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09 gennaio 2022

La postura di Gesù | 9 Gennaio 2022 |

Che "postura" hai come credente? In quale posizione ti metti per accogliere, servire ed amare il prossimo, così come ha fatto Gesù?
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Predicatrice: Jean Guest
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Tempo di lettura: 10 minuti
Tempo di ascolto audio/visione video: 35 minuti

Man mano che cresciamo la nostra postura cambia. Passiamo dal gattonare, ai primi passi traballanti, a quelli forti e dritti fino a quando l'età ci colpisce e ci ritroviamo a tornare a traballare. Chiedete a qualsiasi attore il cui lavoro è quello trovare la chiave per interpretare il personaggio e vi dirà che la nostra postura, la nostra camminata, faccia molto parte di chi siamo come persone e d come gli altri ci percepiscono.

Negli ultimi anni i cristiani hanno iniziato a usare il termine  “postura” nel parlare di discepolato. Non significa che stiamo parlando di come stiamo letteralmente in piedi o seduti, ma piuttosto di come intendiamo il discepolato e come ci presentiamo nel modo in cui ci avviciniamo agli altri.

“Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori, né si siede in compagnia degli schernitori, (Salmo 1:1)

Nel Salmo 1 vediamo le 3 posture del peccato: possiamo attivamente camminare verso il male, non allontanarci da esso scegliendo di rimanere, e possiamo sederci passivamente mentre gli altri fanno del male.

La Bibbia ci dà  delle alternative in netto contrasto a questi comportamenti fallimentari. 2 Giovanni ci dice: 

“In questo è l’amore: che camminiamo secondo i suoi comandamenti.” (2 Giovanni 1:6)

Filippesi ci dice che dobbiamo stare 

“in questa maniera saldi nel Signore” (Filippesi 4:1 b)

Ed Apocalisse 3:21 afferma: 

“Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono...” (Apocalisse 3:21)

Il comun denominatore in tutte queste "posture" spirituali positive è l'obbedienza. Proprio così come con una buona postura fisica il nostro corpo funziona meglio, con una buona postura spirituale funzioniamo meglio come discepoli camminando eretti e in libertà.

Ecco una preghiera per noi oggi.

Quando le preoccupazioni di questo mondo mi distraggono e mi allontanano da te, aiutami a rispondere alla tua voce mite che mi invita a riavvicinarmi a te. Perché alla tua presenza c'è la pienezza della gioia. Guarisci la mia postura interiore affinché io possa camminare dritto, camminare diritta nello Spirito: non piegato, non piegata non frettoloso, non frettolosa,  disponibile verso gli altri e pronto, e pronta  per il servizio.

Come possiamo sviluppare una buona postura spirituale? Quando guardiamo Gesù, vediamo che l'obbedienza si manifesta nella sua umiltà, servitù e amore.

La postura dell'umiltà

Al centro della nostra fede c'è l'umiltà.

“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.” (Filippesi 2:5-8)

Tyler Staton dice di Emmanuel Dio con noi: "E' la gloria più alta, fondata nella realtà più bassa". L’incarnazione è ciò che dà senso al cristianesimo. 

Il pastore Marco ha predicato su questo la settimana scorsa, quindi non mi dilungo molto qui sull'umiltà di Gesù come Dio con noi. Voglio sottolineare che l'umiltà spesso ci rende vulnerabili.

Ecco cosa dice il cantante Bono  degli U2 sull'incarnazione:

“L'idea che Dio (se c'è una forza d'Amore e di Logica nell'universo) sia alla ricerca di spiegare se stesso è abbastanza sorprendente. Che sia alla ricerca di spiegare se stesso e di descriversi diventando un bambino nato nella povertà della paglia... un bambino, ho pensato: "Wow!" Questo è poesia. L’amore inconoscibile, la potenza inconoscibile, descrive se stesso come il più vulnerabile. Ecco. Ero seduto lì, ... e le lacrime mi scendevano sul viso, e vedevo la genialità di tutto ciò, la genialità assoluta di scegliere un particolare punto nel tempo e decidere di agire su questo. Perché è esattamente quello di cui stavamo parlando prima, l'amore ha bisogno di trovare forma, l'intimità ha bisogno di essere sussurrata. Per me ha senso. In realtà è logico. È pura logica. L'essenza deve manifestarsi. È inevitabile. L'amore deve diventare un'azione o qualcosa di concreto. Doveva accadere. Ci deve essere un'incarnazione. L'amore deve farsi carne.” 

