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Tempo di ascolto audio/visione video: 29 min.
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La scorsa settimana abbiamo iniziato a parlare di “calzari”, in particolare di quello tolti
in segno di rispetto per il suolo che si calpesta quando sei alla presenza di Dio.
Scrivendo questi due messaggi ho fatto una ricerca sui vari usi che gli ebrei avevano dei calzari (o sandali).
Ad esempio: un acquisto diventa legale quando il venditore si toglie il sandalo e la consegna all'acquirente. Questa cerimonia indica il trasferimento del possesso al nuovo possessore.
Oppure: il sandalo viene rimosso da una persona per indicare che ha perso la sua autorità su un membro della sua famiglia.
Quando un uomo muore, sua moglie si toglie il sandalo dai piedi del fratello di suo marito, per dimostrare che d'ora in poi non avrà alcun diritto a sposarla cognata.
L'uomo senza un sandalo è il simbolo di lui che è inabile al matrimonio, mentre il sandalo nuovo contraddistingue invece l'aspirante al matrimonio. "
Una donna poteva annullare un matrimonio se scopriva che suo marito occupava una posizione sociale più alti di quello in cui gli credeva in origine dicendo: "Non ho alcuna utilità per una sandalo troppo grande per il mio piede”.
L'uomo che si lascia dominare dalla moglie è soprannominato "uomo della pantofola", e la moglie che domina “la donna con i sandali”.
Ma, tra tutti questi vari significati ce n'è uno che riguarda specificatamente Dio e il suo popolo: ve lo faccio vedere con una foto:
Cosa c'entra questa immagine di un prigioniero scalzo con Dio, la Bibbia, e il levarsi i calzari?
Al profeta Isaia Dio ordinò di andare a piedi nudi come simbolo della cattura dell'Egitto e di Cush da parte dell'Assiria
“In quel tempo, il Signore parlò per mezzo d’Isaia, figlio di Amots, e gli disse: «Va’, sciogliti il sacco dai fianchi e togliti i calzari dai piedi». Questi fece così e camminò seminudo e scalzo.Il Signore disse: «Come il mio servo Isaia è andato seminudo e scalzo, segno e presagio, per tre anni, contro l’Egitto e contro l’Etiopia, così il re d’Assiria condurrà via i prigionieri dall’Egitto e i deportati dall’Etiopia, giovani e vecchi, seminudi e scalzi, con le natiche scoperte, a vergogna dell’Egitto.» “ (Isaia 20:2-4)
Per Dio l'essere a piedi nudi è un segno di “dipendenza”. Se sei senza calzari, la tua vita dipende da qualcun altro: non puoi fuggire, non puoi correre, l'autorità non è più la tua ma c'è un altro da cui ti devi dipendere.
Vi ricordate cosa disse Dio a Mosè al roveto ardente, vero?
“Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro». (Esodo 3:5)
Mosè tenterà in tutti i modi di “scappare” da ciò che Dio gli stava chiedendo: ma era “a piedi nudi”, perché la sua presenza rende sacro il suolo che calpesti... ma anche perché non possa fuggire dalla sua presenza e da ciò che ti sta chiedendo di fare.
Mosè si rimise i calzari, obbedì al Signore, e attraverso la potenza di Dio liberò un'intera nazione dalla schiavitù... ma non entrò la terra promessa, perché aveva dubitato della potenza di Dio, che gli aveva detto: “Parla alla roccia, e da essa sgorgherà l'acqua”.
Lui volle fare di testa sua, e invece di parlare alla roccia, la percosse due volte.
L'acqua sgorgò lo stesso (perché Dio è fedele e mantiene quello che ha promesso anche se noi non gli obbediamo) ma Dio capì che Mosè non era più “schiavo” del Signore, non era più, “a piedi nudi”...
