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27 novembre 2022

Sperare in un Dio misericordioso – Giona 3 | 27 Novembre 2022

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Oggi è la prima domenica in cui per tradizione accendiamo la prima delle candele della Corona dell'Avvento,  quella che ci ricorda la Speranza. Paolo ha detto:

“Questa speranza poi non ci porta alla delusione, perché, accada quel che accada, sappiamo che Dio ci ama e sentiamo dentro di noi il calore del suo amore che, per mezzo dello Spirito Santo, ci ha riempito il cuore.” (Romani 5:5 PV)

E forse avrete notato anche che il titolo della serie di messaggi è cambiato: non è più una misericordia inaspettata,

ma una misericordia promessa. Dio aveva promesso che avrebbe mandato qualcuno a riscattarci... ma nessuno si sarebbe aspettato che avrebbe mandato il Figlio a farlo.

Ma questa è la natura di Dio: Dio è amore. Se qualcuno ti ama, lui ti ascolta; è per quello che la speranza è indissolubilmente legata alla preghiera: ecco cosa dice Dio nei Salmi, a proposito della preghiera.

“...poi invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai.” (Salmo 50:15)

“Benedetto sia Dio, che non ha respinto la mia preghiera e non mi ha negato la sua grazia.” (Salmo 66:20) “Egli ascolterà la preghiera dei desolati e non disprezzerà la loro supplica.” (Salmo 102:17)

“Perciò ogni uomo pio t’invochi mentre puoi essere trovato; e qualora straripino le grandi acque, esse, per certo, non giungeranno fino a lui.” (Salmo 32:6)

Possiamo rivolgerci a Dio in qualsiasi occasione, in qualsiasi circostanza. Non importa cosa abbiamo fatto. Non importa in quale stato emotivo ci troviamo. Nulla dovrebbe impedirci di rivolgerci a Dio.

Eppure... spesso ci fermiamo. E quando lo facciamo, ci troviamo in una lunga fila di persone che hanno fatto lo stesso. Non a caso Giona fa parte di queste. Soprattutto alla luce dell'ultimo versetto.“Perciò ogni uomo pio t’invochi mentre puoi essere trovato; e qualora straripino le grandi acque, esse, per certo, non giungeranno fino a lui.” (Salmo 32:6) Leggiamo la situazione in cui si trova Giona:

“Il Signore fece venire un gran pesce per inghiottire Giona. Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, il suo Dio, e disse: «Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto; dalla profondità del soggiorno dei morti ho gridato e tu hai udito la mia voce. Tu mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare; la corrente mi ha circondato, tutte le tue onde e tutti i tuoi flutti mi hanno travolto. Io dicevo: “Sono cacciato lontano dal tuo sguardo! Come potrei vedere ancora il tuo tempio santo?” Le acque mi hanno sommerso, l’abisso mi ha inghiottito; le alghe si sono attorcigliate alla mia testa. Sono sprofondato fino alle radici dei monti, la terra ha chiuso le sue sbarre su di me per sempre; ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa, o Signore, mio Dio! Quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del Signore e la mia preghiera è giunta fino a te, nel tuo tempio santo. Quelli che onorano gli idoli vani allontanano da sé la grazia; ma io ti offrirò sacrifici con canti di lode, adempirò i voti che ho fatto. La salvezza viene dal Signore». E il Signore diede ordine al pesce, e il pesce vomitò Giona sulla terraferma.” (Giona 2:1-11)

Ciò che ha pregato Giona nel ventre del pesce,sono le medesime parole (parola più parola meno) che il Signore aveva messo in cuore a Davide, Asaf e agli altri che hanno scritto i Salmi:

"Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto." (Giona 2:3).

“Nella mia angoscia ho invocato il Signore, ed egli mi ha risposto.” (Salmo 120:1). 

“...ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa, o Signore, mio Dio!” (Giona 2:7 b).

“Benedici, anima mia, il Signore e non dimenticare nessuno dei suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità; salva la tua vita dalla fossa, ti corona di bontà e compassioni...”(Salmo 103:2-4).

“Quelli che onorano gli idoli vani allontanano da sé la grazia...” (Giona 2:9)

“Detesto quelli che si affidano alle vanità ingannatrici; ma io confido nel Signore.”(Salmo 31:6).

La Bibbia è un unico lungo piano, di libro in libro, di generazione in generazione, di evento in evento, che parla di Speranza, di una misericordia promessa, e che ci esorta a parlare con Dio.

La scorsa volta avevamo detto che lo Spirito Santo ci aiuta quando non sappiamo cosa pregare. Ma la stessa cosa vale per la Bibbia. Quante volte vi è capitato che in una situazione vi venga in mente una Scrittura che parla proprio di quella situazione? Oppure state valutando cosa fare in una situazione di vita e vi viene in mente una parola della Scrittura e riconoscete che quella è la risposta che cercavate?

