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12 maggio 2006

Vedere Cristo dalla croce: la storia del ladrone pentito | 12 maggio 2006 |

Il Ladro sulla croce


Oggi vorrei accompagnarvi a guardare la Pasqua da una prospettiva diversa dal solito. Dalla prospettiva… di un condannato a morte.

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E’ quasi giorno; e non ho chiuso occhio. Posso sentire Gerusalemme che si prepara alla grande festa…i carri che entrano in città, il profumo del pane azzimo che si cuoce nelle case, il belare degli agnelli che verranno sacrificati al tempio.

Come vorrei essere là fuori e festeggiare la mia pasqua. Ma per me oggi non ci sarà festa, né mangerò gli Azzimi, né l’agnello arrostito, né berrò il vino dalla coppa di mio padre… Ciò che berrò oggi sarà una coppa colma di dolore. Questa è la mia ultima pasqua.

Dalla cella dove sono rinchiuso con tanta altra gente posso vedere il cortile del pretorio, e l’ennesimo cambio della guardia romana.

Sono le sette; lo so perché ho imparato i turni di guardia negli anni trascorsi entrando ed uscendo da queste celle.

Mi rimangono ancora quattro, cinque ore, prima che qualcuno di loro spalanchi la porta e gridi “Ascer, figlio di Azairia, figlio di Caleb; è giunta la tua ora “; e mi trascini via. Via, da questa cella, via da questa vita…

E’ ciò che merito, lo so… ma anche se la mia vita è stata tutta un grosso errore, andarmene proprio nel giorno della festa fa ancora più male.

Ho paura. Ho visto cosa riservano ai ladri come me. Ma non sono bastate le persone morenti in croce a farmi smettere di essere un ladro; pensavo: “A me non potrà mai accadere”. E invece eccomi qui, a trascorrere le mie ultime ore chiedendo perdono a Dio per la mia vita dissennata!
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Il tempo sembra non passare mai; attimo dopo attimo, secondo dopo secondo, trascorro la mia prima agonia attendendoli.

Sento i loro passi. Sono alla porta: “Ascer, figlio di Azairia, figlio di Caleb…”. Mentre mi trascinano via dalla cella penso quanti di noi saranno inchiodati ad un legno oggi. Sarò da solo, o condividerò con altri il supplizio?

Ci stanno per legare sulle spalle la trave che porteremo fino al monte del Teschio, il Golgota; saremo in tre. Riconosco Mesac, con cui ho condiviso più di una scellerata avventura; ma l’altro non so chi sia. Non l’ho mai visto.

L’hanno flagellato … non sembra più neppure un uomo; sul suo capo hanno messo un mucchio di spine selvatiche… ma nonostante tutto i suoi occhi… i suoi occhi sono diversi da quelli di qualsiasi altro condannato a morte che ricordi. Non sono quelli pieni d’ odio di Mesac, né i miei atterriti, e sgomenti… Leggo in quegli occhi una tristezza infinita… e un amore infinito, persino quando guarda coloro che lo hanno ridotto in quello stato.

Sono ormai a un passo da lui… ed ora.. ora si, lo riconosco! E’ colui che chiamano “il Maestro”, quel Gesù di Nazareth che solo cinque giorni fa tutti hanno acclamato al suo ingresso a Gerusalemme… Ma perché lo hanno arrestato? Perché è tra di noi ladri? Perché vogliono farlo morire sulla croce, lui che è giusto, questo profeta in cui Dio ha riposto la sua potenza? Non ricordano le guarigioni miracolose, i suoi insegnamenti pieni d’amore… perché è con noi, ora, e gli legano quella trave sulle spalle?

Forse se avessi ascoltato di più i suoi insegnamenti, se fossi divenuto suo discepolo, ora non sarei qui… ma ormai è troppo tardi, non c’è più tempo per cambiare la mia vita…

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La salita verso il Calvario è una fatica immensa; la trave sulle spalle è pesante, ma ancora più pesante è sentire gli insulti e le risa della gente assiepata lungo la via al nostro passaggio; non c’è differenza tra noi ladri e Gesù. Ci accomuna in questa salita il disprezzo della gente, l’umiliazione, le percosse, e gli sputi…

Sei davanti a me, sei sfinito, e cadi… ma nel rialzarti i tuoi occhi incrociano i miei… non ho mai visto quegli occhi in un condannato a morte… non ho mai visto tanto amore; sei sfinito, ma sei ancora pienamente quel Gesù che conosco. Non c’è odio, né rassegnazione in te; trovi ancora la forza di parlare e confortare donne che piangono al tuo passaggio: “Figlie di Gerusalemme… non piangete per me”(Lc. 23:28)

Dove sono i tuoi amici, Gesù? Perché non sono qui? Non c’è neppure uno dei tuoi che ti aiuti a portare la croce?

