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Nelle ultime tre settimane abbiamo visto cosa succede quando Gesù interviene in una tempesta della vita, sia che sia già nella nostra barca o che arrivi in seguito. Ora dovremmo essere in grado di sapere cosa fare con le nostre tempeste, quando arrivano.
Ma cosa accadrebbe se dovessimo essere NOI a dover intervenire nella tempesta che si scatena su altri oltre noi? In che modo interverremmo? Saremmo capaci di dare aiuto agli altri, così come ha fatto Gesù per noi?
Nel Libro di Atti c'è il racconto di una tempesta dove Paolo è coinvolto assieme ad altri. Vedremo alcuni passi del Capitolo 27 per vedere come si è comportato Paolo in quella situazione, trarne insegnamenti per la nostra vita e per la nostra testimonianza.
Contesto
Paolo era prigioniero assieme ad altri, e lo stavano conducendo a Roma per essere giudicati dall'imperatore che, all'epoca, era Nerone.
“9 Intanto era trascorso molto tempo e la navigazione si era fatta pericolosa, poiché anche il giorno del digiuno era passato. Paolo allora li ammonì dicendo: 10 «Uomini, vedo che la navigazione si farà pericolosa con grave danno, non solo del carico e della nave, ma anche delle nostre persone». 11 Il centurione però aveva più fiducia nel pilota e nel padrone della nave che non nelle parole di Paolo. (Atti 27: 9-11)
Anche stavolta vedremo le varie “fasi” del naufragio; ce ne saranno otto... ma tranquilli, oggi ne vedremo due sole!
Fase 1: “Vedo grave danno”
«Uomini, vedo che la navigazione si farà pericolosa con grave danno, non solo del carico e della nave, ma anche delle nostre persone» (v.10)
Mettetevi nella situazione di Paolo: sta viaggiando verso Roma, e sa che quelle persone lo stanno portando a morire. Il fine di Paolo è proprio quello: arrivare fino all''Imperatore... ma certo, non è una situazione rassicurante!
Nonostante non sia la comitiva che vorresti avere con te il sabato sera Paolo ha premura per tutti: sia per i prigionieri come lui, sia per i soldati, sia per i marinai.
Avrebbe potuto avvisare solo alcuni, i prigionieri, dirgli “scappate!”... E, invece, lui dice a tutti che c'è un pericolo!
Spesso, quando vediamo che arriva una tempesta nella vita di qualcuno che “non ci piace”… beh, intimamente non ne soffriamo più di tanto. Non dico che facciamo festa... ma quasi, e diciamo spesso: “Se la merita tutta!”
Paolo invece ha compassione per tutti: compagni di sventura, nemici romani, semplici marinai pagati per fare il loro lavoro.
Essere credenti non significa avere compassione, cura, e aiutare solo altri credenti, ma tutti, anche i tuoi nemici.
Paolo avrebbe potuto tenersi tutto per se, non cercare di aiutare nessuno, magari, che so, cercare di scappare, buttarsi in acqua e tornare a nuoto!
E invece parla a voce alta; parla ai credenti, ai compagni di prigionia ai nemici soldati, ai marinai lavoratori. A TUTTI!
Paolo sta, semplicemente, applicando ciò che Gesù gli ha comandato di fare:
Gesù l'ha detto:
“Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano! In questo modo agirete da veri figli del Padre vostro che è in cielo. Perché egli fa sorgere il sole sia sui buoni che sui cattivi, e manda la pioggia sia per i giusti che per gli ingiusti.” (Matteo 5:44-45)
Come credente, ricordati che sei vivo, sei viva per essere il “sale della terra”, la “luce del mondo” una “città su un monte”, una “fiaccola su un candeliere”. Sei qui per rendere questo mondo migliore per TUTTI, non solo per chi crede!
Paolo dice che “vede grave danno” se salpano ora. Secondo voi, come fa Paolo a sapere che ci sarà una tempesta? Se fosse stato Pietro, che era pescatore, che andava per mare, avrei capito... Ma lui...
Non sappiamo cosa facesse a Gerusalemme, sappiamo che per un periodo aveva fatto tende a Corinto … chi gli ha detto che arrivava una tempesta.
