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15 luglio 2018

Muovere il tempio di Dio | 15 Luglio 2018 |

Cosa devo fare nella mia vita oltre a costruire sulla pietra angolare di Gesù, consacrarmi a Dio ed offrimi ogni giorno a Lui? Sarò realmente il tempio di Dio se cederò al Signore il mio privilegio di decidere nella mia vita se muovermi o aspettare.
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Nelle ultime tre settimane ci siamo mossi alla ricerca del tempio di Dio partendo dal versetto di Esodo 25:

“Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro.” (Esodo 25: 8)

E ci siamo chiesti se fosse ancora necessario un tempio, e se si dove fosse; Paolo lo aveva chiaramente indicato:

“Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?  (1 Corinzi 3:16)

Noi ora siamo il Tempio di Dio! Noi siamo diventati il posto dove posso incontrarlo, e dove anche gli altri possono vederlo...

Ma abbiamo anche visto che  questo non è “automatico”: non basta sapere che Dio esiste, e che Gesù è suo figlio.

Io Sarò il tempio di Dio se...

1. Se sono costruito/costruita secondo il progetto di Dio.
2. Se sono consacrato/consacrata a Dio.
3. Se offro me stesso/me stessa ogni giorno a Dio.

C'è un ultimo passo per essere veramente il Tempio di Dio. Io sono il tempio di Dio se:

4. Se mi muovo secondo il volere di Dio

Sapete, in Esodo Dio aveva disposto di costruire un Tempio perché lui sarebbe stato là dentro e là avrebbe incontrato il suo popolo, anche se poi avrebbe incontrato  solo il Sommo sacerdote una volta all'anno.

Il Signore aveva ordinato per filo e per segno come sarebbe stato costruito il Tabernacolo (il nome designato per indicare il tempio).

Probabilmente durante il prossimo anno  faremo una serie di messaggi su come era costruito ed il significato simbolico e di ogni sua parte, ma oggi voglio anticipare una di queste caratteristiche; la troviamo in Numeri 9:

“E tutte le volte che la nuvola si alzava dalla tenda, i figli d'Israele si mettevano in cammino e si accampavano dove si fermava la nuvola. I figli d'Israele si mettevano in cammino all'ordine del SIGNORE e si accampavano all'ordine del SIGNORE. Rimanevano accampati tutto il tempo che la nuvola restava ferma sul tabernacolo. Quando la nuvola rimaneva per molti giorni sul tabernacolo, i figli d'Israele osservavano la prescrizione del SIGNORE e non si movevano. Se avveniva che la nuvola rimanesse pochi giorni sul tabernacolo, all'ordine del SIGNORE rimanevano accampati e all'ordine del SIGNORE si mettevano in cammino. Se la nuvola si fermava dalla sera alla mattina e si alzava la mattina, si mettevano in cammino; o se dopo un giorno e una notte la nuvola si alzava, si mettevano in cammino.  Se la nuvola rimaneva ferma sul tabernacolo due giorni o un mese o un anno, i figli d'Israele rimanevano accampati e non si movevano; ma, quando si alzava, si mettevano in cammino. All'ordine del SIGNORE si accampavano e all'ordine del SIGNORE si mettevano in cammino; osservavano la prescrizione del SIGNORE, secondo l'ordine trasmesso dal SIGNORE per mezzo di Mosè” (Numeri 9:17-23)

Il Tabernacolo non era stato costruito per essere un “tempio fisso, ma un tempio mobile.

Chi decideva di “muovere il tempio”? Era forse Mosè, il leader che li aveva slavati dalla schiavitù?
 Oppure era Aaronne, il Sommo Sacerdote, colui che, una volta all'anno si incontrava fisicamente con Dio?

Nè l'uno né l'altro; non era una decisione umana ma divina.

E notate una cosa: quando Dio decideva di muovere il Tabernacolo, non si muoveva esclusivamente il Tabernacolo, ma l'intero accampamento.

Tutto veniva smontato, tutto si muoveva, tutto il popolo seguiva.

Perché, vedete, la parte importante dell'accampamento non erano le tende dove si dormiva, o quelle dove si cucinava, o quelle dove si mangiava o quelle dove ci si lavava...

La parte importante dell'accampamento era quella dove Dio era presente.

Avete mai riflettuto sul perché Dio abbia tenuto quaranta anni il suo popolo a girare a vuoto nel deserto del Sinai?

Uno dei motivi lo troviamo in Numeri al capitolo 13, ed era che, arrivati alla terra di Canaan, dopo averla esplorata per quaranta giorni, gli esploratori tornarono dicendo che non era possibile prenderla, che quella non era la terra promessa, che c'erano i “giganti”.

