PER ASCOLTARE L'AUDIO DEI MESSAGGI CLICCA SUI LORO TITOLI

29 gennaio 2023

Costruire un nuovo ponte | 29 Gennaio 2023 |

La chiesa non è qualcosa di statico, ma è  qualcosa di dinamico, che cambia a seconda di come cambia la società, con il fine di continuare a fornire alla gente un ponte tramite cui raggiungere Dio. Ma il cambiamento sarà efficace in funzione di quanto noi saremo disposti a cambiare noi stessi per costruire quel nuovo ponte.
---
Predicatore: Marco Delle Monache
CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO
Tempo di lettura: 7 minuti
Tempo di ascolto audio/visione video: 30 minuti

Questa mattina voglio iniziare il messaggio parlandovi di un ponte: questo.

Quale è la vostra reazione guardando questo ponte? Di sicuro vi starete chiedendo:“Chi è quell'idiota che ha costruito un ponte sulla sabbia e non sul fiume?”

Avete qualche idea perché abbiano costruito quel ponte che porta da un pezzo di deserto ad un altro pezzo di deserto identico al primo?

Il Ponte di Choluteca si trova in Honduras,e non è l'opera di un folle;era  stato costruito per collegare le due sponde del fiume Choluteca e facilitare il trasporto delle persone e delle merci. 

Nel 1998 l'uragano Mich devastò gran parte delle infrastrutture dell'Honduras...ma non il ponte Choluteca, che rimase quasi intatto.Il problema reale è che l'uragano aveva risparmiato si il ponte...ma aveva deviato il corso del fiume!

Gli ingegneri civili honduregni si trovarono davanti ad un problema:come collegare di nuovo i due lati del fiume. Avevano tre possibilità:

1. deviare nuovamente il fiume per farlo passare di nuovo sotto il ponte;

2. allungare il ponte fino a farlo arrivare dall'altra parte del fiume;

3. o più semplicemente lasciare il ponte dove stava e costruirne un altro da un'altra parte.

Indovinate quale scelsero? Ovviamente, la terza.

Era la scelta più semplice? No, perché bisognava fare un nuovo progetto per un nuovo ponte, trovare il posto giusto, i giusti materiali, eccetera.E non era nemmeno la scelta più economica, perché bisognava cominciare a ricostruire da zero.

Semplicemente, era la scelta più logica, quella che veniva incontro alle necessità delle persone:tornare a raggiungere l'altra sponda, essere connessi con il mondo al di là del fiume.

Tu mi dirai: “Che c'entra, Marco, questa lezione di ingegneria civile con la nostra chiesa?”

C'entra a pennello, perché è l'esatta situazione in cui ci troviamo noi, adesso.

Abbiamo detto tante volte che noi volevamo come chiesa essere un “ponte” attraverso cui le persone potessero raggiungere Cristo.

Allo stesso modo abbiamo detto che la nostra chiesa non è un “lago”, un posto dove i credenti arrivano e rimangono, rendendolo sempre più pieno, ma piuttosto un approdo su un fiume, dove le persone attraccano per un po',vengono dissetate e nutrite, prima di riprendere la navigazione.

Questo era il progetto originario, quello che nel 2000, ventitre anni fa, avevamo studiato Michele, Bernardino ed io ancor prima che la chiesa fosse fondata.

E all'epoca avevamo progettato diversi ponti per raggiungere le persone, diversi porti dove potessero attraccare. Solo che, ventitre anni dopo, il fiume si è spostato, e quei ponti e quei porti non sono più efficaci, perché il fiume non passa sotto o a lato.

Allo stesso modo degli ingegneri honduregni abbiamo tre possibilità per continuare ad adempiere il Grande Mandato.

La prima è cercare di riportare il fiume sotto, ovvero trascinare a forza le persone agli studi o in chiesa, anche se il mondo è cambiato. 

Ventitre anni fa il mondo era differente. Qualche esempio? Non esistevano i “social”, le persone utilizzavano gli sms e non esistevano gli smartphone. Potei farvene molti altri, ma fermiamoci a questo, che è forse uno dei più evidenti.