Vi faccio rivedere i versetto 9 e 10:
“Intanto era trascorso molto tempo e la navigazione si era fatta pericolosa, poiché anche il giorno del digiuno era passato. Paolo allora li ammonì dicendo: «Uomini, vedo che la navigazione si farà pericolosa. (Atti 27: 9-10)”
Luca (lo scrittore di Atti, che non sappiamo se fosse realmente presente assieme a Paolo) ci fa sapere che Paolo aveva un “giorno di digiuno”: questo era relativo forse ad una festività, ma da altre fonti sappiamo che Paolo aveva un “digiuno settimanale”.
Paolo, deportato, prigioniero, consapevole del fatto che a Roma sarebbe stato ucciso continuava ad avere una sua vita spirituale nella quale aveva posto una pratica importantissima che era quella del digiuno.
E se digiunava,allora sappiamo anche che pregava,perché digiuno e preghiera vanno sempre assieme E Paolo stava digiunando e pregando mentre veniva deportato a Roma per essere processato davanti a Nerone. Non è la migliore situazione che possa pensare!
La domanda, ve la ripeto, è: “Come fa Paolo a sapere che arriva una tempesta?”
Sapete, sono innumerevoli le volte che dei credenti (e delle credenti) sono venuti da me confessandomi di passare un momento difficile nella vita, che avrebbero voluto che Dio gli parlasse per sapere quando sarebbe passato, cosa sarebbe accaduto, cosa avrebbero dovuto fare; e al mio suggerimento:“Prega e digiuna!” mi hanno risposto : ”Ehhhh! Sto così inguaiato/inguaiata che non ce la faccio neppure a pregare, figuriamoci a digiunare!"
E certo! E' bello pregare quando il cielo è azzurro il vento e leggero, la temperatura piacevole! E' bello digiunare quando abbiamo la pancia piena dal giorno prima quando abbiamo un lavoro, una famiglia felice!
E allora lo lodiamo in preghiera, offriamo il nostro “sacrificio” del digiuno, abbiamo voglia di “celebrare e ringraziare” Dio per il tempo propizio!
Ma pregarlo quando sei in catene, digiunare quando hai già fame perché la vita è dura per te, beh... è tutta un'altra storia.
E' per quello che dobbiamo sviluppare abitudini sane quando il mare è calmo e il cielo azzurro. Si chiamano “discipline spirituali” (preghiera, digiuno, studio, memorizzazione, silenzio, solitudine, servizio, ecc.); sono i nostri “attrezzi” con cui cresciamo i nostri “muscoli” spirituali perché siano pronti e allenati quando ce ne sarà bisogno.
Paolo stava digiunando e pregando... e a un certo momento “vede” che sta per arrivare una tempesta! Strano, vero?
Allora la risposta alla domanda “Come faceva Paolo a sapere che c'era una tempesta in arrivo?” è che, semplicemente, “Dio glie lo aveva fatto vedere.” (il versetto dice “vedo”).
E perché glie lo aveva fatto vedere? Perché Paolo nella situazione difficile non aveva smesso di coltivare le buone abitudini cristiane, le discipline spirituali.
E, attenzione, Dio gli stava facendo vedere che le cose NON sarebbero andate meglio, anzi, tutt'altro!
Nel versetto Paolo dice che ci sarà “Grave danno...anche per le persone” il che significa che ci scapperà il morto.
Ma Dio stava dando a Paolo e agli altri attraverso Paolo la possibilità di cambiare il corso della storia del loro viaggio.
Se stai in un periodo complicato nella tua vita e stai cercando di sapere “cosa accadrà dopo”, l'ultima cosa che devi fare è di smettere di parlare con Dio .
Se rimani connesso, se rimani connessa a Dio nei periodi bui della tua vita allora è possibile che lui ti faccia vedere il futuro anche quando non è positivo.
Non sempre accadrà così, ma talvolta ti darà la possibilità di cercare di modificare le situazioni per evitare la tempesta.
Però, ricorda sempre, che vivi in un mondo imperfetto, e pieno di persone imperfette che non ascoltano la voce di Dio: infatti...
