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09 maggio 2021

Percepire Dio coi miei sensi - Toccare Dio | 09 Maggio 2021 |

Dio è un dio che ama toccare ed essere toccato. Gesù è venuto per toccare ed essere toccato, ed attraverso quel tocco, confortare, incoraggiare, guarire. E vuole che tu tocchi gli altri che si trovano nel bisogno per mostrare il suo amore per loro.
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La settimana scorsa abbiamo iniziato a parlare di come i nostri cinque sensi - vista tatto, udito, gusto, olfatto - siano doni che Dio ci ha fatto, e che, come doni dal Padre, possono aiutarci a sperimentare e a crescere   nella nostra relazione con  il Signore.

Questa settimana vogliamo parlare del “tatto”. La prima cosa che possiamo dire, è una cosa ovvia: il tatto è tra tutti i sensi quello maggiormente esteso su di noi.

Mentre tutti gli altri sono posizionati in una porzione specifica del nostro corpo (occhi, orecchie, naso e lingua), il tatto è esteso a tutto il nostro corpo esterno e anche ad alcune parti interne.

Tra tutte le creature Dio ha deciso di donare proprio all'uomo la capacità di “sentire tattilmente” con tutto il corpo.  Non è una affermazione né scientifica né teologica, ma il mio parere è che Dio lo ha fatto perché voleva fossimo delle creature che potessero desiderare di avere contatto con quello che era il creato e con i propri simili.

Chi è tra noi che si ricorda la prima volta che abbiamo tenuto per mano la ragazzina o il ragazzino, il ragazzo o la ragazza che ci piaceva un sacco? Quali memorie vi fa sorgere in mente?

Personalmente non scorderò mai un viaggio in auto, fatto quando avevo 22 anni. Stavo tornando  dalle Terme di Saturnia, e sedevo nel sedile posteriore della BMW di mio fratello. A fianco avevo una ragazza di qualche anno più giovane (di cui non farò mai il nome!).

Non la conoscevo da molto, ma mi piaceva proprio tanto quella ragazza, e non sapevo se anche io piacevo a lei. Mi sembrava... ma non ne ero convito! Fu così che, pian piano, allungai prima un dito, poi due, poi tre, per sfiorare le sue dita... che mi risposero,  facendo esplodere di gioia il mio cuore!

Talvolta basta un tocco, piuttosto che mille parole, per esprimere un sentimento,  rispondere ad un richiamo, affermare un interesse: “Si, anche tu mi piaci.”

In un modo o nell'altro, tutti noi desideriamo il contatto; pensate ad un neonato che è appena uscito dal grembo come si attacchi alla madre per sentire pelle su pelle.

Gli italiani sono famosi per toccare ed abbracciare, a differenza di altri popoli che lo ritengono una intrusione nel proprio “spazio vitale”; ricordo che mia cognata Christine era terrorizzata dall'idea di avere per casa un italiano che avrebbe potuto abbracciarla in ogni momento! Mi voleva un mare di bene... ma a un metro di distanza... anche due!

Siamo stati progettati da Dio  per il tatto.  Siamo stati progettati per toccare e siamo stati progettati per essere toccati. Ma il fatto è che se vuoi ricevere il tocco  spesso devi correre dei rischi, e renderti vulnerabile, come avevo fatto io con la ragazza in auto.

L'abbraccio è il momento in cui tu esci dal tuo spazio, e invadi lo spazio di un altro, dove l'altro accetta che tu lo invada come dimostrazione di rispetto  (come quando si abbraccia un ospite) di vicinanza  (come quando abbracci qualcuno ad un funerale) o di amore  (come quando abbracci i tuoi figli, la tua sposa, il tuo sposo).

Ma in che modo Dio è un dio del tatto?

La scorsa settimana abbiamo visto che Gesù ha detto:

“Chi ha visto me ha visto il Padre" (Giovanni 14: 9)

Se vogliamo capire in che modo Dio è un dio del tatto,  dobbiamo perciò guardare a Gesù  e vedere come ha usato il tatto nel suo ministero per capire cosa sta facendo Dio con noi. Leggiamo Luca:

“Mentre egli si trovava in una di quelle città, ecco un uomo tutto coperto di lebbra, il quale, veduto Gesù, si gettò con la faccia a terra e lo pregò, dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi». Ed egli, stesa la mano, lo toccò, dicendo: «Lo voglio, sii purificato». E subito la lebbra sparì da lui.” (Luca 5: 12-13)

Cosa significava avere la lebbra  all'epoca di Gesù in Israele? Inventiamoci la storia di quest'uomo  che è andato da Gesù.

Trent'anni, moglie e quattro figli, una casa di proprietà, fa il falegname per mandare avanti la famiglia. Un giorno torna da lavoro e trova una macchiolina sul dorso della mano: non fa male, non prude, ma è lì. Il giorno seguente torna dal lavoro e mostra alla moglie una piaga sul palmo della mano: “Avrai usato troppo la pialla al lavoro, non ti preoccupare”  dice la moglie. Non gli fa male, va al lavoro, ma il giorno seguente le macchie sono sempre di più e anche le piaghe. La moglie li dice allora: “Vai da un esperto”.

