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Abbiamo visto che Paolo ci suggerisce per vivere felici di coltivare alcune “buone abitudini”, che in ambito cristiano vengono chiamate “virtù cristiane”.
L'ultima di cui abbiamo parlato qualche settimana fa è la “misericordia”.
Avevamo definito la misericordia come “amore in azione”:
1. La misericordia è essere paziente con le persone
2. La misericordia è perdonare coloro che sbagliano
3. La misericordia è aiutare chi soffre
4. La misericordia è fare del bene ai miei nemici
La Misericordia è “amore in azione”
Sapete, tutte queste elencate qua (specialmente da 2. a 4.) sono azioni in qualche modo “estreme”, in qualche modo eroiche, che non mi capita tutti i giorni di praticare.
Non tutti sbagliano contro di me ogni giorno non incontro tutti i giorni persone che soffrono, non ho ogni giorno nemici a cui fare del bene...
Allora, come posso ogni giorno praticare la virtù della misericordia?
Guardate il punto numero 1: “essere paziente con le persone”.
Essere pazienti è un atteggiamento “passivo”: c'è qualcuno che è difficile e io devo essere paziente. Come posso invece far si che la misericordia diventi una azione, diventi “attiva” diventi “amore in azione” su base giornaliera e non solo in casi estremi?
Vorrei vedere con voi un paio di minuti di un video che avevamo fatto qualche anno fa.
Cosa è che avete visto? Azioni “gentili”? Si, di certo. Erano fatte da credenti verso altri credenti? Non lo sappiamo ma direi che, per la gran parte, no.
Erano azioni semplici da fare, che interrompevano la quotidianità di chi le faceva per pochi secondi, ma che dimostravano interesse verso l'altro, in maniera disinteressata.
Vorrei che rifletteste su una cosa: se persone che vanno in auto, possono comportarsi con gentilezza verso persone che non conoscono, per nessun motivo in particolare, come dovremmo comportarci noi credenti che siamo chiamati ad avere “amore in azione” per via dell'amore con cui il Padre ci ha amato perché ha misericordia di noi?
La Parola di Dio ci chiama non solo ad amare, anche ad essere “gentili”.
“La persona che ama è gentile, non fa niente d'indecoroso, non cerca il proprio interesse,” (1 Corinzi 13: 5a PV)
La parola che usa Paolo per “gentile” è χρηστευομαι chrēsteuomai, che viene da χρηστός chrēstos e significa, semplicemente, “ essere utile, essere utilizzato, essere impiegato”.
Paolo ci dice che, se siamo persone che amano, la mattina quando ci alziamo, dobbiamo ricordarci che il nostro lavoro è quello di “essere utili”.
Siamo “impiegati”, poiché siamo (o dovremmo essere) rappresentanti di un datore di lavoro che vuole da noi che vendiamo ogni giorno il suo prodotto principale, l'amore.
Vi ricordate che avevamo detto che la misericordia è come un boomerang: torna sempre indietro... se lo sai lanciare bene!
Anche la gentilezza è come un boomerang: se voglio che gli altri siano gentili con me, e che ascoltino ciò che dico loro, io devo essere gentile per primo.
Quali sono i vostri sentimenti quando siete allo sportello di un ufficio pubblico? Tutto dipende da come vi accoglie l'impiegato allo sportello! E giudicherete l'efficienza di quell'ufficio anche per quel primo impatto.
Avete presente che negli uffici pubblici, all'uscita ormai c'è spesso questo pannello?
Se l'impiegato è burbero e vi tratta male, anche se otterrete quello che volete, darete una valutazione bassa.
Per noi credenti vale lo stesso concetto. La gentilezza è la prima faccia che gli altri vedono di me, e influenza l'opinione che gli altri avranno del Gesù che voglio testimoniare loro. Prima vedono se sono gentile, poi giudicano quello che dico e che faccio e solo alla fine sono disposti ad ascoltare le mie parole e la mia testimonianza di Cristo e del suo amore per tutti.