La Bibbia, la Parola di Dio, è un “serbatoio” da cui potete attingere... ma solo se la leggete, la studiate, la memorizzate.

Giona evidentemente lo aveva fatto. Ma che tipo di preghiera è? Potrebbe sembrare una preghiera di pentimento, in cui Giona torna in sé e confessa umilmente al Signore di aver peccato. Giona vede che Dio vuole avere misericordia di Ninive e che ha scelto Giona come suo strumento.

Ho detto “potrebbe sembrare”... perché al capitolo 4 leggiamo:

“Giona ne provò gran dispiacere e ne fu irritato. Allora pregò e disse: «O Signore, non era forse questo che io dicevo, mentre ero ancora nel mio paese? Perciò mi affrettai a fuggire a Tarsis. Sapevo infatti che tu sei un Dio misericordioso, pietoso, lento all’ira e di gran bontà e che ti penti del male minacciato. 3 Perciò, Signore, ti prego, riprenditi la mia vita; poiché per me è meglio morire piuttosto che vivere».” (Giona 4:1-3)

Al capitolo 4 Giona è di nuovo sulla terraferma, è vivo e salvo, e non accetta la misericordia di Dio per Ninive; così, prega con rabbia.

Ma al capitolo 2, invece, lui sta pregando quella che si definisce la "preghiera della trincea"; era quella che pregavano i soldati nella 1° Guerra Mondiale, dove gli eserciti si affrontavano l'uno di fronte all'altro e scavavano trincee per conquistare il terreno.

Ogni giorno i soldati entravano nella trincea, e non sapevano se ne sarebbero usciti vivi; e così pregavano: "Dio, se mi tiri fuori da questa situazione, farò tutto quello che vuoi".

Giona sta recitando una preghiera da trincea. Osservate i tempi della preghiera 

"Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore..." (Giona 2:2).

"Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia..." (Giona 2:3)

"Io dicevo: “Sono cacciato lontano dal tuo sguardo!" (Giona 2: 4).

“...ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa, o Signore, mio Dio! Quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del Signore e la mia preghiera è giunta fino a te, nel tuo tempio santo. (Giona 2:7-8)

Giona non spera... è semplicemente disperato. Pensava di voler solo essere gettato in mare e farla finita. Ma adesso realizza che è ancora vivo … o forse è morto (non lo sappiamo), ma comunque ancora pensa, riflette... e finalmente prega!. È una preghiera da trincea.

Guardate l'atteggiamento di Giona nella preghiera: 

"Tu mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare..." (Giona 2: 4)

Mica è vero! E' stato lui a dire ai marinai di gettarlo come zavorra dalla nave per far placare i venti!

E adesso invece dice che è Dio ad averlo buttato a mare! Dio è il colpevole!

“Quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del Signore” (Giona 2:8).

C'è voluto un bel po' per far decidere Giona di parlare con Dio! E adesso, nel ventre del pesce, pensa: “Bisogna che succeda qualcosa prima che parta della digestione del pesce”. E si ricorda solo allora di pregare! Ma non ricorda che forse dovrebbe confessare il suo peccato, e magari chiedere scusa... anzi!

“IO ho gridato al Signore... IO mi sono ricordato...la mia preghiera è giunta...” “Io l'ho fatto! La mia pietà. La mia spiritualità. I miei sforzi.”

"Quelli che onorano gli idoli vani allontanano da sé la grazia; ma io ti offrirò sacrifici con canti di lode, adempirò i voti che ho fatto. La salvezza viene dal Signore».”. (Giona 2:9-10)

"Guardami Dio. Non sono come quei pagani che non ti adorano. Sono molto meglio. Ti seguirò. Sarò fedele!

A dirla tutta, proprio in questo momento in superficie, su un mare calmo, quei cosiddetti marinai senza valore, adoratori di idoli, invocano il nome del Signore. E il loro timore di Dio è diventato timore., stupore, meraviglia, riverenza... per il Signore!

Capita, quando ci troviamo nella trincea, di ricordare a Dio perché dovrebbe salvarci... evitando accuratamente di ricordare perché dovrebbe non farlo. Per i nostri peccati, per le nostre mancanze, per i nostri rifiuti... Se fossimo onesti, Dio dovrebbe girarsi dall'altra parte... e non guardare Giona... e nemmeno noi!

Ma non lo fa! Giona viene salvato dalla misericordia inaspettata di Dio. Le preghiere di Giona possono essere pronunciate nella più completa disperazione, ma Dio le ascolta comunque. E Dio risponde ancora ad esse. Risponde a Giona... e anche a noi!

Non perché ci siamo umiliati. Non perché abbiamo detto le parole giuste. Non perché abbiamo l'atteggiamento giusto. E certamente non perché in qualche modo siamo migliori degli altri. Ma solo perché il suo carattere è la misericordia.

Giona non aveva visto la misericordia promessa da Dio all'opera, noi si, in quel primo Natale... senza che avessimo chiesto scusa, senza che ci fossimo pentiti... solo perché Dio aveva promesso che avrebbe avuto misericordia di noi.

