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27 febbraio 2022

In Cristo puoi...imparare facilmente | 27 Febbraio 2022 |

Quanto sei capace di imparare facilmente? Cristo di chiama ad essere "insegnabile", affinché tutto ciò che impari, ricevi, senti e vedi di lui, tu possa poi farlo nella tua vita di credente.
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Siamo all'ultimo passo di Filippesi 4. Paolo, dopo aver insegnato che in Cristo puoi... avere gioia,  essere gentile, avere calma, essere perspicace ci dice forse al cosa più importante: puoi anche imparare ad essere tutto ciò... diventare davvero così!

In Filippesi 4:9 Paolo ci parla della capacità di imparare,  ricevere, sentire e vedere mentre camminiamo con il Dio della pace.  Questo ci permetterà di vivere  come creature che sono gioiose, gentili, calme e perspicaci.

“Chi nasce tondo non può morire quadrato”  è un proverbio popolare che afferma che una persona per quanto lo voglia, non può cambiare la propria natura.

“Che ci vuoi fare? Sono fatto così!  E così mi devi accettare.” Questa frase la dissi al mio amico Michele che mi rispose :”Non ti permetto di offendere il mio Signore! Chi è in Cristo può cambiare... se lo vuole!"

Già: se lo vuole. Tutto dipende dalla nostra volontà di voler cambiare, non dalla potenza insufficiente di Cristo di cambiare le persone.

In Filippesi 4 Paolo sta parlando di vivere una vita particolare in Cristo e di attingere alla potenza di Cristo per cambiare la vita.

In Cristo puoi; questa è l'abbondanza di vita che viene offerta  a tutti coloro che conoscono Gesù come loro Signore e Salvatore. Non nel futuro, non in cielo ma qui, in terra, in mezzo a tutte le difficoltà ed i limiti umani, ma iniziando ogni giorno  con la consapevolezza che possiamo essere diversi.

Ma tutto questo è legato a quel “se lo vuole” con cui Michele aveva distrutto le mie scuse  dell'essere fatto così e del dovermi accettare così come ero.

“Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi.” (Filippesi 4:9)

Tutto sta nella mia volontà di  imparare facilmente,  di essere disposto ad apprendere:  come si dice con una brutta frase, di “essere insegnabile”. 

Perché, il motivo per il quale non abbiamo gioia,  o non siamo gentili o non siamo calmi o perspicaci, è perché crediamo nel motto popolare che dice che chi nasce tondo non può morire quadrato. 

Se non sono disposto ad essere insegnabile, allora tutto ciò su cui ci siamo concentrati nell'ultimo mese  è completamente inutile per te.  E non lo dice Marco, ma il grande Paolo.

Paolo usa quattro parole per descrivere  l'essere disposti ad imparare facilmente, l'essere insegnabili di cui abbiamo bisogno.

1. “Le cose che avete... imparate” μανθάνω manthanō

Questa parola la aveva utilizzata Gesù quando parlava di prendere il suo giogo:

“Prendete su di voi il mio giogo e imparate (μανθάνω manthanō) da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo per le anime vostre...” (Matteo 11:29)

Il giogo univa  due animali: uno vecchio ed esperto, e uno  più giovane e inesperto.  lo scopo era  che il più vecchio insegnasse al più giovane  mentre lavoravano assieme. 

Gesù non stava parlando di metterci un peso suo collo  ma di fare la strada assieme a lui e da lui, esperto in tutto, apprendere come fare, come comportarsi, cosa dire.

Paolo, esperto, aveva portato il giogo assieme a molti per permettergli di imparare da lui; uno tra questi era Timoteo:

“Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate (μανθάνω manthanō) e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate (μανθάνω manthanō), e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù.” (2 Timoteo 3:14-15)

Vorrei vedere con voi una pubblicità australiana di una ventina di anni fa.



La scritta finale diceva :”I figli assorbono il tuo bere”, ovvero, ciò che tu fai, loro faranno, perché loro imparano da te.

