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01 giugno 2007

Efesini 4 | 1 Giugno 2007 |

Efesini 4:1-16

Forse nessuno di voi si ricorda di cosa accadde il 4 giugno del 1999, a meno che voi, al mio pari, non siate appassionati di ciclismo.
Il pomeriggio del 4 giugno, mentre attendevo di andare al negozio, stavo guardando alla tv l’ennesima tappa del Giro d’Italia; era una tappa interessante, c’era da scalare le Dolomiti per arrivare a Madonna di Campiglio, ed io, come altri, aspettavo l’ennesimo attacco del mio idolo sportivo di quel momento, che, per altro, aveva già rifilato un paio di minuti il giorno precedente al secondo in classifica.
Ma, man mano che seguivo la cronaca, cominciavo a capire che qualcosa di molto grave doveva essere accaduto, visto che la maglia rosa era sulle spalle di un altro e che il mio idolo, quel giorno, non era neppure partito. Il mio idolo si chiamava Marco Pantani. (spiega brevemente).
Nei giorni, nei mesi seguenti, si fece un gran discutere su ciò che Marco aveva o non aveva fatto, su la liceità o meno di arricchire di globuli rossi il proprio sangue per sopportare meglio gli sforzi, sul fatto che “in fondo non era l’unico” che “tanto anche gli altri lo fanno”, che stava scontando una pubblica gogna solo perché era così enormemente più famoso degli altri.
Ma, aldilà di tutte le giustificazioni che noi tifosi potessimo dare al nostro idolo sportivo , c’era in ognuno di noi una sensazione di profondo rammarico; non ce l’aspettavamo da lui, non avrebbe dovuto farlo, per nessunissima ragione al mondo
Non avrebbe dovuto per una serie lunghissima di motivi, ma per due in particolare il rammarico era ancora più grande.
1. Marco era il leader di una squadra; quando sei il punto di riferimento per tutti gli altri, non sei più tu che cadi se cadi, non sei più tu che paghi se sbagli, ma tutta la tua squadra ne soffre; e talvolta quello che potrebbe essere stato un luminoso successo si tramuta in un’ amara sconfitta.
2. Marco aveva ricevuto nella sua breve carriera iniziata nel 1994 una serie infinita di benedizioni; da vendere i panini nel chiosco di Cesenatico assieme al padre e alla madre era divenuto famoso, ricercato, ben pagato, osannato; persino i bimbi portavano in testa la famosa “bandana” del Pirata per assomigliargli un poco.
E così, quando migliaia di bambini ed adolescenti chiedono al papà di comperargli la maglietta di Pantani, o la bici di Pantani, o la bandana del Pirata, quando sognano il tuo sogno significa che non sei più solo tu, ma che il tuo comportamento deve essere degno della tua fama.
Perché quando hai tutta la fama che Marco aveva, quando infiammi il cuore di milioni di telespettatori e di migliaia di persone che ti vedono scattare lungo salite che noi poveri mortali non siamo capaci di fare neppure a piedi, quando fai parte della Nazionale italiana, quando godi di tutti i privilegi che questo ti da, è allora che devi agire in risposta a tutto ciò, comportandoti in modo degno, perché sei stato chiamato dalla fama, dall’onore e dalle benedizioni ricevute a farlo.
Ora, essere credenti forse vi sembrerà una cosa meno da sogno che scalare il Pordoi lasciando indietro gli altri di un paio di minuti, ma ma in realtà è MOLTO più grande!
Nela lettera agli Efesini che stiamo studiando, Paolo descrive nei Capitoli da 1 a 3 quello che ci è successo “In Cristo” come un privilegio incredibile.
In Cristo siamo stati benedetti, eletti, adottati, abbiamo grazia, redenzione; con CRISTO Dio ci ha vivificati, ci ha risuscitati, ed abbiamo accesso a lui, per Cristo conosciamo l’amore che sorpassa ogni conoscenza e che ci ricolma con tutta la pienezza di Dio.
Paolo dice: Eccovi, siete parte del popolo di Dio: vi pare cosa da poco?
