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20 settembre 2020

Costruisci la tua felicità per vivere felice - Parte 3 | 20 Settembre 2020 |

Amare le persone significa avere fiducia che gli altri possano cambiare, avere compassione perché io non sono più giusto di loro, esortare incoraggiando le persone attorno a te e avere pazienza, perché il cammino verso Cristo è lungo.
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E' da qualche settimana che stiamo parlando della ricerca della felicità ed abbiamo visto cinque leggi che la Parola di Dio ci provvede per vivere felici  indipendentemente dai problemi che viviamo. Le rivediamo brevemente.

5  Leggi della Felicità 

   1. Non ricercare la felicità: creala!

La felicità è una tua scelta. Sarai tanto felice quanto decide di essere felice

2. La felicità non è un obiettivo:  è il risultato di pensieri e di azioni giuste.

Se la felicità è il tuo obiettivo vivrai una vita egoistica = misera!

3. Le mie abitudini creano la mia felicità.  

E' una scelta. Noi modelliamo le nostre abitudini, e poi le nostre abitudini modellano noi!

4. La felicità basata sugli eventi è temporanea, ma la felicità basata sulle abitudini è duratura.

Se sei felice per via degli eventi lo sarai finché ci sono eventi. Se sei felice per via delle tue abitudini, tu porterai assieme a te la felicità come un abito.

5. Le abitudini che creano felicità danno dipendenza come le cattive abitudini.

...ma portano una ricompensa molto più grande!

Paolo nel libro ai Filippesi elenca una serie di comportamenti giusti da praticare verso le persone con cui viviamo, che, se praticate, hanno come effetto una vita felice.

Abbiamo detto anche che queste “abitudini buone” noi le chiamiamo “virtù cristiane”. Ne abbiamo viste due: la virtù della gratitudine, ovvero devo essere grato per le persone della mia vita, dove Paolo ha scelto di non soffermarsi sui ricordi dolorosi perché i ricordi sono una scelta.

Da fare:

  • fai una lista di tutte le persone che devi ringraziare
  • trova la maniera di dirgli grazie durante i prossimi due mesi

Due settimane fa abbiamo visto la virtù della intercessione, ovvero pregare per gli altri,  perché il modo più semplice per cambiare una relazione è iniziare a pregare con gioia per lui/lei affinché crescano nell'amore, prendano decisioni sagge,  vivano con integrità e diventino come Gesù.

La terza caratteristica che Paolo indica ai Filippesi è questa:

Per essere felice devo...

3.  ASPETTARMI IL MEGLIO DALLE PERSONE NELLA MIA VITA

All'interno di questa propensione di Paolo ci sono diverse virtù cristiane.

Paolo dice:

“E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesú.” (Filippesi 1:6)

La virtù della fiducia, o fede, che in generale è riferita alla fede in Dio ma che si applica anche nell'avere fiducia negli altri (fino a prova contraria). In sostanza Paolo dice: “Prendi l'abitudine di credere nelle persone piuttosto che criticarle”.

Questa virtù è molto semplice per me da insegnare; la mia vita di credente si basa sulla fede in Dio. Ma diventa difficile da praticare,  trasformandola in abitudine quando devo applicarla non a Dio ma al mio prossimo!  

Normalmente non ci aspettiamo il meglio  dalle persone intorno a noi,  ci aspettiamo il peggio.   Ci aspettiamo che ci deludano  perché lo hanno già fatto un precedenza

Come affrontava Paolo il problema dell'avere fede nel suo prossimo? Come aveva trasformato la brutta avventura di un soggiorno a Filippi fatto di frustate, di carcere  e di gente che ti dice: “Vedi di non farti vedere mai più da queste parti” in fiducia?

1. Credeva nelle persone. Gli dava fiducia.

“E ho questa fiducia” (6a)

Il verbo che usa Paolo in greco è πείθω -  peithō, che non significa tanto “avere fede” ma “essere convinti di qualcosa”. Quella di Paolo nel prossimo non è una fede che viene dall'alto, “Dio mi ha rivelato questo” ma una fede che viene da dentro: “Io ci ho ragionato su e mi sono convinto che...”.

E' un processo che io faccio, che io devo fare, dove sono io che mi sforzo di avere fede nel mio prossimo nonostante mi abbia deluso nel passato, (magari qualcuno dei Filippesi era in piazza a godersi le frustate su Paolo).

Lo fai tu? Lo faccio io? Quando tuo figlio piccolo inciampava,  cosa facevi?  Lo criticavi perché non sapeva ancora camminare,  oppure lo incoraggiavi a rialzarsi  e riprovare a camminare?

Se tuo figlio sta correndo una maratona,  e inciampa, cosa fai? Gli dici di lasciare perché non è bravo a correre oppure lo incoraggi a rialzarsi,  perché il traguardo è ancora molto lontano  e c'è tutto il tempo di recuperare? Un buon genitore si alza e urla ancora di più:  “ Alzati!  Io credo in te!  So che ce la puoi fare.  Alzati.! Non è niente di che, non ti preoccupare!  Basta che continui a correre!”