Cosa sta imparando da te circa Cristo chi condivide il tuo giogo? Sto pensando ai tuoi figli, ma anche alla tua sposa, al tuo sposo, ai tuoi familiari, ai tuoi colleghi di lavoro...

Se tu per primo, per prima, non sei disposto, non sei disposta ad essere “insegnabile”, gli altri non apprenderanno da te  la gioia, la gentilezza, la calma, la perspicacia che Cristo ti offre se sei in lui.

2. “Le cose che avete... ricevuteπαραλαμβάνω paralambanō 

E' una parola composta da  para (vicino)  + lambanō (prendere):  bisogna stare vicini  per poter prendere qualcosa.

“Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunciato, che voi avete anche ricevuto (παραλαμβάνω paralambanō), nel quale state anche saldi,  mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l’ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano. Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto (παραλαμβάνω paralambanō) anch’io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture...” (1 Corinzi 15:1-4)

Bisogna stare vicino a qualcuno  per poter prendere ed apprendere da lui.  Bisogna stargli a fianco. 

Gli apostoli avevano ricevuto da Gesù  perché gli erano stati a fianco per tre anni: Apollo aveva ricevuto  perché aveva a fianco Priscilla ed Aquila:

“Ora un Giudeo di nome Apollo, oriundo di Alessandria, uomo eloquente e versato nelle Scritture, arrivò a Efeso.  Egli era stato istruito nella via del Signore; ed essendo fervente di spirito, annunciava e insegnava accuratamente le cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di Giovanni. Egli cominciò pure a parlare con franchezza nella sinagoga. Ma Priscilla e Aquila, dopo averlo udito, lo presero con loro e gli esposero con più esattezza la via {di Dio}.” (Atti 18:24-26)  

Paolo aveva ricevuto da Gesù  perché era stato a fianco di fratelli e sorelle credenti  che lo avevo istruito su chi fosse e cosa avesse fatto Gesù.

“Quando [Saulo - poi Paolo] fu giunto a Gerusalemme, tentava di unirsi ai discepoli; ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo. Allora Barnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come a Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Da allora Saulo andava e veniva con loro in Gerusalemme, e predicava con franchezza nel nome del Signore...”(Atti 9:26-28)

Così come Apollo, Paolo aveva ricevuto,   stando vicino a altri credenti maturi,  frequentandoli nella vita, frequentando la chiesa.  Tu puoi fare la stessa esatta cosa.

Ma sei più fortunato, più fortunata di Paolo ed Apollo,  perché puoi ricevere dalle Scritture.  Ricevere cosa? Ricevere la verità.  Ricevere la Parola,  studiarla e crescere.  Essere equipaggiati per capire. 

Paolo aveva fatto della sua vita un ministero di insegnamento,  ed aveva equipaggiato tanti.  È un aspetto della vita che non si ferma mai.

Ricevere significa avere una disponibilità per tutta la vita  ad ascoltare la Parola:

“Ma i fratelli subito, di notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea; ed essi, appena giunti, si recarono nella sinagoga dei Giudei. Ora questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così.” (Atti 17:11)

Coloro che sono insegnabili si assicurano  che il loro ricevere sia sempre incentrato sulla Scrittura.

3. “Le cose che avete... udite da me” ἀκούω akouō 

E' una parola molto comune nel Nuovo Testamento,  e ricorre- 427 volte; qui è Gesù che parla:

“Gesù rispose loro: «Andate a riferire a Giovanni quello che udite (ἀκούω akouō) e vedete: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono (ἀκούω akouō); i morti risuscitano e il vangelo è annunciato ai poveri.” (Matteo 11:4-5)

Gesù era venuto perché fosse udito da tutti,  e per far recuperare l'udito a chi non era più capace, o non era mai stato capace,  di udire la Lieta Novella della salvezza che c'è in  Cristo.

Attenzione: qui Paolo non stava chiedendo  di ricordarsi solo le cose che aveva detto  durante le prediche,  ma tutto ciò che aveva detto,  anche nei momenti più informali,  quelli di una cena,  quelli di una passeggiato o di uno shopping assieme. 