Dopo Mosè Giosuè divenne il capo degli israeliti:
“Dopo la morte di Mosè, servo del Signore, il Signore parlò a Giosuè, figlio di Nun, servo di Mosè, e gli disse:«Mosè, mio servo, è morto. Àlzati dunque, attraversa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figli d’Israele. Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve lo do, come ho detto a Mosè...” (Giosuè 1:1- 3)
Tre giorni dopo queste promesse Dio prosciugò il Giordano per far attraversare il suo popolo.
Da lì in poi, fu tutto un trionfo; le città e i popoli si arrendevano prima di combattere, perché vedevano che qualcosa di potentissimo stava aiutando gli israeliti.
Tutto un trionfo... fino a Gerico.
Gerico era fortificata con enormi mura in tutta la città. Dio aveva promesso o che la terra era la loro, ma davanti a quella città così protetta, con un esercito ben addestrato... beh... anche a Giosuè è probabile che venne qualche dubbio, anche perché gli abitanti scelsero di mantenere la propria posizione all'interno di quella che credevano fosse una fortezza impenetrabile.
Era quella che si chiama una situazione di “stallo”... In questa situazione Dio decise di agire:
“Mentre Giosuè era presso Gerico, egli alzò gli occhi, guardò, ed ecco un uomo in piedi che gli stava davanti, tenendo in mano la spada sguainata. Giosuè andò verso di lui e gli disse: «Sei tu dei nostri o dei nostri nemici?»E quello rispose: «No, io sono il capo dell’esercito del Signore; arrivo adesso». Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: «Che cosa vuol dire il mio Signore al suo servo?» Il capo dell’esercito del Signore disse a Giosuè: «Togliti i calzari dai piedi; perché il luogo dove stai è santo». E Giosuè fece così." (Giosuè 5: 13-15)
Fu proprio dopo questo che Dio diede a Giosuè il piano per sconfiggere Gerico. Il piano era questo:
la gente avrebbe dovuto marciare attorno alla città - un giro al giorno per sei giorni. il settimo giorno, avrebbero fatto sette giri con i sacerdoti che suonavano le trombe. Alla fine del settimo giro, tutte le trombe avrebbero suonato assieme la nota più alta possibile ed tutto il popolo avrebbe dovuto gridare. Quindi le mura di Gerico sarebbero crollate.
M'immagino la faccia di Giosuè: Se io fossi stato lui avrei risposto: “Che razza di piano è? Io sono un soldato, non un ballerino, e neppure un musicista... E poi, come possono crollare le mura con le trombe e le grida?”
Dal punto di vista militare non aveva senso. Ma era il piano di Dio e Giosuè lo sapeva. Giosuè si tolse letteralmente le scarpe quel giorno. Era scalzo. Era prigioniero di Dio. Era dipendente da lui in maniera totale. Dio era per lui.
Togliendosi le scarpe, Giosuè stava dicendo: "Se questa battaglia sarà vinta, non sarà determinato da quante armi abbiamo, per quanto buone possano essere. Non sarà determinato dalla nostra strategia e competenza militare, per quanto intelligente possa essere. Se questa battaglia sarà vinta, non sarà determinato dalla nostra forza, dalla nostra resistenza o dai nostri numeri. Se questa battaglia sarà vinta, sarà vinta dalla potenza di Dio! Dalla sua forza, dal suo Spirito!”
Dobbiamo toglierci i calzari
Togliersi i calzari significa accettare che dipendiamo da qualcuno che è immensamente più capace do noi. È solo allora che possiamo vedere le cose dalla prospettiva di Dio e riconoscere i Suoi piani.
Si tratta di morire per te stessi. Si tratta di abbandonare il controllo e accettare il fatto che non sei Dio e che non lo sarai mai.
Togliersi i calzari significa sintonizzarsi con la voce di Dio. Riguarda l'umiltà e la vulnerabilità davanti a Dio e davanti agli altri.
A volte tutti i nostri successi possono impedirci di avere davvero successo nelle cose che contano di più.