La seconda strategia possibile, come per gli ingegneri, è quella di “allungare” il ponte, ovvero sforzarsi ancora di più a fare le cose che facciamo adesso come le facciamo adesso rincorrendo l'altro lato del fiume (le persone) nella speranza non si muova troppo velocemente altrimenti è finita.

Questo è il modello di cambiamento che molte chiese adottano: si intensificano gli incontri, più studi, più riunioni di chiesa, più evangelizzazioni in piazza.

Allo stesso modo dei saggi ingegneri, c'è da valutate se lo sforzo fisico, e quello economico, saranno ripagati da un risultato; le statistiche dicono di no.

Allora, non rimane che la terza possibilità: dimenticarsi del vecchio ponte, e costruirne uno nuovo.

Che significa questo? Significa, come chiesa, non avere paura del cambiamento. Per raggiungere le persone in modo efficace, è necessario essere disposti ad adattarsi e cambiare, mantenendo sempre l'essenza della fede cristiana, ma trovando nuovi e innovativi modi per comunicare e condividere il messaggio con il mondo. 

E' quello che sta accadendo nella chiesa.Ve ne siete accorti già da qualche settimana. Il culto sta cambiando, le attività cambieranno anche quelle. Anche questo messaggio è “differente”dai miei soliti:vedrete che ci sono pochissimi versetti, così che possiate ricordarli meglio, meditarli, e lasciare che il Signore vi parli attraverso di essi.

Il primo versetto su cui voglio meditiate,è uno di quelli famosi,ma voglio pensiate a come si applichi a tutto quello che abbiamo detto fino ad adesso circa il cambiamento:

“La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse perché spinga degli operai nella sua mèsse.” (Luca 10:4)

Quando pensiamo alla parola “messe”dobbiamo pensarla nel suo significato di origine, θερισμός -  therismos;  in greco, ma anche in italiano, non è "grano che sta sta nel campo", "raccolto" e basta, ma "grano pronto ad essere raccolto", già maturo,  che non aspetta che di essere mietuto. Gesù ci chiama ad essere operai, perché, dice, non c'è che da raccogliere.

Allora – potresti chiedermi – cosa c'è di sbagliato in noi che non cresciamo?” . Attenzione a valutare il raccolto con gli occhi.L'ha detto due domeniche fa Lucia:“Invece di guardare le sedie piene e quindi la montagna che Gesù ha spostato per farci venire fino a qui la domenica mattina, guardiamo quelle vuote”.

Questa è la visualizzazione come “cloud” dei nomi delle persone che hanno frequentato la chiesa dalla sua fondazione nel 2004 ovvero negli ultimi 18 anni per almeno 4 mesi:sono 126. Se avessi compreso anche quelle prima della fondazione quando eravamo solo una “cellula di Monterosi”, ovvero dal 2000, saremmo a poco meno di 200.

Se avessi compreso anche quelli che hanno frequentato per almeno un mese saremmo intorno ai 240.

Questo è il grafico dell'andamento dall'inizio della nostra chiesa:vi salta all'occhio qualcosa? Siamo (più o meno) la stessa quantità di persone con cui abbiamo iniziato la chiesa: 15!

E in vent'anni siamo stati capaci di nutrire, dissetare, accogliere 240 persone! Senza contare tutti quelli che hanno letto, ascoltato o visto i messaggi domenicali sul web!

Siamo stati un ponte per 240 e passa persone...in 15! La messe è pronta, ma il fiume si è spostato.

C'e stata una persona, tal Jodocus van Lodenstein, in Olanda, a metà del 1600 che disse questa frase: “Ecclesia semper reformanda est”, ovvero “La chiesa si deve rinnovare continuamente”. Su questa frase si basò Marin Lutero per la sua Riforma. Noi ci troviamo nella perfetta condizione di cambiare, di costruire nuovi ponti, nuovi approdi...se...