Sta chiedendoci di udire non solo la Scrittura,   ma di “sentire” la vita di una persona.  E questo deve farci pensare a quello che diciamo  fuori dall'ambito della chiesa.

Una cosa è dire: "Ascoltatemi predicare la Scrittura", “ Ascoltatemi mentre insegno nel piccolo gruppo”.  Un'altra cosa è dire: "Ascoltatemi predicare la vita,  quello che dico tutti i giorni,  e lontano dalla chiesa, lontano da fratelli e sorelle, lontano dall'evangelichese,  ma in mezzo ai non credenti, sul luogo di lavoro, al supermercato, al bar...”

Dobbiamo continuare ad affermare la verità su Cristo,  e dobbiamo farlo in modo che gli altri ci ascoltino.

Quindi essere insegnabili  pone una responsabilità su tutti noi:  dire la verità di Cristo  e far si che sia  sovrapponibile   alla nostra vita di tutti i giorni. Non è facile e crea una sfida per tutti noi.

Come la trasmettiamo questa verità?  Con quale linguaggio?  Rispecchia ciò che diciamo lontano dalla chiesa  e tra non credenti il nostro essere salvati?  Vedono in noi la differenza che Cristo  ha fatto nella nostra vita?

Questa è davvero una grande sfida da imparare .  Soprattutto negli ultimi tempi  e con gli avvenimenti che tutti vediamo nel mondo. 

Io mi accorgo che, da un bel po' di tempo a questa parte,  sto fallendo in questo.  Il Covid, la recessione economica,  i venti di guerra che aleggiano sul mondo,  la situazione della chiesa (la nostra e quella in Italia in generale) stanno tirandomi fuori il peggio,  e non sto realmente parlando,  ma urlando attorno la mia frustrazione  per tutte le cose storte che vedo...

Non è questo a cui sono stato chiamato,  non è questo quello che Gesù vuole che gli altri odano da me,  che devo essere suo testimone non quando predico ai convertiti,  ma quando sono tra i non credenti.

Devo accettare e ammettere il peccato e il fallimento,  e ricominciare daccapo. Anche se sono pastore. Anche se ho sessant'anni. C'è ancora tempo, ma chi ha tempo non aspetti tempo. Lo devo al mio Signore per primo e a chi sta attorno a me.

4. “Le cose che avete... viste da me” ὁράω horaō

Anche questa è una parola molto comune nel Nuovo Testamento presente più di 400 volte. 

“Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro: «Che cercate?» Ed essi gli dissero: «Rabbì (che tradotto vuol dire “Maestro”), dove abiti?»Egli rispose loro: «Venite e vedrete (ὁράω horaō)». Essi dunque andarono, videro dove abitava e stettero con lui quel giorno.” (Giovanni 1:38-39)

Gesù non portò Andrea e Giovanni alla sinagoga, e non gli fece neppure una predicazione ufficiale (altrimenti la troveremmo scritta da Giovanni). Semplicemente li “tenne” per una giornata assieme a lui, gli videro fare le cose comuni di una giornata qualunque;  accendere il fuoco, preparare il pranzo, mettere fuori l'acqua da bere,  assestare i cuscini su cui sedere...

Paolo quando dice di cose “viste; non pensa solo a quello che si fa durante il ministero, o a quello che si fa in chiesa, ma chiede di vedere la vita delle persone,  ciò che si vede tutto il tempo.

Chi era Paolo quando tutti stavano guardando?  Beh, era lo stesso Paolo di quando tutti non guardavano.

Non è sempre facile... perché possiamo essere persone che sbagliano.  Già vi ho detto che in questo periodo sto sbagliando molto e che non è un bel vedere per gli altri, vero?

Ma comunque coloro che sono “insegnabili”  riconoscono l'importanza di "vivere" onestamente, in modo coerente, e possono, e devono cambiare.