Il quella società l'esperto non è un dottore, ma un sacerdote: alla fine del consulto il sacerdote sentenzia: “Hai la lebbra. Dovrai lasciare tua moglie e i tuoi figli, la tua terra, la tua casa, il tuo lavoro e andrai a vivere con gli altri lebbrosi  fuori dalle mura della città."

Non è una esagerazione; è quello che dice la legge di Mosè:

'Il lebbroso, affetto da questa piaga, porterà le vesti strappate e il capo scoperto; si coprirà la barba e griderà: “Impuro! Impuro!” Sarà impuro tutto il tempo che avrà la piaga; è impuro; se ne starà solo; abiterà fuori del campo.” (Levitico 13: 45-46)

Non solo avrebbe perso tutto; famiglia, lavoro, casa non solo avrebbe abitato tra altri lebbrosi, ma sarebbe stato scacciato da tutti. Un lebbroso era qualcuno a cui non avvicinarsi per nessun motivo, da tenere lontano persino dalla vista, un impuro.

Ma quello che c'era di peggio è che sarebbe stato additato come un “peccatore”; la lebbra, secondo gli ebrei, era un “segno” ed una “punizione” di Dio per qualche peccato che solo Dio sapeva e vedeva.

Solo, reietto, e giudicato.

Oggi sappiamo che la lebbra non fa “marcire” il corpo, ma è dovuta ad un batterio che manda in “tilt” i terminali nervosi deputati al tatto, e non ti fa sentire più nulla. Potresti tagliarti un dito preparando le zucchine e non sentiresti nulla. Potresti mettere i piedi  dentro il caminetto e bruciarli senza provare dolore. La lebbra in se non ti uccide,  è tutto ciò che ti circonda che diventa pericoloso.

Abbiamo detto che quando hai la lebbra tutti ti stanno distante. Quando hai la lebbra vieni giudicato peccatore. Quando hai la lebbra non senti nulla. Capisci adesso il coraggio e la disperazione dell'uomo nel chiedere a Gesù di avvicinarsi ad un impuro e ad un peccatore e l'estremo atto d'amore di Gesù nel farlo avvicinare?

Voglio che rivediate il versetto di Luca:

“Mentre egli si trovava in una di quelle città, ecco un uomo tutto coperto di lebbra, il quale, veduto Gesù, si gettò con la faccia a terra e lo pregò, dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi». Ed egli, stesa la mano, lo toccò, (ἅπτομαι haptomai) dicendo: «Lo voglio, sii purificato». E subito la lebbra sparì da lui.” (Luca 5: 12-13)

Il verbo che la vostra Bibbia (e tutte le altre bibbie nel mondo) traduce con “toccò” è ἅπτομαι- haptomai, che in realtà è molto di più di “toccare”, e significa “allacciarsi a”, “aderire a” qualcosa o qualcuno; è lo stesso verbo che si usa per descrivere in modo “garbato” e non volgare un rapporto sessuale tra marito e moglie.

Gesù non solo non si è fatto scrupolo di toccare un reietto, ma ci si è letteralmente “allacciato”, il suo corpo ha “aderito” a quello del lebbroso (che, ricordatevi, NON poteva sentire il corpo di Gesù con il tatto   per via della malattia).

Gesù lo ha abbracciato: ora vi chiedo: aveva bisogno il Creatore del mondo di toccare il lebbroso per guarirlo dalla sua malattia? In Matteo 8 il centurione che gli chiede di guarire il suo servo quando Gesù fa per andare a casa sua gli dice “

“Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.” (Matteo 8:8)

E Gesù gli risponde:

“Io vi dico in verità che in nessuno, in Israele, ho trovato una fede così grande!” (Matteo 8: 10)

Perché invece con il lebbroso lo ha fatto? Perché quella volta ha voluto abbracciare il lebbroso?

Ricordatevi che Gesù oltre ad aver detto 

“Chi ha visto me ha visto il Padre" (Giovanni 14: 9) 

ma ha anche detto 

“Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. (Giovanni 13:15)

Di questo versetto ne parliamo dopo.

Dio è un dio del tatto: un Dio che vuole toccare i suoi figli e le sue figlie per dire: “Sono qui con te. Ho compassione di te  quando nessun altro la ha. Io ti vedo peccare ma sto ancora cercando di raggiungerti. Porterò guarigione nella tua vita, sia nel fisico che nello spirito. Io diventerò impuro al posto tuo per il tuo bene , perché ti amo. "

Gesù è venuto in questo mondo per toccare e per essere toccato. Per coinvolgersi nella tua vita  e perché tu sia coinvolto o coinvolta nella sua. E  lo vediamo non solo in questo caso. Ci sono decine e decine di racconti nei Vangeli dove Gesù deliberatamente tocca la gente, anche quando non ne avrebbe avuto alcun bisogno per guarire, confortare, benedire.

Sarebbe bastata una sua sola parola, un pensiero, un batter di ciglio, a lui che è il Creatore del mondo. E invece no: ha voluto toccare:

“Ma vedendo il vento {forte} ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!» Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (Matteo 14:31)

Gesù “tocca”, afferra Pietro i suoi dubbi e le sue paure.

