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25 luglio 2021

La teologia della gloria - Filippesi 3 | 25 Luglio 2021 |

Gloria è vivere con l'autorità e la presenza di Dio nella tua vita. Per poter raggiungere questo dobbiamo vegliare sulla nostra fede, perseverare in essa ma, soprattutto, praticare la presenza di Dio nelle nostre vite. Ed il fine principale dell'uomo è glorificare Dio e goderne per sempre. 
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Predicatrice: Jean Guest
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Oggi studiamo il capitolo 3 di Filippesi. Finora abbiamo dato uno sguardo alla teologia della gioia e incontrato la grazia e la pace che abbiamo in Dio, e la teologia dell'unità dove Celeste ci ha mostrato così meravigliosamente che la nostra unità è il volto di Gesù.

Ma perché queste cose contano? Perché abbiamo bisogno di essere proattivi circa la gioia e l'unità? La risposta si trova qui nel capitolo 3. Lo scopo delle nostre vite sia individualmente che collettivamente è glorificare Dio. 

Gloria. È una parola strana, vero? Cosa ti viene in mente quando la senti? Qualcosa di magnifico? Qualcuno di magnifico? Come ci ha ricordato Celeste, noi esseri umani tendiamo ad essere egoisti, quindi la gloria quando è lasciata nelle nostre mani, può diventare molto pericolosa, facendoci diventare orgogliosi.

Ciò di cui abbiamo bisogno è una comprensione vera e biblica della gloria e di  esempi di come glorificare Dio.

Suppongo che ciò di cui abbiamo bisogno sia una Teologia della Gloria.

Il Catechismo Breve di Westminster è il catechismo Protestante (scritto da membri di un movimento cristiano inglese del diciottesimo secolo chiamati “Puritani”) ed è stato utilizzato nel corso dei secoli per insegnare le dottrine fondamentali della fede cristiana. 

È scritto come domande  e risposte;  la prima domanda è: "Qual è il fine principale dell'uomo?". La risposta è: “Il fine principale dell'uomo è glorificare Dio e goderne per sempre."  

Forse sarai sorpreso di sapere che “Gloria” è una delle  parole più comuni nella Bibbia.

La parola ebraica kavod significa “peso, importanza”; di qualcosa o di qualcuno che non può ignorare o che riteniamo essere una autorità. Ma può anche essere usato per significare “presenza”.

“...e i sacerdoti non poterono rimanervi per farvi il loro servizio, a causa della nuvola; perché la gloria del Signore riempiva la casa del Signore.” (1 Re 8:11)

In 1 Re 8 leggiamo che i sacerdoti non erano in grado di celebrare i loro uffici perché la gloria del Signore aveva riempito il tempio; era abbagliante e non potevano sopportare di guardarlo, ma dovevano semplicemente sedersi e aspettare alla presenza di Dio.

Quindi, come dice il teologo NT Wright: “La gloria è l'autorità di Dio sul mondo, la sua presenza  nel mondo, e ci troviamo al crocevia tra Paradiso e Terra.

“Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore…” (Filippesi 3:20)

Diamo un'occhiata a come viviamo il nostro scopo  di glorificare  Dio. La prima cosa che facciamo è di  conoscerlo attraverso la conoscenza di suo Figlio.

“Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti.” (Filippesi 3:10-11)

Il mio obiettivo è "conoscerlo". Conoscere Gesù non è solo conoscere i fatti su di lui, o anche seguire il suo esempio morale. Possiamo conoscere qualcuno senza sapere davvero niente su di lui. Conosco molti proprietari di cani, tutti i giorni ci sorridiamo, ci salutiamo e chiacchieriamo; potrei anche conoscere il loro nome, sicuramente so quello del loro cane, ma non so davvero  nulla di loro. 

Conoscere Gesù significa avere una relazione personale con lui, una relazione che è presente in ogni aspetto della nostra vita. Il grande pastore battista del 1800 Charles Spurgeon dice così:

“Mi dicono sia colui che mi rende puro, che mi pulisca dalle macchie; che mi ha lavato nel suo sangue prezioso, e così io lo conosco. Mi dicono vesta gli ignudi; che mi ha coperto con una veste di giustizia, e e così io lo conosco. Mi dicono sia colui che apre una breccia e che spezza i ceppi,  che ha liberato la mia anima, e perciò lo conosco. Mi dicono sia un re che regna sul peccato; che ha soggiogato i miei nemici sotto i suoi piedi, e io lo conosco in quel  profilo. Mi dicono sia un pastore: lo conosco perché sono la sua pecora. Dicono sia una porta: per lui sono entrato e lo conosco come una porta. Dicono sia cibo: il mio spirito si nutre di lui come del pane venuto dal Cielo, e perciò io lo conosco come tale». (C. Spurgeon)

Se vuoi conoscere Gesù, puoi forse usare queste parole come una preghiera di accettazione del suo amore e del suo sacrificio per te. Accettalo come Signore ed egli verrà a incontrarti.  Se lo fai, faccelo sapere.

“Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti.” (Filippesi 3:10-11)

Paolo parla anche in questo versetto di voler sperimentare il suo potere di resurrezione. Conoscere Gesù significa conoscere questo potere; ci viene data nuova vita ora!, non quando moriremo. La potenza della risurrezione è l'evidenza che suggella tutto ciò che Gesù ha fatto morendo per noi: siamo a posto con Dio.

“…e per essere trovato in lui, avendo non già la mia giustizia che deriva dalla legge, ma quella che deriva dalla fede di Cristo: giustizia che proviene da Dio mediante la fede...” (Filippesi 3:9 ND)

La gloria è vivere con l'autorità e la presenza di Dio nella tua vita.

Si tratta anche di vivere nella realtà. Paolo è in catene,  non può essere più reale di così. Ma il suo focus sulla gloria non è lui che chiude gli occhi, ignorando quel fatto e sperando che tutto vada via; è lui che  affronta la situazione con gli occhi fissi su Gesù.

“Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti.” (Filippesi 3:10-11)

Vi prego, non fraintendete ciò che è scritto qui. Come credenti, non preghiamo di conoscere la sofferenza  (questo ci renderebbe solo solo dei bizzarri sadomasochisti). Ma è  probabile che ad un certo punto della nostra vita conosceremo qualche tipo di sofferenza:  “piove sui giusti e sugli ingiusti allo stesso modo".

E ciò che Paolo sta dicendo è che,  quando quella volta viene voglio conoscere Cristo mentre la sto attraversando, accettando (con l'umiltà così come ci ha detto Celeste parlando del capitolo 2), gli scopi di Dio.

La missionaria dell'800 Amy Carmichael raccontva di essere stata presente e di aver testimoniato di  come il Pastore Andrew Murray  rispose ad una situazione particolarmente dolorosa della sua vita: "È stato silenzioso per un po' con il suo Signore, poi ha scritto queste parole per se stesso:

'Prima, mi ha portato qui, è per sua volontà che sono esattamente in questo posto; riposerò su questo. Inoltre, mi terrà nel suo amore e mi darà grazia in questa prova di comportarmi come suo figlio. Quindi Egli renderà la prova una benedizione, insegnandomi lezioni che vuole io impari, e operando in me nella grazia che mi vuole donare. Come e quando, Lui lo sa. Perciò io affermo che sono qui:

1. Per nomina di Dio
2. Sotto la sua cura
3. Seguendo le sue istruzioni
4. Per il suo tempo

La gloria è vivere con l'autorità e la presenza di Dio nella tua vita. Spero che queste parole ti portino un po' di conforto se stai soffrendo in qualche modo in questo momento. E se senti che illuminino i tuoi problemi, sappi che  il profeta Elia si sedette sotto un albero e disse a Dio: "Ne ho avuto abbastanza, voglio morire». 

Non c'è sofferenza, problema o vergogna troppo grande per la potenza di Dio. Prendo una piccola tangente qui per vedere  Corinzi, perché penso che sia importante sapere questo:

“…perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre» è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge nel volto di {Gesù} Cristo. Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi.” (2 Corinzi 4:6-7)

I Corinzi erano noti per le loro ceramiche finemente smaltate. Ma erano anche noti per i loro vasi di argilla di qualità inferiore che, quando venivano messi al forno per cuocere, si incrinavano  e  venivano utilizzati come diffusori di luce. L'idea di Paolo in 2 Corinzi è che non dobbiamo vergognarci delle nostre vite imperfette e piene di crepe.

Un vaso ben smaltato mantiene la luce dentro; solo un vaso con le crepe può far risplendere la luce di Dio nel mondo. Le crepe lasciano che la luce fuoriesca. Gloria è vivere con l'autorità e la presenza di Dio nella tua vita.

