Cosa servirà nel 2014 per formare un "team" vincente per il Signore? Tutto ciò che servirà è racchiuso in una sola parola: unità!
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Con questa prima domenica di gennaio si inaugura “l’anno”. Non solo quello astronomico, ma anche quello della nostra chiesa; ci sono tante cose che “bollono in pentola” per l'anno che comincia.
La prossima domenica (non mancate!) toglieremo il “velo” da sopra la nuova “Ferrari” 2014!
Ma questa settimana vogliamo parlare di “noi”. “Noi, inteso come “Chiesa della Vera Vite”.
Perché, se è vero che domenica prossima vedremo la nuova formula 1 è vero anche che vogliamo correre il “campionato 2014” e portare punti per la scuderia di Gesù, e la prima cosa è lavorare sul“team”, sulla squadra.
Molte energie verranno dedicate alla nostra chiesa nei prossimi 12 mesi.
Facendo la somma delle ore che ciascuno passerà in cose legate alla nostra chiesa escono fuori dei numeri importanti:
- passeremo oltre 5000 ore in incontri di piccoli gruppi, incontri responsabili, eventi e altro,
- più di 2500 qui in questa sala, per un totale oltre 7500 ore.
- 4 condomini di quattro piani,
- 6 Ferrari,
- o preparare un anno di esami universitari.
- staremo ad ascoltare la Parola di Dio per oltre 110 ore;
- se ognuno di noi passerà 15 minuti in meditazione, alla fine dell'anno avremo passato oltre 130.000 ore col Signore;
- i vostri insegnanti passeranno 1500 ore davanti a computer/libri/Bibbia a prepararsi per voi;
- canteremo più di 300 canti!;
- pregheremo per migliaia di ore (spero!);
- Viaggeremo più di 200 km ogni domenica,
- oltre 10.000 km nell’anno per venire qui;
- spendendo insieme 4.000 Euro in benzina, olio e pneumatici.
Tutto questo...perché?
Prima di lanciarci a capofitto nei Gran Premi della fede 2014, poniamoci la domanda: perché? Qual' è l’obiettivo principale della nostra chiesa? Cosa faremo per raggiungerlo?
Il Consiglio di chiesa (anziani + diaconi) ha già riflettuto e programmato; la prossima settimana vi illustreremo in dettaglio cosa accadrà nel 2014; stamane lo facciamo brevemente insieme.
Cosa vuole Dio da noi?
Gesù ci ha salvato per grazia, non per merito. Se abbiamo capito questo, allora dobbiamo porci anche una domanda: Perché? Cosa vuole da noi?
La domanda è sbagliata.
Dire “Cosa Dio vuole da noi” significa dire che lui ha bisogno di qualcosa. Egli non ha bisogno di nulla. Proviamo allora a cambiare domanda...
Cosa fa piacere a Dio?
Cos'è che fa girare giù Dio e lo fa esclamare: ‘Ben fatto’, Wow!’, ‘OK E' per questo che sono morto e ho salvato questo branco di peccatori e l’ho riuniti in una chiesa”.
Forse in nessun brano la risposta a questa domanda è chiara come in Giovanni 17: Gesù sta per andare in croce, sta pregando ed esprime il desiderio del suo cuore:
"Non prego soltanto per questi miei discepoli, ma anche per quelli che in futuro crederanno in me, dopo aver ascoltato il loro messaggio. Prego che siano tutti uniti, proprio come lo siamo io e te. Padre, così come tu sei in me ed io sono in te, possano essi essere in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. "A loro ho dato la stessa gloria che tu avevi dato a me, perché anch'essi abbiano la stessa unione che abbiamo noi. Io in loro e tu in me, perfettamente uniti, affinché il mondo possa capire che sei stato tu che mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. (Giovanni 17:20-23 PV)
Cosa fa piacere a Dio? Che tutti quelli che credono nella sua Parola siano uniti!
Perché Gesù ci ha dato la gloria del padre? Affinché siamo uniti.
Come dobbiamo essere uniti? Come il Padre e il Figlio.
Quale sarà uno dei risultati? Il mondo conoscerà che Dio è amore e che si interessa mandando il figlio per loro.
Questo desiderio di unità attraversa tutta la Bibbia; lo troviamo come ritornello costante nel piano di Dio. Lo troviamo in Dio Padre, Figlio e Spirito uniti sin dall’eternità e per l’eternità. Nell’Eden troviamo Dio che dice che l'uomo e la donna si uniranno fino ad essere una sola cosa. Nell’Antico Testamento troviamo Dio che non salva individui, ma tramite questi (Abramo, Mosè e Davide...), salva un popolo di individui uniti da un solo Dio, una sola legge ed una sola nazione. Nel Nuovo Testamento troviamo Dio che vuole fare di due popoli nemici, Giudei e Gentili, un solo popolo nuovo. La foto di gruppo finale in Apocalisse ci vede uniti a gente di ogni popolo, lingua e tribù in posa intorno al trono dell’agnello.