Per Giona aveva scelto un pesce per portare la Salvezza; per tutti noi ha scelto una Vergine Ha mandato un bambino, attraverso una giovane donna:

“Perciò il Signore stesso vi darà un segno: ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele.” (Isaia 7:14) "...che tradotto vuol dire 'Dio con noi'". (Matteo 1:23 b)

È un momento che racchiude pienamente la misericordia inaspettata di Dio che ci da Speranza.

Anni dopo, a quel figlio, nato da una Vergine, qualcuno avrebbe chiesto un altro segno:

Allora alcuni scribi e farisei presero a dirgli: «Maestro, noi vorremmo vedere da te un segno». Ma egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera chiede un segno; segno non le sarà dato, se non il segno del profeta Giona. Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti.” (Matteo 12:38-40)

Qual è il segno? Un luogo che dovrebbe essere un luogo di morte definitiva, dopo tre giorni si rivela un luogo di vita. Il ventre di un pesce gigante. E il cuore della terra, che è una tomba.

Non si va deliberatamente in questi luoghi e non ci si aspetta di tornare. Ma Giona lo fece. E Gesù dice ai farisei che lo farà anche lui. Sappiamo che è esattamente quello che è successo. È successo perché un Dio misericordioso ha voluto salvare un popolo peccatore che si trovava in una situazione disperata.

Dio ha fatto questo in quel primo Natale, ancor prima che coloro che fuggono da Lui si rendessero conto che Egli sta attivamente creando una strada, una via, una salvezza.

Gesù viene a Natale per aprirla: dalla morte certa alla vita eterna. Dal ventre della morte, che sia un grande pesce, una tomba, o una vita lontana dal Padre, alla speranza di un altro giorno, di un'altra vita, di una vita nuova in Cristo. Rinati!

Il segno di Giona è la Speranza! La speranza per noi peccatori che pregano nella trincea, che affondano disperatamente, che mangiano le alghe, che vivono nella trincea. E' la misericordia inattesa di Dio, ma che Dio aveva promesso... e Dio è fedele! La misericordia che salverà. 

Il segno di Cristo è la Speranza... quella con la esse maiuscola, giunta sulla terra attraverso una Vergine che partorisce colui che sarà la misericordia inattesa ma promessa, di Dio che ci trae fuori dalla morte del peccato e ci proietta verso una vita vissuta assieme al nostro Padre. Nascerà Emmanuele, Dio con noi!

 Preghiamo.

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20 novembre 2022

La nostra identità davanti a un Dio misericordioso - Giona 2 | 20 Novembre 2022 |

Nella tempesta, come credenti abbiamo due possibilità: tacere, ed essere zavorra inutile, o proclamare Dio, e portare conforto e salvezza. Anche quando la tempesta è dentro di noi.
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La settimana scorsa abbiamo concluso con Giona nella città di Iafo  che pagava il biglietto per salpare verso Tarsis.

Abbiamo detto che Giona lo faceva per due ragioni: il timore di andare in una città di omicidi e perché trovava troppo inquietante la misericordia che Dio  stava estendendo alla città di Ninive.

Un breve riassunto visivo delle azioni di Giona può essere visto guardando una mappa. La città natale di Giona è Gat-Efer. Ninive è il luogo in cui Dio ha chiamato Giona a fare l'annuncio. La città portuale di Iafo (l'attuale Giaffa) è il luogo in cui Giona si reca a prendere la barca. La località dove Giona era diretto è Tarsis, probabilmente in Spagna. Giona sta letteralmente andando nella direzione opposta... il più lontano possibile.

Che cosa fa il Signore a questo proposito?  Il Signore manda una tempesta. Leggiamo Giona 1:4-16

"Il Signore scatenò un gran vento sul mare, e vi fu sul mare una tempesta così forte che la nave era sul punto di sfasciarsi. I marinai ebbero paura e invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono a mare il carico di bordo, per alleggerire la nave. Giona, invece, era sceso in fondo alla nave, si era coricato e dormiva profondamente. Il capitano gli si avvicinò e gli disse: «Che fai qui? Dormi? Àlzati, invoca il tuo dio! Forse egli si darà pensiero di noi e non periremo».  Poi si dissero l’un l’altro: «Venite, tiriamo a sorte e sapremo per causa di chi ci capita questa disgrazia». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Allora gli dissero: «Spiegaci dunque per causa di chi ci capita questa disgrazia! Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?»Egli rispose loro: «Sono Ebreo e temo il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terraferma». Allora quegli uomini furono presi da grande spavento e gli domandarono: «Perché hai fatto questo?» Quegli uomini infatti sapevano che egli fuggiva lontano dalla presenza del Signore, perché egli li aveva messi al corrente della cosa.  Poi gli dissero: «Che dobbiamo fare di te perché il mare si calmi per noi?» Il mare infatti si faceva sempre più tempestoso. Egli rispose: «Prendetemi e gettatemi in mare, e il mare si calmerà per voi; perché io so che questa gran tempesta vi piomba addosso per causa mia».  Tuttavia quegli uomini remavano con forza per raggiungere la riva; ma non riuscivano, perché il mare si faceva sempre più tempestoso e minaccioso. Allora gridarono al Signore e dissero: «Signore, non lasciarci perire per risparmiare la vita di quest’uomo e non accusarci del sangue innocente; poiché tu, Signore, hai fatto come ti è piaciuto».  Poi presero Giona, lo gettarono in mare e la furia del mare si calmò.  Allora quegli uomini furono presi da un grande timore del Signore; offrirono un sacrificio al Signore e fecero dei voti." (Giona 1:4-17)

