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13 febbraio 2022

Il linguaggio dell'amore | 13 Febbraio 2022 |

Al centro di ogni religione c'è il bisogno dei credenti di sapere che il loro Dio li ama. Ma il modo in cui tu come cedente restituisci il tuo amore a Dio determinerà la  differenza tra l'avere uno spirito religioso e l'amare realmente il tuo Creatore.
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Predicatrice: Jean Guest
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"Ti amo; ich liebe dich; te quiero; je t'aime; iwedihalehu E-we-d-ha-lew; kesalul; I love you."

Ogni lingua sulla terra ha parole che significano ti amo. Ogni cultura ha sviluppato rituali per esprimere l'amore e l'accoglienza di un bambino, o l'unione di persone in una relazione impegnata; mi piacciono molto le tradizioni in Cina dove lo sposo lancia frecce alla sposa, e nella Repubblica Democratica del Congo dove se sorridi il giorno del tuo matrimonio, significa che non sei serio riguardo alla tua relazione.

E ogni religione mondiale enfatizza l'amore divino;  si esprime con pratiche molto diverse, ma al centro di ogni religione c'è il bisogno dei credenti di sapere che il loro Dio li ama.

Che sia umano o divino, sembra che il nostro bisogno d'amore sia radicato nella nostra stessa essenza.

Secondo la teoria triangolare dell'amore, sviluppata dallo psicologo Robert Sternberg, le tre componenti dell'amore sono: intimità, passione e impegno. 

L'intimità è l'avere una stretta relazione personale con qualcuno; si tratta di vederlo come è realmente, si potrebbe dire che è conoscerlo dall'interno. 

Come cristiani parliamo di Dio che ci conosce in questo modo; possiamo non essere sempre a nostro agio con questo pensiero, ma lo vediamo come una prova del suo amore per noi. Il Salmo 139 dice:

“Tu Signore mi conosci dentro e fuori. (Salmo 139:15 - Trad. Bibbia “The Message”)

Ma conosciamo Dio in questo modo, e dovremmo conoscerlo così? IN Esodo c'è il racconto di come Mosè ebbe il primo incontro "personale" con Dio:

“Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!» ... E il Signore disse: «Ecco qui un luogo vicino a me; tu starai su quel masso; mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano finché io sia passato” (Esodo 33:18, 21-22)

In questo passo del libro di Esodo Mosè chiede di vedere la gloria di Dio. Ora, si potrebbe pensare che se esiste qualcuno che abbia già visto la gloria di Dio quello deve essere Mosè; non è stato lui a condurre il popolo fuori dall'Egitto quando il mare si aprì? Non è stato lui che incontrò Dio in un cespuglio ardente? Quello che aveva in mano un bastone che si trasformò in un serpente e poi di nuovo in bastone? Quello che sapeva che Dio era nella nuvola? Che aveva mangiato la manna dal cielo? 

Se qualcuno aveva visto la gloria di Dio sicuramente era Mosè; eppure dice "fammi vedere la tua gloria". Cosa può mai intendere per gloria? Non può essere la potenza, l'autorità, la provvidenza e nemmeno la presenza; ha sperimentato tutti questi aspetti di Dio. Quindi deve essere qualcos'altro che Mosè sta chiedendo di vedere. 

Gli studiosi dicono che in questo caso la parola “gloria” significa “essenza”. Mosè sta chiedendo di vedere l'essenza di Dio, la cosa che effettivamente lo rende Dio. E cosa dice Dio?

“Il Signore passò davanti a lui, e gridò: «Il Signore! il Signore! il Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in bontà e fedeltà.” (Esodo 34:6)

L'essenza di Dio è l'amore. Questa essenza è lenta all'ira, è piena di compassione e misericordia, è fedele e non fallisce mai. 

Forse non sapete che  i credenti su Twitter questa settimana stanno discutendo su ciò che un conduttore di programma americano ha detto in diretta circa la sua fede. 

Ho pensato che fosse un discorso bello e ponderato, dato che stava parlando di fronte a milioni di non credenti. 

Ma un certo numero di persone (che io chiamo la "polizia del vangelo") erano indignati perché non aveva incluso nella sua "condivisione della fede" la necessità del pentimento e le conseguenze del peccato come la morte e l'inferno. 