Se accettiamo di cambiare noi stessi: l'efficacia dei ponti che costruiremo sarà in base a quanto saremo capaci di cambiare ciascuno di noi singolarmente. Perché è vero che la chiesa “semper reformanda est”, ma il credente lo è anche di più: Paolo dice:

“Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” (Romani 12:2)

I ponti che la nostra chiesa costruirà saranno efficaci a seconda di quanto noi saremo in grado di cambiare noi stessi.

Avete tra le mani un foglio di carta, vi prego di scrivere in cima ad esso:“Io voglio che la mia mia chiesa sia più...” e sotto l'elenco delle cose che vorrete vedere cambiate, dei ponti che volete vedere costruiti,dei porti che volete che la vostra chiesa offra alla “messe”.

Vi farò due esempi completamente "a caso", che non riguardano né voi né questa chiesa, ma che sono possibili "più" che vorreste avere nella vostra comunità.

Per esempio: “Io voglio che la mia chiesa sia più ospitale”:ricordati che tu sei “la chiesa”, sei un pezzo della chiesa,  na parte del corpo di Cristo. Per cui, se questo è il tuo desiderio, poniti la domanda: “Come posso  essere io più ospitale?”  

Oppure: “Io voglio che la chiesa aiuti di più le persone bisognose”come parte della chiesa,l a tua domanda sarà:“Come posso io aiutare i bisognosi?”

Lo sai perché ti incoraggio a fare questo? Perché è Gesù che te lo chiede... io faccio solamente eco a lui:

“Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti.” (Matteo 7:12)

Mi piace molto la parafrasi che fa di questo versetto la Bibbia “The Message”:

"Ecco una semplice regola di comportamento: Chiedetevi cosa volete che gli altri facciano per voi, poi prendete l'iniziativa e fatelo per loro". Sommando la Legge e i Profeti di Dio si ottiene questo risultato.” (Trad.- Matteo 7:12)

Conclusione

Paolo ha detto:

“...cerco di adattarmi ad ogni tipo di persona, purché possa parlargli di Cristo, e Cristo lo salvi.  Tutto questo lo faccio per amore del Vangelo e per ricevere anchʼio con gli altri le sue benedizioni.” (1 Corinzi 9:22-23 PV)

La Chiesa deve essere pronta a cambiare le sue strategie; ma per cambiare le strategie, per costruire nuovi ponti, per fornire nuovi approdi non servono gli “specialisti”.

Persino un nuovo pastore sarebbe inutile, se non avesse dinanzi persone disposte a essere loro stesse il cambiamento. Gesù non ha detto che il problema fosse la mancanza di predicatori, o di pastori, o di missionari, ma di OPERAI!

Come operaio nella chiesa, ciascuno deve essere pronto, ciascuna deve essere pronta a  farsi carico di essere il mattone di un nuovo ponte, ognuno per parte sua, ognuno a prendere un po' di peso per formare i piloni che sostengono la via di Cristo offerta al mondo.

Sei pronto, sei pronta ad essere un pezzo del pilone su cui Gesù costruirà nuovi ponti?

Ma, soprattutto, sei pronto, sei pronta, a cambiare te stesso, te stessa per esserlo?

Preghiamo.

GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIO

GUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOK

GUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM

---

GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD




Share:

15 gennaio 2023

Che cosa significa "chiesa"? | 15 Gennaio 2023 |

Cosa è la chiesa? Un edificio, oppure un gruppo di persone chiamate? E quale è lo scopo della chiesa? Riunirsi, o andare a testimoniare di Cristo?
---
Predicatrice: Lucia Pedoto
CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO
Tempo di lettura: 9 minuti
Tempo di ascolto audio/visione video: 20 minuti

In questi ultimi mesi abbiamo dato parlato di questa chiesa di come sarebbe cambiata: questo non è un nuovo inizio, questo è semplicemente una fase di un passaggio.

