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23 gennaio 2022

Il cuore di Gesù | 23 Gennaio 2022 |

Un cuore aperto emana grazia, è ospitale con le gioie e i dolori degli altri, si rallegra con chi si rallegra e piange con chi piange. Un cuore aperto si siede assieme all'altro e non controlla l'orologio. Con quale cuore vivi la tua vita di credente? Con un cuore chiuso, o con un cuore aperto? Gesù ti chiede di avere un cuore come il suo.
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Predicatrice: Jean Guest
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Tempo di lettura: 9 minuti
Tempo di ascolto audio/visione video: 30 minuti

Il nostro cuore è un organo straordinario. È grande quanto il mio pugno, eppure pompa oltre 9000 litri di sangue nel nostro corpo ogni giorno; batte una volta al secondo...

Ecco due fatti singolari: la maggior parte degli attacchi di cuore avviene di lunedì, e il giorno più comune dell'anno per un attacco di cuore è... il giorno di Natale.  I poeti hanno scritto milioni di parole sul cuore, le pop star ne hanno fatto canzoni, Shakespeare ha scritto versi imitando il suo ritmo e Plinio il Vecchio ha coniato la più famosa citazione sul cuore - “La casa è dove si trova il cuore”.

Dov'è il tuo cuore oggi? Dov'è il mio?

Preghiamo con le parole di questa antica preghiera: “Signore del mio cuore, dammi una visione che mi ispiri. Signore del mio cuore, dammi luce per guidarmi. Signore del mio cuore, dammi la saggezza per dirigermi. Signore del mio cuore, dammi coraggio per rafforzarmi. Signore del mio cuore, dammi fiducia per consolarmi.

Abbiamo imparato cosa vediamo quando guardiamo il volto e la postura di Gesù. Oggi guarderemo il suo cuore e scopriremo cosa ci insegna su Dio e come dovremmo rispondere a ciò che scopriamo.

Forse inizierò con qualcosa che che non vi aspettate. Voglio parlare del cuore spezzato di Dio.

Noi cantiamo spesso “spezza il mio cuore per ciò che si spezza il tuo”, ma cosa spezza il cuore di Dio? Questo è il momento in cui accade per la prima volta...

“Poi udirono la voce di Dio il Signore, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il Signore fra gli alberi del giardino. Dio il Signore chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?» Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto». Dio disse: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero che ti avevo comandato di non mangiare?»L’uomo rispose: «La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato». Dio il Signore disse alla donna: «Perché hai fatto questo?»”(Genesi 3:8-13 a)

“Perché hai fatto questo?” Una volta camminavamo con Dio e vivevamo alla sua presenza, ma come esseri umani abbiamo scelto invece l'allettante astuzia che tutto consuma del peccato e come razza continuiamo a farlo; non possiamo incolpare nessun altro. 

Giovanni dice:

“Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi.”  (1 Giovanni 1:8 )

E Paolo aggiunge:

“Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e la cupidigia che è idolatria.”(Colossesi 3:5)

Gesù disse che il problema del peccato è quello che viene da dentro il nostro cuore.

“Diceva inoltre: «È quello che esce dall’uomo che contamina l’uomo; 21perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza.” (Marco 7:20-22)

Nessuno di noi ha motivazioni pure e quel "Perché hai fatto questo?" riecheggia attraverso le generazioni. Ma se è il nostro peccato che spezza il cuore di Dio, è il suo amore che trova il modo di guarire. Lo vediamo con più forza quando leggiamo di Gesù nel giardino del Getsemani la notte in cui fu tradito.

“Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: «Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a essere triste e angosciato. Allora disse loro: «L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me». E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi». Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare con me un’ora sola? Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». E, tornato, li trovò addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti. Allora, lasciatili, andò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole. Poi tornò dai discepoli e disse loro: «Dormite pure oramai, e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina, e il Figlio dell’uomo è dato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».” (Matteo 26:36-46)

Questo è ciò che N.T. Wright dice di questa scena: 

"Il Getsemani è assolutamente centrale per ogni corretta comprensione di chi fosse realmente Gesù. Ma certamente Matteo è chiaro che, in questo momento cruciale, Gesù aveva affari urgenti e spiacevoli  da compiere con suo padre. Era arrivato fin là; aveva detto loro più e più volte che sarebbe stato arrestato, torturato e crocifisso; ma ora, all'ultimo minuto, questa conoscenza doveva farsi strada dalla sua mente, intrisa di scritture, fino a un cuore obbediente che prega. Ed è meravigliosamente confortante (come sottolinea lo scrittore agli Ebrei) che egli dovette fare questo straziante viaggio di fede, proprio come noi dobbiamo farlo.”

‘Se è possibile, passi oltre da me questo calice!’  Gesù era fermamente determinato a comprendere questo momento fatidico, alla luce della lunga narrazione delle scritture che vedeva ora giungere al suo culmine nella sua morte. 

Ma, proprio per questo, si rese conto in modo nuovo e devastante di essere chiamato a scendere nell'oscurità, più in profondità di chiunque altro prima, l'oscurità di colui che, pur essendo il figlio stesso di Dio, avrebbe bevuto il calice che simboleggiava l'ira di Dio contro tutto ciò che è male, tutto ciò che distrugge e deturpa il meraviglioso mondo di Dio e le sue creature portatrici della sua immagine.