Dio si arrabbiò con loro perché non si fidavano di lui, e attese che tutti gli esploratori fossero morti
prima di farli entrare. Tutti, tranne Caleb e Giosuè che avevano detto: “Se Dio è con noi, ce la potremo fare”.

L'altro motivo lo troviamo in Deuteronomio:

“Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per insegnarti che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che vive di tutto quello che procede dalla bocca del Signore.” (Deuteronomio 8:3)

Dio doveva insegnare al suo popolo ad essere completamente dipendente dal suo volere, ad obbedire completamente ai suoi comandi, anche quando non capivano il perché. Anche quando la decisione di Dio  sembrava avere poco senso o nessun senso.

Anche quando ciò che Dio chiedeva sembrava impossibile, come conquistare città fortificate ed eserciti, sconfiggere giganti con un popolo di profughi  che fuggiva dall'Egitto attraverso il deserto.

In quel deserto Dio era la sola guida: di giorno con una nuvola, di notte con una colonna di fuoco.

E non è un caso che la nuvola stazionasse sul tempio, e che il tabernacolo fosse mosso  a seconda di dove si muoveva la nuvola.

Il messaggio era chiaro: “Se volete che io sia fra voi, dovrete muovervi dove io sarò.”

Questo valeva  per il tempio fisico nel deserto; e ora? E' ancora applicabile il concetto, visto che il tempio di Dio sono io e non è più un luogo fisico ma spirituale? Certamente si: Gesù lo dice:

“Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore. ...Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando.” (Giovanni 15:10, 14)

Abbiamo detto che ora io sono il tempio, e che lo Spirito di Dio abita in me attraverso lo Spirito Santo... E Dio è lo stesso dell'Antico Testamento, lo stesso che muoveva l'accampamento nel deserto secondo il suo volere.

Dio vuole ancora che il suo tempio sia un tempio mobile, che si muova secondo il suo volere, non il mio.

Che si muova spesso  contro la mia logica umana, che mi dice di restare, ma sia mosso da una logica superiore, quella di Dio, che tutto conosce, tutto vede, tutto domina.

Per essere il Tempio di Dio devo accettare che ci saranno...

a) momenti per muoversi

Nel Vangelo di Luca troviamo un episodio dove Gesù incontra tre persone che hanno reazioni differenti  circa il fatto di seguirlo.

Il primo è un discepolo che sembra rispondere bene, ma....

“Mentre camminavano per la via, qualcuno gli disse: «Io ti seguirò dovunque andrai». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».” (Luca 9:57)

Ma Gesù, ricordate,  legge nei cuori; e quello che leggeva nel cuore del discepolo era la voglia di un “posto fisico” dove poter stare con Gesù: una casa, un tempio forse.

Gesù afferma invece che per seguirlo bisogna essere degli eterni pellegrini, degli eterni “migranti”, perché lui non ha un posto fisico, ma abita nel cuore delle persone  che gli obbediscono.

Sei pronto, sei pronta a vivere una vita eternamente “in bilico”? Ad avere le valige sempre pronte, a decidere di abbandonare le belle cose che hai costruito attorno e a cui sei legato, a cui sei legata,  e che ti piacciono, per onorare Gesù e portare il tempio  dove Dio lo vuole portare?

Attenzione, non sto dicendo che TUTTI debbono essere “missionari” in Africa, o in India, o in Sudamerica.

Solo alcuni lo sono, come i nostri missionari Giuseppe ed Annarita in Zimbabwe, come Stefania Lazzarin in Togo, o come lo è stata per dodici anni la nostra Amy qui in Italia.

E' Dio che chiama ad essere missionari, ma è Gesù che legge il tuo cuore; e quello che vuole leggere in te è la tua disponibilità a muoverti  secondo il suo volere, non secondo il tuo.

A muovere le tende della tua vita contro i giganti che popolano la terra promessa armato di poco o nulla. Non spade, non lance, né carri armati o caccia bombardieri o sommergibili,  ma della sua sola benedizione e del suo favore.

A muovere contro le tue più grandi paure, perché sai che non sei capace di fare  quello che Dio ti chiede di fare così che, quando lo avrai fatto il merito, la gloria non andrà a te ma a lui, a Dio, che l''ha reso possibile.

Il secondo sembra rispondere con un buon motivo ma...

“A un altro disse: «Seguimi». Ed egli rispose: «{Signore,} permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma egli gli disse: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunciare il regno di Dio». “ (Luca 9:59-60)

Cosa c'è di più giusto  di assistere al funerale di tuo padre?

Ma Gesù afferma che anche quello messo dinanzi all'annunzio del Regno di Dio diventa poca e insignificante cosa.

Quali cose “giuste” stai facendo che ti frenano dal muovere il tempio di Dio che è il tuo corpo, ed annunciare il Regno di Dio?

