha già gradito le tue opere.” (Ecclesiaste 9:7)

Se la felicità è il tuo obiettivo  tu vivrai una vita impostata per essere felice; e per fare questo non tutte le tue azioni saranno azioni “di giustizia”,  e passeranno sopra la felicità di altri. Sarà una vita molto egoistica e misera!

3. Le mie abitudini creano la mia felicità.  

“Io ho sempre posto il SIGNORE davanti agli occhi miei; poich'egli è alla mia destra, io non sarò affatto smosso.” (Salmo 16:8)

Così come le cattive abitudini creano una vita infelice  allo stesso modo le buone abitudini  creano una vita felice

Noi modelliamo le nostre abitudini,  e poi le nostre abitudini modellano noi!

Se io bevo per abitudine un litro di grappa al giorno io avrò problemi di salute a quella abitudine modellerà la mia vita.

Se io per abitudine sono gentile verso i miei vicini io avrò degli amici nella casa a fianco e quella abitudine modellerà la mia vita.

4. La felicità basata sugli eventi è temporanea

“Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano...” (Matteo 6:19)

Dura solo quanto l'evento. Ma la felicità basata sulle abitudini è duratura.

“ … ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano.” (Matteo 6:20)

Quanto dura la gioia  di una giornata al luna park? Dura quel giorno, ma il giorno seguente  dovrai tornare alla tua vita (il lavoro, la scuola, la famiglia)..

Se la mia felicità è basata sugli eventi, allora proverò a riempirne la mia vita per essere felice ogni giorno.

Ho detto che la felicità duratura è basata sulle abitudini; la parola “abitudini” viene da “abito”. L'abito è qualcosa che ci mettiamo addosso, che viene con noi, ci accompagna durante tutta la giornata.

Se la mia felicità è in funzione di quell'abito, allora io sarò felice per gran parte del mio tempo, in quanto avrò addosso il motivo della mia felicità.

5. Le abitudini che creano felicità danno dipendenza come le cattive abitudini.

“Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” (Romani 12:2)

Io ho la cattiva abitudine  di andare a letto molto tardi la sera; ormai sono così abituato a mettermi a letto oltre mezzanotte, che se vado a letto prima non ho sonno! Io una dipendenza da una cattiva abitudine, e la mia cattiva abitudine  è causa del fatto che, svegliandomi alle 6, io sia stanco già dal mattino.

Se invece io avessi la buona abitudine di andare a letto alle dieci e mezza di sera, dormirei due ore di più e la mattina sarei riposato, e sicuramente più felice!

Sarei sempre dipendente da un'abitudine  ...ma porta una ricompensa molto più grande!

Questi cinque principi non me li sono inventati io durante una notte, ma sono scritti nella Parola di Dio.

Sapete quale è il libro più felice della Bibbia? Il libro di Flippesi! E' il libro in cui Paolo si dimostra più felice dove per 17 volte ripete le parole,”felice, contento, gioia, gioire”, e al capitolo 4 versetto 4 dice: 

“Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.” (Filippesi 4:4)

Eppure sapete dove scrive il libro Paolo? Durante la prigionia a Roma,  incatenato a un soldato romano 24/7.

Paolo incoraggia i Filippesi a d applicarsi su alcune caratteristiche della vita cristiana che creano la felicità.

Non è importante, ma sappiate  che queste caratteristiche che Paolo indica sono spesso chiamate  le “virtù cristiane”.

Uno dei risultati dell'applicazione  delle virtù cristiane alla propria vita è la felicità.

Se vuoi essere felice, dove cominciare? Paolo dice: “Comincia dalle RELAZIONI!”

E' impossibile essere felici con relazioni infelici!

1° ABITUDINE: DEVO COLTIVARE RELAZIONI SANE!

Nei primi 11 versetti Paolo descrive  il rapporto che ha con i Filippesi e fa 4 affermazioni

“Io ringrazio il mio Dio di tutto il ricordo che ho di voi;  e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia  a motivo della vostra partecipazione al vangelo, dal primo giorno fino a ora.  E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesú.  Ed è giusto che io senta cosí di tutti voi, perché io vi ho nel cuore, voi tutti che, tanto nelle mie catene  quanto nella difesa e nella conferma del vangelo, siete partecipi con me della grazia.  Infatti Dio mi è testimone come io vi ami tutti con affetto profondo in Cristo Gesú.  E prego che il vostro amore abbondi sempre piú in conoscenza e in ogni discernimento,  perché possiate apprezzare le cose migliori , affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo,  ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesú Cristo, a gloria e lode di Dio.” (Filippesi 1:2-11)

Paolo modella 4 virtù/abitudini relazionali  facili da spiegare, difficili da applicare

Per essere felice devo...