Possiamo vedere questo stesso processo mentre la storia si snoda. Tutti gli elementi del male nel mondo sembrano precipitarsi su di lui: la politica dell'élite locale alla ricerca del potere, la brutalità casuale della Roma imperiale, la slealtà di Giuda,  il fallimento di Pietro. 

I grandi sistemi che schiacciano chi si trova sulla loro strada, e i tradimenti intimi, fortemente personali, e tutto ciò che sta in mezzo, il disprezzo, l'incomprensione, la violenza.

La storia è raccontata in modo tale che noi vediamo e sentiamo, piuttosto che solo immaginare, le diverse manifestazioni del male nel mondo. Matteo ci invita a vederle tutte convergere su Gesù. Questo è il senso di questa storia".

C'è del vero quando cantiamo: "Non saprò  mai che prezzo ha quello che Tu hai pagato già". 

Il peccato spezza il cuore di Dio e dovrebbe spezzare anche il nostro; non solo ciò che riguarda  il nostro personale fallimento, ma anche  la miriade di modi in cui il peccato guasta questo mondo e la vita delle persone. Ho detto nel mio ultimo  messaggio che il nostro vangelo è un vangelo di amore e di giustizia insieme; non possiamo predicare l’uno senza l'altro, né possiamo praticare l'uno senza dichiarare il suo amore. 

Dobbiamo effettivamente mettere in parole il grido degli oppressi; la nostra attenzione deve essere rivolta ai poveri, ai perduti, ai soli, agli emarginati, agli esclusi. Forse conoscete la storia di San Lorenzo: quando i soldati romani vennero ad arrestarlo durante la persecuzione di Diocleziano nel 304 D.C. e pretesero di vedere le ricchezze della Chiesa, Lorenzo li portò in strada e mostrò loro i poveri, gli storpi e gli zoppi. 'Ecco il nostro oro' disse loro. È una bella risposta, ma il risultato è che lo fecero “cuocere” sulla piastra!

All'inizio di quest'anno mi hanno mandato questo messaggio; mi ha fatto ridere, ma è un vero promemoria per non essere a proprio agio di fronte all'ingiustizia. E' questo che dovrebbe spezzarmi il cuore.

QUEST’ANNO VOGLIO ESSERE PIU’ SIMILE A GESU’:

  • uscire con i peccatori
  • far arrabbiare le persone religiose
  • raccontare storie che fanno riflettere
  • scegliere amici impopolari
  • essere gentile, amorevole e misericordioso
  • fare pennichelle sulle barche

Un modo in cui possiamo essere più simili a Gesù è di avere il cuore aperto. Il suo sguardo era sempre d'amore, la sua postura era sempre di benvenuto, il suo cuore era sempre pronto a dare una possibilità alle persone. 

“Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Un uomo, di nome Zaccheo, il quale era capo dei pubblicani ed era ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura. Allora, per vederlo, corse avanti e salì sopra un sicomoro, perché egli doveva passare per quella via. Quando Gesù giunse in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: «Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua».  Egli si affrettò a scendere e lo accolse con gioia. Veduto questo, tutti mormoravano, dicendo: «È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!» Ma Zaccheo si fece avanti e disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo». Gesù gli disse: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio di Abraamo...” (Luca 19:1-9)

Zaccheo era un esattore delle tasse peccaminoso e disprezzato dalla folla. Ma era la persona che Gesù vide e chiese di rimanere nella sua casa.

Noi siamo Zaccheo e tuttavia siamo anche la folla. Ci sono momenti nella nostra vita in cui possiamo tendere alla critica, giudicando le persone in modo stereotipato in base a criteri mondani. Ci sono anche momenti nella nostra vita in cui sappiamo di aver sbagliato, e abbiamo bisogno di pentirci - Gesù deve venire a casa nostra. Lui è l'unica persona che vede noi e la nostra vera natura e può trasformarla. 

Zaccheo divenne l'opposto di quello che era stato per tutta la sua vita: aveva aperto suo cuore.

Ma a volte, invece di avere il cuore aperto, abbiamo il cuore duro, sia per la nostra paura e insicurezza, sia per il dolore, la rabbia, la delusione causata da altre persone, o semplicemente perché non abbiamo tempo per le persone che non ci piacciono. A volte dimentichiamo che la nostra salvezza non è solo per noi. Siamo destinati ad avere il cuore aperto per uno scopo.

“Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra (=un cuore duro) e vi darò un cuore di carne. ( =un cuore tenero e aperto)” (Ezechiele 36:26)

Un cuore aperto non sente l'obbligo di autoproteggersi o di darsi delle arie. Un cuore aperto non vede alcun vantaggio nell'indossare una maschera o nel costruire un muro. Un cuore aperto sa di essere nascosto con Cristo in Dio, quindi non c'è più nulla da nascondere. Un cuore aperto emana grazia. Un cuore aperto è generoso con i suoi affetti. Un cuore aperto segue le sue passioni a pro del Vangelo. Un cuore aperto è ospitale con le gioie e i dolori degli altri. Si rallegra con chi si rallegra e piange con chi piange. Un cuore aperto si siede assieme all'altro e non controlla l'orologio.

Ammorbidisci i nostri cuori, Signore, così che possiamo amarti con tutto il nostro cuore, la nostra mente, la nostra forza e la nostra anima e il nostro prossimo con tutto ciò che abbiamo. Amen.

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