E Paolo dice in questo capitolo che ci sono tre cose che dobbiamo fare per vivere nella realtà di quell'autorità e di quella  presenza. La prima è che dobbiamo proteggerci:

“Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno mutilare…” (Filippesi 3:2)

Se dovessimo leggerlo nell'originale lo saremmo scioccati da quanto rozzi e brutali sono il linguaggio e l'immagine.  Le nostre traduzioni hanno messo un tocco di lucente educazione sulle parole di Paolo. Sta parlando di quelli nella chiesa primitiva  che stavano cercando di insistere sul fatto che i cristiani gentili dovessero essere circoncisi solo per assicurarsi che fossero davvero credenti: è molto più facile da credere se assomigli al popolo eletto passato. 

Paolo è furioso per questo suggerimento. Regole, regolamenti e tradizioni non ci salvano, Cristo si. Regole, regolamenti e tradizioni non ci giustificano dinanzi a  Dio, Cristo si. Lui è la nostra sicurezza. Ma quali sono i "cani" nel 21° secolo? Sono sono le mode che vanno e vengono, o i “leoni da tastiera” sul web? Possibile e probabile. Ma il modo migliore per proteggerci è perseverare.

“… dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù.” (Filippesi 3:13b-14)

Le Olimpiadi sono iniziate e non so voi, ma rimango sempre incantata per la dedizione e il sacrificio dei migliori atleti mentre lottano per quell'oro e quella gloria passeggera. Mio figlio Charlie ha un amico che era un canoista. Lui si svegliava alle 5 del mattino, era in acqua alle 6 e a scuola alle 9. Usciva da scuola alle 15, entrava in palestra alle 16 e ritornava in acqua alle 17, a casa per cena entro le 19, faceva i compiti e andava a letto. Lo fece per anni e ha avuto successo, ha vinto medaglie e lo abbiamo acclamato molte volte. 

Se gli chiedi adesso, “Ne valeva la pena?'”, risponderà "Sì e no"; sì perché eccelleva in uno sport e rappresentava il suo paese, e no, perché non è mai arrivato al top, all'oro, arrivava sempre 3° o 4° e ha rinunciato a così tante serate e bei momenti con i suoi compagni. 

Perseverare richiede lavoro e dedizione. Ma come  dice Pietro in 2 Pietro 1:5-10, non lo rimpiangeremo mai.

“Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù,  alla virtù la conoscenza,  alla conoscenza l’autocontrollo,  all’autocontrollo la pazienza,  alla pazienza la pietà,  alla pietà l’affetto fraterno  e all’affetto fraterno l’amore.  Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi,  non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza  del nostro Signore Gesù Cristo.” ( 2 Pietro 1:5-8)

La versione inglese della Bibbia New English Translation traduce l'ultimo versetto così: “...ti impediranno di diventare inefficace e improduttivo nella tua ricerca di conoscere nostro Signore Gesù Cristo più intimamente...” 

“Più intimamente”: che bella frase che è. È  il linguaggio dell'amore, e volutamente così, anche per quelli di noi che siamo sposati, Cristo è la nostra vera anima gemella.

E l'ultima cosa che facciamo è praticare la presenza di Dio. Cerchiamo intenzionalmente Dio in tutte le cose. Peter Greig, il fondatore del movimento “24/7 Prayer”, dice che "eravamo creati per camminare e parlare con Dio e per essere in relazione con lui, e che tutto scorre da quel luogo e ritorna a quel luogo." 

Siamo consapevoli di lui quando stiamo pulendo  casa, o guidando al lavoro, o portando a spasso il cane? Ci sediamo mai semplicemente alla presenza di Dio? O  sentiamo che dobbiamo riempire il silenzio dicendogli come ci sentiamo e chiedere cose? 

Sì, quelle cose fanno di certo parte della preghiera, ma cosa gli diciamo nei giorni quando ci sentiamo bene e non abbiamo problemi? Cosa vuole dirti? Cosa vuole dire a me? Ricorda i sacerdoti di cui ho parlato in 1 Re, di come la presenza di Dio riempisse la Sua casa e non potevano fare nient'altro che stare lì? Provaci anche tu! 

E perché ci preoccupiamo di tutto questo? Beh, perché...

“Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che egli ha di sottomettere a sé ogni cosa.” (Filippesi 3:20-21)

Quale è il tuo scopo come credente? Noi diciamo tutti insieme: “Il mio scopo è glorificare Dio e goderne per sempre."

Amen.

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