Quale “faccina” schiacciano le persone dopo avermi incontrato? Se dispenso gentilezza, probabilmente la faccina verde... Se dispenso “acido”... probabilmente la rossa.
Quando dovrei essere gentile?
Però, tu potresti dirmi: “Marco, ma mica si può essere sempre gentili! Ci sono volte dove è giusto “impuntarsi! Mica dobbiamo sempre essere il sacco dei cazzotti!”
Nella Bibbia fortunatamente c'è un elenco delle situazioni quando devo essere gentile e un elenco delle persone con cui devo essere gentile.
Si trova in Efesini 4:32 e in 1 Tessalonicesi 5:15)
“Siate, invece sempre gentili gli uni verso gli altri” (Efesini 4:32a PV)
L'elenco delle situazioni dove devo essere gentile, è : “Sempre!”
L'elenco delle persone con le quali devo essere gentile, è : “Gli altri!”
Tu potresti dirmi: “OK, Marco, ho capito: devo essere gentile verso quello che ho intorno, ovvero: la mia famiglia, i miei amici, i miei fratelli e sorelle in Cristo, ma con gli altri posso fare un po' come mi viene, vero?”
Sbagliato... perché Paolo aggiunge:
“Badate che nessuno ripaghi il male col male, ma cercate sempre di fare del bene, sia fra voi che a tutti gli altri.” (1 Tessalonicesi 5:15 PV)
Non puoi limitare la gentilezza esclusivamente alle persone che ruotano nella cerchia più stretta della tua vita, “fra voi” ma va estesa e condivisa ben oltre quella ristretta cerchia, “tutti gli altri”.
Questo non significa che dovrai essere SEMPRE lo zerbino degli altri: puoi essere gentile, ma fermo, affermando i tuoi diritti, senza necessariamente essere “acido”.
E' facile? Assolutamente no! E' per questo che la Bibbia ci indica un modo infallibile per essere gentili e fermi: prenditi il tuo tempo, non rispondere sull'impulso dell'emozione:
“ Sappiate questo, fratelli miei carissimi: che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira... (Giacomo 1:19)”
Perché dovrei essere gentile?
Quale benefici traggo dall'essere gentile? Sono io che ci guadagno, essendo più “amabile” e amato, oppure c'è dell'altro?
Certo, non posso negare che personalmente sarò più ben accetto se non mando a quel paese tutti al primo impatto.
Ma devo soprattutto riflettere su quale vantaggio il mio modo di comportarmi porterà a Cristo attraverso la mia testimonianza.
Il vero motivo dell'essere gentile per un credente ce la spiega Pietro:
“Comportatevi bene fra i non credenti, così... vedranno quanto bene fate e dovranno lodare Dio nel giorno in cui egli si avvicinerà. (1 Pietro 2:12 PV)
Pietro ci dice tre cose:
1. Se mi comporto bene (sono gentile) chi non crede VEDRA' il bene che faccio.
Di conseguenza, se mi comporto male, il bene che faccio passerà in secondo, terzo, quarto ordine... e alla fine non verrà neppure notato.
2. Se vedranno il bene, la conseguenza sarà che la gloria non andrà a me, ma a Dio.
3. Ci sarà un giorno in cui ogni non credente sarà “avvicinato da Dio”... e il mio comportamento farà la differenza su quanto facilmente Dio entrerà nel suo cuore.
Tu, ed io, siamo ambasciatori di Cristo nel mondo
“Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa; voi, che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia.” (1 Pietro 2:9)
Tu ed io, che abbiamo ottenuto misericordia, la misericordia di Dio dobbiamo bramare che gli altri, i non credenti, ottengano quella stessa misericordia che ti è piovuta dall'alto.
Noi siamo come ponte tramite cui quella misericordia può arrivare all'altro. Tu ed io siamo “il giorno in cui egli si avvicinerà” e nostre azioni gentili e disinteressate sono i pilastri che sorreggono quel ponte.
Che faccina vuoi che schiaccino le persone che incontri, sapendo che Cristo ti chiama ad essere suo rappresentante, sua rappresentante nel modo?
Preghiamo.
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