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20 marzo 2022

Sono questi gli "ultimi tempi"? Cosa posso fare nella guerra attraverso la mia fede? | 20 Marzo 2022 |

Stiamo davvero vivendo gli ultimi tempi? Sta per tornare Gesù? Piuttosto che chiedersi quando e come, chi crede dovrebbe impegnarsi sul cosa: cosa debbo fare con la mia fede, proprio in tempo di guerra.
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Se navighi sul web, e se hai un account Facebook connesso a qualche amico credente, o a qualche pagina
evangelica, in questo periodo avrai notato  tutto un fiorire di riferimenti agli “ultimi tempi”.

In molti vedono l'invasione russa in Ucraina e le molte altre situazioni di guerra nel mondo, gli eventi catastrofici come  inondazioni o terremoti essere una chiara indicazione che siamo davvero vicini al ritorno di Gesù ed al giudizio finale.

Una domanda che mi viene posta spesso è:  “Pensi che questo sia l'inizio della fine?  Le immagini che ogni giorno vediamo in TV o sul web  provocano rabbia e indignazione,  ma anche paura e insicurezza.  Come influisce questo sul credente?  Siamo davvero alla fine?  La profezia si sta realizzando,  è un segno dei tempi  o sono solo eventi tragici?

A scanso di equivoci voglio subito precisare che quello che vi dirò questa mattina è una mia personalissima opinione, ovviamente suffragata dallo studio della Parola di Dio, ma che non è “la verità assoluta”. Molti altri predicatori e teologi la pensano in modo assolutamente diverso dal mio modo di vedere.

La prima cosa da stabilire è: quali sono gli ultimi tempi? Molti pensano che siano quelli descritti da Daniele  e richiamati da Gesù in Matteo in Marco e in Luca: in realtà gli “ultimi tempi” sono iniziati con la nascita di Gesù:

“Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. In verità vi dico che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute.” (Marco 13:29-30)

La parola “generazione” in greco è γενεά genea, ed ha un significato ben più ampio di quello che noi occidentali percepiamo  con la parola “generazione”, dove noi pensiamo alle persone nate in un determinato lasso di tempo: la generazione dei boomers, dei sessantottini, ecc.

In greco genea sta ad indicare una stirpe, o anche una razza; per cui Gesù non stava dicendo che la fine sarebbe avvenuta nella generazione di Pietro, di Andrea, di Matteo, ma piuttosto che la razza umana sarebbe sopravvissuta sino a vedere il suo ritorno: nessun olocausto nucleare totale,  nessun annientamento prima del suo ritorno.

Personalmente sono  molto scettico, se non contrario, verso chiunque predichi la prossima mossa di Dio  o sostenga di avere un modello dei tempi finali.  La Bibbia ci dice cosa aspettarci,  ma ci vengono dati segni, non predizioni, o almeno non predizioni che possiamo indovinare prima di Dio. 

Lo scopo della profezia è quello di mostrarci  che Dio è in controllo in modo che non abbiamo paura.  Possiamo vedere e avere fiducia in Dio;  il suo piano non è incentrato sulla nostra comodità,  ma sulla nostra speranza nella  ricompensa eterna. 

La scorsa settimana abbiamo parlato del perché Dio permette la guerra, e di cosa sta facendo, per chi parteggia e dove è Dio nella guerra.

Abbiamo detto che Dio non approva la guerra, ma in un certo senso la “subisce” come un prodotto dei peccati di orgoglio degli uomini non parteggia per nessuno, se non per i credenti che soffrono, e che Dio è proprio in mezzo a chi soffre attraverso le sue braccia, le sue gambe e le sue mani rappresentate dalla sua chiesa.

Questa settimana voglio vedere brevemente come dobbiamo reagire a questi eventi catastrofici rappresentati dagli eventi naturali e da quelli provocati dall'uomo di cui la guerra è la massima espressione.

Per prima cosa, la Bibbia prevede gli eventi della fine del tempo, né ci dice quando questi eventi catastrofici accadranno. Ci viene dato solo una descrizione molto generica, di ciò che accadrà, sufficiente per capire ciò che Dio sta facendo, e questo avviene per tre ragioni che oggi vedremo.

1. Non siate spaventati

Cominciamo guardando Luca 

“Quando sentirete parlare di guerre e di sommosse, non siate spaventati, perché bisogna che queste cose avvengano prima; ma la fine non verrà subito». Allora disse loro: «Insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno;  vi saranno grandi terremoti e, in vari luoghi, pestilenze e carestie; vi saranno fenomeni spaventosi e grandi segni dal cielo..” (Luca 21:9-11)

Questa è una frase tipica di Gesù: a seconda della versione della Bibbia che avete, sono da 12 a 16 le volte che Gesù dice a qualcuno di non temere, e sempre in situazioni che sono umanamente terribili.