Dove porterà il Signore questa chiesa? Cosa possiamo fare per la chiesa? Ma, veramente, dovremmo chiederci cosa voglia dire questa parola: chiesa. Quante volte l'abbiamo pronunciata senza forse soffermarci veramente su cosa  significhi quando noi pensiamo alla chiesa? 

Che cos'è la chiesa? E' un edificio? Di certo no!  E allora ho cercato il significato: non il significato della parola in se stessa, perché, se voi cercate  sulla Treccani, la chiesa è un locale religioso. Io ho cercato  di trovare cosa sia una chiesa per Dio,  per il Signore.

La parola chiesa viene dal greco “ἐκκλησία - ekklēsía:” e significa “assemblea di coloro chiamati fuori da...” Assemblea a sua volta deriva dall'ebraico e significa “adunanza”. Ecco che cos'è la chiesa:  siamo tutti noi. La chiesa è l'insieme di quelli che hanno accettato la salvezza di Cristo.

Al capitolo 2 di Atti, dal versetto 46  al versetto 47,  Luca scrive: 

“E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.”  (Atti 46:47 a)

Il popolo vedeva: questo è anche un esempio, questo è anche dimostrare Gesù. 

Paolo in Efesini ci dice così:

“Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio.  Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare,  sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore.  In lui voi pure entrate a far parte dell’edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito.” (Efesini 2:19-22)

Vi rendete conto che grande onore ? Noi siamo delle pietre che servono per completare l'edificio Santo a Dio;  come fondamenta ci sono gli apostoli, i profeti, e come pietra angolare, la pietra che tiene tutto, c'è Gesù!

Questo è il nostro grande onore. Ci sembra adesso scontato: veniamo, sediamo, siamo in chiesa prendiamo insieme la Santa Cena … Siamo questo, né stranieri ne ospiti , siamo parte fondamentale di quello che Dio sta creando sulla Terra,  siamo il luogo dove abita la sua potenza... siamo “tanta roba”!

Il mondo fuori ci fa sembrare strani: “ Ma che vanno a fare?  Una chiesa in una stanza!”  Ma c'è scritto: siamo qualcosa di importante! Noi siamo una pietra; ricordiamocelo quando ci troviamo nello  sconforto.  Lo dico a voi perché lo dico a me stessa: noi siamo una pietra di un edificio santo. Questa dovrebbe essere la cosa su cui ci dobbiamo concentrare.

Invece a volte ci facciamo distrarre dai numeri; invece di guardare le sedie piene e quindi la montagna che Gesù ha spostato per farci venire fino a qui la domenica mattina, guardiamo quelle vuote; quello non è il nostro compito!

Non siamo stati più o meno benedetti perché non siamo diventati quanti noi volevamo diventare;  adesso  siamo tanti ma poi, in realtà, se pensiamo a  quelli che  da vent'anni a questa parte sono passati in questa chiesa e non sono rimasti non siamo poi così numerosi. Al Signore non  interessa; Egli ci dice: “Non è un problema vostro; voi pensate che siete un mattoncino del mio edificio, pensate che fate parte di qualcosa di importantissimo.”

Ho pensato una cosa:  Dio è un dio preciso, non è casuale; se ci dice qualcosa nella Bibbia è perché sa che ci sarebbe servita.  Lui  ci dà tante indicazioni sui mariti, sulle mogli, sui credenti, sui figli, sui servitori  e  sui padroni... Ma non ci dice niente sulla sovrabbondanza  delle chiese, su come gestire le chiese grandi, tipo : “Allora ragazzi se diventare duecento cominciate a fare culti alternati se no quelli giù in fondo non sentono. Mi raccomando, niente assembramenti.” 

Il Signore non ci dà indicazioni di questo genere, perché lui sapeva che non sarebbe stato questo un problema, perché è più possibile che ci siano chiese vuote che chiese strapiene, perché proprio questa è la nostra battaglia.

Però fissa un tetto minimo; non c'è nessuno credente che non abbia mai letto questo versetto e nessun pastore che non abbia mai predicato  almeno una volta su questo versetto; pure io, che non so niente, lo so a memoria. 