Le guardie hanno preso un uomo dalla folla che possa portare il tuo peso… Dove sono coloro che tu chiamavi discepoli?

Se avessi lasciato la mia vita di nulla e avessi seguito te… adesso avresti almeno me vicino… adesso avresti qualcuno che muore assieme a te… ma la mia vita è stata così piena di peccato… e ormai è troppo tardi… stiamo giungendo alla cima del monte… e delle nostre vite…

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Sarà mezzogiorno, e il cielo si sta oscurando, mentre ci inchiodano ai legni; sembra che neppure Dio voglia guardare la nostra agonia.

I chiodi penetrano le nostre carni, ma dalla tua bocca non escono le stesse nostre grida, ma ancora ed ancora, parole di amore: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno" (Luca 23:34 LND)

Non c’è nessuno che pianga la morte di due ladri, ed è giusto così. Ma perché nessuno piange la tua morte Gesù? Perché tutti continuano a deriderti, a insultarti, a dirti: “salva te stesso, e scendi giù dalla croce”?
Che vi ha fatto questo giusto.. io pago i miei peccati, ma lui, lui cosa sta pagando su questa croce?
Anche Mesac, l’altro ladro inchiodato lo insulta: “Se tu sei il Cristo, se sei il Figlio di Dio Salva te stesso e noi,!”

Posso sopportare il dolore atroce della carne, ma non posso più sopportare le offese a questo giusto: con tutto il fiato che ho ancora in corpo grido : “Taci, Mesac, “40 "Non hai neppure timore di Dio, trovandoti sotto la medesima condanna? 41 Noi in realtà siamo giustamente condannati, perché riceviamo la dovuta pena dei nostri misfatti, ma lui non ha commesso alcun male".

Il Cristo morente mi guarda… ancora quegli occhi… c’è una tristezza infinita, e un amore infinito per me, come per l’altro che lo insulta… Avrei dovuto cambiare vita, avrei dovuto seguirti… Avrei dovuto conoscerti meglio… prima di questa croce!
Non sono un tuo discepolo, ma so che hai promesso che tornerai come un re, e che il tuo regno non avrà fine! E con la tua vita hai mostrato che tu non puoi mentire! Gesù, Gesù! Mi ascolti?

42 ricordati di me quando verrai nel tuo regno".

Con una sofferenza enorme ti volgi verso me…e l’amore degli occhi tuoi sommerge la mia anima morente: “Ascer, figlio mio, "In verità ti dico: oggi tu sarai con me in paradiso".” (Luca 23:40-43 LND)

Signore! Io non merito tanto! Come posso aver trovato grazia ai tuoi occhi, io che non merito nulla! Mi basta anche il posto più umile nel tuo regno, quando mai tornerai… saprò attenderti…se tu mi vorrai!

Lo penso, ma non riesco a dirlo. L’oscurità è più fitta ora, e non riesco quasi più a vedere il tuo volto, e i tuoi occhi.

Chissà da quanto siamo quassù? Una, forse due ore; ma ci vorrà ancora molto perché tutto abbia fine…

Nel silenzio irreale di questa notte in pieno giorno sento la tua voce Gridare "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?.".” (Marco 15:34 LND)

Cosa sta succedendo? Quelle parole mi atterriscono più del supplizio… Com’è possibile che Dio non sia più con te, com’è possibile che ti abbia abbandonato? Cosa significa questo per te… cosa significa questo per ME? Ho forse sperato invano? Sarà la tua promessa un’altra illusione?

Hai ancora il tempo di chiedere qualcosa per la sete feroce che ci attanaglia, ottenendo aceto, e ancora lo scherno di chi lo offre a te dicendo: "Lasciate, vediamo se viene Elia a tirarlo giù".” (Marco 15:36 LND)

E’ l’ultimo insulto per te: ti sollevi quanto puoi sul legno e dici in un soffio di voce:

Tutto è compiuto: Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio”.