I discepoli che sentono la voce di Dio proclamare che Gesù è suo figlio:

“I discepoli, udito ciò, caddero con la faccia a terra e furono presi da gran timore. Ma Gesù, avvicinatosi, li toccò e disse: «Alzatevi, non temete».” (Matteo 17:6.7)

Il capo della sinagoga Iairo che riceve la notizia della morte di sua figlia:

“Mentre egli parlava ancora, venne uno dalla casa del capo della sinagoga, dicendo: «Tua figlia è morta; non disturbare più il Maestro».  Ma Gesù, udito ciò, rispose a Iairo: «Non temere; solo abbi fede, e sarà salva».” (Luca 8:49-50)

Le donne andate al sepolcro che lo avevano trovato vuoto:

"Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea; là mi vedranno». "(Matteo 28:10)

Gesù  sa che sta per rivelare una cosa  molto, molto “forte”, la promessa di tempi bui e di dolore, ma subito dice “non vi spaventate!”.

Se la nostra speranza è in Dio  e se crediamo che Lui ha il controllo,  possiamo essere fiduciosi,  anche in un mondo impazzito. 

Quando arrivano i momenti davvero difficili le fondamenta della nostra costruzione vengono rivelate.  Coloro che costruiscono la loro casa sulla sabbia  non avranno mai sicurezze nella tempesta. 

Nella nostra cultura moderna,  anche i cristiani sono stati persuasi a porre la loro speranza  nelle cose e nelle circostanze  invece che in Dio. 

Ma cosa succede quando i bei piani del mondo falliscono? Quando la pace che credevamo fosse eterna in Europa viene meno? Quando una guerra, e nucleare, comincia ad essere vista come una evento improbabile... ma possibile?

E' allora che arriva Gesù: “Non temete! Io ci sono! Io sono in controllo! Le cose non andranno tutte bene... ma io ci sono, io ho già vinto. Non temete.”

Quando le fondamenta di sabbia si sciolgono, la gente cerca la roccia. Avete fatto caso che, dinanzi alle tragedie, nessuno alza la bandiera dell'ateismo, nessuno proclama che l'uomo è stracapace di mettere a posto tutto, e che non serve nessun aiuto “esterno”?  Persino chi aveva sempre negato Dio, e Cristo, alla fine si trova a confrontarsi,  e ad ammettere che ci vorrebbe un miracolo.

E' questo il momento per i credenti  di indicare la speranza che abbiamo in Gesù Cristo. Lui è l'unica pace duratura che chiunque può avere, perché, alla fine, lui porterà la vera pace che durerà per sempre.

E quella pace che vedremo nel mondo un giorno, nella guerra, nel dolore, possiamo vederla in noi, e possiamo mostrarla agli altri.

Il pastore di cui vi ho letto le lettere la scorsa settimana e che sta facendo un diario quotidiano qualche giorno fa ha scritto questo:

“In questi momenti ricordo le mie affermazioni che ho ripetutamente proclamato ai miei studenti sulla natura biblica (teologica) della speranza, la speranza che appare dove non c'è ragione di esistere, una speranza che appare come qualcosa di molto fragile che richiede la tua fiducia, non come qualcosa di solido su cui puoi contare con fiducia... Questa è la natura stessa della speranza biblica... E' il momento in cui sei chiamato a fare tue le convinzioni che hai pronunciato in tempo di pace, e che adesso, in tempo di guerra, devi vivere... La guerra è quando la tua comprensione del tempo cambia, quando, non in teoria, ma in pratica, apprezzi il momento, il “qui ed ora” in modo speciale, e lo vivi più consapevolmente.”

(Feyodor Raichinets – insegnante di Teologia presso l'Istituto Biblico di Kiev)

La nostra speranza non emerge nelle belle giornate di sole, ma in quelle buie di pioggia e di gelo. Sentiamo il dolore della perdita di un caro, la rabbia contro gli aggressori;  la paura della tragedia.  La paura è un'emozione ed è normale. 

Non vi spaventate! Non temete! Voi state sperando in me! In me che ho vinto! In me che vivo! E voi vivrete se siete in me!”  Gesù ce l'ha detto in anticipo  in modo che quando vediamo queste cose,  non siamo travolti dalla paura del mondo,  ma costruiamo la nostra vita sulle sue solide fondamenta; la nostra roccia è Gesù Cristo.  Lui ha detto che queste cose devono accadere,  ma la nostra speranza è in Lui  e nella nostra eredità eterna.