La famiglia, il lavoro, la tua stessa chiesa... cose onorevoli e giuste... ma che quando e se il Signore dice “seguimi” diventano cose morte che altri possono seppellire, non tu!  Il tuo tempo, la tua vita, appartiene a colui che ne ha fatto il suo tempio.

Attenzione, non sto dicendo che devi vendere tutto e vivere di elemosina come Francesco di Assisi.

Ma Gesù vuole sapere che tu sarai disposto a farlo, se serve, se lui te lo chiede.

Il terzo sembra fare una richiesta semplice, ma...

“Un altro ancora gli disse: «Ti seguirò, Signore, ma lasciami prima salutare quelli di casa mia». Ma Gesù {gli disse}: «Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro è adatto per il regno di Dio».” (Luca 9:61-62)

In fondo, cosa c'è di male nel salutare coloro con cui sei vissuto per tanto, sapendo che per altrettanto non li vedrai più? Ma Gesù dice che se in te vivrà la nostalgia e il rimpianto per i giorni passati non sarai adatto  ad essere il suo tempio.

Attenzione, non sto dicendo che dovrai odiare la tua famiglia ma che per essere efficace come tempio di Dio non dovrai avere rimpianti,  sentire come fosse una punizione quando e se il Signore ti ti porterà a servirlo lontano da quegli affetti.

Gesù sceglie i suoi servitori in base a questo: alla tua disponibilità a muovere il tuo tempio, alla tua disponibilità ad abbandonare ciò che hai, alla tua disponibilità a non rimpiangere la scelta di seguirlo.

E infatti, appena dopo questi versetti di Luca, Gesù “sceglie” e “manda”.

“Il Signore designò altri settanta discepoli e li mandò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dov'egli stesso stava per andare. (Luca 10:1)

Tu potresti dirmi:  “Ok, Marco, ho capito, per essere il tempio di Dio dovrò muovermi in continuazione.”

Assolutamente no; così come il Tabernacolo non era sempre in movimento, ma talvolta si fermava per un giorno, talvolta per un mese, talvolta per un anno, per essere il Tempio di Dio devo accettare che ci saranno...

b) momenti per aspettare

Personalmente ODIO questi momenti: mi conoscete, sono un “ipercinetico”, un iperattivo, e per sentirmi vivo devo “lavorare”; sia che si tratti del mio lavoro secolare, sia che si tratti del lavoro del Signore.

Ma i periodi dove aspettare non sono meno “biblici”  di quelli dove muoversi:

“E (Gesù) disse loro: "Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco". Difatti, era tanta la gente che andava e veniva, che essi non avevano neppure il tempo di mangiare.”(Marco 6:31)

Talvolta Dio ci mette in “stand by”. Perché?

Ci sono una quantità di motivi: per permetterci di “ricaricarci”,  (come nel caso degli apostoli) per studiare meglio la sua parola  ed essere più preparati a servirlo per attendere che ritorniamo a lui dopo una caduta...

E poi, ci sono quelle volte  che il motivo è, molto semplicemente, “perché io sono Dio e ho deciso così”.

Sono quelle le volte che temo di più, perché non trovo un senso, una risposta.

Personalmente posso dirti che ho imparato di più nei momenti in cui il Signore mi ha messo a sedere in panchina di quelli in cui il Signore  mi aveva schierato al centro dell'attacco.

Ma sono quelle le volte dove ho imparato di più: sono quelle le volte dove sono cresciuto di più, quelle dove ho dovuto accettare che Dio è Sovrano, che io sono suo servo, e che lui sa molto meglio di me  cosa mi serve.

E' la volontà di Gesù di andare?  Allora vado,  e faccio il mio meglio. E' la volontà di Gesù di rimanere?  Allora rimango,  obbedisco, accetto che lui sa cosa è il meglio per me.

Proverbi dice:

“Il cuore dell'uomo medita la sua via, ma il SIGNORE dirige i suoi passi.”  (Proverbi 16:9)

Conclusione

Siamo partiti alla ricerca del Tempio di Dio...  ed abbiamo scoperto  che non dovevamo far altro che fermarci  per trovare il tempio che cercavamo.  Per scoprire che ora il tempio di Dio  siamo noi stessi.

Ma, ciascuno di noi deve scegliere di diventarlo.  E'  una via da seguire,  una via in salita, ma alla cui sommità ti aspetta questo:

'Io faro dei vincitori le colonne del tempio del mio Dio e non ne usciranno più. Scriverò su di loro il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, la nuova Gerusalemme, che sta per scendere dal cielo dal mio Dio. Su di loro scriverò anche il mio nuovo nome'. (Apocalisse 3: 12 PV)

Preghiamo.


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