E come se un giorno di tanti anni fa, , avessimo fantasticato di giocare un giorno assieme a Totti e a Del Piero nella Nazionale… e ora ci stiamo giocando.
Ed è questo che è accaduto. Specialmente per dei “Gentili” come noi. SE fossimo stati uno dei membri della chiesa di Efeso forse avremmo detto: “ guardavo gli Ebrei, il popolo di Dio, e pensavo che sarebbe stato bello conoscere il Creatore dell’Universo. Ed ora, grazie a Gesù, Lo conosco. E sono passato dalla morte alla vita; sono passato da non avere la speranza di niente alla sicurezza del paradiso. Ho una fetta dell’eredità di Israele e questo non è per come sono stato bravo. Ma a motivo della grazia di Dio. Ed ora sono una parte della chiesa di Dio. Il più grande spot dell’universo.”
E Paolo dice: Bene, quello che era un sogno, ora vivilo.
E’ un punto focale della lettera. I capitoli da 1 a 3 trattano di ciò che abbiamo ricevuto. I capitoli da 4 a 6 mostrano come vivere in risposta a quanto ricevuto.
Vedete? E’ l’opposto di quello che pensano molte persone cosiddette “religiose”. Le quali pensano che se sono abbastanza buone, allora potranno entrare.
E’ assolutamente il contrario. Noi siamo salvati dalla grazia di Dio. Per questo viviamo rispondendo a questo La svolta comincia qui aLcapitolo 4: leggiamo assieme:
1 ¶ Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, 2 ¶ con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, 3 sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito con il vincolo della pace. 4 Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. 5 V'è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, 6 un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti. 7 Ma a ciascuno di noi la grazia è stata data secondo la misura del dono di Cristo. 8 Per questo è detto: “Salito in alto, egli ha portato con sé dei prigionieri e ha fatto dei doni agli uomini”. 9 Ora, questo “è salito” che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra? 10 Colui che è disceso, è lo stesso che è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa. 11 É lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, 12 per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo, 13 fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo; 14 affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore; 15 ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. 16 Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare sé stesso nell'amore.
Paolo dice “Io dunque, che sono prigioniero perché servo il Signore, vi raccomando” e il verbo che usa è parakaleo = chiamare dalla propria parte.; così come faccio io, fino ad essere imprigionato, fate anche voi
Vale la pena di sottolineare che il versetto 1 nel originale greco dice: “vivete una vita degna della chiamata a cui siete stati raccolti”. E questo “raccolto” (klesis = essere chiamati a raccolta per lavorare da qualcun)o ha la stessa radice della parola “chiesa”, che in greco si dice ekklesia, che significa una folla che è stata raccolta insieme. E così possiamo leggere versetto 1 in questo modo. “ Vi esorto a vivere una vita degna della chiamata che vi ha raccolto come chiesa”
Pantani, non usare mezzi illegali per arricchire il tuo sangue di globuli rossi perché questo non è degno per uno che ha l’onore di rappresentare l’Italia. Vivi una vita degna della fama che ti è stata data! Soffri lungo le salite, ma ricordati che lo stai facendo per via delle enormi benedizioni che hai ricevuto!
Come vivere dunque una vita “degna delle chiamata”, come onorare l’essere parte della “squadra di Dio” Paolo ce li indica ai versetti 2 e 3
2 ¶ con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, 3 sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito con il vincolo della pace.
Qui ogni punto riguarda come noi esprimiamo e rafforziamo la nostra unità, il modo in cui ci rendiamo conto che siamo tutti parte di un solo corpo, con differenti ruoli da giocare.
Tutto ciò ci conduce a cose molto pratiche.
* Versetto 2: Essere completamente umili e mansueti; non metà umile e due terzi mansueto a secondo della circostanza, ma completamente! Essere pazienti, sopportandoci gli uni gli altri con amore; in altre parole “reggendovi” anche quando vertrebbe la voglia di dire “nun te reggo più”.