Sembra proprio che Dio prenda piacere nel prendere cose divise e diverse ed unirle.
Chi è responsabile dell'unità?
Giovanni 17 ci mostra che è frutto dell’intervento del Padre e della preghiera del figlio. Ma Paolo in Efesini 4 ci ricorda che anche noi abbiamo una bella responsabilità.
“Io dunque, che sono in prigione perché servo il Signore, vi raccomando di vivere e d'agire in modo degno della vocazione che avete ricevuto! Siate sempre umili, gentili e pazienti l'uno verso l'altro, e sopportatevi con amore. Fate sempre tutto il possibile per mantenere l'unità dello Spirito e per essere pacificamente legati l'uno all'altro.” (Efesini 4:1-3 PV)
C'è da “agire in modo degno” che rispecchi questa unità, non pensare, non sentire, ma agire!
C'è da fare “tutto il possibile” per mantenere l'unità. In altre traduzioni c'è la parola “sforzandovi”: non è facile, non viene naturale, ma c'è da lavorarci sopra!
C'è da man-tenere = tenere con la mano la corda che ci lega assieme!
Paolo usa il “tempo continuo” della lingua greca: è un’azione che si rinnova ogni giorno; l’unità è come un prigioniero che vorrebbe fuggire ogni giorno, dobbiamo legarla e tenerla saldamente, per non farla sfuggire!
Come essere un “team” unito?
Per correre al meglio i gran premi 2014, per portare onore alla nostra squadra, per guadagnare tifosi lungo i circuiti dobbiamo lavorare alla nostra unità come chiesa. Come?
3 Priorità per ciascuno di noi (nessuno escluso)
1. Non c’è unità senza verità
Gesù ha detto:
“Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Giovanni 14:6)
La verità la si apprende solo in un modo: leggendo la Verità e la Bibbia è verità!
Come leader incoraggeremo la meditazione personale ed individuale della Parola di Dio perché più tu mediti la stessa Bibbia ed ascolti lo stesso Spirito più sarai unito ai tuoi fratelli e alle tue sorelle in Cristo. Nei piccoli gruppi ci saranno anche materiali per approfondire i temi trattati durante le domeniche; questo vi aiuterà a restare uniti come piccolo gruppo.
Il mio impegno come pastore sarà di studiare per voi, continuando a predicare serie di argomenti della Bibbia in modo sistematico.
Saremo impegnati anche nel comunicare la verità ai bambini tramite la Scuola domenicale.
Come pastore sarà anche mio compito vegliare su ciò che viene insegnato e combattere false dottrine che il diavolo potrebbe insinuare dall'esterno per dividere il gregge.
Potresti chiedermi: “Marco, ma non sarebbe meglio venire in sala, cantare, condividere un versetto o due, godere la comunione fraterna... e stop”? Certo, sarebbe molto più facile per molti di noi... ma cosa ne sarebbe dell'ascolto della verità? Senza la verità della Parola di Dio, la chiesa diventa un club, un ritrovo, un partito, o una lunga serie di terapie di gruppo.
Una nota
Dobbiamo stare attenti a giocare con la parola “verità”, credendo che solo la nostra è la “verità vera”.
Sulle verità chiare del Vangelo dobbiamo essere intransigenti; salvezza per grazia, paradiso e inferno, giudizio, ecc. Ma su molte questioni secondarie dobbiamo lasciare spazio alla diversità senza che ciò pregiudichi l’unità con altri credenti di altre chiese. Io posso essere unito con Amy, e Janet, )i miei diaconi) malgrado alcune nostre piccole differenze di veduta di come condurre la chiesa.
Dio ama la l'uguaglianza, non l'uniformità.
2. Non c’è unità senza moralità
Se vogliamo essere uniti, custodire l’unità e soddisfare il desiderio di Gesù e del Padre, dobbiamo vigilare sulla nostra condotta.
Ognuno di noi lo faccia privatamente; nel mondo dei suoi pensieri, sul posto di lavoro, a scuola, o per strada quando nessuno ci vede.
Combattiamo i cattivi pensieri, il desiderare le cose che sappiamo non dovremmo desiderare, l’invidia, la direzione dei nostri occhi...
Ogni famiglia lo faccia nelle sue quattro mura.
“Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come se lo foste al Signore,” (Efesini 5:22 PV), reputandolo il capo della famiglia.
Ma anche “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa fino al punto di sacrificare la sua stessa vita per lei” (Efesini 5:25 PV); il nostro modello è Cristo, egli si è sacrificato sino alla croce per poter dare il meglio alla sua chiesa. Siamo pronti, come mariti a morire perché le nostre mogli abbiano il meglio?
Non vi privatevi l’uno dell’altra, e non fate posto al diavolo.
