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06 marzo 2022

Liberi in Gesù da... | 6 Marzo 2022 |

In Gesù troviamo libertà: non solo siamo resi liberi per operare nel mondo, ma soprattutto siamo resi liberi dalle fortezze del mondo che ci frenano e opprimono le nostre vite.
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Predicatrice: Jean Guest
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Tempo di lettura: 9 minuti
Tempo di ascolto audio/visione video: 33 minuti

Oggi cominceremo una breve serie di messaggi intitolata "Libertà!". Oggi vedremo da cosa ci può liberare Gesù. Vorrei iniziare con alcune frasi legate alla libertà:

Dunque essere liberi non significa semplicemente rompere le catene, ma vivere in modo tale da rispettare e valorizzare la libertà altrui” (Nelson Mandela)

“Finalmente libero, finalmente libero.”(Martin Luther King jr)

“Vorrei essere ricordata come una persona che voleva essere libera... perché anche altri potessero essere liberi." (Rosa Parks)

“Ma il popolo ucraino è libero. Ricorda il proprio passato e costruirà il proprio futuro.” (Volodymyr Zelens'kyj -Presidente Ucraina)

La libertà è un concetto potente ed emotivo. E si potrebbe pensare che sia un concetto semplice e diretto;  se ho la mia libertà allora sono libero. Ma si può essere liberi di muoversi e tuttavia non essere liberi di pensare con la propria testa. L'abuso più pernicioso è quando la libertà di pensare da soli viene rimossa. Nel romanzo 1984 è descritto in questo modo:

“Un membro del Partito vive dalla nascita alla morte sotto l'occhio della Polizia del Pensiero. Anche quando è solo non può mai essere sicuro di esserlo. (...) Non ha libertà di scelta in nessuna direzione.” (da “1984” di George Orwell)

E qualsiasi agenzia pubblicitaria crederebbe di essere inadeguata nel proprio lavoro se non riuscisse a convincerti a comprare quella particolare marca semplicemente usando le sue arti oscure della messaggistica subliminale.

“La messaggistica subliminale è la pratica di usare parole o immagini (stimoli) che i consumatori non percepiscono coscientemente.” (da “I persuasori occulti” di Vance Packard)

E potremmo perderci in un groviglio di discorsi filosofici sul significato della libertà politica e socio-economica che hanno fatto impazzire menti più grandi di me. Sembra che la libertà non sia liberamente compresa.

E anche per i cristiani ci sono complicazioni quando si considera la libertà, paradossi che all'inizio possono sembrare sconcertanti. All'inizio di Galati, capitolo 5, Paolo dice questo:

“Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà...” (Galati 5:13 a)

Non chiamati alla salvezza, ma chiamati a libertà. In seguito,  nello stesso capitolo, dice questo:

“...voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri...” (Galati 5:13)

Quindi come cristiani siamo chiamati ad essere liberi, in modo da poter diventare schiavi, anche se schiavi dell'amore. 

Ecco come il teologo NT Wright spiega il paradosso: 

"Ecco l'enigma, il paradosso. Tutte le libertà generano nuove forme di schiavitù. Se usi la tua libertà per tuffarti a capofitto nella vita distruttiva della rabbia e dell'invidia e della malizia e dell'immoralità sessuale, queste cose ti renderanno schiavo: creeranno abitudini della mente e dell'immaginazione, molto più potenti delle abitudini del corpo. L'alternativa è imparare la virtù cristiana centrale, che è l'amore: e l'amore significa rendersi schiavi alle altre persone in un modo completamente nuovo, facendo dei loro bisogni le tue priorità e dei loro dolori la tua preoccupazione".  (NT Wright - predicazione del 2013)

In uno dei messaggi di questa serie guarderò più da vicino per cosa siamo resi liberi, ma oggi voglio parlare di ciò da cui siamo resi liberi.