1. ESSERE GRATO PER LE PERSONE NELLA MIA VITA! 

Sarai molto più felice 
e le tue relazioni saranno molto più piacevoli se sviluppi l'attitudine alla gratitudine! Paolo afferma:

“Io ringrazio il mio Dio di tutto il ricordo che ho di voi” (Pilippesi 1:3)

Paolo dice:“Io ricordo le cose belle di voi Mi focalizzo sui momenti belli vissuti assieme”

Nella mia vita di pastore ho costatato che questo è uno dei motivi perché le amicizie e molti matrimoni entrano in crisi e finiscono.

Soprattutto nel matrimonio, ci si dimentica dei momenti belli vissuti assieme e ci si focalizza su quelli brutti.

Ci dimentichiamo di come il cuore ci batteva al primo appuntamento con la nostra sposa o il nostro sposo, delle ore passate assieme senza dirsi niente ma sazi solo dal fatto di tenersi per mano...

E invece ci focalizziamo sulla busta di immondizia che non è stata portata fuori ancora, sul tubetto di dentifricio schiacciato dal centro e non dal fondo...

Paolo invece,  dice :”Io mi ricordo solo il vostro bene per me... perché è quello che mi rimane dentro! Perché è per quello che vi sono grato!”

Ti pongo una domanda: quando pensi alle persone della tua vita  il tuo primo pensiero è la gratitudine?

Più tempo conosci una persona  più dai le cose per scontate (amore, rispetto, attenzioni),  più ti concentri sui suoi sbagli, più è facile ricordare gli episodi brutti.

Cosa fa Paolo, invece?

“...il mio cuore si riempie di gioia per tutto l’aiuto che mi avete dato nel diffondere il Vangelo di Cristo dal giorno in cui l’avete conosciuto fino ad ora.” (Filippesi 1: 4b-5 PV)  

Paolo ricorda le cose belle: ricorda l'aiuto di una donna, Lidia,  (una commerciante) che lo ha aiutato  al suo arrivo a Filippi  per piantare una chiesa  portandolo nel luogo dove le persone si incontravano per pregare.

Ricorda che gli hanno inviato soldi  e addirittura un fratello in Cristo (Epafrodito)  è arrivato a dorso di mulo da Filippi a Roma mandato per aiutarlo... e si è pure ammalato per questo (e nella lettera dice che lo sta rimandando a casa).

Ti faccio una domanda: cosa hai dimenticato  di quello che gli altri hanno fatto per te?

Tu potresti dirmi, “Va beh, Marco, i Filippesi avevano un debole per Paolo gli stava propri simpatico e lo avevano amato da subito”

Se pensi così, leggi Atti 16), e scoprirai che Paolo era stato picchiato dai Filippesi, era stato frustato dai Filippesi, era stato arrestato dai Filippesi, era stato messo in prigione a Filippi, era sopravvissuto ad un terremoto, mentre era in carcere a Filippi, e infine gli avevano chiesto di lasciare la città... perché portava jella!

Ma Paolo ha deliberatamente scelto  di non soffermarsi  sui ricordi dolorosi. Il ricordare non è una funzione chimica del tuo cervello è una scelta che fa la tua volontà! Addirittura alcune volte la tua volontà cancella memorie troppo dolorose, come quella di una violenza subita, per proteggerti.

Come credente, devi sviluppare una memoria selettiva; non su tutto, certamente, ma per alcune cose devi decidere cosa vuoi ricordare e cosa no.

Ti lascio un compito da fare: fai una lista di tutte le persone che devi ringraziare; trova la maniera di dirgli grazie  durante i prossimi due mesi.

Conclusione

Se vuoi vivere felicemente,  devi CREARE la tua felicità,  attraverso pensieri ed azioni giuste abituandoti e divenendo dipendente da quelle azioni giuste.

La prima cosa da fare è : sii grato delle persone nella tua vita.

Preghiamo.


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