Il tuo supplizio è terminato; la terra trema nella collera per la tua morte…ma cosa ne sarà di me? Avrò sperato invano? Come potrò entrare nel tuo regno ora che non ci sei più? Chi mi condurrà laddove mi aspetti?

Ho paura, Mio Signore! Sto morendo disperato e perso… mi sento tanto debole e solo … ma nell’anima mia sono ancora vivi e presenti i tuoi occhi d’amore… ti prego, fa che anch’io possa dire con fede “ Nelle tue mani rimetto lo spirito mio”…

31 ¶ Or i Giudei, essendo il giorno di Preparazione, affinché i corpi non rimanessero sulla croce il sabato, perché quel sabato era un giorno di particolare importanza, chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. 32 I soldati dunque vennero e spezzarono le gambe al primo e poi anche all’altro, che era crocifisso con lui; 33 ma, arrivati a Gesù, come videro che era“già morto, non gli spezzarono le gambe, 34 ma uno dei soldati gli trafisse il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua.” (Giovanni 19:31-34 LND)


La storia del ladro “buono” che condivide la stessa morte di Gesù mi ha da sempre affascinato. Il Vangelo di Luca non spiega molto di lui; non sappiamo come e quando avesse conosciuto Gesù, e non sappiamo neppure quanto avesse capito del suo messaggio. Ma sapeva abbastanza da riconoscere che Cristo non aveva fatto alcun male.
Ma sono sicuro che non possa non aver provato delle emozioni forti nel veder morire, qualche metro più in là, colui che gli aveva appena promesso il Paradiso.

Cosa avrà pensato? Avrà dubitato sulla sua salvezza? E’ umanamente probabile; per lui l’avventura terrena termina con l’immagine di un Gesù morto che viene deposto dalla croce. Ma sappiamo dalle stesse parole di Gesù che la fede lo ha salvato comunque: oggi tu sarai con me in paradiso.

E da questo poco di buono, da quest’uomo di nulla che muore a causa di una vita costellata di errori, possiamo trarre insegnamenti per le nostre vite.

(Luca 23:40-43)
1) ACCETTA il tribunale

41 Noi in realtà siamo giustamente condannati

Siamo bravissimi a giudicare gli altri, ma non vogliamo che nessuno giudichi noi, nemmeno se chi ci giudica è il nostro Creatore. Vogliamo sentirci liberi, e viviamo schiavi dei nostri peccati.

2) AMMETTI il tuo peccato

41 perché riceviamo la dovuta pena dei nostri misfatti,

Mentre l’altro ladro se la prende con Gesù, lui ammette che è PER COLPA SUA che muore.

Quanto è facile dare la colpa “al mondo” per i nostri peccati: “si, è vero, l’ho fatto però…” è una frase di cui spesso abusiamo.

Finché daremo la colpa a qualcosa “al di fuori” piuttosto che “al di dentro” resteremo schiavi dei nostri peccati

3) ACCOSTATI alla fonte della Grazia

“Poi disse a Gesù: "Signore, ricordati di me quando verrai nel tuo regno".” (Luca 23:42 LND)

E’ il ladro che cerca Gesù, la fonte della grazia, o, con le sue stesse parole, colui che non ha commesso alcun male.

Anche se sappiamo di essere bisognosi di aiuto, anche se sappiamo che Gesù è lì pronto per aiutarci, spetta a noi decidere di accostarci a lui.

Ma se il messaggio del Vangelo fosse tutto qui, fosse la storia di un uomo, anche se eccezionale, che muore in croce, noi come il ladro saremmo dei poveracci: “Se noi speriamo in Cristo solo in questa vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini.” dice Paolo in 1 Corinzi 15:19.

Quello che invece celebriamo oggi, non è una croce, ma una tomba vuota. Leggiamo assieme Luca 24:1-8

“1 ¶ Ora nel primo giorno della settimana, al mattino molto presto esse, e altre donne con loro, si recarono al sepolcro, portando gli aromi che avevano preparato. 2 E trovarono che la pietra era stata rotolata dal sepolcro. 3 Ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4 E, mentre erano grandemente perplesse a questo riguardo, ecco presentarsi loro due uomini in vesti sfolgoranti. 5 Ora, essendo esse impaurite e tenendo la faccia chinata a terra, quelli dissero loro: "Perché cercate il vivente tra i morti? 6 Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi come vi parlò, mentre era ancora in Galilea, 7 dicendo che il Figlio dell’uomo doveva esser dato nelle mani di uomini peccatori, essere crocifisso e risuscitare il terzo giorno". 8 Ed esse si ricordarono delle sue parole.” (Luca 24:1-8 LND)

La vita di ciascuno di noi lontano prima di Gesù era come una lunga via dolorosa verso la sommità del Golgota, dove saremmo stati giudicati, e condannati… per sempre.