Il filosofo Jean-Jacques Rousseau si è sbagliato del tutto quando ha detto che “l'uomo è nato libero e ovunque è  in catene.” Non siamo nati liberi. Siamo nati nelle molteplici schiavitù del peccato e della morte. Il peccato non è solo qualcosa che facciamo, è un potere a cui l'umanità è soggetta. Cosa dice Paolo in Romani? 

“Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene.(Romani 7:18 a)  

Questo non vuol dire che siamo totalmente malridotti o senza alcuna caratteristica redentrice, le persone sono dopo tutto fatte a immagine di Dio, non sarà all'altezza di ciò che Dio avrebbe voluto, ci saranno in noi caratteristiche, impulsi e motivazioni che ci rendono schiavi.

E anche se, quando diventiamo cristiani diventiamo/siamo una nuova creazione, questo non significa che saremo necessariamente perfetti: in realtà, so che non è così.

Ascolta Paolo in Romani 7 e dimmi se questa non è anche la nostra esperienza.

“Poiché ciò che faccio io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio. Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona; allora non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me. Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me.” (Romani 7:15-20)

Il peccato è una forza con cui bisogna fare i conti, alla fine è sconfitto, ma noi viviamo nei tempi del "non ancora". Siamo ancora peccatori a cui capita di essere santi grazie a ciò che Cristo ha compiuto sulla croce. È un altro grande paradosso cristiano. 

Una volta che siamo salvati entriamo in un processo chiamato santificazione e questo richiede un'intera vita dello Spirito che lavora  in me e in te. Non sono (ancora ) chi voglio essere, non sono chi Dio vuole che io sia,  ma sono diversa;  sto cambiando. E Cristo è all'opera in me. 

Ma ci sono due cose che dobbiamo fare per fare la nostra parte in questo lavoro di trasformazione.

La prima è prendere sul serio il nostro discepolato. Ho menzionato qualche settimana fa le abitudini che possiamo praticare e che ci aiuteranno a rassomigliare di più a Gesù. Perché il discepolato non consiste nel provare, ma nell'allenarsi. 

Non importa quanto duramente ci proviamo, ad un certo punto falliremo: “Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio (v19).” Ma se ci alleniamo nelle abitudini del discepolato e, come ha detto Marco la settimana scorsa, ci concentriamo su ciò che abbiamo imparato, allora gradualmente quelle abitudini diventeranno la nostra natura. 

In secondo luogo abbiamo bisogno di esplorare con lo Spirito ciò che può trattenerci. La nostra libertà è espressa in parole come rinnegare noi stessi e prendere la nostra croce. La Bibbia “The Message” lo parafrasa in questo modo

“Gesù disse: “Chiunque intenda venire con me deve lasciarmi condurre. Non sei tu al posto di guida; sono io”. (Marco 8:34-37. Trat. Bibbia “The Message”)

Cosa c'è in noi stessi che dobbiamo negare, o da cui dobbiamo liberarci? Spesso parliamo delle “cose che ci legano”, o le “fortezze nella nostra vita” e ciò che intendiamo con ciò sono quelle aree della nostra vita, o del nostro carattere su cui Gesù non è pienamente Signore; non gli abbiamo permesso di essere pienamente al posto di guida.

Lasciate che vi faccia un esempio personale, perché penso che questa testimonianza spiegherà esattamente com'è fatta una fortezza. 

Quando avevo solo due anni, mia madre ebbe un grave esaurimento nervoso che l'ha vista ricoverata in ospedale per quasi un anno e con i cui effetti ha vissuto per il resto della sua vita. È stata certamente molto malata per la maggior parte della mia infanzia. La conseguenza principale fu che, dal mio punto di vista, non sapevo se mi sarei svegliata o sarei tornata a casa da scuola con la “mamma sana” o la “mamma spaventosa”. 