Forse, a volte questo è ciò che la gente ha bisogno di sentire, ma l'essenza di Dio è l'amore. E sicuramente questo è ciò che attira noi e gli altri a lui. Gesù afferma: 

“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. “ (Giovanni 3:16-17)

C'è una cosa là fuori nel mondo conosciuta come i Cinque Linguaggi dell'Amore. Non è particolarmente scientifica, ma gli psicologi dicono comunque che è uno strumento utile per aiutare le persone che hanno bisogno di una consulenza sulle relazioni interpersonali a capire dove e perché le cose forse non vanno.

L'idea è che se il nostro linguaggio dell'amore non viene usato, allora non sperimentiamo quella sensazione di essere amati. 

Questi sono i 5 linguaggi dell'amore.

  • 1. Parole di affermazione - Questo linguaggio usa parole per affermare altre persone. 'Sei grande'.
  • 2. Atti di servizio - Per queste persone, l'azione parla più forte delle parole.
  • 3. Ricevere regali - Per alcune persone, ciò che le fa sentire più amate è ricevere un regalo.
  • 4. Tempo di qualità - Questo linguaggio consiste nel dare all'altra persona la tua completa attenzione.
  • 5. Contatto fisico - Per questa persona, niente parla più profondamente del contatto fisico (appropriato).

C'è una discussione molto interessante sul linguaggio dell'amore in Giovanni 21, quando Gesù si presenta a colazione sulla riva del lago:

“Quando ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami più di questi?» Egli rispose: «Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, una seconda volta: «Simone di Giovanni, mi ami?» Egli rispose: «Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pastura le mie pecore». Gli disse la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?» Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: «Mi vuoi bene?» E gli rispose: «Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene». “ (Giovanni 21:15-17a)

Vedete, la parola che Gesù usa per amore è il greco agape, che significa amore incondizionato. E la parola che Pietro sta usando è la parola greca phileo che significa amore fraterno. 

Qualunque sia il significato delle tre domande, sembra che Gesù stia dicendo a Pietro: il linguaggio dell'amore che ti equipaggerà per il tuo futuro ministero, è quello di seguirmi incondizionatamente. E, che Dio lo benedica, Pietro, come sappiamo, alla fine ci arriva.

Quando è stata l'ultima volta che hai detto a Dio che lo ami? Ora, essendo buoni evangelici, ci preoccupiamo che sia più importante sapere quanto siamo amati da lui, piuttosto che il contrario.  E naturalmente c'è del vero in questo; il Suo amore è infallibile, il nostro probabilmente oscilla. 

Ma sente Dio il nostro “ti amo”, quando diciamo, “grazie”, o “ti lodiamo”, o “sei degno”... oppure sono implicite? Tutte queste parole sono importanti, ma dove vede il nostro agape/ti amo per lui?

Cìè una storia nel vangelo di Giovanni che vale la pena di essere raccontata; ed è quella di un atto semplice, ma significativo di Maria verso Gesù:

“Gesù dunque, sei giorni prima della Pasqua, andò a Betania dov’era Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. Qui gli offrirono una cena; Marta serviva e Lazzaro era uno di quelli che erano a tavola con lui. Allora Maria, presa una libbra d’olio profumato, di nardo puro, di gran valore, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli; e la casa fu piena del profumo dell’olio. Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto quest’olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?» Diceva così non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro, e tenendo la borsa ne portava via quello che vi si metteva dentro. Gesù dunque disse: «Lasciala stare; ella lo ha conservato per il giorno della mia sepoltura. Poiché i poveri li avete sempre con voi; ma me, non mi avete sempre».” (Giovanni 12:1-8)

Questo è un momento meravigliosamente intimo nella vita di Gesù; ricordate che l'intimità è essenziale nell'amore. 

A proposito, il linguaggio d'amore di Marta è chiaramente gli atti di servizio, mentre quello di Maria è il contatto fisico. Quello che Maria fa è un atto straordinario di affetto pubblico ed è una scandalosa dichiarazione d'amore. 

Perché pensate che l'indignazione sia così grande? Come ho detto è incredibilmente intimo e contro ogni sorta di costume sociale. Ma è anche il significato e la spesa del barattolo di profumo; vedete, questa è la dote di Maria ed è il suo futuro che lei sta versando. E cosa ha fatto? L'ha versato ai piedi dell'uomo che le ha dato ogni bene nella sua vita, l'uomo che è il suo rabbino, l'uomo che ama. Gesù non la ferma, né le dice che è inappropriato. 

Quando è stata l'ultima volta che egli ha visto un amore così sacrificale o che ha sentito da noi un; “Ti amo”?