Quando si scatena la tempesta Giona sa perfettamente perché. Non è la prima tempesta che vediamo nelle Scritture; anzi, la Bibbia ne è piena. Il profeta Geremia ne aveva annunciata una:

“Ecco, la tempesta del Signore! Il furore scoppia, la tempesta imperversa, scroscia sul capo degli empi.  L’ira del Signore non si placherà, finché non abbia eseguito, compiuto i disegni del suo cuore; negli ultimi giorni lo capirete appieno.” (Geremia 23:19-20)

I marinai sono esperti di quel tratto di mare, e subito capiscono che non si tratta di una tempesta “normale”; nessuna nuvola, nessun vento, nessun temporale l'ha preceduta ed annunciata; è scoppiata così, all'improvviso.

E' per questo che, invece di remare, di lascare la randa, o di fare altro per governare la nave, si mettono tutti a pregare.

Si, ma quale dio pregare? Provenendo probabilmente da più parti del medio oriente ognuno ne aveva uno o più: quale era quello che si era adirato, e perché? “ È il dio del mare che è stato offeso?  O il dio dei marinai?  O il dio dei venti?  Era il tuo dio o il mio?” Alla fine, tanto vale pregarli tutti!

Ma una cosa la fanno per governare la nave:  gettano il carico in mare:  era una mossa disperata,  perché in pratica stavano gettando in mare il motivo per cui sarebbero stati pagati una volta a Tarsis. Ma dovevano alleggerire la nave, innalzare la linea di galleggiamento per farla stare un po' più in alto nell'acqua,  in modo da avere meno possibilità  che le onde la sommergessero.

E Giona dove è? Dov'è il profeta che sente la voce di Dio? Quello che sa esattamente qual è il Dio da pregare?  Dove si trova? Cosa sta facendo? Semplicemente, dorme beato! Agli occhi del capitano  che Giona non ci provi nemmeno.   è un atto di assoluto egoismo  e di totale disprezzo per tutti gli altri sulla nave 

Avrebbe dovuto essere sul ponte a pregare assieme a tutti gli altri... pregare il suo dio, non dormire beato!

Guardate questi due versetti:

“La parola del SIGNORE fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, in questi termini: «Àlzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me».” ( Giona 1:2)

“Il capitano gli si avvicinò e gli disse: «Che fai qui? Dormi? Àlzati, invoca il tuo dio! Forse egli si darà pensiero di noi e non periremo». (Giona 1:6)

In cosa si somigliano?  Nella frase “ALZATI!” Capiamo che Giona  è uno di quelli che preferisce NON fare... evitare, lasciare ad altri... Paolo parla di quelli come lui in Romani:

“Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunci?” (Romani 10:14)

Giona avrebbe potuto salire sul ponte, dire a tutti :”Un attimo, è inutile che preghiate a questi dei inesistenti: ora pregherò io il vero Dio, colui che può placare la tempesta!” Che testimonianza sarebbe stata? Quanti si sarebbero convertiti? Quanti avrebbero rinunciato ai falsi dei? Perché è vero, offrono un sacrificio a Dio... ma quale Dio? Un Dio che non conoscono, perché Giona,   ancora una volta, fugge.

Due applicazioni per  noi.  La prima.

Quando vediamo altri nel pericolo che invocano altri dei, preghiamo assieme a loro, indicandogli il vero Dio, oppure dormiamo? Attenzione, perché nei momenti di pericolo, noi abbiamo sì Dio...  ma spesso anche noi abbiamo una serie infinita  di altri piccoli dei accessori... Il danaro, la fama, il sesso, l'amico potente... tutte cose che pensiamo possano “aiutare”, se non sostituire il vero Dio.

Come credenti siamo tenuti a salire sul ponte  dove tutti ci vedono, e ci guardano, e a dare testimonianza di quale Dio sia in controllo di tutto.