2. Vegliate

Pochi versetti dopo, leggiamo sempre in Luca:

Badate a voi stessi, perché i vostri cuori non siano intorpiditi da stravizio, da ubriachezza, dalle ansiose preoccupazioni di questa vita, e che quel giorno non vi venga addosso all’improvviso come un laccio;  perché verrà sopra tutti quelli che abitano su tutta la terra. Vegliate dunque, pregando in ogni momento, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per venire, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». (Luca 21:34-36)

Gesù aveva parlato delle persone che si preoccupano quando aveva descritto i quattro terreni dove cade il suo seme:

“Quello seminato tra le spine è colui che ode la parola; poi le ansiose preoccupazioni mondane e l’inganno delle ricchezze soffocano la parola, che rimane infruttuosa.” (Matteo 13:7)

Le preoccupazioni sono dei cespugli spinosi, di quelli che se ci cadi dentro non riesci più a uscirne, e se ne esci be esci con i vestiti a brandelli e pieno di ferite. Per quello Gesù dice: “Vegliate”. Se ti addormenti,  o anche se solo “sonnecchi” ("intorpiditi" dice Gesù) stai sicuro che prima o poi caschi in un cespuglio di spine: stai sveglio!

Vegliare significa vivere una vita attiva per il Signore.  Vegliare non significa sedersi e aspettare,  ma vivere attivamente nel modo in cui Lui ha comandato.  Matteo 24 lo rende chiaro. 

Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà.  Ma sappiate questo: che se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e non lascerebbe scassinare la sua casa. Perciò anche voi siate pronti; perché, nell’ora che non pensate, il Figlio dell’uomo verrà.  Qual è mai il servo fedele e prudente che il padrone ha costituito sui suoi domestici per dare loro il vitto a suo tempo?  Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà così occupato!” (Matteo 24:42-46)

Non si tratta, dunque, solo di stare svegli, ma anche di “fare” per il padrone, di servire... perché “un servo che non serve non serve”.

Vegliate dunque, pregando in ogni momento, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per venire, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». (Luca 21:36)

Il modo per non addormentarsi? Pregando in ogni momento.  Vegliate dunque e pregate sempre.  La ricompensa per aver vegliato  sarà di comparire, dinanzi a lui, come servi fedeli.

Vedete come  gli eventi che terrorizzano il mondo  servono a ricordarci di essere fedeli  e di ricordare la nostra speranza? Non sappiamo quando e come, ma sappiamo che avverrà... Vegliate! 

3. Rendete testimonianza

Perché avverrà tutto questo? Perché ci saranno le guerre? Perché ci sarà il male? Il male, le guerre, saranno sempre causate dal peccato umano, dall'orgoglio, dalla brama di avere, non dalla volontà di Dio... ma Dio le potrà volgere a suo favore se...

“Ma prima di tutte queste cose, vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno consegnandovi alle sinagoghe e mettendovi in prigione, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Ma ciò vi darà occasione di rendere testimonianza.” (Luca 21:11-13)

Questo è il fine ultimo di tutte queste cose.  Quando il mondo è comodo e tutti dicono che non c'è bisogno di Dio,  è difficile condividere la speranza di Gesù Cristo.  I missionari, i pastori di cui leggo i rapporti da Kiev, tutti dicono che le persone stanno cercando Cristo, che vogliono sapere perché  quei missionari e quei pastori  non hanno paura, e sfidano la morte per aiutarli.

C'è un mondo che chiede “perché” e vuole sapere cosa fare. Possiamo non essere in grado di rispondere al "perché",  ma possiamo rispondere al "cosa".  Qual è il significato della vita? Qual è il nostro scopo?  Possiamo spiegare che viviamo in un mondo pieno di peccato  e di uomini controllati dalla natura umana peccaminosa.  Coloro che sperano in questo mondo  saranno sempre delusi  e avranno vite  con le fondamenta di sabbia.

“Ma ciò vi darà occasione di rendere testimonianza.” Più grande la paura, più grande la guerra ed il male, maggiore la testimonianza per Cristo.

Il mondo si concentra solo sulla prospettiva umana.  Il mondo si concentra sulla prosperità e sulla pace.  Quando la pace è persa, la prosperità non ha senso.  E quando prosperità e pace sono distrutte,  il mondo si concentra su problemi e paura.  Poiché Gesù Cristo è la nostra speranza,  la nostra attenzione non è mai sui problemi,  ma sul compimento del nostro scopo. 

Noi siamo il corpo di Cristo in terra, “la chiesa”, “ekklesia”,  dal greco "eclego”,  composto di lego, ovvero "chiamare" più il suffisso ec, ovvero "fuori"; coloro chiamati fuori. Fuori dagli schemi del mondo, fuori dai gruppi del mondo, fuori dalle logiche del mondo. Salvati tramite Cristo  per rendere testimonianza a Cristo. E' questo il nostro scopo.

Viviamo gli “ultimi tempi”; coloro che sperano nel mondo saranno turbati e angosciati.  Noi che speriamo in Cristo abbiamo pace,  e la nostra pace diventa una testimonianza  per attirare gli altri alla solida roccia,  Gesù Cristo.

Preghiamo.

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