Cosa faceva Gesù dinanzi alle persone  che “inciampavano” nel peccato? Le squalificava a vita... o dava loro una seconda chance?

C'è un episodio molto controverso nel vangelo di Giovanni, dove la folla istigata dai Farisei porta dinanzi a Gesù una adultera colta in flagrante, e prova a  farlo cadere in contraddizione circa la legge di Mosè che stabiliva in questi casi la lapidazione.

E' molto controverso perché tutto sta indicare nella storia che la donna era caduta in una sorta di trappola con persone che stavano spiando il suo comportamento ed un “amante” che viene dalla folla escluso dal subire la stessa sorte dell'adultera; secondo la legge di Mosè entrambi avrebbero dovuto subire la lapidazione.

Gesù pare tacere ed essere in imbarazzo, e mentre lo incalzano dicendogli :”E allora? Che cosa ci dici tu. Gran maestro?” lui continua a disegnare col dito per terra, fino a quando non si alza in piedi e dice:

«Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».  (Giovanni 8:7b)

...e ad uno ad uno, prima i più anziani, poi i più giovani,  tutti se ne vanno.

Tu cosa avresti fatto al posto di Gesù? Ti dico quello che avrei fatto io: avrei fatto alla donna una gran ramanzina: “...eh, così no si fa, ma sei matta, che che ti è venuto in mente, stavolta ti è andata bene, ma la prossima non so...” eccetera, e l'avrei lasciata andare...  guardandola allontanarsi per la strada... e magari  pensando, tra me e me : ”Questa qua è una gran m..., tanto non cambierà mai”

Cosa fa, invece Gesù?

“Gesù, alzatosi, le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?»  Ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neppure io ti condanno; va’ e da ora in poi non peccare più».” (Giovanni 8:10-11)

Domanda: era Gesù convinto che la donna avrebbe imparato la lezione e non avrebbe peccato più, per tutto il resto dei suoi giorni? Certamente NO! Anzi, era convinto del contrario, era convinto che avrebbe continuato a peccare, magari non quel peccato, ma altri... era convinto che serviva qualcuno che pagasse per quei peccati futuri...

Paolo stesso dice in Romani:

“...tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue...” (Romani 3:23-25a)

Dio è il dio della seconda chance, e della terza, e della quarta... e della ennesima; fino a quando c'è ancora vita ce ne sta una.

Questo è ciò che Dio fa con voi quando inciampiamo.  Questo è ciò che Dio vuole che tu faccia  con le persone della tua vita quando inciampano.   Questo è ciò che significa essere come Gesù: essere “compassionevoli”.

Avere fede che le persone possono cambiare è una virtù cristiana, che si associa ad un'altra virtù cristiana che si chiama “compassione”.

Compassione viene dal latino  pateo = soffrire + cum = con- assieme; avere compassione di chi sbaglia, anche contro di noi  significa capire che l'altro soffre di una malattia che è anche la mia, che soffriamo assieme dello stesso male, che non siamo perfetti, che sbagliamo assieme che pecchiamo assieme.

Ma questo non deve portarci  a credere che, se l'altro sbaglia, è finita! Noi per primi dobbiamo vivere la virtù della fede nel prossimo e la virtù della compassione quando sbaglia se vogliamo che altri abbiano fiducia in noi e compassione verso i nostri errori e i nostri peccati.

Non si può cambiare a meno che  qualcuno creda in te  e compatisca i tuoi errori invece di sottolinearli.  L'accettazione precede sempre la trasformazione. 

Un suggerimento per me, e per voi: davanti ad una situazione difficile con qualcuno  non dire le cose come stanno,:  “Ecco tu hai fatto questo e questo” prova a dire le cose come potrebbe essere: “Tu potresti fare così e così”: vedrai che dimezzerai i conflitti che puoi avere con le atre persone.

E infatti, Paolo era così che agiva:

2. Dava alle persone una visione, dipingendogli un'immagine del futuro

“colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento” (v.6b)

In sostanza Paolo stava dicendo ai Filippesi;  “Siete un cantiere aperto; Dio ha cominciato con voi un'opera di sistemazione ma non ha ancora concluso, sta lavorando in voi, e non si fermerà fintanto che non avrà finito il lavoro, se lo lasciate fare.”

Non dirgli come è ora, fagli immaginare come sarà domani. Gli studi hanno dimostrato che  se ci sono persone attorno a noi a cui noi teniamo molto, che rispettiamo e riconosciamo l'autorevolezza e quelle persone hanno fiducia in noi tendiamo a raggiungere maggiori traguardi.

La mia professoressa di matematica del liceo  era una persona con un carattere difficile: si arrabbiava molto, e molto velocemente era enormemente critica verso ciò che faceva, ma pensava che le cose come le faceva lei  nessuno era capace di farle.