Genitori, educate i vostri figli nel timore di Dio, amateli come rappresentanti di Dio; ricordate che i figli sono un dono, e che ci sono stati “affidati” da Dio.
In ogni piccolo gruppo, abbiate cura l’uno dell’altro, poiché siamo deboli, e imperfetti; se vedi soffrire o cadere tuo fratello o tua sorella, non ti girare dall’altra parte! In amore conforta, ma in amore correggi anche , dopo aver pregato, se vedi uno sbaglio grande. Non è un compito solo del pastore o dei diaconi, ma di ciascuno di noi. E chi riceve accetti il sostegno o il consiglio non come offesa, ma come “azione d'amore”.
Se ci fosse ombra di dubbio, ribadiamo che noi come chiesa affermiamo la santità del matrimonio.
In nome di Dio continueremo a non essere d'accordo con le mode della nostra società dove adulterio, coppia aperta, unioni di fatto e unioni gay sono “normali”; Noi continueremo a chiamarlo “peccato”, senza giudicare chi lo commette, perché non spetta a noi, ma amando e pregando per un ravvedimento di chi li pratica.
3. Non c’è unità senza intimità
C’è un terzo impegno che dobbiamo assolvere per custodire l’unità.
Ormai i mezzi tecnologici permettono di avere una “chiesa virtuale” in casa. Podcast e streaming ci raggiungono nel nostro salotto, o nel tinello, o in cucina. Potrebbe funzionare, anche se ognuno di noi stesse a casa, risparmiando quei 4000 Euro di benzina e gomme...
Potremmo avere la medesima verità, la medesima moralità... ma saremmo uniti? No. Non ci sarebbe intimità, e senza di essa non c’è unità.
Questo è il rischio della “chiesa grande”: 2000 membri, grandi predicatori, grande musica... Ma c'è un problema: ci si sente un numero, è impersonale, è freddo ... non c’è unità.
Non siamo ancora 2000, ma dobbiamo cominciare da subito....per quando lo saremo!
Perché potremmo trasformare la nostra chiesa in:
- una sorta di caserma siamo qui per evangelizzare: addestrati, mandati, equipaggiati
- una sorta di scuola: siamo qui per conoscere, studiare, ascoltare e prendere appunti
- una sorta di ospedale: siamo qui per stare meglio e guarire...
Il nostro impegno quale deve essere allora? Dove possiamo lavorare sulla nostra intimità per custodire l’unità?
E' nel piccolo gruppo che si crea l'intimità necessaria: non è la domenica mattina quando siamo tanti, non è durante la predica in cui ascoltiamo, non è durante le altre 165 ore della settimana quando siamo soli, ma è quell’ora o due di tempo speciale nel salotto di qualcuno, dove divani diventano luoghi sacri e tavoli apparecchiati si trasformano in santuari dove il popolo di Dio si incontra.
Il piccolo gruppo è un incontro speciale con poche persone dove possiamo lavorare su rapporti intimi; lì possiamo portare le nostre gioie, i nostri pesi, confessare in nostri peccati, ed esprimere le nostre difficoltà. Lì possiamo aprirci, conoscerci al di là del “come stai” convenzionale e imparare ad ascoltare anche l’altro.
Tutto questo, non è gratis, c’è ovviamente un prezzo. E non mi riferisco alla benzina o al pasto da mettere in tavola.
Il prezzo si chiama “fedeltà al tuo piccolo gruppo"; fanne una priorità, mettilo in rosso e blu sul calendario, disdici il parrucchiere o la partita di scala 40... E' un prezzo che vale la pena di pagare, per avere chi prega per te, gioisce com te, e piange con te.
C'è un secondo prezzo, e si chiama “vulnerabilità” saremo più vulnerabili, perché le persone, conosceranno più di noi, qualche volta saremo incompresi, spesso dovremo portare i pesi degli altri, perché il dolore del nostro amico o della nostra amica sarà il nostro dolore, ma la vittoria del nostro amico o della nostra amica sarà la nostra vittoria.
Ma non saremo mai soli:
“Perché dove due o tre si riuniscono nel mio nome, io sarò là fra loro" (Matteo 18:20 PV)
Come pastore vi continuerò ad incoraggiare di spezzare il pane e il vino nei vostri incontri perché Gesù sarà lì a legare le vostre vite assieme.
Conclusione
L’ultimo desiderio di Gesù, prima di affrontare la croce: "Padre che siano uno". Dal canto tuo, lavorerai per onorare quel desiderio?
Ti impegnerai a conoscere la verità?
Ti impegnerai a camminare nella moralità?
Ti impegnerai ad essere fedele e vulnerabili per avere intimità?
Il pane e il vino che consumiamo insieme è segno della nostra unità; prendiamolo assieme, come un patto non solo con Gesù, ma anche con ciascun altro membro impegnandoci nel partecipare, ad essere veramente uniti.
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