La seconda. Ve la spiego con il versetto di Romani che viene prima di quello che abbiamo letto:

“...perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato...” (Romani 10:9)

Se abbiamo confessato con la bocca, e creduto col cuore, allora abbiamo libero accesso all'aiuto del Padre; si chiama: preghiera. Paolo afferma:

“Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti.” (Filippesi 4:6)

Ed ecco, Giona affronta  una situazione che ha bisogno di preghiera.  Giona si alza e va sul ponte... Ma mentre gli altri pregano...lui no.  Non c'è traccia di Giona che parla a Dio.

Non cambia nulla quando non parliamo con Dio. Giona tace. La tempesta continua.  Viene quindi attuata una nuova strategia. Opinabile. Tirare a sorte. Ma Dio la usa per puntare il dito su Giona

E inizia l'interrogatorio dei marinai per capire perché Dio ce l'ha con Giona: “Che tipo di lavoro fai? Da dove vieni? Qual è il tuo Paese? Di quale popolo sei?". Io me l'immagino come se a Giona piovessero addosso tutte le domande assieme, urlate nella tempesta. E Giona risponde a fatica:

“Sono un ebreo.  Sono nato nella famiglia dell'alleanza di Dio  e godo della speranza di essere adottato come figlio di Dio.  Ho la legge, il culto del tempio  e promesse che non sono state date a nessun'altra nazione.  La mia terra è Israele,  la terra promessa da Dio come suo luogo. Adoro l'Eterno, il Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terra.”

I marinai erano contenti di prendere i soldi di Giona che stava scappando dal suo Dio... Ma adesso capiscono che Giona stava fuggendo da qualcosa di veramente importante, e anche se non conoscono quel suo Dio, lo temono, e lo incolpano: “Perché hai fatto questo?”  gli dicono.

E' la stessa frase con cui Dio si rivolge ad Eva: (letteralmente la stessa nell'originale in ebraico):

“Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato»” (Genesi 3:13 CEI)

Eva credeva forse che Dio non avrebbe vista? Giona credeva forse che Dio non lo avrebbe seguito? Assurdo! Irrealizzabile!  Ma anche noi, talvolta... spesso...  facciamo lo stesso!

Se vi è di conforto (per me lo è)  sappiate che siamo in buona compagnia... il grande re Davide è un nostro sodale:

“Davanti a te ho ammesso il mio peccato, non ho taciuto la mia iniquità. Ho detto: «Confesserò le mie trasgressioni al SIGNORE», e tu hai perdonato l'iniquità del mio peccato.” (Salmo 32:5)

Basterebbe che Giona si pentisse, ammettesse la colpa, pregasse chiedesse perdono,  e tornasse al Signore... ma non lo fa... Nel capitolo 4 leggeremo queste parole: 

"O SIGNORE, non era forse questo che io dicevo, mentre ero ancora nel mio paese? Perciò mi affrettai a fuggire a Tarsis. Sapevo infatti che tu sei un Dio misericordioso, pietoso, lento all'ira e di gran bontà e che ti penti del male minacciato.".(Giona 4:2)

Giona aveva capito il piano di Dio; salvare Ninive... e non gli piaceva! trovava troppo inquietante  il pensiero della misericordia inattesa di Dio verso i Niniviti; non la voleva, non la accettava. quindi fugge, quindi rimane in silenzio.

E Giona, da credente, da figlio di Dio ribellandosi tacendo, diventa “altro”.

“I marinai ebbero paura e invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono a mare il carico di bordo, per alleggerire la nave. Giona, invece, era sceso in fondo alla nave, si era coricato e dormiva profondamente.” (Giona 1:5).

"«Prendetemi e gettatemi in mare, e il mare si calmerà per voi; perché io so che questa gran tempesta vi piomba addosso per causa mia».". (Giona 1:12)

“Poi presero Giona, lo gettarono in mare e la furia del mare si calmò.” (Giona 1:15).

I marinai avevano gettato la merce che ormai era zavorra  per alleggerire la nave; Giona in questo momento non è più un figlio di Dio... è “zavorra”, un peso inutile, un peso di cui ci si può disfare...

Mi chiedo quante volte sono stato solo zavorra perché non ho parlato con Dio, perché non ho parlato di Dio e perché ho disobbedito a Dio, e perché mi sono ostinato a non ammettere il mio errore.

Credere in Cristo, si va bene,   ma seduto  al posto di pilotaggio,  vivendo a modo mio,  facendo le mie scelte,  seguendo i miei desideri  e non cercando il Signore in queste decisioni. Sono un cittadino del cielo.  Ma mi affido al mio denaro,  alla mia carriera,  al mio status,  al mio lavoro,  alla mia conoscenza,  alla mia abilità  e alla mia attenzione molto mondana.  Non ho parlato con Dio di tutto questo.

Se faccio così, posso diventare “zavorra”. Zavorra che appesantisce la nave mia e degli altri, piuttosto che salvarla dalle onde.

E questo spesso succede perché non accettiamo che la misericordia imprevista di Dio  è anche per noi,  quando capisco di aver smesso di parlare con Dio e di affidarmi a lui.