Per chi mi conosce, sa che ho descritto come sono io.

Io normalmente prendevo 4/4 in matematica il che, per uno che fa lo scientifico può essere un problema, la la mia professoressa aveva visto in me  le sue medesime caratteristiche di una persona difficile, esplosiva...  ma che aveva grandi potenzialità in testa...

Serviva qualcuno che mi dicesse: “E' dura, ma io so che ce la puoi fare, perché non credo che tu sei quel quattro, perché io vedo un 8!". Se non avessi avuto lei a dirmele queste cose ” non avrei mai raggiunto il 58 su 60 alla maturità.

Così Paolo dice:  “Mi aspetto il meglio dalle persone.  Io credo nelle persone.  Io do la gente visione.”

Questa è un'altra  virtù cristiana, e si chiama “esortazione” o “incoraggiamento”. Paolo era un campione nell'esortazione: guardate quello che dice ai Tessalonicesi:

“Ordiniamo a quei tali e li esortiamo, nel Signore Gesù Cristo, a mangiare il proprio pane, lavorando tranquillamente.Quanto a voi, fratelli, non vi stancate di fare il bene.” (2 Tessalonicesi 3:12-13)

Le persone che stava esortando Paolo erano persone che avevano preso la chiesa come una mensa gratis; erano non credenti pagani convertiti al cristianesimo, ma che continuavano a fare quello che erano stati abituati a fare in passato da non convertiti.

Paolo sapeva che nella loro vita stavano accadendo tanti terremoti: stavano abbandonando gli dei pagani, stano accettando una nuova fede... per questo stava esercitando un'altra virtù cristiana.

3. Era paziente con i progressi delle persone

Un'altra traduzione dello stesso versetto di Filippesi dice:

“Sono sicuro che Dio, che ha cominciato in voi la sua opera, vi aiuterà a crescere nella sua grazia fino a completare questa sua opera in voi il giorno in cui Gesù Cristo tornerà.” (Filippesi 1:6 PV)

Paolo sa che la crescita  è un processo che richiede tempo ed aiuto.

Per far crescere un fungo basta un po' di pioggia, una temperatura mite, e una notte.

Per far crescere una quercia ci vogliono anni ed anni, ci vuole il sole, il vento, la siccità, il gelo... tante cose che la aiutano a diventare quello che sarà:  una quercia secolare.

Un fungo dura un giorni, forse due; una quercia dura centinaia di anni.

Cristo non vuole far crescere funghi, che durano una notte, ma querce spirituali, che durano questa vita e la prossima...  eterna!

I Filippesi sono sulla strada della perfezione,  ma sono ben lontani dall'essere perfetti ... e Paolo, questo, lo sa!

Perché è così importante essere pazienti per costruire la  felicità?   Perché non c'è nessuno perfetto ... soprattutto te!   Paolo dice: “Io sono paziente, con il progresso della gente".

Quando è che hai accettato Gesù? Pensaci: eri maturo, eri matura all'epoca? Cosa sarebbe accaduto di te se Dio fosse stato “impaziente” se avesse voluto che tu divenissi perfetto o perfetta all'istante?

Dio non aspetta che tu sia “maturo”  per cominciare ad amarti. Neppure tu dovresti farlo  con le persone che ti circondano. Paolo dice in Romani:

“Difficilmente uno morirebbe per un giusto, ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; Dio invece mostra il proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.” (Romani 5:7-8)

Un pastore ha detto una volta questo: "Celebra quanto le persone sono arrivate lontano  piuttosto che giudicare quanta strada ancora devono fare."

Si scrive “pazienza” si legge  AMORE

E Paolo afferma che questa virtù della pazienza, non è qualcosa che lui sta “aggiungendo” una sorta di “bonus”, ma un atto di giustizia dinanzi al Padre:

“Ed è giusto che io senta così di tutti voi, perché io vi ho nel cuore” (Filippesi 1:7)

Personalmente, ho scoperto che se le persone  non sono sul mio cuore  è molto facile che saranno  su altre parti anatomiche che non cito per correttezza.

Se non sto pregando per loro,  sarò probabilmente infastidito dal loro

Conclusione

Quanto durante la nostra giornata  passiamo pensando in maniera  “empatica” alle persone che scorrono nella nostra vita, avendo fiducia in loro, facendogli vedere un futuro positivo, dimostrandoci pazienti con il loro cammino ed i loro progressi?

Aspettarsi il meglio  dalle persone che girano attorno alla tua vita è un modo per costruire la tua felicità.

Amare con il cuore comincia con la comprensione. Amare le persone significa  esercitare nella tua vita

quattro virtù cristiane

  • quella della fede, avendo fiducia che gli altri possano cambiare,
  • quella della compassione, perché io non sono più giusto di loro,
  • quella dell'esortazione, incoraggiando le persone attorno a noi
  • e quella della pazienza, perché il cammino verso Cristo è lungo.

Preghiamo.

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