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17 aprile 2016

Servire per servire | 17 Aprile 2016 |

Come credenti, siamo chiamati a servire attraverso i doni che Dio ci ha dato per il suo utile, nella chiesa locale, ricordando che "un servo che non serve non serve"
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Per iniziare con voi oggi voglio fare un “test” di botanica:
vi mostrerò cinque tipi di seme e voi dovrete metterli in ordine secondo quello che produce la pianta più alta.

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4° fagiolo = mt. 0,30
3° cappero = mt. 1
2° olivo = mt. 10
1° noce + castagno = mt. 30

Questo era facile. Ora invece proviamo qualcosa un po' più complicato: ora metteteli in ordine secondo la lunghezza della vita della pianta a cui danno origine

5° fagiolo = 6:8  mesi
4° cappero = 80:100 anni
3° noce = 300:500 anni
2° castagno = 700: 1500 anni
1° olivo = 2000 anni??? - è praticamente perenne

Perché questo “test”? Perché la vita di una pianta ha tutto a che fare con la vita del credente.
Questo per tre motivi:

1. Per crescere devo essere piantato 

Ognuno di questi semi ha dentro di se la potenzialità di far nascere una pianta  ma lo faranno SOLO SE vengono PIANTATI nel terreno.

SE restano fuori dal terreno,

a) non diventeranno mai una pianta
b) non daranno frutti (e non faranno altri semi per generare altri alberi)
c) andranno a male oppure verranno mangiati da qualche animale.

Ogni credente è come un seme: ha in se la potenzialità di far nascere una pianta che nasca, cresca e si riproduca ma abbiamo bisogno di essere “piantati” in un terreno per poter crescere,  un terreno speciale che ci dia tutte le sostanze nutrienti giuste e buone.

Sapete come si chiama questo terreno speciale?  Si chiama “CHIESA LOCALE”! Perché? Perché Gesù ha detto questo:

“Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto se non rimane nella vite, così neppure voi se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. ” (Giovanni 15:4)

In questo versetto Gesù afferma quello che abbiamo detto fino ad adesso: per poter arrivare a crescere come un albero maturo,  tanto da portare frutto devo “dimorare, essere piantato” in Gesù (un altro modo per dire “piantate” è “mettere a dimora”)  ovvero la chiesa locale.

Paolo la descrive così ai Corinzi:

“Ora voi siete il corpo di Cristo, e membra di esso, ciascuno per parte sua” (1 Corinzi 12:27)

Quando abbiamo accettato Gesù come Signore della nostra vita siamo “nati di nuovo” siamo divenuti il “seme” di quello che Dio vuole diventiamo. ma solo quando saremo “piantati” nel corpo di Cristo,
in una chiesa locale potremo svilupparci.

Se un seme rimane per molto tempo fuori dal terreno senza essere piantato, si ammuffisce  e non sarà più capace di nascere, crescere e portare frutto.

Lo stesso vale per il credente: se per molto tempo non frequento la chiesa locale, la mia fede si affievolirà , non crescerà e non darà frutti.

2. Non è importante la mia forma per crescere e portare frutto.

Che tipo di seme ci vuole per far crescere una pianta che dura 2000 anni? Serve un seme “grosso” e “bello”?  NO di certo.  Il seme di olivo è ben più piccolo e più brutto di quello di fagiolo,  eppure il fagiolo vive per 8 mesi al massimo e da una pianta alta trenta centimetri, mentre l'olivo vive fino a 2000 anni e da una pianta alta dieci metri

Allo stesso modo non è importante il COME siamo noi,  se siamo belli o no,  se siamo capaci o no,  se a scuola prendiamo tutti ottimo  oppure c'è qualche materia che proprio non riusciamo a capire.

L'importante è ... essere piantati,  fare parte di una chiesa locale;

3. Il mio scopo come credente è portare frutto

Quale è lo scopo di ciascuno di questi semi? Produrre altri semi! Come fa un seme a dare altri semi? Diventando albero e producendo frutti.