«Se riesco a toccare almeno le sue vesti, sarò salva». In quell’istante la sua emorragia ristagnò; ed ella sentì nel suo corpo di essere guarita da quella malattia. Subito Gesù, conscio della potenza che era emanata da lui, voltatosi indietro verso la folla, disse: «Chi mi ha toccato le vesti?» … Ma la donna paurosa e tremante, ben sapendo quello che le era accaduto, venne, gli si gettò ai piedi e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figliola, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace e sii guarita dal tuo male». (Marco 5:28-34)

Gesù si fa toccare dalla donna  ammalata da 12 anni  impura per la perdita di sangue e la rende sana e pura.

“E, presala per mano, le disse: «Talità cum!», che tradotto vuol dire: «Ragazza, ti dico: àlzati!» Subito la ragazza si alzò e camminava, perché aveva dodici anni.” (Marco 5:41-42)

Gesù tocca, prende la mano della figlia di Iairo, e porta nuova vita in lei e gioia immensa nella sua famiglia

“ «Lasciate che i bambini vengano da me; non glielo vietate, perché il regno di Dio è di chi è come loro...».  E, presili in braccio, li benediceva ponendo le mani su di loro.” (Marco 10:14, 16)

Gesù “prende” i bambini,  li tiene sulle sue ginocchia, li TOCCA con le sue mani!  I bambini sono quelli a cui necessita di più  di sentire attraverso il tatto la presenza  e la potenza che li protegge.

“ «Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente».  Tommaso gli rispose: «Signore mio e Dio mio!» “ (Giovanni 20:27-28)

Ancora una volta, Gesù si lascia toccare, CHIEDE di essere toccato: “Toccami e sappi che sono realmente risorto!”

Ci sono quei momenti nella vita  in cui stiamo attraversando  angoscia,  dolore  lutto e difficoltà, e il nostro mondo è sottosopra. Dove cerchi l'aiuto, quando sei così? Nella tua famiglia? Negli amici? Talvolta funziona.

Ma può arrivare un certo punto dove ti senti come l'uomo con la lebbra: isolato-isolata, reietto-reietta, giudicato-giudicata.

All'inizio ti ho detto che per ricevere il tocco bisogna rendersi vulnerabili, rischiare, avere il coraggio di allungare la mano... Avere il coraggio di cercare Gesù, gettarsi ai suoi piedi e dirgli :”Aiutami! Guariscimi! Purificami!”.

Te la senti di farlo entrare nel tuo spazio vitale? Se lo fai, scoprirai un Gesù che è lì pronto ad “allacciarsi” a te, sposare le tue battaglie, asciugare le tue lacrime.

Abbiamo tutti bisogno del tocco di Gesù, nessuno escluso. Perché non abbiamo la lebbra,  ma abbiamo un batterio che ci isola dal mondo, non ci fa sentire più nulla della vita vera, quella che Dio vuole per te e per me: si chiama peccato. E il peccato ci rende indegni, isolati, separati, impuri.

Gesù è venuto per uccidere quel batterio mortale, per togliere la separazione, per restaurare la purezza davanti agli occhi del Padre.

Ma in che modo arriveranno le braccia di Gesù ad allacciarsi alla vita di coloro che lo cercano? Perché Cristo ora è presente, ma come Spirito Santo, e, in quanto spirito, è privo di braccia.

Vorrei ripetere un versetto lasciato in sospeso ed aggiungerne uno

“Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io... In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io, e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre...” (Giovanni 12:15, 14:12)

Ho sbagliato (volutamente), nel dirvi che Cristo attualmente non ha braccia per allacciarsi a chi è nel bisogno.

“Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua.” (1 Corinzi 12:27)

Siamo noi, te ed io, le sue braccia;  la chiesa locale, fatta di membra che si muovono in mezzo a tante persone che hanno bisogno del tocco di Gesù

Siamo chiamati ad uscire e toccare il mondo  così  che le persone possano percepire il tocco di Dio attraverso il nostro tocco, per mostrare l'amore, la misericordia e l'abbraccio di Gesù.

Non sottovalutare mai il potere del tatto,  perché il Dio che si mostra attraverso Gesù è un Dio “tattile”. A volte abbracciare qualcuno che soffre è più efficace delle parole. A volte una mano sulla spalla o un caldo abbraccio  valgono più di mille messaggi con versetti della Bibbia.

Ti lascio con un ultimo versetto:

“Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione...” (2 Corinzi 1:3-4)

Toccare Dio si può,  perché  è un dio del sentire con la pelle. In Gesù troverai sempre l'abbraccio che ti consola, se accetti di rischiare, e di chiederglielo. Questo significa essere connesso ad una comunità locale, una chiesa dove altri possano fisicamente abbracciarti, toccarti... ed accettare quell'abbraccio e quella consolazione.

E con quel medesimo abbraccio che ti consola e ti purifica vuole che tu consoli gli altri che incontrerai nel cammino della tua vita.

Preghiamo.

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