Matteo 18:20: il Signore mette un tetto minimo  dove dice: “Ragazzi fino a questo numero io vengo, ci sono in mezzo a voi.”  Però  bisogna vedere quant'è il numero: “Poiché dove sono circa una cinquantina io sono  in mezzo...”  Ah, no, una quarantina... Non è quaranta... allora trenta... venti...una quindicina... non mi dire che viene per meno di 10 persone!  E allora significa che non me lo ricordo più;  leggiamolo insieme:

“Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.”  (Matteo 18: 20)

Il Signore, lui già per due scende con la sua presenza; gli interessano i cuori. E se non interessa a lui se non c'è da lui indicazione qui dentro la Bibbia, perché ci dobbiamo occupare noi di numeri?

E' vero,  all'inizio si convertivano  duemila  persone in un giorno, e mi  immagino che macello ci fosse in quelle piazze! Ma  se Paolo ha scritto 13 lettere per incoraggiare, esortare, ammonire  le chiese per far sì che resistessero agli attacchi, allora non è che la nostra  non è benedetta, ma è che sono proprio le chiese ad  essere attaccate.

E' molto più facile scegliere di stare fuori da un gruppo chiesa che dentro; Paolo, pochi anni dopo gli apostoli, già scriveva lettere per incoraggiare tutti quei grandi convertiti a resistere.

Questa è la realtà, e il Signore lo sapeva;  è per questo ci ha detto: “Non vi scoraggiate! Tutte le volte che pensate che siete poveri, io ci sono, io vengo.  Il leone della Tribù di Giuda, quello che muove le montagne... io vengo. E mi scomodo anche per due soli di voi.”

Non è facile, perché noi non vediamo tanto in là come Dio; noi non ci dobbiamo occupare di questo, non è una nostra responsabilità. Quello su cui ci dobbiamo soffermare, quello che ci riguarda come chiesa è seguire l'insegnamento di Gesù, il suo esempio. 

Paolo dice che è questa la cosa sulla quale ci dobbiamo concentrare: 

“Siate dunque imitatori di Dio, come figli amati;  e camminate nell’amore come anche Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.” (Efesini 5:1-2)

E' questo che ci deve interessare: amiamo Dio, cerchiamo Dio, seguiamo gli insegnamenti di Gesù... tutto il resto verrà;  tutto il resto se lui vorrà, verrà.

Non sappiamo che tassello siamo in questo piano infinito del Signore; io mi divertivo un po' a pensare e a ragionare coi miei ragazzi: "Chissà se magari Janet, Marco, Lucia e Claudio hanno fondato questa chiesa perché poi noi dovessimo apprendere l'insegnamento di Gesù per poi darlo ai nostri figli e i nostri figli magari ai loro figli che diventeranno, che so, magari  ambasciatori di Dio chissà dove?"

Non aspettiamoci le risposte che vogliamo quando le vogliamo; noi siamo parte di un piano  immenso.  Tutte le cose  cooperano alla fine per il piano di Dio. Preoccupiamoci di essere imitatori di Gesù.

Non avevo mai notato una cosa: in Matteo, Gesù, ancora prima di darci il Grande Comandamento e il Grande Mandato ( se volete lo trovate al capitolo 22 da 37 a 39),  ancora prima , al capitolo 20 ci dà un altro mandato: 

“... chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore; e chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo; appunto come il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.” (Matteo 20:26-28)

Ecco ciò che dobbiamo fare; Gesù poteva venire e comandare a tutti:” Allora tu questo, tu questo, tu questo...” Invece è stato il primo a servire; guariva, aiutava,  ascoltava. A volte è più importante ascoltare; le persone hanno bisogno anche di questo tipo di aiuto.