Gesù dice questo:

In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli.” (Giovanni 15:8)

In che modo posso “portare frutti” in una chiesa locale?

“Allora, per dare frutto basta che venga la domenica in chiesa, vero Marco?” Mi spiace, no!

Ti ricordi la parabola dei “talenti”? Quando vai a casa potrai leggerla tutta (si trova in Matteo 25:14-30) ma il sunto è questo:

c'è un uomo ricco che, dovendo partire per un lungo viaggio, affida i suoi beni ai suo servi sotto forma di “talenti ”(un talento erano circa 40 chili d'oro), a ciascuno da una quantità differente: ad uno cinque talenti (200 kg) ad uno due, (80 kg) ad uno uno soltanto (40 kg). Al ritorno, chiede conto di cosa hanno fatto con quella cifra ciascuno di loro: mentre i primi due li hanno ricevuti, li hanno utilizzati e li hanno fatti fruttare, l'ultimo li ha semplicemente sotterrati sotto terra: questo è quello che Gesù dice di quest'ultimo:

“Servo malvagio e fannullone, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con l’interesse.  Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. (Matteo 25:26-28)

In che modo posso “portare frutti” in una chiesa locale?

Cristo ti ha dato dei talenti, delle capacità che vuole tu utilizzi per il SUO utile.  Ecco cosa devi fare per non essere trattato come l'ultimo servo.

1. Scoprendo i miei doni ed i miei talenti.

Pietro dice questo:

"Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri." (1 Pietro 4:10)

Pietro stava scrivendo a credenti che erano stati cacciati da Gerusalemme e che erano sparsi per tutta la Turchia:  sta dunque scrivendo ad una chiesa sofferente,  ed è per questo che li incoraggia
dicendo che quello che stanno provando è necessario a verificare se la loro fede è forte e genuina.

E, tra le tante “ricette” per stare saldi nella fede, c'è anche questa raccomandazione.

Pietro ci informa che:

  • Dio ha molti doni da mettere a disposizione di chi crede
  • SE siamo credenti abbiamo ricevuto uno o più doni
  • li dobbiamo mettere a disposizione

Il verbo che usa Pietro, tradotto con  “mettere a disposizione degli altri” in realtà significa molto più semplicemente “serva gli altri”:  è lo stesso che si usava appunto per i servi che portavano i cibi a tavola,  quelli che ora noi chiameremmo i camerieri.

Pietro dice:  “Hai uno o più doni, non ne sei proprietario tu ma appartengono a Dio, riboccati le maniche e USALI!!!!!” 

Quali sono i tuoi doni? E' possibile che tu non li conosca: chiedi allora alle persone del tuo piccolo gruppo, o agli altri membri di chiesa. Alcuni saranno evidenti agli altri, e sconosciuti a te. Sono le cose che fai con il cuore, che a te sembrano poca cosa, normali,  perché ti piace di farli e non fatichi.

Se ti serve un aiuto, usa il foglio sui doni che ti abbiamo dato  (se non lo hai più, chiedi una copia).

Per servire la chiesa, ora che ho scoperto i miei doni, qual'è il passo successivo nella “crescita” del mio albero?

2. Facendomi equipaggiare per il servizio dai miei leader 

 Dice Paolo In Efesini 4:11-12:

"È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo." (Efesini 4:11-12 )

I doni si perfezionano “guardando” e “facendo” assieme ad altri, che a loro volta hanno perfezionato i loro doni “guardando” e “facendo”.

Paolo chiama questa attività il “perfezionamento dei santi”;  l'equipaggiare altri credenti per i vari ministeri  è una delle chiavi di volta nella crescita di una chiesa.  E alla fine saremo noi stessi che perfezioneremo altri  facendogli vedere come si fa  e stando al loro fianco mentre fanno.