Se Giosuè avesse fatto conto su tutte le vittorie avute in precedenza non avrebbe ascoltato il pazzo piano di Dio. Non si sarebbe tolto i calzari, non sarebbe stato schiavo della volontà di Dio.
Spesso, quando ci troviamo di fronte ad un “muro invalicabile” come quello che circondava Gerico
che ci divide da un progetto, invece di toglierci i calzari li allacciamo ancora più stretti
e proviamo a saltare o ad arrampicarci per scavalcarlo. Ma il muri sono troppo spesso e troppo alto, e finiamo per provare e infliggere più dolore.
Dobbiamo toglierci i calzari davanti a Cristo
Ritorniamo per un attimo all'incontro che Giosuè ha fatto con quell'uomo con una spada in mano: lui chiede:
“Giosuè andò verso di lui e gli disse: «Sei tu dei nostri o dei nostri nemici?» “ (v. 13)
In pratica gli sta chiedendo :” Identificati! Da che parte stai? Sei un aiuto, o una minaccia””
L'uomo rispose:
«No, io sono il capo dell’esercito del Signore; arrivo adesso». (v. 14)
A queste parole Giosuè reagì così:
Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò (v.14):
Cho era quell'uomo? Un “inviato da Dio... Quindi, un angelo? Siamo sicuri si trattasse di un angelo? Perché, se si fosse trattato di un angelo, avrebbe dovuto dira a Giosuè: “Che fai! Alzati! Non la conosci la Legge che dice che devi prostrarti SOLAMENTE davanti a Dio?”
Cosa aveva in mano l'uomo? Una spada! Vi faccio vedere solo tre versetti che parlano di “spade” nel Nuovi Testamento:
“Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio.” (Efesini 6:17)
“Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.” (Ebrei 4:12)
“All’angelo della chiesa di Pergamo scrivi: queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli” (Apocalisse 2:12)
Molti studiosi della Bibbia credono che quell'uomo fosse Gesù. La Bibbia ci insegna che Gesù è sempre esistito Giovanni dice:
“Nel principio era la Parola], la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. (Giovanni 1:2)
Gesù e il capo dell'esercito di Dio in terra, la sua chiesa... noi.
Secondo me il motivo per cui Gerico cadde davanti a Giosuè è perché Giosuè cadde davanti a Gesù.
Ma questa è una mia opinione, e non è davvero importante che tu creda che l'uomo che stava di fronte a Giosuè quel giorno fosse in realtà Gesù. Non farti distrarre da quello.
Il punto è che la prospettiva di Giosuè che ha deciso di “togliersi i calzari” lui c he era un condottiero di fama lui che era il capo di una nazione, lui che era stato scelto da Dio ad esserlo...
Lui, che a ragione poteva sentirsi una “autorità” decide di “togliersi i calzari” di continuare o ritornare ad essere schiavo del volere di Dio. A non fuggire davanti al piano di Dio, a seguire come fanno i prigionieri colui che li conduce da un luogo a un altro.
Giosuè aveva compreso chi fosse Dio e la sua comprensione dell'autorità di Dio è il motivo per cui ha riconosciuto che era necessaria una totale resa e sottomissione al suo Signore.
A differenza di Mosè, che tentò di scappare presso il roveto ardente mettendo scuse che decise di “avere un piano diverso” per far sgorgare l'acqua, colpire la roccia anziché parlare alla roccia, Giosuè chiese all'uomo:
«Che cosa vuol dire il mio Signore al suo servo?» (v.14)
E tu? Dove sei tu? Quale miro hai davanti e quale piano strampalato ti sta chiedendo Dio di obbedire non per scavalcarlo, ma per abbatterlo?
Ti lascio un ultimo versetto su cui meditare stasera:
“Ci sono molti disegni nel cuore dell’uomo, ma il piano del Signore è quello che sussiste.” (Proverbi 19:21)
Togliti i calzari e cadi davanti a Gesù. Chiarirà lo scopo di Dio per la tua vita e definirà chi sei difronte a Cristo.
Preghiamo.
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