Quindi questa è la chiamata:  “imparato, ricevuto, udito, visto da me”... Ma cosa ci dobbiamo fare con tutta questa roba,  se siamo “insegnabili”?

“... fatele”  πράσσω prassō

Semplicemente... fatele! “Vi ho fatto vedere come si fanno, le avete prese perché eravate vicini, avete sentito e avete visto come le applico  alla mia vita di tutti i giorni... adesso, mettetele in pratica”. 

Anche questa volta il tempo del verbo tradotto in italiano con l'imperativo, in greco è un altro presente imperativo attivo: "Cominciate a mettere in pratica l'imparare, il ricevere, il sentire e il vedere ... e continuate a mettere in pratica l'imparare, il ricevere, il sentire e il vedere ...".

Il verbo πράσσω prassō è quello da cui deriva la nostra parola italiana “prassi”, che, secondo il vocabolario Treccani, significa: 

Prassi: l’esercizio di un’attività, di una professione, di un’arte, e l’insieme delle norme che la regolano; procedura abituale, consuetudine nello svolgere una determinata attività.

“La vostra vita - dice Paolo - deve essere regolata da ciò che avete imparato, ricevuto, visto e udito, e questo deve diventare una consuetudine, qualcosa che vi viene automatico, su cui non dovete neppure pensarci su.”

Facile vero? Assolutamente no! Perché tutto, la nostra natura umana, il mondo attorno a noi, le persone che ci conoscono faranno del tutto per scoraggiarci, tenderanno a volerci vedere  così come sono state abituate da sempre a vederci.

E' difficile, lo so... ma lo sforzo, dice Paolo, avrà una ricompensa IMMESA!

“... e il Dio della pace sarà con voi.”

Paolo aveva già promesso al versetto 7 del capitolo 4 che, se siamo in Cristo, avendo gioia, calma, gentilezza e perspicacia allora:

“E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.” (Filippesi 4:7)

Il nostro cuore (il centro dell'intelletto per gli ebrei) e ciò che esso pensa, dice Paolo,  sarà al sicuro, protetto e custodito da Gesù stesso. Paolo dice: 

... e il Dio della pace sarà con voi.” (Filippesi 4:9 b)

Non è un dono, tipo “sarete beati, sarete benedetti”, ma una promessa di una presenza divina,  di essere assieme a voi, una presenza costante a fianco nelle vostre vite.

E se a tuo fianco vive si muove e passeggia con te non uno che ha la la pace, ma qualcuno che E' la pace, beh, una certa influenza positiva di sicuro ci sarà  statene sicuri.

Debbo però rivelarvi che nelle vostre bibbie c'è un errore. C'è un verbo al futuro che,  nella frase in greco, è diverso; chi ha tradotto il passo, ha (giustamente) messo il verbo “essere” per far capire meglio il significato.

Ma la parola che usa  Paolo è εἰμί eimi, che non significa propriamente “essere”, ma “esistere”:

“Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace esisterà (εἰμί eimi) con voi.” (Filippesi 4:9 parafrasi)

Cosa cambia? Cambia tutto!

Che Dio esista, Paolo non ne aveva dubbi; cosa voleva dire, allora? Voleva dire che non dovrò attendere  di fare le cose imparate, ricevute udite e viste e POI Dio sarà, arriverà, ma che Dio che già esiste, manifesterà la sua presenza LI' AL MIO FIANCO!!! nel momento esatto in cui starò facendole!

Conclusione

Se sei in Cristo puoi. Puoi essere una persona migliore, puoi essere differente da come agisce il mondo, puoi avere gioia, calma, gentilezza, perspicacia... ma tutto questo non varrà nulla se non le metterai in pratica.

“Voi sapete dunque queste cose, ora mettetele in pratica! È questa la strada per ricevere benedizioni!” (Giovanni 13:17 PV)

Cristo vuole custodire il tuo cuore e i tuoi pensieri e Dio vuole essere al tuo fianco mentre testimoni con la tua vita di chi lui sia.

FATELE!

Preghiamo. 

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