Pensate se quel giorno avesse scelto qualcosa di eclatante, come far cadere il sole dentro l'acqua in un fiume: chi è che non avrebbe creduto a un evento del genere? E invece no;  lui con molta umiltà, con il suo corpo da uomo ha deciso di morire.  Ci ha servito, ha dato la sua vita per noi; una vita sola per il riscatto di tanti. Questo ci deve  interessare; di questo ci dobbiamo preoccupare, questo deve essere il nostro pensiero.  E noi possiamo fare qualcosa: 

“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso.  E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri;  e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.  Allora il re dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che vi è stato preparato fin dalla fondazione del mondo.  Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste;  fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”.  Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere?  Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito?  Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?” E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me”. (Matteo 25:30-40)

Questa è l'unica cosa che possiamo fare; possiamo pregare, continuare a pregare per tutte le persone che conosciamo affinché convertano il loro cuore al Signore;  e poi possiamo dare il nostro esempio.  Possiamo essere imitatori di Gesù, possiamo fare come lui fece; per prima cosa servire: è stato detto“Vi riconosceranno dall'amore che avete gli uni per gli altri.”

La Bibbia parla tantissimo di questo servizio; e più era alto il grado di vicinanza a Gesù, più dovevano servire. Vogliamo essere i primi in questo, vogliamo essere vicini al nostro Signore per quando tornerà e sarà il nuovo mondo; ma fino ad  allora dobbiamo servirlo. Non preoccupiamoci del resto.

Quindi abbiamo capito che cosa vuol dire quando diciamo che siamo la chiesa; abbiamo capito che la chiesa non è l'edificio ma siamo noi;  abbiamo capito che come chiesa abbiamo il dovere di imitare Gesù e di servire.

Adesso è il momento di continuare  quello che abbiamo fatto già, ma che forse abbiamo lasciato  troppo tempo in sospeso.  Dobbiamo servire; qui dove ci troviamo. Dobbiamo aiutare in tutti i modi possibili; come chiesa e singolarmente, perché noi siamo due volte chiesa.

Siamo due volte  chiesa perché il nostro corpo è il tempio di Dio,  e sapete che il tempio fin dall'Antico  Testamento è luogo in cui Dio dimora; e poi siamo chiesa come assemblea di coloro che sono chiamati a testimoniare assieme. E' una responsabilità.

Adesso è il momento di servire: io ci sono. Se voi ci siete è il momento di servire questa comunità in tutti i modi in cui si possa; pregate Dio perché possa aprire le porte di chi si occupa di questo nella società e possa farci entrare a collaborare perché,  sapete,  non è così semplice.

Il Signore ha bisogno di sapere chi di voi c'è, su chi  può contare per questa nuova missione che ci siamo posti come obiettivo; nel frattempo  quello che è il compito di tutti, anche dei più piccoli di età, è di pregare affinché il Signore ci possa usare. 

Da quello vedranno che stiamo credenti, da quello verrà la domanda spontanea del mondo: “Che fai qui in casa mia?” “Sono qui perché io devo essere qui per servirti”.

Tutto il resto viene dopo. 

Preghiamo.

GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIO

GUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOK

GUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM

---

 GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD



Share:
Per ascoltare l'audio dei messaggi
cliccare sul titolo per aprire il file audio

Per una migliore resa audio raccomandiamo di scaricare i messaggi tramite
iTunes iscrivendosi al podcast.
Per tutte le opzioni di ascolto cliccare qua sotto.

Come ascoltare i messaggi

NOTA IMPORTANTE

Avviso: questo sito non è affiliato con la chiesa che è stata chiusa definitivamente il 1 Ottobre 2023, ed è pubblicato al solo scopo di insegnamento e come archivio dei 26 anni di storia della chiesa stessa.
Archivio gestito a cura della Associazione Culturale "I Tralci" - Montefiascone (VT)

Perché il sito non viene più aggiornato tutte le domeniche?

Perché il sito non viene più aggiornato tutte le domeniche?
L'evoluzione della nostra chiesa

Ricerca frase nel sito



Tutti i messaggi per data

Cerchi una chiesa Evangelica?

_________________________

Labels

 
Leggi le informazioni sull'uso dei cookies