* versetto 3: è vero, c’è lo Spirito di Dio che ci unisce. Ma Paolo ci ricorda che talvolta preservare quest’ unità può essere un lavoro molto duro, (il verbo che usa è quello usato per lo sforzo fisico, non mentale) perché può facilmente scivolarci via di mano. Paolo dice: sforzandovi di conservare l’unità nello Spirito con il vincolo della pace, perché non c’è nulla di più indegno nella chiesa di Dio che lasciare sfuggire la nostra unità dalle mani.
E la logica è semplice. (v. 4-6)
4 Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. 5 V'è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, 6 un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti.
La ragione perché dovremmo fare ogni sforzo per rimanere uniti è perché facciamo parte di un solo corpo acceso da un solo Spirito.
Non importa quanto siano differenti tu ed io, se veniamo da situazioni di vita, di cultura o di anzianità nell’aver accettato il Signore assolutamente differenti.
lo stesso Spirito di Dio sta lavorando in te e in me. Un vero credente lo riconosci; c’è una somiglianza familiare che vedrai nei credenti ovunque, perché lo stesso Spirito sta lavorando nel trasformare le nostre differenze verso la stessa direzione.
E vedete come la parola “uno solo” salti fuori 7 volte nei versetti da 4 a 6. Aggrappatevi a l’unità, perché c’è un corpo solo e un solo Spirito, … una sola speranza, … un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, 6 un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti. Questo per i cristiani ebrei e quelli gentili di Efeso è un’enorme sfida da affrontare e da mettere in pratica; i primi che hanno creduto ora lavorano con gli ultimi che hanno creduto…anzi, sono parte dello STESSO corpo!
Paolo sa che non è facile per gli Efesini… e non lo è neppure per noi!
Come fare questo? Essendo ciascuno completamente umile. Essendo ciascuno mansueto; Essendo ciascuno paziente, gioendo delle differenze reciproche invece di insistere che le cose debbono essere fatte come sono state sempre fatte.
Un solo corpo, con un solo Spirito, sotto un solo Signore; non importa quello che eri. Questo è quello che sei. Per questo devi vivere in maniera degna di ciò, fai ogni sforzo per mantenere l’armonia.
Questo significa sviluppare un forte senso di protezione per la unità della nostra famiglia di chiesa, essere attenti a quel certo tipo di parole o di azioni che causano divisioni.
Una parola qua, un commento pungente là, quel tipo di commento che qualcuno ti fa in privato… e tu sai bene che sta soltanto cercando di alimentare la fiamma dello scontento.
Non ascoltare. Comportati da credente degno cercando modi per fare l’opposto, per favorire l’unità, per consolidare ponti che stanno scricchiolando.
Perché non prendere qualcuno in un angolo e dirgli cose positive per incoraggiare l’unità?
Siamo un unico corpo; se mi do una martellata su un dito, tutto il mio corpo soffre per il dolore che prova il dito; la cosa che faccio è quella di curare il più rapidamente possibile quel dito dolorante; a volte basterà metterlo sotto l’acqua fredda, a volte servirà una fascia, altre ancora servirà l’intervento di un medico.
Ma perché il mio corpo tutto torni a stare bene, farò di tutto perché il mio dito guarisca in fretta.
Ma il fatto di essere un corpo non significa esclusivamente che potrò provare dolore e che dovrò provvedere a curare le parti ammalate.
C’è qualcosa di molto più positivo di tutto ciò; Cosi come un corpo,noi siamo fatti per fare esercizio, per allenarci e per crescere, e questo è l’argomento che Paolo introduce nei versetti da 7 a16, una sezione che inizia e finisce con un riferimento alle varie parti del corpo che ci vengono assegnati.
7 Ma a ciascuno di noi la grazia è stata data secondo la misura del dono di Cristo
La chiesa è un solo corpo con un solo spirito ma ad ognuno di noi la grazia è stata data secondo la misura che ha stabilito Cristo; ad ognuno di noi è stato dato un dono diverso, un ruolo differente da svolgere e ancora a v.16, che chiude la sezione,
16 Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare sé stesso nell'amore.
Un solo corpo, con molte parti. Un solo Signore, ma che ha distribuito molti doni.