E sarebbe bastato un  “Perdonami! Ho sbagliato, avevi ragione tu, ritorno ad ascoltare e a parlare con te” e non sarei più stato zavorra.

Qual è la nostra identità? Non è quella di essere un peso; anche quando attraversiamo momenti di ribellione,  di interrogativi irrisolti,  di dubbio.

Forse è una crisi di fede.  Forse siamo sopraffatti dagli eventi. Forse ci sentiamo come se le nostre parole rimbalzassero sul soffitto, e Dio ci avesse dimenticato.

E non riusciamo ad accettare  che la misericordia inaspettata di Dio sia anche per noi,   nei dubbi, nella ribellione, nel fuggire lontano...

Se, anzi, quando ci troviamo lì,  continuiamo a parlare con Dio.  Forse non sappiamo nemmeno cosa dobbiamo dire.  Anche lì Dio, nella sua misericordia, ha coperto quella situazione.

“Nello stesso modo, anche lo Spirito Santo ci aiuta giorno per giorno nei nostri problemi e nelle nostre preghiere. Perché, in realtà, noi non sappiamo neppure per che cosa pregare, né pregare nel modo giusto, ma lo Spirito Santo prega per noi con tale sentimento, che non si può esprimere a parole.” (Romani 8:26 PV)

“Dio, eccomi... vorrei parlare... ma non ho le parole.” Lo Spirito di Dio dentro di noi dice:  "Stai tranquillo, ci penso io".

Questa è la misericordia inattesa di Dio. Questa è l'identità di essere figli... amati, ricercati, compresi, aiutati, perdonati.

Giona non riuscì ad accettarla... ma noi non siamo Giona... e non vogliamo essere zavorra.

E non dobbiamo fare nulla di più che parlare al nostro Dio.

Preghiamo.

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06 novembre 2022

Una chiamata inquietante da parte di un Dio misericordioso - Giona 1 | 6 Novembre 2022 |

La misericordia da parte di Dio è talvolta inattesa; invece di punire chi non opera per il bene altrui,  li cerca affinché cambino vita.  Troviamo  inquietante la grazia inattesa di Dio verso chi non sembra meritarlo? E quanta misericordia ha verso noi, quando ci chiama,  imperfetti, ad agire per Lui? 
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La storia di Giona è ben nota a tutti, credenti e non credenti, tanto da ispirare scrittori come Collodi che fa fare a Pinocchio la stessa fine di Giona, inghiottito da una balena.

Ma quale è l'obiettivo principale di Dio attraverso il libro di Giona, oltre quello di raccontarci una storia bizzarra di un uomo  che vive dentro la pancia di un pesce? Vedremo che l'obiettivo principale del libro  è mostrare che Dio ha misericordia di tutti...  anche quando non ce lo aspettiamo. Leggiamo Giona 1:

La parola del Signore fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, in questi termini: «Àlzati, va’ a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me».  Ma Giona si mise in viaggio per fuggire a Tarsis, lontano dalla presenza del Signore. Scese a Iafo, dove trovò una nave diretta a Tarsis e, pagato il prezzo del suo viaggio, si imbarcò per andare con loro a Tarsis, lontano dalla presenza del Signore.” (Giona 1:1-3)

Al di fuori di questo libro, l'unica altra volta  che Giona viene menzionato nelle Scritture è in 2 Re 14:23-25:

Nel quindicesimo anno di Amasia, figlio di Ioas, re di Giuda, cominciò a regnare a Samaria Geroboamo, figlio di Ioas, re d’Israele, e regnò quarantun anni. Egli fece quello che è male agli occhi del Signore; non si allontanò da nessuno dei peccati con i quali Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto peccare Israele. Egli ristabilì i confini d’Israele dall’ingresso di Camat al mare della pianura, come il Signore, Dio d’Israele, aveva detto per mezzo del suo servitore il profeta Giona, figlio di Amittai, che era di Gat-Efer.” (2 Re 14:23-25)

Prima del governo di Geroboamo, Israele era un piccolo territorio  che pagava pesanti tributi alle nazioni circostanti.  Ma poi, dal 780 al 740 a.C. circa, pur essendo malvagio,  Geroboamo riuscì a raggiungere la prosperità, l'influenza e l'espansione  e a riportare i confini a quelli che erano ai tempi del re Davide.

E la Bibbia afferma che tutto ciò avvenne grazie a qualcuno che stava scappando verso Tarsis pur di non obbedire alla chiamata di Dio! Attraverso un profeta riluttante. Si, proprio Giona! 

Ninive è una città importante dell'Assiria:   Genesi 10 descrive le nazioni che si stabilirono dopo il diluvio:

“Cus generò Nimrod, che cominciò a essere potente sulla terra. Egli fu un potente cacciatore davanti al Signore; perciò si dice: «Come Nimrod, potente cacciatore davanti al Signore».Il principio del suo regno fu Babel, Erec, Accad e Calne nel paese di Scinear. Da quel paese andò in Assiria e costruì Ninive, Recobot-Ir e Cala; e tra Ninive e Cala, Resen, la grande città.” (Genesi 10:88-12)

Ninive fu una delle città fondatrici dell'Assiria.  Alla fine divenne la capitale nel 700 a.C.,  un po' dopo il tempo di Giona.  È una città con una lunga storia.