Circa dieci anni fa ho ricevuto un messaggio molto inaspettato attraverso un social media. Era dell'uomo che era stato il mio primo fidanzato quarant'anni prima. E si chiedeva se mi sarebbe piaciuto di incontrarlo. La risposta era: “No!” 

Vedete, Malcolm (si chiama così) da giovane era  bellissimo con capelli ricci scuri, grandi occhi azzurri e profumava sempre di menta. Ma se ora non fosse stato più così? Sarei rimasta delusa? L'avrei riconosciuto? Volevo che rimanesse un bel ricordo, anche se lontano. Il primo amore è una cosa preziosa, ma raramente dura. 

In Apocalisse Gesù parla alla chiesa di Efeso:

“Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono, e che li hai trovati bugiardi. So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amore del mio nome e non ti sei stancato. Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore.” (Apocalisse 2:2-4)

Questo è Giovanni nell'Apocalisse che descrive la visione che ha visto riguardo alla chiesa di Efeso. Era stata una chiesa che bruciava di amore per Gesù e per gli altri fratelli credenti; i cui membri avevano abbracciato la salvezza con passione, consapevoli di quanto Dio li amasse, erano 'vivificati in Cristo'. E la loro gioia era travolgente mentre vivevano questa nuova vita. Lo troverete in Efesini 2:1-5.

Qui, Gesù loda gli Efesini per le loro molte buone opere, il loro duro lavoro e la loro sapienza spirituale: mettevano alla prova i maestri per vedere se le loro parole erano vere; sopportavano le difficoltà e perseveravano senza stancarsi.

Ma avevano perso il loro primo amore per Gesù; e, essendo accaduto questo, cominciarono a "fare senza crederci” delle buone opere, in maniera automatica" motivati non dall'amore di e per Gesù, ma dalle opere stesse. 

Quello che una volta era un rapporto d'amore si raffreddò in mera religione. La loro passione per Lui divenne poco più che un dovere. 

E qual è questo primo amore che hanno perso? E’ di nuovo quella parola agape - il tipo di amore incondizionato.  Gli Efesini avevano dimenticato che è necessario impegnarsi nell'amore - non è semplicemente un sentimento, ma è un atto di volontà. 

Quindi come possiamo guardarci dal perdere il nostro primo amore per Gesù?

Prima di tutto c'è una precisazione da fare: accettare che ci sono stagioni di fede.  A volte siamo nei giorni di sole dell'estate dove tutto sembra benedetto; a volte siamo nel profondo inverno quando Dio sembra lontano e siamo pieni di dubbi. 

Le stagioni della fede sono naturali; non possiamo essere sempre su e non saremo sempre giù. Ma le stagioni della fede sono diverse dal perdere quel primo amore incondizionato per Gesù e ci sono abitudini che possiamo praticare che custodiranno il nostro cuore e la nostra mente.

1. Cercarlo consapevolmente ogni giorno in ogni modo

Ignazio di Loyola diceva che ogni decisione dovrebbe essere inquadrata dalla domanda: "In che modo questo mi porta verso, mi avvicina a Gesù?

2. Ascoltare, non parlare

“«Fermatevi», dice, «e riconoscete che io sono Dio.” (Salmo 46:10)

La parola usata qui per “fermo” è la radice della  parola inglese che indica la “vacanza”. Prenditi del tempo ogni giorno, una volta alla settimana o una volta al mese per ritirarti dalla vita quotidiana e semplicemente sederti alla sua presenza. E tu HAI tempo!

3. Parla con lui - digli tutto

Dice Pete Grieg, pastore e co-fondatore del movimento di preghiera 24/7: “La preghiera è una conversazione e la Bibbia è la sua metà della conversazione".

Siediti con la tua Bibbia. Digli ogni piccola cosa perché allora avrai la rivelazione di vederlo all'opera.

4. Ricordati di ciò che ha fatto in passato 

“Io rievocherò i prodigi del Signore; sì, ricorderò le tue meraviglie antiche, mediterò su tutte le opere tue e ripenserò alle tue gesta.  (Salmo 77:11-12)

L'ha fatto già in passato, lo farà di nuovo - aspettatevi grandi cose da lui.

5. Impara questo versetto 

“Sì, io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà.” (Geremia 31:3b)

Colui che ti ha chiamato a sé è benevolo, colui che rimane con te ti ama incondizionatamente e per sempre.

Amen

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