E invece…

  • laddove c’era un tribunale che ci avrebbe giudicato
  • laddove c’era la massa dei nostri reati/peccati che ci avrebbero condannato
  • laddove c’era la croce dove l’anima nostra sarebbe stata giustiziata

ora c’è una tomba vuota, e il Signore, Il Cristo risorto che ci dona una vita vissuta assieme a lui.

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CONCUSIONE

DOVE SEI?

Dove sei, oggi?

- Sei IN CRISTO? E’ Gesù la fonte della tua vita?

Ringrazialo del continuo per quella tomba vuota dove il suo corpo non è, e che ti dà la certezza di una vita vissuta al suo fianco.

Ma, come il ladro che accompagnava Gesù, la vita potrebbe provare a toglierti la certezza della salvezza; la tua mente, proprio come quella del ladro, potrebbe umanamente vacillare davanti al dolore e alla sofferenza della vita.

Quando questo accade, scegli di volgerti a Gesù, parlagli, digli anche tu “ricordati di me”; lui è lì proprio a fianco a lla tua croce, che soffre i tuoi stessi patimenti, prova il tuo stesso male.

Volgiti a colui che ha sconfitto la morte, e ricevi rassicurazione da lui: sari con me, figlio mio!

OPPURE
  • Stai ancora salendo il Golgota con il carico dei tuoi peccati che pesa sulle tue spalle?

  • ACCETTA il tribunale – e accetta che Dio Padre avrebbe il diritto di giudicarti
  • AMMETTI il tuo peccato – e ammetti che hai bisogno di qualcuno che ti aiuti
  • E ACCOSTATI al Cristo Risorto –

Non pensare neppure per un solo attimo come ha pensato il ladro che non sei degno di accostarti a lui, solo perché la tua vita è piena di errori; non pensare mai che sia troppo tardi, perché Gesù cercherà di te fino al tuo ultimo soffio di vita.

Anche tu, fissa lo sguardo su Cristo, cerca i suoi occhi d’amore, e ricevi la Grazia immeritata del suo perdono.

Non aspettare oltre; hai tempo forse, ma non aspettare tempo. Fallo oggi!

Entra nella tomba vuota, e guarda come il Cristo ha sconfitto per te la morte. “Perché cercate il vivente tra i morti? 6 Egli non è qui, ma è risuscitato”

Gesù ti ha riscattato, barattando vita per vita; la sua vita in cambio della tua sulla croce.

“Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e grazie alle sue ferite noi siamo stati guariti.” (Isaia 53:5 LND)


Dio ha fatto cose splendide per te, perché tu ma tu sei il bene più prezioso che egli possiede.

Oggi puoi essere nella gioia, perché Dio ha fatto meraviglio per te.

Non lo meritavi, ma l’ha fatto.

L’ha fatto, perché ti ama!
DIO HA FATTO COSE GRANDI

Dio ha fatto cose splendide per noi
E noi siamo nella gioia
Dio ha fatto cose grandi per noi
E noi siamo nella gioia

Tanto grandi più del cielo su di noi
E noi siamo nella gioia
Siamo uniti l’uno all’altro e siamo Suoi
Per l’eternità, Alleluia

Mi stupisce la Sua grazia perché so
Che non meritavo nulla
Così giorno dopo giorno salirò
Verso il cielo e la Sua gloria
E con gli occhi della fede sono lì
Che contemplo il Suo splendore
Mi è bastato solamente dirGli sì
Ed arrendermi al suo amore

Dio ha fatto meraviglie per noi
E noi siamo nella gioia
Ora vivo veramente grazie a Lui
Perché Lui è la mia gioia

Son suo figlio erede dell’eternità
La mia vita Gli appartiene
E nessuno al mondo mi separerà
Da Colui che mi vuol bene

Perché ha fatto cose grandi per noi
E noi siamo nella gioia
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