È anche una città con una reputazione... e non era affatto buona!  Nimrod era un potente cacciatore e guerriero.  La città di Ninive rifletteva il suo carattere.  Parlando di Ninive, Naum  dice: 

“Oracolo su Ninive; libro della visione di Naum l’Elcosita....Guai alla città sanguinaria, piena di menzogna e di violenza, che non cessa di depredare! Si ode rumore di fruste, frastuono di ruote, galoppo di cavalli, sobbalzare di carri.  I cavalieri danno la carica, fiammeggiano le spade, sfolgorano le lance, abbondano i feriti, si ammucchiano i cadaveri, sono infiniti i morti, si inciampa nei cadaveri.”  (Naum 1:1, 3:1-3)

La città di Ninive amava la caccia... si, delle persone!  Un esercito potente e crudele era la loro arma.  Ai tempi di Giona il loro potere era in aumento.

Un giorno Giona se ne stava tranquillo  nella sua città natale, Gat-Efer,  ed ecco che Dio gli dice: 

"«Àlzati, va’ a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me».  Ma Giona si mise in viaggio per fuggire a Tarsis, lontano dalla presenza del Signore” (Giona 1:2-3)

Non c'è accordo tra gli studiosi su dove si trovi Tarsis.  Ma se leggiamo 2 Cronache ci facciamo un'idea.  Il tempo è quello del regno di re Salomone.

“Infatti il re aveva delle navi che andavano a Tarsis con la gente di Curam; e una volta ogni tre anni venivano le navi da Tarsis, portando oro, argento, avorio, scimmie e pavoni.” (2 Cronache 9:21)

Una nave mercantile impiegava due anni  per fare un viaggio di andata e ritorno a Tarsis, più uno per caricare le merci.  Quindi l'ipotesi che Tarsis sia nella Spagna moderna,  è probabilmente la più accurata. 

Il piano di Giona era di andare il più lontano possibile...  e probabilmente restare là... magari in attesa che Dio trovasse qualcun altro da mandare a Ninive... e si dimenticasse di Giona.

E per fare questo va a  Iafo (l'attuale Giaffa)  aspetta una barca per Tarsis (e non erano frequenti come i treni della metro a Roma) e ci sale;  egli sta quasi letteralmente andando  il più lontano possibile nella direzione opposta.

So cosa state pensando:  “Che credente da nulla è Giona!" Ma Giona aveva le sue ragioni.

Vedete, altri profeti sono stati chiamati a parlare contro le nazioni. Abdia predica contro Edom. Naum predica contro l'Assiria. Isaia contro Babilonia, Assiria ed  Egitto, Geremia  fa lo stesso.

Sapete quale è la differenza tra tutti questi profeti e Giona? Che quelli predicavano contro altre nazioni  o da Israele o da altri posti dove erano stati deportati a forza. A Giona Dio chiede di lasciare deliberatamente Israele e di andare di sua volontà in una città pagana dove si fanno sacrifici umani. 

Vedete che la situazione è differente?Riusciamo ad essere un minimo empatici con questo profeta riluttante, e a comprendere la sua fuga? Che cosa avrei fatto io nella sua stessa situazione?

E Giona reagisce. Reagisce per due motivi: il primo è la preoccupazione per se stesso. Il secondo è più grave: l'indignazione per un Dio che mostra misericordia verso un popolo pagano, peccatore e omicida (lo vedremo più avanti nel libro).

La visione che Giona ha di Dio non prevede la misericordia per il popolo di Ninive;  trova questa misericordia inattesa troppo inquietante  e decide di andare nella direzione opposta.

Ecco quindi la domanda di applicazione per oggi: troviamo la misericordia inattesa di Dio troppo inquietante?

È troppo inquietante pensare che Dio abbia pietà  di un uomo che tradisce la moglie o ha una vita sessuale promiscua?

Abbiamo difficoltà a pensare che Dio avrebbe pietà  di coloro che trovano nei soldi, o nella fama il loro idolo da venerare?

È troppo sconvolgente per noi riconoscere  che verso uomini e donne che praticano l'omosessualità,  o lottano con l'identità di genere,  o promuovono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, Dio sia disposto ad essere misericordioso?

Possiamo immaginare che Dio abbia misericordia di chi  è entrato in casa nostra e ha rubato i nostri telefoni,  i nostri i-pad, i nostri gioielli e la nostra TV  e se ne è andato con la nostra auto usando le chiavi che erano sul tavolo?

Abbiamo difficoltà a pensare che i truffatori,  o i padroni che schiavizzano i lavoratori sottopagandoli trovino un  Dio che è disposto ad avere misericordia per loro?