Fase 2: “Il centurione aveva più fiducia nel pilota”
Il centurione però aveva più fiducia nel pilota e nel padrone della nave che non nelle parole di Paolo. (v. 11)
E come dargli torto! Mettevi nei suoi panni! Arriva uno, già strano di suo perché segue questo bizzarro profeta giudeo che fino a un anno fa cuciva tende, e ti dice che arriva una tempesta!
Non è credibile! Meglio fidarsi del pilota! E poi anche padrone della barca dice che non c'è problema!
Una lezione per tutti noi: non stupirti se altri non credono a quello che dici anche quando sei certo, sei certa al 99.9% che è il Signore che ti ha parlato. Ma, per essere sicuro al 99.9%, non basta che lo hai sognato, o che hai avuto una visione: potrebbero essere i peperoni della sera prima! Devi fare quello che aveva fatto Paolo: aveva digiunato, aveva pregato...
E siccome nessuno di noi è Paolo che ha visto di persona Gesù, è meglio metterci qualche altro “filtro”: chiedi conferme al Signore, parlane con un credente maturo, rifletti se quello che vuoi dire è in accordo con la Scrittura.
Come si è comportato Paolo quando nessuno se lo è filato di pezzo? Molti di noi avrebbero colto l'occasione per una bella invettiva: “Oh, voi scettici e senza Dio, il giorno del giudizio viene su di voi!!! Pentitevi peccatori!!!”
Paolo non lo fa: è saggio, sa che la sua era una visione poco credibile se non sei credente. Semplicemente, attende che i piani di Dio facciano il proprio corso, anche se questo avrebbe messo in pericolo la sua stessa vita.
E allora, il piano di Dio arriva, sotto forma di tempesta:
“Ma poco dopo si scatenò giù dall’isola un vento impetuoso, chiamato Euroaquilone; la nave fu trascinata via e, non potendo resistere al vento, la lasciammo andare ed eravamo portati alla deriva.” (v. 14-15)
La prossima settimana vedremo che la tempesta sarà l'occasione per Paolo di spiegare a tutti perché lui sapeva della tempesta, e di testimoniare di Dio.
Fermiamoci qui oggi, perché voglio darvi due compiti a casa: il primo, è leggere il capitolo 27 di Atti.
Il secondo è più personale: ripensa a un periodo brutto che hai passato nella tua vita. Cerca di ricordare a come ai reagito mente eri nella tempesta. Hai pregato? Hai digiunato? Oppure hai fuggito ogni contatto con Dio e con Gesù?
Cosa ti ha detto Dio se ti ha parlato? Come hai visto la sua mano agire? C'erano altri coinvolti assieme a te? Quali erano i tuoi sentimenti? Rabbia, disperazione, speranza?
Ti consiglio di scrivere, anche poche frasi su un foglio , perché voglio che rimangano nella tua Bibbia. Voglio che tu le tenga lì in attesa della prossima tempesta.
Perché se sei oggi qui, o se mi ascolti sul podcast, o mi vedi sul video, significa che in qualche modo la tempesta è passata.
Ci saranno altre tempeste nella tua vita, e voglio che tu tenga quel foglio con te, per ricordare.
Se hai fuggito Dio e Gesù in quel periodo, per ricordare che, nonostante tutto, Dio è fedele, nonostante la nostra debolezza, e interviene, nonostante la nostra poca fede.
Se hai cercato Dio e Gesù, per glorificare il miracolo che ti ha portato ad attraversare la tempesta e ad uscire dall'altra parte, attraverso la via più dolorosa, ma la più breve. Attraverso.
Forse in questo momento sai che la tempesta sta arrivando, oppure sei nel mezzo di essa. Leggi il tuo foglio, e scopri che Dio è stato presente anche quando sembrava tutto perduto.
Personalmente ho pregato oltre sette anni durante una tempesta, dove non vedevo nulla all'orizzonte, tranne un versetto che tornava regolarmente: questo.
“Nella mia angoscia invocai il Signore, gridai al mio Dio. #Egli udì la mia voce dal suo tempio, il mio grido giunse a lui, ai suoi orecchi.” (Salmo 18:6)
Dio è fedele, sta a te, e a me, rimanere vicini a lui nella tempesta.
Preghiamo.
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