3. Sviluppando un cuore disposto a servire 

Nelle chiese si riscontra spesso una particolare situazione patologica, denominata “sindrome del “dono piccolo”: Mah, io in fondo non ho doni molto utili o importanti; si, è vero che so essere cordiale con gli ospiti, ma il mio è un dono “piccolo”! Certo, Marco ha un dono molto più grande del mio!”

C'è qualcuno che mi presta il suo smartphone per un attimo?

(tira fuori il martello)

Quale di questi due oggetti ha più valore?

(tira fuori la tavoletta con il chiodo)

Visto che lo smartphone costa molto di più del martello, è chiaro che farà un lavoro di gran lunga superiore per piantare il chiodo... proviamo?

(fai finta di piantare il chiodo con lo smartphone)

Non esiste un dono “più grande” di un altro,  un dono con un valore “maggiore di un altro”,
ma solo doni “differenti”  ciascuno utile allo scopo per cui ci è stato dato da Dio.

Qualche giorno fa sono venuto qua in chiesa a portare del materiale. L'ho trovata aperta. All'interno c'era uno dei membri di questa chiesa che aveva effettuato le pulizie. Aveva finito, e l'ho trovata china sul tavolo della scuola domenicale che stava disegnando su un quaderno. Dopo aver pulito (da sola) 150 metri quadri, si era seduta per studiare e “provare” la lezione di scuola domenicale che avrebbe dovuto insegnare la domenica successiva a 1 bambino... se fosse venuto...

Tornato a casa, sono salito in camera, mi sono inginocchiato, e lì ho fatto il mio più grande pianto da un bel po' di tempo a questa parte, chiedendo scusa  al Signore del mio peccato di orgoglio, valutando che io mi sento deluso quando preparo un messaggio e, magari la chiesa è mezza vuota perché qualcuno è ammalato o ha un impegno, mentre lei,dopo aver pulito per terra era lì con un gran sorriso a preparare una lezione per un solo bambino che potrebbe non essere venuto quella domenica!

Questo è amore per la propria chiesa,  questo è utilizzare il tuo dono al meglio, questo è ricordarsi che non ci sono doni piccoli e doni grandi ma “DONI-PUNTO!” questa è l'umiltà VERA! a cui devo tendere come pastore!

Il mio dono non è più grande del suo, è semplicemente differente, 'importante è che io lo eserciti,  come stava facendo lei!

Altri invece hanno  sindrome da “stanchezza da dono cronica”:  questa è invece tipica dei credenti maturi (che se la sviluppano tanto maturi non sono): “E' tanto che tiro la carretta, che ho bisogno di una bella pausa ... e poi voglio che siano gli altri a fare oltre che me.”

E' un po' che non la uso questa frase.. vediamo se la ricordate: “...un servo che non serve non serve...”!!!.  Per servire al tuo padrone, per servire a Dio,  devi servire mettendo a disposizione i doni che LUI ti ha donato.

Pietro dice questo:

"Se uno compie un servizio, lo faccia come si compie un servizio mediante la forza che Dio fornisce, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen." (1 Pietro 4:11)

E paolo aggiunge:

"Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri… ma (Gesù) spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini." (Filippesi 2:3-4,7)

Conclusione

Che tipo di seme vuoi essere? A seconda della tua risposta, un oliva, una castagna, o un fagiolo,? Io
personalmente vorrei essere un'oliva, e produrre frutti per 2000 anni, ma potrei essere anche un fagiolo,  e non durare più di 8 mesi.

Ma la cosa realmente importante, che fa la differenza per me, e (soprattutto) per Cristo è che sia piantato nel Corpo di Cristo, una chiesa locale, e che rechi a stagione il frutto che Cristo si aspetta da me


  • scoprendo i miei doni ed i miei talenti 
  • facendomi equipaggiare per il servizio dai miei leader 
  • sviluppando un cuore disposto a servire 

Se seguirò questi tre passi,  l'albero della mia vita di credente crescerà,  porterà frutto  e produrrà semi che moltiplicheranno gli alberi della mia chiesa locale  e della chiesa di Cristo.


Preghiamo.

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