Ad ognuno di noi, la grazia è stata data secondo la misura stabilita da Cristo. E al versetto 8, c’è un’immagine tratta dal Salmo 68, del re vittorioso che porta a casa i trofei di battaglia distribuendoli al suo popolo, che Paolo descrive come la resurrezione e l’ascensione di Gesù mentre distribuisce doni al Suo popolo. Tutti diversi ma tutti per lo stesso scopo.
11 É lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori,
Sono fini a se stessi, tutti questi doni? Profeti che vedono il futuro, apostoli che portano l’evangelo fino alle estremità della terra, evangelisti che parlano di Gesù con i non credenti, pastori che si occupano di condurre il gregge, dottori che insegnano ad altri la Parola di Dio…non può essere solo per passare il tempo
12 per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo,
Vedete la logica?: profeti, apostoli, evangelisti, pastori, tutti che lavorano nella stessa direzione perché ognuno svolga la propria parte usando i propri doni per edificare il corpo che cresce sempre più forte nell’amore.
C’è una brutta notizia per voi in questi due versetti; la chiesa non è uno stadio dove si va a vedere uno sport. La chiesa non è uno show. E voi non siete il pubblico. E la chiesa non è nemmeno un’ora e mezzo a settimana dove potete sedere a ascoltare o annoiarvi!
La chiesa è essere parte di un corpo che vive, che cresce, che ama; è interagire, è crescere per essere sempre più simili a Gesù facendo ognuno la propria parte di lavoro.
Voi non siete il pubblico; voi siete l’orchestra. Forse siete gli archi, o gli ottoni, o il primo violino. Sapete, guardo sempre il percussionista con il triangolo. E’ un grande stress, capisco, perché per gran parte del tempo che guardi, sta contando le battute aspettando il momento giusto per suonare il “ding” giusto. Questo potresti essere tu.
Forse stai facendo molto, non puoi fare altro che pregare. Allora, prega. Perché noi tutti siamo una parte dell’orchestra, con lo stesso obbiettivo di incoraggiarci l’un l’altro a crescere verso la maturità, sempre di più come Gesù.
Ora certamente, l’alternativa a crescere e semplicemente rimanere bambino. E versetto 14 dipinge questa opzione, con una metafora molto vivida che ci lascia con l’immagine insolita di un bambino in una tempesta sull’oceano. Suppongo che potete includere una barca nell’immagine. Non necessariamente un bimbo in acqua. Ma questa è l’immagine di una cristianità immatura
14 affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore;
Nessuno vorrebbe essere in una barca, da solo, ammezzo all’oceano; nessuno vorrebbe vedere neppure un bambino in queste condizioni; e Gesù ci ha dato tutti i doni necessari e sufficienti per far si di non dover mia affrontare una simile situazione.
Concludendo
1. Il signore ci ha benedetti, ci ha chiamato e ci ha riunito ad essere il SUO popolo;, ed il suo corpo vivente sulla terra; la chiesa. Dobbiamo vivere dunque una vita “degna delle chiamata”, ed onorare l’essere parte della “squadra di Dio”
2. Dobbiamo sviluppare un forte senso di protezione per la unità della nostra famiglia di chiesa, essere attenti a quel certo tipo di parole o di azioni che causano divisioni
3. Non ci viene naturale: dobbiamo SFORZARCI, dobbiamo LAVORARE giorno dopo giorno su questo, soprattutto ora che, avendo una sala, potremo avere maggiore impatto, ma anche maggiore opportunità di essere attaccati uscendo allo scoperto.
4. La chiesa non è la sala che avremo, e non è neppure l’associazione ONLUS che abbiamo registrato, e neppure il collegio degli Anziani; La chiesa è essere parte di un corpo che vive, che cresce, che ama; è interagire, è crescere per essere sempre più simili a Gesù facendo ognuno la propria parte di lavoro
Noi tutti siamo l’orchestra;
c’è chi è uno xilofono
chi un flauto
chi un arpa….
Ma tutti assieme siamo l’orchestra del nostro Signore pronta a suonare le sue meraviglie!
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