Dio era disposto a rendersi vulnerabile a tutto ciò che il mondo, la carne e il diavolo potevano scagliargli contro, per il nostro bene, perché siamo amati incondizionatamente. E questo è l'inizio della nostra crescita in umiltà. 

L'umiltà significa essere obiettivi di chi siamo davanti a Dio e agli altri. Qual è una giusta visione di noi stessi? Sarà diversa da persona a persona, ma alcune cose sono comuni a tutti noi. Siamo figli di Dio: creati, amati e redenti dalla sola grazia di Dio, non da qualcosa in noi stessi o da noi stessi; e dotati da Dio di certi doni , capacità, risorse e vantaggi unici, che devono essere usati per la sua gloria.

La vera umiltà consiste nel credere a ciò che Dio dice di te. Diamo uno sguardo alla storia della chiamata di Gedeone.

“Poi venne l’angelo del Signore e si sedette sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas, abiezerita; e Gedeone, figlio di Ioas, trebbiava il grano nello strettoio per nasconderlo ai Madianiti. L’angelo del Signore gli apparve e gli disse: «Il Signore è con te, o uomo forte e valoroso!» Gedeone gli rispose: «Ahimè, mio signore, se il Signore è con noi, perché ci è accaduto tutto questo? Dove sono tutte quelle sue meraviglie che i nostri padri ci hanno narrate dicendo: “Il Signore non ci ha forse fatti uscire dall’Egitto?” Ma ora il Signore ci ha abbandonati e ci ha dati nelle mani di Madian». Allora il Signore si rivolse a lui e gli disse: «Va’ con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non sono io che ti mando?» Egli rispose: «Ah, signore mio, con che salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre».  Il Signore gli disse: «Io sarò con te… ». (Giudici 6:11-16 a)

Se dovessimo tracciare una linea e chiamarla vera umiltà, da un lato della scala sarebbe l'insicurezza totale e dall'altro l'arroganza assoluta. E a seconda di chi siamo e dalle nostre circostanze oscilleremmo da un estremo all'altro della scala, quindi è importante che ricalibriamo e lo facciamo credendo a ciò che Dio vede quando ci guarda.

Gedeone si trova assolutamente all' estremità dell'insicurezza della scala a causa delle sue circostanze. Quando l'angelo appare pensa di avere l'albero sbagliato. Quel "ahimé, mio Signore" sta lì come se fosse un  "Oh, non credo proprio!". Non ci crede perché si sente abbandonato, il lavoro che sta facendo deve essere  nascosto e lui è il più debole della tribù più piccola.  Ma Dio non gli dà tempo dicendo: "poverino, si, è dura", lo chiama con queste parole: “Va’ con questa tua forza” io sarò con te'. 

Quanti di noi quando c'è un'opportunità o una chiamata hanno voci che suonano nella propria testa e ci impediscono di vederci come ci vede Dio? Quanti di noi sentono: "Non sono abbastanza istruito o istruita, non sono abbastanza coraggioso o coraggiosa, non sono del sesso giusto, non sono nel giusto stato d'animo”. Dio ti dice: "Potente guerriero, vai con la forza che hai già, Io sarò con te". 

Cosa succede quando Gedeone finalmente crede a Dio? È obbediente e pronto a servire.

La postura di un servitore

Se l'umiltà è il cuore della nostra fede, allora l'essere un servitore o una servitrice è il modo in cui si realizza nella nostra vita quotidiana.

Questo è un dipinto di Ford Maddox Brown di Gesù che lava i piedi a Pietro. È un dipinto fantastico e all'epoca era già un artista di successo, ma non riuscì a venderlo finché non lo trasformò in questo modo:

E non era solo a causa delle sensibilità e del senso di pudore del 800: c'è qualcosa di profondamente inquietante e provocatorio nella nozione di un Dio che è disposto a spogliarsi nudo e lavare i piedi. Ma questo è il Gesù che noi seguiamo. Ora lui non vuole che ci togliamo i nostri vestiti (almeno non credo), ma ci chiede di essere disposti a renderci vulnerabili alle persone nel modo in cui li serviamo.

“Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto?  Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono.  Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato.  Se sapete queste cose, siete beati se le fate.”  (Giovanni 13:12-17)

Comporta dei rischi, l' essere vulnerabile rischia l' essere respinti, l' essere vulnerabile rischia l' essere derisi, l' essere vulnerabile rischia l' essere rifiutati.

Prendetevi un momento per riflettere su questo - qui Gesù sta lavando i piedi di Pietro (un Pietro troppo vecchio, ma si trattava di voler simboleggiare il padre fondatore della Chiesa); in meno di 24 ore da questo momento, Pietro avrebbe negato di conoscere Gesù. 

Gesù ha lavato i piedi di Giuda, che nel giro di poche ore lo avrebbe tradito. L'essere un servitore è rischioso, ma è accompagnato anche dalla benedizione di Dio. 

 “Se sapete queste cose, siete beati se le fate.” (Giovanni 13:17) 

Non so come Dio vi stia chiamando a servire, o a chi servire, ma quella chiamata viene sempre elaborata attraverso la preghiera, la generosità, l'ospitalità e l'umiltà.

“Allora il re dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che vi è stato preparato fin dalla fondazione del mondo.  Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste;  fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”.  Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere?  Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito?  Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?”  E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me”.” (Matteo 25:34-40)

Il filo conduttore di questo passaggio sull'essere servitore è la giustizia - il nostro vangelo è amore e giustizia assieme.

“Ho proclamato la tua giustizia nella grande assemblea; ecco, io non tengo chiuse le mie labbra; o Signore, tu lo sai. Non ho tenuto nascosta la tua giustizia nel mio cuore; ho raccontato la tua fedeltà e la tua salvezza; non ho celato la tua benevolenza né la tua verità alla grande assemblea.” (Salmo 40:9-10)

Come cristiani non dobbiamo essere contenti di vivere in un mondo dove la gente ha fame, dove molti non hanno accesso all'acqua potabile, dove le persone rimangono senza casa, dove i rifugiati non sono benvenuti, dove il mondo funziona solo per chi non è disabile, dove le persone vengono comprate e vendute. Una parola di avvertimento: non possiamo fare tutto, saremmo sopraffatti; ma dobbiamo fare qualcosa.

 Il movimento di preghiera 24/7 dice "scegli una lotta" perché questo è ciò che è la preghiera, è una lotta contro le potenze di questo mondo, e poi concentra la tua energia su quell'unica battaglia. Anche qui nella piccola realtà dell'Italia rurale dovremmo essere in lotta e possiamo farlo informandoci sulla lotta che abbiamo scelto, pregando e se possibile sostenendola con tempo e denaro.

Posso suggerirvi alcune lotte da prendere in considerazione?

  • l'emergenza climatica; 
  • le persone imprigionate per il loro credenze, siano esse cristiane o meno; 
  • la schiavitù moderna e il traffico di persone; 
  • la mobilitazione globale di persone rimaste senza casa a causa della guerra o della carestia. 

Ce ne sono molti altre, andate a combattere dove Dio vi chiama.  E siamo in lotta perché l'amore ci obbliga.

La postura dell'amore

L'umiltà è il cuore della nostra fede, l'essere servitori la manifestazione della nostra fede e l'amore è la fonte della nostra fede.

“Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. (1 Giovanni 4:19)

Lo dirò di nuovo: non c'è niente che tu possa fare per far sì che Dio ti ami di più, non c'è niente che tu possa fare che vi farà amare di meno. Il suo amore è incondizionato. 

Di recente studiando la Parabola del Figliuol Prodigo sono stata costretta a rendermi conto che il figlio tornò a casa perché era affamato e senza casa, non perché gli mancasse e amasse suo padre, eppure il Padre corse verso di lui, con le braccia tese in un amore che accoglie ed accetta. 

Ed è così che il nostro atteggiamento dovrebbe essere mentre rappresentiamo la chiesa nella nostra comunità: sei il benvenuto, sei benvenuta, sei accettato, sei accettata, sei amato, sei amata, perché noi sappiamo cosa significa essere amati.

Amen.

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