Abbiamo previsto che l'alcolizzato, o il drogato,   che ha rovinato la vita della sua famiglia, che ha perso tutti i suoi soldi  e che guida sulle strade con alcool e droga nel sangue e uccide un passante perché non lo ha visto,  potrà trovare un Dio che abbia misericordia di lui?

Troviamo inquietante che per coloro che negano Dio,  che si scagliano contro il cristianesimo  e fanno del tutto per opprimere chi crede   Dio abbia un progetto di misericordia?

E, attenzione, non ho usato esempi a caso, ma li ho tratti dalla Scrittura:

“Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v’illudete: né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio..” (1 Corinzi 6:9-11)

Paolo usa tre verbi al passato, pesanti come pietre; qualcosa è accaduto... ed è irreversibile.

Lavati

In greco è  ἀπολούω apolouō; che è composto da λούω louō , ovvero "lavato"  più il prefisso ἀπο apo,  "via".  Il sangue di Gesù ha lavato via i peccati: tutti.

Santificati 

In greco è  ἁγιάζω hagiazō; che significa “purificati per un'offerta”. Gesù ci ha resi degni di essere presentati al Padre, ci ha collocati  in una situazione spirituale di santità davanti a Dio. 

Giustificati

In grco è  δικαιόω dikaioō; che significa “far ritornare diritti” Gesù ci ha raddrizzati, come se non avessimo mai peccato e non fossimo mai stati un peccatori. 

Chi è che ha ricevuto tutto ciò da  Gesù? Tutti nell'elenco di Paolo.  Non gli integri, non quelli che vanno ogni giorno al tempio, non chi fa elemosina abbondante...

Ma ogni categoria di peccatori. Nessuno escluso.  Questo ci disturba? Ci fa arrabbiare una misericordia così inaspettata?  C'è forse un po' di Giona in tutti noi?

A Giona Dio aveva detto “Alzati e vai a parlare alla città di Ninive perché il suo male ha la mia attenzione.”; a ciascuno di noi Gesù ha detto questo:

"E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo...". (Matteo 28:18-19)

"Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra».". (Atti 1:8) 

Lo faccio io ? Sono disposto ad andare?  E se non vado   è perché non credo che Dio  possa portare alla trasformazione e al pentimento?  Oppure sono effettivamente turbato dal fatto  che sia possibile una misericordia così inattesa  e non mi sta bene, perché non la ritengo giusta e vorrei vedere friggere i nemici miei e di Gesù?

La misericordia inattesa di Dio  ci costringe a fermarci e a riflettere.  Perché vediamo le opere di Dio da una prospettiva diversa,  una prospettiva che ci mette alla prova; mette alla prova na nostra logica causa-effetto: tu pecchi, per cui vieni punito. E' giusto, è dovuto.

Ma invece Dio è paziente e misericordioso; manda una barca a soccorrere i peggiori peccatoti dal naufragio delle loro vite, da loro una seconda, una terza, una ennesima chance per salvarsi...

Ma  Dio è paziente e misericordioso anche con noi; lo dimostra da come ha trattato Giona.

Ci vogliono almeno quattro giorni per camminare da Gat-Efer a Iafo. E non è che a Iafo parta  una barca per Tarsis ogni giorno.  Forse Giona avrà atteso una settimana, anche due.

La disobbedienza di Giona non è andare a Iafo.  Non c'è nemmeno bisogno di uscire dalla porta di casa per disobbedire a Dio; avrebbe potuto, semplicemente, dire “NO!”. Quante volte lo faccio io all'anno... o al mese... o alla settimana... o al giorno?

Giona lo sa, che Dio governa la sua vita, tanto che dopo dirà:

"Sono Ebreo e temo il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terraferma.". (Giona 1:9)

Il Dio che ha creato il mare è dove si trova il mare.  Giona sa che non può scappare da Dio;  e non è questo che Giona sta facendo. 

La strategia di Giona consiste nel cercare di andare in un posto  dove possa evitare la chiamata di Dio sulla sua vita: “Se sono abbastanza distante da Ninive,  allora Dio non lo chiederà più a me.”

Giona cerca di fuggire dalla sua identità.  L'identità di essere un agente, un predicatore, un testimone  della Misericordia imprevista di Dio. Ma Dio mostra pazienza, in modo che Giona possa riscoprire cosa Lui fa, chi Lui è.

Così, anche Giona è il destinatario della Grazia inattesa di Dio; non c'è punizione per la disobbedienza, ma misericordia, e attesa di un cuore che cambi.

Al momento  è una grazia che Giona trova inquietante.  E forse anche noi.

Davanti a tanta misericordia da parte di Dio ciò che devo chiedermi e che suggerisco anche a te di chiederti,  è:  "Trovo inquietante la grazia inattesa di Dio?". E, ancora: “Trovo inquietante che un Dio misericordioso chiami me ad agire per lui?".

Preghiamo. 

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