Ora non voglio che vi sentiate dispiaciuti per me, perché non mi sono mai sentita una volta non amata o non curata e ho avuto una stupenda infanzia con un'enorme libertà che ha costruito in me una capacità di resistere che è veramente un dono di Dio, e non ho altro che ricordi felici di quando ero bambina. 

Tuttavia, questa incertezza quotidiana ha fatto sì che sviluppassi un meccanismo di difesa che è diventato una parte radicata del mio carattere: mi ha fatto crescere come una maniaca del controllo; non mi piacevano nemmeno i regali a sorpresa. 

La vita è andata avanti, sono cresciuta, sono diventata credente, sono andata all'università, ho trovato un lavoro, mi sono sposata, ho avuto dei figli, tutto questo mentre mi assicuravo di avere il controllo completo. 

E poi, e poi... Il mio matrimonio ha iniziato ad avere problemi con entrambi di noi profondamente infelici. Ma avevamo in progetto di andare a un fine settimana organizzato dalla chiesa e avevo questa sensazione che mentre eravamo lì Dio avrebbe fatto qualcosa, e io presumevo, fare quel “qualcosa” a mio marito! 

La prima mattina abbiamo avuto una sessione di insegnamento su come la resa è più dell'obbedienza e questo è stato seguito da un tempo di ministero di preghiera. Sono stata costretta a chiedere preghiera e Jessica, che stava pregando con me, improvvisamente ha detto: "Lui vuole riportarti alla tua infanzia e renderti libera". 

Ed è stato allora che lo Spirito mi ha inondato e ho urlato e pianto mentre il Dio nella sua misericordia rompeva le catene di controllo in me che avevano fatto sì che per 35 anni non avesse avuto la totale signoria nella mia vita. 

E grazie a Dio che l’ha fatto, perché pochi mesi dopo mio marito se n'è andato e se mai ho avuto bisogno di essere libera di fidarmi completamente di lui e di affidarmi totalmente a lui, è stato allora. 

Ci sono cose che ci legano che sono più forti delle catene, e le dobbiamo deporre davanti al nostro Dio amorevole. Dio è amore e intende che noi viviamo nel suo amore. Arrendersi ci condurrà in un luogo inaspettato, dove la resa a Dio ci libera per diventare ciò per cui siamo stati da lui creati.

Nel salmo 107 egli promette:

“...li fece uscire dalle tenebre e dall’ombra di morte, spezzò le loro catene. Celebrino il Signore per la sua bontà e per i suoi prodigi in favore degli uomini! Poiché egli ha sfondato porte di bronzo e ha spezzato sbarre di ferro.” (Salmo 107:14-16)

E in Romani 12 Paolo dice che la resa conduce alla libertà per conoscere la volontà di Dio per noi

“Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” (Romani 12:2)

Questa stagione di Quaresima, una stagione in cui riflettiamo sia sulla nostra fragilità che sul magnifico amore di Dio, perché non usarla come un tempo di rifugio per esplorare con Dio come potrebbe ancora volerci liberare. Non dobbiamo continuare a vivere con le cose che ci controllano.

C'è una bellissima poesia intitolata”Blessing the Dust” (Benedicendo la polvere) di Jan Richardson, che contiene questi versi incredibilmente commoventi;

"Non sapevi
cosa può fare il Santo
con la polvere?
Cosa può fare Dio
nella polvere,
nello sporco,
nella roba
di cui il mondo
è fatto
E le stelle che brillano
nelle nostre ossa
e le galassie che spiraleggiano
dentro la macchia che portiamo."

Ricordate, siamo chiamati ad essere liberi ed è la Pasqua che ha già iniziato il progetto 

“E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un’opera buona la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.” (Filippesi 1:6)

Nel Regno Unito, cantiamo un canto di adorazione molto bello, e vorrei usare  le sue parole  come una preghiera finale:

Lascerò che tu mi ami,
ti lascerò chiudere.
Signore che il mio cuore sia aperto.
Perché nulla con te è nascosto.
Non lasciare che io rimanga lo stesso.

Amen.

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